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Autore: nephylim88    15/08/2012    7 recensioni
La storia che presento qui è la storia di un fantasma italiano abbastanza famoso: la piccola Azzurrina, bambina affetta da albinismo scomparsa misteriosamente nella ghiacciaia del suo castello. La storia che propongo narra la vicenda come immagino sia avvenuta dal punto di vista della madre della bimba dopo 5 anni dal fattaccio, con la prima manifestazione del fantasma. Poi dal punto di vista di un armigero presente al momento della sua scomparsa. Dopodiché presento un capitolo ambientato in occasione del 640' anniversario della scomparsa della bambina, con curiosi fenomeni che avvengono in tale occasione.
E' la prima volta che entro in questo sito e scrivo una storia. Le mie maggiori speranze sono: che il racconto piaccia, e che non sia già stato scritto. In caso si verifichi l'ultima ipotesi, sappiate che sono in totale buonafede!
Buona lettura!
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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21 giugno 2015
 
  • Ed eccoci arrivati alla tappa finale del nostro giro nel castello. – Lisa sospirò di sollievo. Si era sempre annoiata alle visite guidate. Cazzo, aveva 21 anni! Che senso aveva essere costretta a seguire ancora i genitori in gite così stupide e noiose? E per di più, quell’uomo aveva un modo di spiegare così patetico! - Vi avevo promesso una storia di fantasmi, no? Ebbene, eccola! Questo è il cortile in cui, esattamente 640 anni fa, il 21 giugno del 1375, la piccola Guendalina Malatesta, detta Azzurrina ha giocato a palla per l’ultima volta. Azzurrina era figlia del signore locale, Ugolinuccio Malatesta. – qualcuno, nella calca di gente che ascoltava, ridacchiò – sì, lo so – continuò la guida, con l’aria di aver sentito la quella reazione centinaia di migliaia di volte – il nome del signore era alquanto buffo. Ad ogni modo, la bambina era affetta da albinismo. E suo padre faceva di tutto per proteggerla.
  • Proteggerla? Perché? – domandò una signora anziana.
  • Beh, dai raggi solari, no? – intervenne un anziano a fianco a lei.
  • No, no, no! – esclamò la guida - Cioè, sì, anche, ma il motivo principale era un altro: vedete, gli albini erano molto temuti, nel medioevo. Nessuno conosceva le ragioni mediche di questo particolare difetto genetico, sapevano soltanto che ogni tanto qualcuno nasceva con i capelli bianchi e gli occhi rossi. E il fatto che la loro pelle si scottasse alla luce del sole fece sì che gli albini venissero visti come figli di Satana molto più facilmente rispetto a una persona normale. Così Malatesta e sua moglie fecero in modo di proteggere la piccola Guendalina come meglio poterono. La moglie, in particolare, cominciò a tingere i capelli con varie tinte naturali. Ma la tinta, naturale o meno, non attacca sul capello di un albino. Il massimo che la donna riuscì a ottenere con quell’espediente fu un riflesso azzurro sulla chioma della bambina, riflesso che le valse il soprannome di Azzurrina. Ma torniamo a quel giorno – la guida si spostò al certo del cortile – Azzurrina si trovava proprio qui, in questo punto preciso. Era tenuta sotto stretto controllo da due armigeri. All’improvviso… beh, non possiamo sapere esattamente cosa accadde, possiamo solo fare ipotesi. Forse la palla le era sfuggita di mano. Fatto sta, che entrò nella ghiacciaia, e non ne uscì più.
  • Come, non ne uscì più? Vuole dire che entrò e non fu più in grado di uscirne? – chiese Lisa, alzando la mano.
  • Oh, no, signorina. La bambina scomparve. Pare che i due armigeri avessero sentito un urlo provenire dalla ghiacciaia oltre al corridoio lì in fondo. – indicò un punto alle spalle del gruppo. – andarono a vedere cosa fosse successo alla bambina, ma non la trovarono mai. Era scomparsa nel nulla.
  • Scomparsa nel nulla? – la voce di Lisa si era fatta molto scettica.
  • Scomparsa nel nulla.
  • Com’è possibile? Magari era scappata! – Lisa ormai era decisamente polemica. Sua madre le tirò una gomitata nelle costole.
  • Non c’erano altre uscite, come vedrete fra poco.
  • Perché? Cosa vedremo fra poco? – intervenne nuovamente la signora anziana di poco prima.
  • Vedremo il luogo in cui la piccola scomparve senza lasciare traccia.
  • Ma andiamo! – sbottò Lisa, ignorando i sibili minacciosi di sua madre e la piccola folla che nel frattempo si era girata a guardarla. Un bambino biondo, di circa cinque anni, fece per parlare, ma sua madre, una donna alquanto giovane con una maglietta rossa, gli tappò la bocca con la mano – non vorrà mica dirmi che lei crede a questa sciocchezza! Probabilmente è stato un infanticidio commissionato dalla Chiesa o da qualche signorotto avversario, che ha messo in circolo la voce che la bambina… puff!!! Magia!
  • Signorina – la guida si voltò verso di lei, lo sguardo gelido. Lisa rabbrividì impercettibilmente – capisco pienamente il suo punto di vista, ma il mio scopo è rendere questa gita interessante. – si rivolse anche al resto del gruppo - E converrete tutti con me che se mi mettessi a parlare di infanticidi commissionati da persone reali, il tour sarebbe molto meno interessante, non vi pare? – annuirono tutti, e si levò una lieve risatina.
  • Ad ogni modo – continuò allegramente la guida, come se non fosse mai stato interrotto – il mistero non è certo finito con la scomparsa di Azzurrina! Dovete sapere che dal 21 giugno 1375, ogni 5 anni esatti, una voce di bambina si leva dalla ghiacciaia. Una voce impaurita che chiama la mamma.
  • Ogni 5 anni esatti? – domandò la madre di Lisa.
  • Esattamente.
  • Quindi oggi si sentirebbe quella voce?
  • Se siamo fortunati, sì! Se volete seguirmi…
Il gruppo seguì la guida in un corridoio alquanto stretto e buio. Arrivarono in una stanza ancora più oscura, dove la temperatura era nettamente inferiore rispetto all’esterno.  – Silenzio – sussurrò la guida – ascoltate… - suo malgrado, Lisa si mise in ascolto. Uno o due minuti dopo una voce spezzò il silenzio. Non era molto alta, ma si capiva chiaramente che era un bambino che piangeva. Qualcuno mandò un gridolino. La guida rise e li accompagnò fuori. Lisa andò al suo fianco – beh, - disse con un ghigno, guardando l’uomo – se volevate spaventare la gente dovevate inventarvi qualcosa di meglio!
  • Cosa vorrebbe dire? – rispose la guida, guardandola.
  • Andiamo, si sentiva chiaramente che era una voce registrata! C’era persino il ronzio delle casse! – rise di gusto.
  • Ne sei così sicura?
Lisa tacque. Per la prima volta in tutto il giro, notò che la guida aveva una voce molto dolce, vellutata. Ma le comunicava un che di pericoloso…
  • Mi scusi, signore? – la donna con la maglietta rossa si avvicinò alla guida con aria preoccupata.
  • Mi dica – rispose lui.
  • Non trovo più mio figlio.
  • Come si chiama?
  • Gianluca.
  • È quel grazioso bambino biondo, vero?
  • Sì. Non capisco, era a fianco a me, ma quando siamo rientrati in cortile non c’era più. Non è da lui.
  • Non si preoccupi, signora, vedrà che lo ritroveremo. Probabilmente se n’è andato a esplorare qualche stanza da solo.
Per due ore, l’intero gruppo girò in lungo e in largo il castello, chiamando il piccolo Gianluca a gran voce, inutilmente. Il bambino sembrava essersi volatilizzato. Ormai sua madre era in preda al panico più totale. La polizia era in arrivo “ma probabilmente sarà tutto inutile, nemmeno le guide e gli addetti alla sicurezza l’hanno trovato! E loro conoscono benissimo questo posto!” pensò Lisa, appoggiata stancamente ad un muretto. “ma allora” continuò a ragionare “dove sarà finito? Come può un bambino di cinque anni essersi allontanato così tanto in pochi minuti? E se…” si sentì uno sguardo addosso. La guida la stava guardando. Era una sua impressione, o aveva uno sguardo perfido stampato in viso? Come se lui sapesse cos’era successo al piccolo? Come se ne fosse lui stesso la causa della scomparsa? Per un attimo, Lisa si sentì completamente terrorizzata da quell’uomo. Come obbedendo ad un impulso il suo sguardo cadde sul petto di quel tizio che la inquietava così tanto. Al collo portava una croce d’oro avvolta da un serpente.
  
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