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Autore: cmonjawaad    17/08/2012    1 recensioni
Lizzie, una diciassettenne, decide di trasferirsi dopo il divorzio dei suoi.
Nuova città, nuova scuola, nuova casa, nuovi amici, nuovi amori e nuovi guai.
«I knew I had to get you whatever the pain, I had to take you and make you mine.»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio ritorno alla vita non fu poi così complicato come tutti si aspettavano.
Era un giorno di autunno quando aprii gli occhi e con mia grande sorpresa mi ritrovai quelli di mia madre e di un'infermiera puntati contro, pieni di lacrime.
'Si è svegliata!' continuavano a ripetere tutti, mentre io cercavo di capire come cazzo ero finita in quella stanza bianca e quasi vuota.
Passarono minuti prima che riuscissi a capire ciò che diceva mia madre. 
Il suo volto emanava una dolcezza e una sicurezza che non vedevo da tanto, mi accarezzava i capelli mentre mi ripeteva di stare sveglia.
-Che ci faccio qui?
-Incidente, Li'. Ma adesso è tutto apposto. 
-Papà?
-Sta venendo.- si irrigidì.
-Ok.
-Mi sei mancata, tesoro.
-Sei mancata a tutti.- Mia. Davanti la porta, era appena entrata.
-Mia!- Non ero mai stata così felice di vederla in vita mia, lo giuro. Avevo voglia alzarmi e abbracciarla, ma lei non me lo permise. Si avvicino e mi strinse tra le sue esili braccia.
-Su racconta, dove sei stata?- risi.
-Dove vuoi che sia stata?- cambiai tono.- Da quanto sono in coma?
-Mesi.- abbassò lo sguardo.- Ma ora che sei qui, non ti perderò di vista un solo attimo.
-Adesso non esagerare, o mi suicidio io stavolta.
-Stronza!- mi spinse.
-Fammi alzare.
-È meglio di no. Ti sei appena svegliata.-disse impaurita.
-Ehi, anche io ho paura di non riuscirci ma ne ho voglia. Quindi aiutami o faccio da sola.
-La solita testa dura. Lizzie è tornata gente.-urlò mia sorella, ridendo. Aveva paura. E ne avevo anche io.

Poggiai un piede, poi l'altro. Vacillai un po' prima di trovare il giusto equilibrio. Ma ce l'avevo fatta. Feci pochi passi poi sorrisi e abbracciai Mia. 
Ero già stanca, ma era normale. Perciò mi misi a letto. Di nuovo.
Poco dopo arrivò mio padre seguito da una donna che avevo già visto da qualche parte, solo non ricordavo dove. 
Diceva di essere mia zia, parlava con uno strano accento inglese, nonostante ciò era nata qui. Una delle sorelle di mio padre, a quanto pareva.

-Tesoro, alcuni amici mi hanno dato questo.- mi porse un foglietto. Diedi uno sguardo vago, era per un concerto. One direction. 
-Grazie, pa'. Dov'è Sofia?
-In America, Eli.
-D-Dove?- Stava scherzando, vero?- Che ci fa lì?
-C'è andata a vivere un annetto fa. Liz, non ricordi?- feci cenno di 'no' con la testa, allora mio padre divenne pallido. Iniziai a tremare lievemente.- posso chiederti una cosa?-mio parde assunse un'aria preoccupata.
-Certo.- risposi secca.
-Ti piace Londra?
-Se mi piace? Sì, mi ci porti?- chiesi sarcastica. Non c'ero mai stata, sarebbe stato divertente.- Ci lavori ancora?
-Sì, tesoro, sì.- Annuì livemente. D'un tratto un silenzio si fece spazio tra noi.
-Che succede?
-Niente, tranquilla.

Sofia era in America. Ma la cosa più strana è che avrei dovuto saperlo. Almeno secondo mio padre.
Era una sensazione strana quella che sentii poco dopo. Un vuoto. 
Come se una parte di me mi avesse abbandonata o roba simile. Era come se alla mia vita mancasse un pezzo. Un puzzle senza un pezzo sarebbe incompleto. 
Forse era così che mi sentivo in quel momento: Incompleta.
Magari c'entrava quel gruppo. I One Direction.
Pian piano la stanza si svuotò, il medico diceva che avrei dovuto riposare. 
Ero rimasta sola, mia madre aveva provato a rimanere ma l'avevo quasi cacciata, quindi era andata a casa.
Presi il mio iPod, era nel cassetto del comodino accanto al letto, non avevo ancora avuto occasione di prenderlo. 
Play.

Fu come se milioni di foto mi passassero davanti contemporanamente.
Come se quella canzone avesse riacceso la mia testa, i miei ricordi.
Avevo trovato il pezzo del puzzle.
Io ero stata a Londra.
Per mesi. 
Con quei ragazzi, quelli di quel gruppo di cui avevo il biglietto.
Presi il cellulare e chiamai mia madre in piena notte.

-Voglio andarci.
-Elizabeth?- chiese mia madre intontita.- Cos'è che vuoi?
-Andrò a quel concerto, ma'.
-Sì, intanto vai a dormire, eh. Buonanotte.
-Buonanotte.-sussurrai. Mentre già avevo messo il cellulare sul comodino.

Sarei andata a quel concerto. Li avrei rivisti.
Mi sarei persa di nuovo in quegli occhi.

THE END.
Ultimo capitolo.
Grazie a te che hai messo la storia tra
le seguite, le ricordate o le preferite.
Grazie a chi ha recensito. 
Siete asdfghjkl.
Anche voi, lettori silenziosi.:3
Vi adoro tutti.

Un bacio, Eli.c: #muchlove
  
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