Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: HarryJo    18/08/2012    9 recensioni
- Mamma, mamma!
Una bambina con i capelli neri e grandi occhi azzurri entrò sbattendo la porta di casa. Era quasi il tramonto e nel momento in cui la porta si aprì e richiuse in uno scatto, la madre poté scorgere distrattamente il cielo che piano piano si tingeva di rosso.
- Eleonora, ti dico sempre di non sbattere la porta in quel modo, quante volte te lo devo ripetere! - la sgridò. Poi, vedendo il volto così eccitato della figlia, aggiunse: - Cos'è successo, cara? Com'è andato il compleanno di Susanna?
- Bene, - rispose velocemente lei. - Sono riuscita a mangiare due fette di torta senza che se ne accorgesse.
La madre scosse la testa, sorridendo: Eleonora era sempre così golosa di dolci che era impossibile trattenerla. - Ed è per questo che sei così felice?
- No, mamma. Ho conosciuto un bambino e me ne sono innamorata.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
A me e un po' anche a te.


Sognando la realtà.



- Mamma, mamma!
Una bambina con i capelli neri e grandi occhi azzurri entrò sbattendo la porta di casa. Era quasi il tramonto e nel momento in cui la porta si aprì e richiuse in uno scatto, la madre poté scorgere distrattamente il cielo che piano piano si tingeva di rosso.
- Eleonora, ti dico sempre di non sbattere la porta in quel modo, quante volte te lo devo ripetere! - la sgridò. Poi, vedendo il volto così eccitato della figlia, aggiunse: - Cos'è successo, cara? Com'è andato il compleanno di Susanna?
- Bene, - rispose velocemente lei. - Sono riuscita a mangiare due fette di torta senza che se ne accorgesse.
La madre scosse la testa, sorridendo: Eleonora era sempre così golosa di dolci che era impossibile trattenerla. - Ed è per questo che sei così felice?
- No, mamma. Ho conosciuto un bambino e me ne sono innamorata, - spiegò con aria sognante, sedendosi sul divano.
- Come? - chiese, sgranando gli occhi. - E chi è?
- Si chiama Alessandro, - disse semplicemente. - Ha i capelli bellissimi e gli occhi bellissimi e le mani bellissime e i piedi...
- Puzzolenti? 
- No, mamma, bellissimi anche quelli! - la rimproverò con lo sguardo Eleonora. Possibile che sua madre non capisse quanto era importante e bellissimo quel bambino? Forse gli adulti non sapevano cosa significasse avere il cuore che velocemente faceva bum-bum?
- Era un amico di Susanna? - domandò allora sorridendo sua madre. 
- No, l'ho incontrato tornando a casa, - rispose Eleonora, ripercorrendo distrattamente quegli attimi nei suoi ricordi. - Era fuori dalla gelateria che aspettava che suo papà gli portasse un cono al cioccolato. Mi sono fermata a guardarlo - oh, era così bello, mamma! - e lui quando mi ha visto si è avvicinato e ha detto che mi ama e che un giorno ci sposeremo.
La madre rise e sospirò: - Ti sei presa una cotta, eh?
- No, - ribatté cocciuta la figlia. Ma veramente non riusciva a capirla? - Io lo amo davvero tanto.
- Aaah, - scosse la testa. - E quando vi rivedrete?
Eleonora si rabbuiò per un secondo. - Mi ha promesso che ci incontreremo di nuovo presto, però lui abita un po' lontano da qui. Non mi ha detto dove, però mi ha giurato che tornerà a cercarmi e che ci sposeremo, - insistette. - E saremo felici come Cenerentola e il suo principe.
- Ne sono sicura, - le assicurò la madre, abbracciandola. Si capiva che sua madre non le credeva, eppure Eleonora era assolutamente certa che quel bambino sarebbe stato l'amore della sua vita.
 
***
 
Il primo giorno della seconda media, Eleonora venne travolta dalla sua migliore amica, Giulia, che sembrava eccitatissima di tornare tra i banchi a studiare. Purtroppo non si poteva dire che lei condividesse l'entusiasmo della sua amica.
- Ele! Non sei felice che finalmente sia ricominciata la scuola?
- Per niente, - rispose, contrariata. - Le vacanze erano bellissime, non ho fatto altro che andare in piscina tutti i giorni. E poi ora non potremmo più mangiare insieme un giorno sì e uno no!
- Ma dai. - Giulia sciolse l'abbraccio e la guardò negli occhi. Elenora notò solo allora come si era curata quella mattina, mettendosi addirittura un po' di matita nera attorno agli occhi marroni e raccogliendo i capelli biondi in due codini: era graziosa. - Pensa, ora potrò rivedere Giacomo tutti i giorni!
- Che gioia, - commentò sarcasticamente Eleonora. Giulia era persa di un loro compagno di classe sin dal primo giorno di prima, ma lei non riusciva a capire che cosa ci trovasse di speciale in quel ragazzino egocentrico.
- Uff, - sospirò lei. - Ma com'è possibile che a te non interessi nessuno? Tu non me la racconti giusta...
- Te l'ho detto, Giulia, i nostri compagni sono tutti così vuoti...
- E qualcuno di un'altra classe?
- No, no e poi no, - ripeté ostinata. - Te l'ho già detto un milione di volte, non mi piace nessuno e non voglio avere nessuno di loro.
Giulia la squadrò a fondo, esasperata. Ma perché sembrava essere così importante avere un ragazzo? - Ancora per quel tipo?
- Come?
- Alessandro, il bambino della gelateria.
Eleonora arrossì. - Può darsi, - ammise, imbarazzata. Da quel giorno non l'aveva più visto, eppure non riusciva a dimenticarlo. Dopotutto gli aveva promesso che l'avrebbe aspettato fino alla fine dei suoi giorni, e lei non era il tipo che non manteneva le sue promesse. 
- Oh, Ele, - sospirò scuotendo la testa Giulia. - Spero tanto che tu lo riveda, intanto però andiamo in classe, dai. Giacomo sta per arrivare! - squittì, entrando dentro l'edificio.
Eleonora la seguì, cercando in un angolo del suo cuore il volto di Alessandro; sorrise, scoprendo che era ancora dentro di lei, intatto e pronto a tenerle compagnia.
 
***
 
- ... e Riccardo mi ha invitata ad uscire.
- Wow! Gli hai detto di sì, vero?
Eleonora esitò un momento. - Gli ho detto che... che ci penserò. - Poteva sentire il disappunto di Giulia anche attraverso alla cornetta del telefono.
- Ma come, Ele, era la tua grande occasione! Riccardo è un ragazzo bellissimo, tutte farebbero a botte per lui!
S'irrigidì un momento, prima di rispondere. - Forse io non sono tutte.
- Fidati di me, tu hai un grande problema. Sei forse lesbica e non me l'hai mai detto?
- Giulia! - rise. - No, semplicemente non mi va di uscire con nessuno.
- E perché?
- Sai, la scuola, musica... non ho bisogno di ulteriori impegni. A proposito, ora devo staccare, i miei volevano uccidermi quando è arrivata l'ultima bolletta del telefono. Ci sentiamo per cellulare, okay? Ciao. - Senza aspettare nemmeno la risposta dell'amica, riagganciò. Giulia non se la sarebbe presa, avrebbe pensato che la madre di Elenora fosse arrivata di soppiatto e lei avesse chiuso in fretta e furia per non sorbirsi un'altra sgridata, cosa che accadeva spesso. In realtà, però, Eleonora semplicemente non se la sentiva di continuare il discorso: era stanca di inventarsi scuse con la sua migliore amica. 
Aveva ormai smesso da tempo di dirle la verità sul perché nessun ragazzo le suscitasse un interesse particolare: sentirsi dare della stupida perché continuava a credere in un sogno l'aveva fatta piangere lacrime amare. Sentì un leggero bip e prese il telefono, trattenendo un sospiro.
 
Avere un ragazzo non è un impegno, ti dà felicità.
 
Eleonora scosse il capo, e digitò velocemente una risposta.
 
Anche la musica lo fa, e richiedono entrambi attenzioni. Per il momento, preferisco il pianoforte. A proposito, ora ho lezione, a dopo.
 
Non dovette attendere troppo perché le rispondesse.
 
Un giorno cambierai idea e ti accorgerai di quanto avevo ragione. E allora niente mi tratterrà dal dirti: "Te l'avevo detto!", sappilo. Buona fortuna, ciao.
 
Eleonora fu tentata dal risponderle: quando succederà significherà che Alessandro mi avrà trovata, ma decise di trattenersi. Non avrebbe più parlato a nessuno di ciò che provava, del volto che cercava tutti i giorni in ogni punto del mondo: se lo sarebbe tenuto per sé fino a quando non l'avrebbe rivisto. Perché sarebbe successo. Doveva succedere.
Con le mani che le tremavano, prese la borsa con all'interno i suoi spartiti e uscì, pronta ad andare a suonare. Se ne andava sempre a piedi per passare davanti a quella gelateria e sperare di vedere un viso fin troppo conosciuto. A volte si sentiva stupida a crederci ancora; altre si chiedeva se magari quel giorno di tanti anni prima si era solo sognata tutto quello. Ma poi, quando trovava tra i suoi pensieri quel volto così indelebile, così curato in ogni particolare di quel bambino, si convinceva che era tutto reale. Che sarebbe stato tutto reale.
 
***
 
- Ti piace qui?
- Molto, grazie. 
Indossando quel lungo vestito nero senza spalline, Eleonora non si sentiva molto a suo agio, ma cercava di non farci troppo caso, cercando di soffermarsi su alcuni particolari molto più rilassanti: l'arietta fresca estiva che le scompigliava i capelli, il profumo di pizza che aleggiava nell'aria, il paesaggio rustico che vedevano attraverso la finestra, il calore della mano di Andrea nella sua.
- Vuoi il dessert? A me non va, ma se vuoi puoi prenderlo tu, - le chiese, accarezzandole distrattamente il braccio. Rabbrividì: non era abituata al tocco di qualcuno sulla sua pelle, eppure si sentiva benissimo in quel momento. Aveva guardato Andrea tutti i giorni durante i primi due mesi dell'università. Solo due giorni prima era riuscita a scambiarci una parola, e lui l'aveva subito invitata fuori a cena. Aveva sentito il cuore esploderle in mille fuochi d'artificio, in quel momento, e non si ricordava di essere mai stata più felice in vita sua. Giulia aveva ragione: stare con un ragazzo rendeva felici. Cominciava a pentirsi di aver sprecato tutto quel tempo per nulla, e ora aveva intenzione di godersi al meglio ogni singolo attimo.
- Certo, non rinuncio mai al dessert, - gli rispose.
- Scusi, - richiamò la cameriera Andrea. - Non è che ci potrebbe portare una fetta di torta al cioccolato?
- Due, - corresse Eleonora. 
La cameriera annuì e si allontanò per eseguire l'ordine.
- Due? - chiese Andrea, sorridendo. 
- Sono molto golosa per i dolci, - spiegò, arrossendo fino alla punta delle orecchie. - Ogni volta che andavo ad un compleanno, quando ero piccola, tentavo sempre di prendere due fette di torta. In effetti lo faccio ancora adesso...
Tornò subito la cameriera e fece per porgere una fetta ad Andrea, ma lui subito scosse la testa, e in un bellissimo sorriso disse: - No, sono tutte e due per lei.
Eleonora abbassò lo sguardo, un po' in imbarazzo, ma subito sentì la stretta nella sua mano farsi più forte e tornò a guardare negli occhi il ragazzo. 
- Non sono mai stato con una ragazza così golosa, - le disse.
- Io non sono mai stata con un ragazzo di nessun tipo, - confessò, affondando il primo boccone. Era buonissima.
- Mi piacerebbe essere il tuo primo, allora, - tentò Andrea, avvicinando i loro volti. Le prese una ciocca di capelli tra le dita e con l'altra mano cominciò ad accarezzarle la guancia, mentre lei avvertiva dentro di sé una miriade di emozioni mai provate prima. Quegli occhi verdi, quei capelli biondi e ricci così familiari, così simili a...
Non riuscì a pensare altro, perché le loro bocche si unirono, nel suo primo bacio. Eleonora avvertì una fitta da qualche parte all'interno del cuore, le sembrava che si chiamasse Alessandro, ma si costrinse ad ignorarla e finalmente cominciò a vivere la realtà e non l'immaginazione di una bambina.
 
***
 
- Siete andati a letto?
- Giulia!
- Insomma, l'avete fatto?
- Giulia!
- Ché ti scandalizzi tanto! Un po' di sesso dopo venti anni che non guardi un ragazzo non potrebbe farti che bene, fidati.
- Smettila! Comunque... no, ma ci siamo avvicinati, - confessò, e d'improvviso avvertì la sensazione di voler sparire all'interno del cono gelato.
- Preliminari?
- S... sì, - ammise. Si chiedeva che colorito stesse assumendo il suo volto, perché percepiva le guance diventare incandescenti. Non avrebbe mai creduto di affrontare un discorso simile un giorno, tanto meno non lì.
- Quali? Una sega, un pompino, una spagnola...
- Che? Che cos'è una spagnola? - Vedendo che Giulia stava per risponderle s'affrettò ad agitare le mani. - Ho cambiato idea, preferisco non saperlo. Abbiamo... usato le mani. - Non sopportava l'idea di rendere le cose volgari usando quelle parole: a volte la sua amica era veramente troppo esplicita e rozza per i suoi gusti. O forse era lei che non era abituata ad affrontare certi argomenti: quando Giulia aveva avuto la sua prima volta gliel'aveva raccontata in tutti i particolari come se fosse stato l'argomento più normale del mondo.
- Solo quello? - Giulia era quasi delusa, quando Eleonora annuì. - Beh, immagino che non potessi aspettarmi molto di più da te, considerando quanto ci hai messo anche solo per baciare un ragazzo. Sono così contenta! Non credevo che saresti mai arrivata a questo punto! - L'abbracciò sinceramente.
- Ah, no? E perché? - domandò, cercando di non venire soffocata dall'abbraccio e tenendo attentamente d'occhio il cono gelato per evitare di sporcarsi.
- Perché temevo che avresti rincorso la tua fantasia di bambina per sempre, - ammise Giulia, diventando all'improvviso più seria. - Ti ricordi quel bambino, Alessandro? - Eleonora sentì le sue viscere contorcersi a quel nome. - Quello che ti aveva promesso di sposarti...
- Sì, vagamente, - rispose lei, simulando indifferenza. Come avrebbe mai potuto dimenticarlo? - Probabilmente me l'ero sognato...
- Sono contenta che tu ti sia resa conto che non ne valeva la pena.
Eleonora sorrise, forzatamente. Il gelato che teneva in mano non aveva più lo stesso sapore di prima, e non aveva più voglia di un solo boccone. 
Stava con Andrea da sei mesi, ormai, e ogni volta che il suo volto si avvicinava, ogni volta che la accarezzava, ogni volta che le stringeva la mano, ancora una parte di lei si sentiva come se stesse tradendo quel bambino di tanti anni prima. Non riusciva ad accettare l'idea che fosse stato solo un sogno, anche se ormai si era arresa al fatto che fosse veramente così.
Buttò il gelato ancora a metà dentro al cestino e se ne andò, seguita da Giulia che le suggeriva di andare a comprarsi un nuovo completino intimo per la grande occasione.
 
***
 
Andrea aveva prenotato una bellissima stanza d'albergo quella sera ed Eleonora si guardava intorno, estasiata. C'erano delle rose rosse e una bottiglia di champagne ad attenderli; inoltre un vassoio con delle fragole e cioccolato li guardava invitante sopra al letto. 
- Tutto questo... per me? - chiese Eleonora, con le lacrime agli occhi.
- Ti amo, - le sussurrò all'orecchio in risposta Andrea. D'improvviso Eleonora trovò ingombrante i vestiti che li separavano e particolarmente scomodo quel vassoio sopra al letto. Così, senza dire nulla, lo spostò appoggiandolo al comodino lì vicino. Lui le sorrise, guardandola con tanto amore. 
- Anch'io ti amo, - gli rispose, come se fosse la cosa più naturale del mondo. - Voglio fare l'amore con te, - aggiunse, sorprendendosi da sola della sua audacia. Il suo cuore stava dando di matto.
Lui non se lo fece ripetere due volte: la prese in braccio e delicatamente l'appoggiò sopra al letto, poi si distese accanto a lei e cominciò ad accarezzarla dolcemente. Eleonora gli prese il volto tra le mani e cominciò a baciarlo, per sentire quel suo tocco familiare mentre stava per donarsi completamente a lui.
Lui, tra un bacio e l'altro, le sfilò il vestito e lei gli sbottonò la camicia e gli levò i pantaloni. Quando anche l'intimo fu lontano dai loro corpi, cominciarono ad ammirarsi, contenti come non mai. Eleonora era convinta che anche lui non vedeva l'ora di sentirla sua e solo sua, interamente. Continuarono a baciarsi a lungo, poi lui le fece aprire le gambe ed entrò dentro di lei.
Il dolore fu tremendo, anche se Andrea cercava di distrarla con carezze, baci e quant'altro. Sentirlo muovere dentro di sé, però, fu quanto di più completo e appagante potesse mai sentire. Nonostante facesse male, lei si sentiva comunque felice.
- Eleonora, - la chiamò quando uscì dal suo corpo. Respirava a fatica.
- Sì? - rispose, cercando di restare lucida.
- So che ci conosciamo appena da dieci mesi, ma con te non mi sono mai sentito così vivo e credo di voler passare tutta la vita accanto a te. Vuoi sposarmi? - domandò, arrossendo leggermente.
Per un momento il suo viso tornò quello di un bambino ed Eleonora lo fissò, confusa. Era già la promessa sposa di un altro, di un bambino con il gelato...
- Sì, - rispose, e si addormentò tra le sue braccia.
 
***
 
Eleonora non parlava, tenendo il suo vestito da sposa in mano. Sua madre le teneva un braccio attorno alla vita, per cercare di consolarla, ma lei quasi non riusciva a sentirne il calore, occupata com'era a guardare l'abito.
- Sai chi è lei? - si azzardò a domandarle, con voce flebile, quasi temesse che la figlia la sbranasse per aver osato toccare l'argomento.
- Una delle nostre compagne di corso, - rispose invece noncurante. - Gli moriva dietro da mesi, avrei dovuto aspettarmi che prima o poi lui cedesse. - Le tremava la voce, tuttavia le lacrime non le raggiungevano gli occhi. - Perlomeno è stato sincero e mi ha detto prima che ci sposassimo che mi tradiva con lei.
- Da quanto...?
- Un mese e mezzo. Qualche settimana dopo che mi ha fatto la proposta, - rispose. Ne parlava tranquillamente, come se fosse stata la cosa più normale del mondo. Sua madre non poteva fare a meno di essere sinceramente preoccupata per la figlia.
- Mi dispiace così tanto, amore, - sussurrò, coccolandola tra le sue braccia. - Pensavamo tutti che fosse l'uomo perfetto per te, eri così felice... Come stai?
- Bene.
La squadrò. - Non mentirmi...
- No, sul serio, mamma, - ripeté, ostinata. - Sto bene. Non importa. Mi manca un po', mi rende un po' triste, ma non sono depressa né disperata. Sto bene.
Rimasero abbracciate per qualche istante. Eleonora non pensava proprio a niente: da quando avevano annullato il matrimonio era come persa in una piega del tempo, ma non soffriva troppo. Era come se avesse capito che sposarsi con Andrea non era il suo destino, che non doveva disperare di questo.
- E poi, io sposerò Alessandro. - Non si era nemmeno accorta di averlo detto ad alta voce e sua madre la guardò confusa.
- Chi?
- Alessandro, il bambino, - spiegò. - Ho un po' di mal di testa, vado a dormire, - disse poi, sciogliendo il loro abbraccio. Diede un bacio sulla guancia a sua madre e poi sparì in camera, massaggiandosi le tempie con le mani.
 
***
 
- Perché è qui, Eleonora?
- I miei familiari pensano che parlare con qualcuno mi potrebbe aiutare. Dicono che sono impazzita.
- E perché lo credono?
- Perché non esco mai, non ho più nessun amico, quasi non mangio e passo il giorno a guardare fuori dalla finestra.
- E perché lo fa?
- Aspetto.
- Che cosa?
- Chi.
- Chi?
- Alessandro, il bambino che mi ha chiesto di sposarmi. 
- Come, scusi?
- Arriverà. Arriverà, glielo giuro.
- Lei è sicura che lui la ama ancora?
- Sì. Lo sento. Arriverà.
 
***
 
Era inverno inoltrato e la pioggia continuava a scendere sempre più forte contro le finestre della casa. La madre di Eleonora rientrò frettolosamente, appoggiando l'ombrello accanto alla porta e togliendosi il giubbotto senza preoccuparsi di gocciolare lungo tutto l'uscio. Ultimamente erano state ben poche le cose di cui le erano importate.
Si sedette sul divano, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi stancamente gli occhi. Percepiva sotto il suo tocco le sempre più frequenti rughe. A volte non poteva fare a meno di domandarsi se fossero spuntate così all'improvviso per l'avanzare degli anni o per il dolore. Probabilmente entrambe le cose avevano fatto la loro parte.
Si addormentò, stanca, e si risvegliò dopo poco sentendo il campanello suonare. Lentamente aprì la porta e, davanti a sé, vide un uomo che non aveva mai incontrato prima. Aveva i capelli biondi e ricci bagnati e gli occhi verdi, indossava una camicia nera e dei jeans scoloriti. Era un bell'uomo, anche se nel volto sembrava avere un'espressione stravolta.
- Posso aiutarla? - domandò la donna, curiosa.
- Abita qui Eleonora? - chiese lui, con il respiro spezzato.
La donna chiuse gli occhi, cercando di non fare caso al nodo alla gola che si stringeva sempre più forte al suo interno. - Chi è Lei?
- Sono Alessandro, - le disse, agitato. - Forse lei non sa...
- Oh, no, so. - Le lacrime cominciarono a rigarle il volto. - Quindi lei esiste sul serio...
- Sì, - sorrise Alessandro. - Ma la prego, mi dia del tu, signora.
- Silvia. Mi chiamo Silvia. La prego, venga dentro, le offro un caffè.
 
***
 
Erano seduti attorno al tavolo in cucina. Silvia osservava Alessandro come se non avesse mai visto un uomo prima. Era senza parole, non aveva mai creduto, nemmeno per un momento, che tutta quella storia sul bambino che aveva promesso a sua figlia di passare per sempre la vita accanto a lui sarebbe mai arrivato. Nessuno le aveva mai creduto, a volte neanche Eleonora credeva a se stessa.
- Non immagini quanto sia per me strano incontrarti, Alessandro.
Lui sorrise. - Lei è sua madre? - Silvia annuì. - Quindi Eleonora abita qui?
- No, - scosse la testa. - Non più.
Alessandro si passò una mano tra i capelli, grave. - Ah... Si è sposata?
Silvia rise, tristemente. - No. Lei aspettava te.
Il viso di Alessandro si illuminò immediatamente. - Si ricorda?
Silvia lo scrutò a lungo. Era così semplice immaginarsi la sua vita: alla continua ricerca di una bambina che gli aveva rubato il cuore ancora quando era piccolo. Probabilmente la stessa vita di Eleonora.
- Vuoi una fetta di torta?
- Due, grazie, - rispose Alessandro. Silvia lo guardò, sbarrata. 
- Come, scusa?
- Se non è di disturbo, - sottolineò subito lui. - Mi scusi, forse non le sembrerà molto educato, ma vado pazzo per i dolci, quando ero piccolo cercavo sempre di prendere due fette di torta ai compleanni e ancora adesso... ho detto qualcosa che non va?
La donna piangeva, silenziosamente. Le lacrime le scavavano il viso scivolando tra le rughe. - Sei proprio come lei, - sospirò, cercando di trattenere i singhiozzi. - Anche Eleonora era così.
Il silenzio cominciò a devastare quella stanza. Alessandro cominciò a sentire l'acqua raggiungere anche le sue palpebre, e nemmeno si preoccupò di cercare di nasconderlo. - Sono arrivato tardi, vero?
Silvia annuì. - Era impazzita. Aveva sempre più continui mal di testa durante l'ultimo periodo, pensavamo fosse a causa della sua stupida fantasia su di te, così l'abbiamo mandata da un terapeuta. Solo troppo tardi abbiamo scoperto del tumore. Non c'è stato niente da fare.
Sembrava che Alessandro stesse per morire. - Da quanto...?
- Due mesi, - rispose lei. - Mi dispiace... non immagini quanto mi dispiace! Avevo... ognuno di noi non le aveva creduto quando diceva che tu esistevi, che saresti arrivato... - Singhiozzò. Ormai non valeva la pena continuare a trattenersi. - Se solo l'avessimo incoraggiata, se solo le avessimo dato speranza invece che cercare di risvegliarla... forse sarebbe vissuta un altro po', in tempo per incontrarti veramente di nuovo. Scusa... - Prese un fazzolettò e si soffiò il naso. - Scusa, scusa, scusa, - continuò a mormorare tra le lacrime.
Anche Alessandro aveva il volto ricoperto d'acqua. - Dovevo arrivare prima, - scosse la testa. - Silvia, è stata colpa mia, ma non sono riuscita a trovarvi prima, lo giuro...
- No, davvero, non è colpa tua, - gli rispose lei. - Lei ha sempre saputo che tu la amavi. Diceva che ti sentiva.
- Anch'io la sentivo, - mormorò lui. 
- Pensavamo fosse innamorata di un sogno, - sospirò Silvia. - Ma sei stato più realtà tu, per lei, che noi tutti messi insieme.
Non parlarono più. Non mossero più alcun muscolo, se non per asciugarsi le lacrime, per cercare di sopperire il dolore che entrambi stavano vivendo. 
Poi, all'improvviso, Silvia soffocò una risata e, allo sguardo interrogativo di Alessandro, gli disse: - Mangia le due fette di torta. Eleonora ne sarebbe entusiasta.




{ Spazio HarryJo.
Non ho potuto farne a meno.
Questa storia mi piace molto, mi piace in ogni particolare, devo essere sincera.
Spero che anche a voi possa piacere... anche se di sicuro il finale non è come ve lo sareste aspettato.
Che vi posso dire, ho una predilezione per i finali di questo tipo.
Se volete dire la vostra, uccidermi per questo finale, o dirmi semplicemente cosa pensate di tutto questo, potete farlo in una recensioncina!
A presto spero, un bacio,

Erica
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: HarryJo