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Autore: LarrysPrim    15/08/2012    2 recensioni
Può una semplice litigata, ricca di dolore e delusione, portare a aqualcosa di inaspettato e completamente guidata dall'istinto? O forse è semplicemente un sentimento represso?
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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And I hope you find it.

And I hope you find it what your looking for.
And I hope it's everything you'd dreamed your life would be, so much more.
And I hope your happy wherever you are.
I wanted you to know that, that nothin's gonna change that.

And I hope you find it.”

Così citava il bigliettino che avevo lasciato sul cuscino. Baciai –per l’ultima volta- quelle labbra sottili e rosse che sapevano di miele. Lanciai un ultimo sguardo al suo corpo avvolto tra le lenzuola per poi uscire dalla stanza –e dalla sua vita- con i miei vestiti tra le mani.
Indossai velocemente i miei jeans attillati neri, la mia camicetta bianca, il mio gilet nero e il mio cappello. Raggiungi la cucina, dove avevo lanciato la borsa la sera prima. Già, la sera prima.. Scossi la testa per non farmi assalire dai ricordi e dei rumori provenienti dalla cucina mi riscossero ulteriormente. Poggiai le mani, laccate di uno smalto blu elettrico sulle unghie, sullo stipite della porta e mi sporsi giusto con la testa per vedere chi o cosa stesse provocando quei rumori. Scorsi una chioma castana intenta con un pentolino e del latte in mano. Evidentemente la persona in questione non doveva essere molto lucida per provocare così tanto rumore per compiere un’azione alquanto semplice. Di scatto, la chioma castana si voltò notandomi. ‘Merda’, imprecai mentalmente. “Sol, ti ho vista. Esci fuori con le mani in alto!”. Feci un piccolo passettino laterale per mostrare tutta la mia figura alla donna di fronte a me, mantenni il mio sguardo puntato alle mie interessantissime calze bianche. “Cosa ci fai qui?”, mi domandò Anne. Eh già, sua mamma. “Scusa Anne, non volevo disturbarti..” mi scusai, mantenendo lo sguardo basso. “Ma disturbo di che? Dai siediti, stavo giusto preparando la colazione. Scommetto che quello scansafatiche è ancora nel letto a poltrire! Ma adesso mi sente!” fece per incamminarsi verso la zona notte ma la presi per un polso bloccandola. “Ti prego, non farlo..” la guardi negli occhi intensamente, implorandola. “Sol, cosa succede? Sei impallidita tutto di un colpo! Vieni, siediti.” Mi accompagnò ad uno sgabello dell’isolotto, manco fossi menomata. “Raccontami cos’è successo, come mai non vuoi che lo svegli?” Mi guardò con quei suoi occhi verdi. Quello sguardo che solo una mamma può rivolgerti. “Non so se è il caso, poi io stavo andando..” provai ad accalappiarle quella scusa ma lei subito mi bloccò. “Avanti Sol, ci conosciamo da anni, potresti essere mia figlia. In un certo senso lo sei, per cui: parla.” Disse con un tono che non ammetteva repliche. Come spiegarglielo? “Sai Anne, io e tuo figlio ci siamo scontrati per caso, avevo litigato per l’ennesima volta con mia mamma ed ero in lacrime per strada e quindi lui, da bravo migliore amico, per consolarmi mi ha baciata e ha approfittato del mio dolore per portarmi a letto e adesso sono qui che scappo da casa tua.”, certo. Così le sarebbe preso un colpo e Gemma mi avrebbe ucciso per aver fatto infartare la sua cara mammina. A pensarci bene, era accaduto proprio quello che, ironicamente, avevo pensato.
-
Ieri pomeriggio, ero rinchiusa in camera mia come sempre. A leggere una di quelle storie che si trovano solo su internet. Fans di cantanti senza una vita sociale che scrivevano storie su di loro. E io che le leggevo, alla veneranda età di 17 anni. Pff, ridicola. Peccato che, quella sclerata di mia madre fosse rientrata a casa e avesse iniziato ad urlarmi contro senza un preciso motivo, come sempre. “Sei una merda, non fai mai niente! La tua camera è un porcile, non mi aiuti, non..” continuò con la sua solita lista di ‘non fai..’. Io che, tranquillamente stavo cercando qualcosa da mangiare nel frigorifero le risposi con un gentilissimo “Ma vedi di andartene a fanculo! Entri in casa e mi urli subito subito! Ma chi cazzo ti credi di essere? Vedi di darti una calmata!”, sì. Non sopportavo anche soltanto il fatto che respirasse. Mi dava talmente fastidio. Non chiedetemi perché, non saprei come rispondermi. La sua esistenza mi dava sui nervi. “Ma come ti permetti!? Maleducata! E’ così che vuoi che si realizzino i tuoi sogni? Sai che ti dico? Non si realizzeranno mai! Tu, con quella voce di merda che ti ritrovi, perfino rovinata! E perché? Perché urli come una pazza dal mattino alla sera! Vedi di studiare, al posto di andare a quelle cazzo di lezioni di canto che pesano sul mio conto corrente! Sei soltanto una bastarda, ecco cosa sei! Ha fatto bene tuo padre a lasciarti perdere! Chi cazzo la vorrebbe una figlia di merda come te?” in tutto quel periodo di tempo io ero rimasta a fissarla negli occhi, ormai lucidi. Stavo assimilando quelle parole, come una spugna. E la rabbia che scorse tra le vene fu così tanta che battei un pugno sul tavolo di vetro, così tanto forte da romperlo. Per fortuna era ricoperto dalla tovaglia, abbastanza spessa da permettermi di non tagliarli. “E sai cosa ti dico io invece? Che sei soltanto una puttana! Ti sei fatta fottere, da quel coglione di mio padre e poi, sei rimasta solo come un cane. Hai sofferto da sola. E sai cosa? Te lo sei meritato! Chi cazzo ti sopporta? Tu sei pazza! Aggredisci la gente senza motivo! E sai che ti dico? La fallita nella vita qua, sei tu! Io ho 17 e tutta la vita davanti per realizzare i miei sogni! Guardati, hai 50 anni e quando guardi indietro, nei tuoi ricordi, cosa vedi? Te lo dico io, solo merda! Perché non sei stata capace di farti una vita, non sei stata capace di combattere, come invece sto facendo io. E sai cosa? Dovevi lasciarmi a mio padre, lui sì che è stato furbo! Si è rifatto una famiglia alla faccia tua! Lui mi avrebbe cresciuta sicuramente meglio di te! Mi fai schifo e, quando io sarò su un palco, quando starò vivendo il mio sogno, non provare a cercarmi! Tu da adesso per me, sei morta. Andrò solo da mia sorella, da mio nipote e da mia nonna. E sì, mia nonna è la mia vera ed unica madre! Lei mi ha cresciuta, non tu! Lei e nonno, mi hanno dato tutto l’affetto che non ho mai avuto né da te né da quello stronzo! E sai anche l’ultima cosa? Andrò a cercare quello stronzo e gli dirò che ha fatto benissimo a lasciare una merda come te! E adesso, guardami bene come esco da questa porta. Perché sarà l’ultima volta che mi vedrai.” Mi tolsi le schegge di vetro che erano rimaste sulle calze, corsi in camera a infilarmi le scarpe, il cappello, presi la custodia con all’interno la mia chitarra e corsi giù nell’entrata per recuperare la borsa con il necessario; ovvero: telefono, soldi e soprattutto l’ipod.
Uscii da quella che da ora in poi sarebbe stata la mia ex dimora e sbattei la porta così forte da sentire il tremolio del pianerottolo.
Corsi in strada per un pezzo di percorso poi, sfiancata mi rifugiai nel parco che eravamo soliti frequentare io e il mio migliore amico. Mi sedetti sulla nostra panchina, posai la chitarra ai miei piedi e mi lasciai andare al mio pianto liberatorio, ricco di rabbia, rancore e delusione. Tenevo i gomiti appoggiati alle ginocchia e racchiudevo il viso, grondante di lacrime, tra le mie mani. Ogni sorta di pensiero mi attraversava la mente, in quel momento. Perché sì, sono una di quelle persone che quando sta male per qualcosa inizia a pensare a tutte le cose che l’hanno fatto star male e piangeva un po’ per tutto.
Potevi affiancarmi qualsiasi tipo d’insulto ma, non mi avrebbe mai fatto male come quanto il sentirmi dire ‘non realizzerai mai il mio sogno’.
Ho sempre voluto essere una di quelle persone a cui non interessa il parere degli altri. Ma, semplicemente: credo di non esserlo.
Se poi il parere era della tua stessa madre, cosa avrei dovuto pensare?
Mentre tutti i ricordi più brutti della mia vita scorrevano davanti ai miei occhi rossi e gonfi, sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla. Tolsi il volto dalle mie mani, giusto per accettarmi che non fosse un maniaco. Ma, anche se fosse stato un maniaco, in quel momento non mi sarebbe importato. Per mia fortuna, trovai due occhi verdi e una chioma fottutamente riccia che mi guardava con compassione.
“Sol, come mai sei ridotta così? E come mai sei qua da sola a quest’ora!? Se non fossi arrivato io chissà che..” non gli diedi in tempo di finire la frase. Lo presi per il braccio, lo trascinai sulla panchina accanto a me e lo abbracciai più forte che potei. Poggiai la testa nell’incavo del suo collo, continuando a piangere mentre lui, mi stringeva accarezzandomi la schiena dolcemente, intimandomi a fare silenzio.
“Ssht, calma babe. Raccontami cos’è successo” sussurrò al mio orecchio, sapendo che amavo quel nomignolo. Poi, affondò la testa nei miei capelli baciandoli.
“Voglio solo che mi abbracci, adesso.” Singhiozzai, bagnandogli la maglia bianca con le miei lacrime.
“Voglio solo sapere chi o che cosa ti ha ridotto così.” Disse accarezzandomi i capelli.
Quella lì, di nuovo.” Lui mi capì al volo. Sapevo del rapporto che incorreva tra me e quella che mi aveva messa al modo. Sì, per me era solo quello, nient’altro.
“Lo sai cosa ne penso, ne abbiamo già parlato. E ogni volta sei tornata a casa..” lo bloccai immediatamente.
“No, Hazza. Io a casa non ci tornerò mai più! Lo giuro sulla mia voce!” abbassò lo sguardo e notando la mia chitarra, sospirò. Sapeva che quando portavo la mia compagna fedele con me, era perché avevo preso una decisione e sarebbe rimasta quella.
“Sol, guardami. –alzai lo sguardo pieno di lacrime sui suoi occhi così profondi- tu sei perfetta, okay? In tutto quello che fai. Soprattutto quando canti. Oh, quando canti! Mi fai sentire come se non ci fosse nessun problema ad assillarmi. Trovo il mio mondo parallelo dove posso rifugiarmi. Sei fantastica. Tutto di te è bello. I tuoi occhi. Tu credi che non me ne sia accorto ma, io so che non sono castani. In realtà sono verdi, è quel castano che ti circonda la pupilla a confondere chiunque. So anche che d’estate diventano grigi. I tuoi capelli, li avrai tinti così tante volte che adesso dovrebbero caderti a ciocche –mi scappò un risolino-, ma sono ancora tutti qui. E no, non sono neri. Sono castani, almeno loro! Sei fantastica Sol. Il tuo nome lo dice, anche! Ti chiami come una nota musicale, cosa ti fa pensare che tu non sia fatta per vivere di musica? Non devi ascoltare chi non vuole il tuo bene, Sol. Loro cercheranno sempre di scoraggiarti. Al contrario, tu devi prendere tutte le tue forze, farti scivolare addosso quello che dicono e andare avanti. Devi far vedere loro che tu puoi fare tutto, se solo lo vuoi. Non ti devi arrendere davanti a loro, altrimenti, darai loro ragione. E non è così. Tu sei forte, bella, intelligente, talentuosa. E non importa quello che gli altri pensano di te. Per me, questo ti rende bella. Sei fantastica, Sol.” In tutto il periodo di tempo che il signor Styles passò a decantarmi tutte le mie lodi, io, non avevo smesso un secondo di guardargli le labbra. Quando si muovevano, così rosse e belle. Il suo naso, che molto spesso mi trovavo a paragonare a due gallerie si muoveva ogni tanto mentre lui parlava. I suoi occhi verdi, come due smeraldi, avevano continuato a guardare i miei, leggermente più chiari. Aveva percepito ogni minimo particolare della mia persona. Era vero, tutti dicevano che i miei occhi erano castani, non verdi come erano in realtà. Idem per i miei capelli, tutti li definivano neri, mentre erano solamente di un castano più scuro del normale.
Ho avuto una persona così fantastica al mio fianco per tutto questo tempo e non me ne sono mai accorta?
Senza rendermene conto, la mia mano era scivolata tra i suoi riccioli così morbidi e li stavo sfiorando, seguita dal mio sguardo incantato che era preso a notare ogni minimo particolare del suo volto. La sua mascella, così da uomo. Le sue fossette, ormai suo segno di riconoscimento. Tutto di lui, era così armonioso, Lo rendevano così bello.
Nel mentre, la sua mano dal mio fianco si posò sulla mia guancia. Il suo pollice intanto l’accarezzava. Poggiai il mio volto sul suo palmo e chiusi gli occhi, sospirando.
Il suo volto si stava facendo sempre più vicino al mio e la mia mente era completamente vuota. Quei due neuroni necessari per comporre musica in quel momento non connettevano. Appoggiò la sua fronte alla mia e fece sfiorare i nostri nasi. Ci guardammo prima negli occhi, poi lo sguardo di entrami scivolò sulle reciproche labbra, ormai divise da un soffio d’aria. Poggiai la mia mano sulla sua nuca e lo spingi contro le mie labbra, presa da chissà quale ictus.
Le nostre labbra, inizialmente, si scontrarono; lasciando Harry ad occhi sbarrati ma, probabilmente, vedendo i miei già chiusi, prese esempio e si rilassò. Iniziai baciargli il labbro inferiore molto dolcemente, mentre lui baciava il mio superiore. Era tutto molto dolce, finché la sua mano che per tutto quel tempo era rimasta sulla mia guancia mi chiese l’accesso alla mia bocca. Sentii la sua lingua accarezzarmi le labbra, per chiedermi un ulteriore permesso. Schiusi le labbra e lasciai che si facesse spazio fino ad incontrare la mia e iniziare a giocare tra di loro.
In quel momento, molto probabilmente nessuno dei due stava connettendo i pochi neuroni che Dio ci aveva donato. Eravamo stati così amici per tutto quel tempo e poi, di punto in bianco per un mio momento di crisi, puf! Ecco che ci baciamo. Chi l’avrebbe mai detto?
La timida e sognate Sol che bacia il suo caro amico, Harry mi-son-fatto-mezza-scuola-so-di-essere-figo Styles. Ma io sapevo che lui non era il ragazzo superficiale che si era portato a letto mezza scuola. Almeno, non solo. Con me si apriva completamente. Mostrandomi tutte le sue insicurezze e i suoi difetti. Ma infondo, ci compativamo. Da un lato, eravamo completamente diversi. Dall’altro lato, sia io che lui sognavamo di vivere cantando. Oh, quale altro modo di vivere, se non quello? Il più bello del mondo! Lui quell’anno avrebbe provato per x-factor, avendo un anno in più di me. Mentre io, sarei rimasta ancora là e avrei partecipato al musical organizzato dalla scuola.
Purtroppo, due esseri umani possono stare in apnea fino ad un certo periodo di tempo per cui, fummo costretti a separarci da quel momento che si era creato. Ansimanti, ci guardavamo negli occhi, senza dire niente. Finché lui non mi lasciò un altro bacio a fuor di labbra, non mi prese la mano e mi disse: “Vieni con me!”, feci in tempo ad afferrare la chitarra, a mettermela in spalla e a correre insieme a lui che mi teneva per mano. Mi dovetti tenere il cappello fermo in testa, per non farlo volare via. Riconobbi la via che aveva preso: mi stava portando a casa sua.
Arrivammo davanti alla porta d’ingresso che spalancò con gran forza, mi fece lasciare la chitarra in un angolo non preciso e mi fece correre verso la zona notte di casa sua. Mi trascinò fino in camera sua, chiuse la porta alle nostre spalle e mi ci appoggiò sopra, insieme al suo petto che si scontrò col mio. Prese baciarmi di nuovo, questa volta con foga. Non dolcemente, come l’attimo prima. Nel mentre, mi tolse il cappello e mi guardò negli occhi. Fece per ributtarsi sulle mi labbra mentre, le sue mani erano già poggiate sul miei fianchi e mi spingevano ancora di più, per quanto fosse possibile vicino a lui. Prima che, però poggiasse nuovamente le labbra sulle mie io lo fermai posando le mie mani sul suo petto, ansimante. “Hazza, che stiamo facendo? Tu, io..” posò un indice, seguito dalle sue labbra sulle mie. “Non hai pensato fino ad adesso, non farlo ora. Ti voglio mia, Sol. In questo preciso istante.” Continuò a guardarmi con quei suoi occhi così.. aah! Fui io a ributtarmi su di lui, famelica. In fondo lo volevo anche io, no?
Quella notte, mi fece sua. Riempimmo la stanza di nostri gemiti, incuranti degli apparati uditivi che avrebbero potuto coglierli. Non era la prima volta per entrambi ma, per me è stato come se lo fosse. Ci addormentammo entrambi tra le braccia dell’altro. Io con la testa sul suo petto e la sua testa sulla mia. Fino al mattino, momento in cui ricollegai tutto e gli lasciai quel biglietto. Avevo rovinato tutto. L’unico amico che mi rimaneva, l’avevo cacciato via, per una notte. Per cosa? Una stupida litigata. Non potevo rimanere lì un secondo di più me ne sarei andata da mia nonna.
-
Nel mentre, avevo raccontato quello che successe ad Anne, omettendo il particolare ‘nottata’. Dissi semplicemente che Harry mi aveva consolata e aveva solo dormito insieme.
“E allora perché stai scappando come una ladra colta sul fatto?” arrossii sul colpo. E mo’ che dico? Creai una scusa sul momento.
“Voglio solo andare da mia nonna, prima che quella possa chiamarla.” Abbassai lo sguardo sulle mie mani che stavano convulsamente giocando tra di loro. “E non vuoi dirlo ad Harry?”, quel nome seppe mettermi i brividi che mi comparvero su tutta la schiena. ‘Sol, smettila! Stai scappando!’ Giusto.
“No. Voglio stare per un periodo da sola, ho bisogno di pensare.” Mi affrettai a dire. “Ma, cara come puoi..” la bloccai per la seconda volta “No Anne, per favore. So che è tuo figlio ma, questa è la mia vita. Non voglio che lui si preoccupi o che mi venga a cercare. Digli solo che sto bene e ho una casa dove stare. Lo verrò a cercare io quando me la sentirò. E non dirgli che sai dove mi trovo. Per favore. L’hai detto tu stessa, sei un po’ come una mamma per me. Non tradirmi, per favore.” La guardai con gli occhi lucidi, con sguardo supplicante. Mi fissò anche lei per un tempo indeterminato e prima di rispondermi sospirò.
“E va bene. Lo faccio per te ma sappi che lui farà di tutto per cercarti. E noi ci saremo sempre per te, non dimenticarlo,” L’abbracciai di slancio. Era una madre modello. Harry è stato fortunato, aveva preso tutto da lei.
Mi staccai da quell’abbraccio, le baciai una guancia, ripresi la mia chitarra e con un gesto della mano la salutai prima di uscire –per sempre- da quella casa. La guardai per l’ultima volta poi, mi misi le cuffie nelle orecchie, le mani nelle tasche e cominciai e camminare sul marciapiede verso casa mia nonna. Giusto 5 kilometri ma, li avrai fatti, dovevo. Intanto, sentii qualche goccia cadermi sul viso. ‘Merda, merda, merda!” nonostante le imprecazione che rivolsi al cielo, continuai a camminare.

Harry’s POV.
Mi svegliai, ma non aprii gli occhi. Stavo mettendo insieme i pezzi della sera trascorsa con Sol. La mia Sol. Indirettamente, il pomeriggio prima mi ero dichiarato a lei e poco tempo dopo l’avevo fatta mia. Al solo pensiero del preciso attimo in cui diventammo una cosa sola, mi si contorse lo stomaco. Mi sentii stupido. Stavo pensando a lei mentre potevo viverla nella realtà, o così credevo. Allungai il braccio nella piazza accanto alla mia, tastando il materasso, la scoprii spoglia e priva del corpo della ragazza. Mi voltai con tutto il corpo, constatando anche con la vista che lei non c’era. Al posto suo, trovai un bigliettino sul cuscino sul quale aveva riposato lei. Sapeva di lei. Presi il bigliettino, mettendo a fuoco le parole scritte dalla sua calligrafia disordinata e frettolosa.

Più andavo avanti nel leggere quella frase, più i miei occhi si spalancavano. Era la frase della canzone. La nostra canzone. Mi augurava che di trovare quello che stavo cercando, che quello che avevo sempre sognato si avverasse il doppio di quello che speravo. Mi augurava la felicità. Ma, queste parole si scrivono ad una persona che vi vuole lasciare e, io non avevo nessuna intenzione di lasciarla andare. Girai il foglio e trovai altre parole scritte:

Sono stata benissimo con te stanotte ma,
è stato tutto sbagliato.
E’ stato tutto dettato dall’istinto e dal mio dolore.
Mi dispiace andarmene così.
Forse tornerò, prima o poi.
Ti voglio bene. Tua, S.”

Cosa!? No, no, no!
Presi gli abiti della sera precedente e li indossai velocemente, scendendo le scale.
“Mamma!” gridai per farmi udire, ovunque lei fosse.
“Oh, finalmente sei sveglio!” mi sorrise lei, per tornare a voltarsi verso il lavello dove stava lavando i piatti.
“Mamma, hai visto Sol?” chiesi con l’ansia in corpo.
“Mmm, no! Avrei dovuto?” disse, senza guardarmi negli occhi: stava mentendo.
“Mamma.” Il mio tono di voce non ammetteva repliche, volevo una risposta e subito.
“Oh, e va bene! E’ uscita 10 minuti fa!” si voltò battendo le mani sul fianchi.
“Mamma, dov’è andata?” di nuovo quel tono che non ammetteva repliche.
“E cosa vuoi che ne sappia. E’ la sua vita, cosa vuoi che venga dirlo a me? Sapendo che poi io potrei dirlo a te e rivelarle il suo segreto. Credi che sia stupida?” mia mamma sparò tutto questo a raffica, per poi accorgersi di quello che aveva detto e tapparsi la bocca con le mani.
“Mamma, ti prego. Io devo saperlo!” andai davanti a lei con l’espressione che sapevo l’avrebbe fatta sciogliere.
“No Harold, non guardarmi così. Lei ha detto che ti avrebbe cercato quando avrebbe avuto bisogno. Non posso tradirla.” Non mi guardò negli occhi, altrimenti avrebbe ceduto.
Le presi le mani nelle mie e la obbligai a guardami negli occhi.
“Mamma, non so se te l’ha detto ma.. ioeleiabbiamopassatolanotteinsieme” dissi tutto di un fiato.
“Lo so che avete dormito insieme” mi disse di tutta risposta.
Sospirai, prendendo coraggio.
“No mamma. Non abbiamo dormito e basta.” Mia mamma spalancò la bocca e rimase fissa a guardarmi. Come se non sapesse che suo figlio a 18 non porta a letto le ragazze che gli piacciono.
“Non chiedermi niente solo, dimmi dov’è andata! Mamma, io credo.. di provare qualcosa in più che una semplice amicizia. E ora che l’ho capito, non posso lasciarmela scappare, non adesso! Ti prego, dimmi dove sta andando.” La guardai, lei ancora sconvolta dalla mia rivelazione riguardo la nottata passata, chiuse finalmente le labbra e serrò la mascella. Deglutì e poi sospirò.
“E’ diretta a casa di sua nonna, muoviti. Potrebbe essere già arrivata!”
Sussultai, sua notta abitava nel paese affianco. In 10 minuti più il tempo perso a sapere dove fosse andata, potrebbe essere già ben inoltrata. Baciai la guancia di mia mamma, ringraziandola. Misi il primo paio di scarpe che trovai e corsi in strada, accorgendomi che stesse piovendo ma me ne fregai. Sentii solo mia madre urlare un “Non fartela scappare”, poi iniziai a correre.
In 5 minuti avevo già fatto un bel tratto di strada nonostante il mio fisico non esattamente allenato. Poi, scorsi una figura con in spalla una chitarra. Rallentai il passo e presi tutto il fiato che avevo in corpo per chiamare il fantastico nome di quella meravigliosa ragazza. La mia Sol.

Sol’s POV.

Era ormai da 10 minuti che camminavo spedita verso casa di mia nonna. La pioggia continuava a scivolarmi addosso e ripensai alle parole ascoltate la sera precedente “Devi farti scivolare addosso le parole degli altri”, quelle parole.. dette da quella bellissima voce calda e roca.
I brividi mi attraversarono la schiena e lo stomaco cominciò a ballare la conga. Non avevo mai pensato a Harry come qualcosa di più.
Ma forse, era arrivata l’ora di farlo. Ma ormai ero scappata, era troppo tardi per pensarci.
Tolsi l’ipod dalle mie orecchie e lo misi in borsa per evitare che si bagnasse. Riposi le mani in tasca e con lo sguardo basso continuai a camminare. Alle 10 del mattino di domenica non poteva esserci molta gente in giro. A parte gli appassionati del fitness che scendevano in strada per correre e ‘mantenere la linea’, nonostante la pioggia costante.
Schivai un paio di amanti del fitness prima di sentire una voce chiamarmi.
Scrollai la testa, me la sarò immaginata.
“Sol, fermati! Sol!” mi voltai scorgendo una figura riccioluta raggiungermi al trotto. Mi bloccai per la sorpresa. Che ci faceva lui, qui? Avevo detto ad Anne di non dirgli dov’ero diretta, porca la pupazza!
“Sol.. perché..sei..” si fermò piegandosi e appoggiandosi alle ginocchia per riprendere fiato. In tutto quel lasso di tempo io lo guardavo sconvolta. Perché mi aveva rincorsa?
Si rialzò, si avvicinò a me e poggiò le mani sui miei fianchi, avvicinandomi a lui. Io mantenni lo sguardo basso e le mani in tasca.
“Sol, perché sei scappata?” non risposi, continuai a guardare il suo petto che si muoveva ad ogni suo respiro. Poi il suo profumo mi mandava in ecstasi. ‘Sol, che cazzo dici? Ripigliati!’
“Sol..” mi esortò a rispondergli.
“Ho rovinato tutto! Tu sei, anzi eri il mio migliore amico! Ma io cogliona che sono venuta a letto con te! Per una cavolo di debolezza e tu che te ne sei approfittato di me! Mi faccio, schifo anzi, mi facciamo schifo entrambi!” posai le mani sul suo petto per allontanarlo ma lui mi avvicinò ancora di più a sé. Gli tirai un ceffone sul petto, non scalfendolo affatto.
“Sol, io non ti ho usata..” non lo lasciai finire, osava ancora mentirmi e prendermi in giro.
“Ah no? Da quanto tempo non scopavi con una delle tua puttanelle? Beh, per scopare con me deve essere passato proprio tanto tempo..” mi poggiò un indice sulle labbra, proprio come la sera prima. Spalancai gli occhi. L’acqua che scendeva dal cielo gli aveva bagnato tutti i capelli, facendogli cadere tutti i riccioli sul viso. Com’era bello.. i suoi occhi verdi erano contornati dalle sue ciglia ricoperte di goccioline d’acqua. Le sue labbra erano più rosse di quello che ricordavo. E il suo sorriso era così aperto ed era rivolto a me, solo a me.
“Dicevo, io con te non ho solo scopato, Sol. Credi davvero che sarei venuto a letto con te solo per usarti? Io, che ti voglio un bene dell’anima. Anzi, se sono qui, Sol. E’ per dimostrarti che il mio non è solo ‘bene’.” Abbassò per un secondo lo sguardo, imbarazzato per rialzarlo subito e puntarlo nei miei occhi increduli e sbarrati.
Più del bene, diceva? Com’era possibile? Nono, avrà sbattuto la testa.
Ma, eppure.. lui è davanti a me e io tutte queste cose le ho sentite.
“Harry, troppe persone mi hanno fatto star male e..” cominciai ma ovviamente mi intimò il silenzio.
“Sssht. Non mi importa, so cos’hai passato. E sai che dico? Sono pronto ad essere la tua spalla su cui piangere, la tua vita quando ti sarai stancata della tua, la tua voce quando non l’avrai, la tua ragione per andare avanti. Guardami, sono qui davanti a te, pronto! Il mio amore, la mia vita, il mio cuore è pronto per affrontare tutto, con te! Ho trovato queste parole, prima che tu mi abbandonassi oggi. Ho capito che c’era qualcosa in più oltre il bene che già ti voglio. E, adesso sono qui. Non so cosa ci riserverà il futuro. Ma, io sono pronto a passarlo con te. Sarò tutto quello di cui hai bisogno. Basta lacrime! Solo sogni e..amore. Mi spiace solo che tu abbia pensato che ti avessi solo dato una botta e via. Non era mia intenzione.. E tu, mi hai scritto che speravi che io avessi trovato, prima o poi, quello che cercavo. Beh, quello che cercavo è proprio qui davanti a me. E sì, sei tu.” cosa potevo fare?
Mi si era dichiarato. L’amico più caro che avevo mi si era dichiarato. E io lì, che lo guardavo, non sapendo cosa dire mentre lui, con i suoi occhioni mi intimava a dire anche solo una sillaba.
“Sei pronto anche a farmi da mamma?” mi lanciò uno sguardo alquanto confuso.
“Sei pronto a metterti la gonna e svegliarmi al mattino per andare a scuola?” si lasciò sfuggire un sorrisino sarcastico, come me.
“Metterò i tacchi s’è necessario. Canterò come i topini di Cenerentola per svegliarti.” Mi disse, cercando di rimanere serio.
“Non è una visione tanto carina te con i tacchi e la gonna.” Sorrisi, guardandogli le labbra.
“Vedi di fartela andare bene, perché questa è quello che ti aspetta.” Appoggiò la fronte alla mia.
“Aiuto!” dissi, prima di farlo scoppiare a ridere. Passato l’attimo di ilarità, poggiò le sue labbra alle mie, stringendomi a sé mentre io gli stringevo i riccioli bagnati tra le mie dita.
Non so cosa mi fosse passato in mente in quel preciso istante. Ho solo sentito la sicurezza penetrarmi da quando Harry mi aveva dichiarato tutte quelle cose.
Non so neanche cosa ci avrebbe riservato il futuro.
Sapevo solo una cosa: la pioggia ci stava bagnando dalla testa ai piedi, mentre noi incuranti ci baciavamo.
Il mondo intorno continuava a correre insieme a quelli che ‘mantenevano la linea’. Noi eravamo solo due giovani in cerca dei proprio sogni e ricchi di speranza per realizzarli.
Da adesso in poi, lui avrebbe avuto me e io lui.
E non c’era sicurezza migliore che avrebbe potuto darmi.

Zau belle bimbe!

Hiiii! Questa è la prima one shot che scrivo, lol! Di solito sono restia a leggerle, perché mi piace impegnare il tempo leggendo long, ma proprio long! (?) 
Ad ogni modo, ho deciso di scrivere un OS perché se inizio una FF non la concludo, la lascio sempre a metà! trololol che trasgry che sono!
Allora, come personaggio femminile mi sono immaginata http://www3.images.coolspotters.com/wallpapers/120281/mila-kunis-mobile-wallpaper.jpg che sarebbe Mila Kunis (non so fare un collegamento .-.) è troppo asdfghjkl! Poi, il signor Styles lo conosciamo molto bene quel asdfghjkl di ragazzo.
Ha una voce che aaah, IO. TU. LETTO. ORA.
Ora starete pensando: "E' il suo preferito!", invece io vi stupirò: NON HO UN PREFERITO, MUAHAH
Ebbene, sì! Sono tutti quanti da sbav (?) e non riesco a decidermi. Li amo tutti e cinque incondizionatamente.Io credo FOTTUTAMENTE in Larry, oltre l'amicizia. Magari non ve ne frega niente, ma era per dirvi qualcosa di questa sciagurata che ha aggiornato proprio oggi! E sì, tutti mi chiamano Larry o Stylinson proprio per questo fatto.
Bo, che dire!? Aspetto ansiosamente le vostre recensioni, sperando che vi sia piaciuta! In caso contrario, aspetto allo stesso modo il vostro parere. Anche consigli perché, sicuramente dovrò migliorarmi e magari voi, che siete da più tempo assidue frequentatrici di EFP (?) potreste darmi una mano!
So, non so più che dire! Ripeto: aspetto i vostri pareri! 
Ah sì! Su twitter sono @CarrotsHazza se volete seguirmi, io sono lì!
P.S.: Ringraziamo la mia Giadin per lo splendido banner!
Bacioniii xxxxxxxxxx (Peazer inside),
Larry


 

  
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