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Autore: kleines licht    18/08/2012    1 recensioni
Damon…
Gemo senza pensarci. Perché l’ho detto? Non lo so. Ho bisogno di sentire le mie labbra accarezzare quel nome, ho bisogno di renderlo reale. Ho bisogno di capire qualcosa di quel caos e quella sembra la chiave.
Genere: Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Elena/Katherine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pov. Heith
Osservavo da lontano la scena, la schiena appoggiata allo stipite della porta, le braccia strette forte sotto il seno, quasi a volermi rendere molto più sensuale di quanto già non fossi, avvolta in quell’abito attillato che mostrava anche quello che non c’era. Da quanto non lo vedevo? Probabilmente secoli talmente lunghi da sembrare infiniti.
Eppure ricordavo ancora più che bene la sensazione dei suoi capelli sottili e chiari sotto le dita, la sua pelle candida e liscia sotto le labbra…le sue labbra sulle mie, le mie unghie sul suo toccare, le sue dita su di me, ovunque, quasi non potessero fermarsi mai. Quasi non volessero fermarsi mai. Avevo bisogno di lui come una volta ma, al contrario dell’errore fatto in passato, non avevo alcuna intenzione di cadere nei suoi occhi chiari, in quelle trappole madornali che mi avrebbero solo distrutta un'altra volta.
Ora ero un’altra persona: più matura, più cresciuta, più forte e soprattutto …  più furba. Non sarei stata io, a pregarlo, questa volta ma lui a pregare me anche se dovevo ammettere che non cadere ai suoi piedi, ora che era in quel corpo, non veniva poi così difficile.
Non c’era un motivo preciso per il quale odiassi quell’immagine, semplicemente non c’era niente che riportasse al Klaus originale. Niente di lui che fosse anche solo minimamente sensuale! Dannazione quell’inutile streghetta non poteva scegliere di meglio? Io lo avrei fatto. Sospirai muovendo qualche passo all’interno della stanza, le scarpe con il tacco alto che ticchettavano lente sul parquet consumato.
Devo ammettere che scegliere una stanza così squallida non era da me ma avevo tremendamente bisogno di fare un entrata di scena di quelle epocali, e non avevo avuto troppe occasioni per questo.
Il corpo del giovane era ancora debole, purtroppo in evidente conflitto con quello di Klaus. Stordirlo era stato, per questo, decisamente facile.  Era bastato usare solo uno dei miei tanti “amici”, distrarlo … ed era semplicemente caduto a terra. I segni del paletto piantato al centro del petto erano scomparsi velocemente. Molto più di quanto avrei voluto.
Mi accesi uno spinello, inspirando voluttuose boccate dal retrogusto amaro, e rilasciai piccole nuvolette di fumo nella stanza già abbastanza piccola. Il movimento che ne seguì fu veloce, rapido e soprattutto quasi invisibile, sicuramente silenzioso. Presi in mano la pesante catena e fermai nel modo migliore la mia adorabile preda, assaporando i lineamenti di quel viso sconosciuto. Le mie dita toccavano la sua pelle il più possibile, ben consapevoli che malgrado il corpo fosse differente, in realtà l’anima era sempre quella. Era solo un rifugio temporaneo quello che aveva trovato.
Potevo farmelo bastare. Se non altro i segni non lo avrebbero rovinato direttamente.
Sorrisi tra me e me, avvicinando il mio viso pericolosamente al suo. Respirai il profumo riluttante di quello che doveva per forza essere un licantropo e percorsi lentamente la sua pelle con le unghie.
Si sarebbe svegliato a breve e io ero lì, pronta ad accoglierlo.
Mio dolce, bastardo Klaus…sai vorrei dirti che ho fatto una scelta, che ho capito chi amo ma non sarebbe vero…quindi giocheremo un po’ assieme, come ai vecchi tempi…tu ignorerai la mia natura, il mio essere e io farò finta di non volerti fino a che non mi stancherò, tu ti arrabbierai e ci allontaneremo ancora…ma ssh questo deve rimanere un nostro segreto ricordi? Io e te per l’eternità…solo che hai comunque infranto una promessa…quindi deciderò per bene cosa farti…
Sussurrai lasciva contro la pelle di quello che era ancora un Originale privo di sensi. Assurdo come certe volte qualche innocente incantesimo potesse fare miracoli. Continuai a percorrere la sua pelle, le labbra a pochi centimetri da esse, fino a che non lo sentii sussultare. I miei capelli mi coprivano gran parte del viso ma gli lanciai comunque un occhiata furtiva.
Provò a dimenarsi senza successo.
Mmmh non cominciamo troppo bene, mio caro Klaus…pensavo che una volta rivisti saremmo stati più…pacifici ma a quanto pare sei il primo a capire che la via pacifica non è la mia preferita!
dissi alzandomi e ammirando orgogliosa di me stessa i suoi occhi sgranati. Non mi aspettava lì e…sinceramente non ci speravo più nemmeno io. L’ultima volta avrei dovuto morire eppure ero ancora lì, per fortuna.
Non certo per merito di un qualche Dio nascosto, piuttosto del Karma, che faceva come sempre il bastardo ma alla fine si sottometteva all’ovvietà.
Bentornato Niklaus.
Aggiunsi, improvvisamente seria. Mi guardò prima confuso, e poi sicuro di sé come sempre.
E bentornata anche a te, Heith.
Sussurrò con voce lasciva.
 
 





Pov. Elena
Una strada.
Non ho idea di che cosa ci faccia una strada davanti a me, considerando che poco prima l’unica cosa che sono riuscita a vedere sono stati gli occhi confusi di Stefan, ma non sono capace di poter fare molto per contrastare quella scena.
Posso solo osservare lo spettacolo immobile, ai margini, senza nemmeno intervenire.
Mi osservo venire avanti, in una strana combinazione tra coscienza di quel che sta accadendo e impotenza. Non mi sono mai sentita così: ci sono io, in quella dannata strada, ma quella me è lontana dalla mia anima. La guardo come se fosse una persona sconosciuta. Eppure, nemmeno volendolo, posso distogliere lo sguardo da tutto quello. Non posso semplicemente cambiare canale, oppure spostarmi. Posso solo tenere gli occhi fissi sulla ragazza spaventata e dispiaciuta che avanza lentamente, il telefono incollato all’orecchio.
Lo so Bonnie, hai ragione.
Mi sento dire con un tono e uno sconforto che conosco più che bene, cioè sono quasi sicura di aver già vissuto qualcosa di simile. E allora perché lo ricordo solo adesso? E perché è come se fosse un ricordo non mio?
Sono…confusa. Non capisco più niente. Sono sicura di essere morta, nella mia stessa macchina, mentre Stefan esaudiva il mio desiderio e salvava Matt. Sento ancora nel petto la rabbia e il sollievo che quel gesto mi aveva portato: Matt era salvo, o almeno potevano salvarlo ma il fatto che Stefan avesse agito senza evidenti ripensamenti mi faceva male. Significava che non voleva salvarmi? Damon lo avrebbe fatto, senza pensarci due volte. Lui avrebbe ignorato ogni mia richiesta, si sarebbe fatto odiare per sempre ma non mi avrebbe ascoltata.
Lo aveva già fatto presente: mi voleva viva, che lo odiassi o lo amassi poco importava. E per quanto quell’atteggiamento mi aveva sempre fatta infuriare, non riuscivo davvero a pensarci e scartare l’idea. Perché dopo quel che avevo fatto, dopo la scelta di non andare da Damon ma da Stefan mi ero sentita…vuota ed era innegabile. Era come se una parte di me fosse sparita, lasciando il mio corpo fragile. Un guscio inutile.
In quel momento mi importava poco di vivere, soprattutto con quel vuoto e con il peso della vita di Matt addosso. Ero stanca della morte, del fatto che tutto sembrasse andare male. Ero stanca di sbagliare. Stanca di vedere le persone spegnersi per colpa mia…come avrei potuto convivere ancora con tutti quegli errori? E soprattutto senza Damon accanto, consapevole che scegliere Stefan aveva ferito la persona che ultimamente sentivo sempre più vicina.
Come mai la mia scelta fosse ricaduta su Stefan era semplice…lui era la scelta sicura. Damon mi era entrato davvero dentro ma…ma lui sapeva come distruggermi, sapeva come rovinare tutto e io non ero sicura di essere abbastanza forte. Non ero quel che lui si meritava, avevo solamente bisogno che mi lasciasse andare e quello era il modo migliore che conoscessi. Ferirlo, come aveva fatto Katherine, perché la sua vita fosse un po’meglio…credo.
Tu e mia mamma avete ragione è solo che non riesco a dirglielo…
Ancora l’Elena di poco prima che decide di parlare, sempre più corrucciata. Stringe il telefono e il suo stesso petto con possessività febbrile, quasi come se abbia paura di crollare. O forse ha solo freddo, di quel freddo dentro l’anima contro il quale non puoi fare proprio niente.
Non riusce a dire a Matt che lo ama… e la famigliarità della situazione mi risulta più che evidente. Sobene cosa significa non saper dire “ti amo”, ma come diavolo ho fatto a dimenticarmi di tutto quello?
Non ho saputo dire a Damon che lo amavo, non che non fosse vero solo che sembrava sbagliato. Ma quell’Elena non pensa sia sbagliato, pensa che non sia vero. Sa che non è vero, ma sa anche che iludersi e illuderlo è l’unica strada che conosce. Non vuole ferire nessuno, è convinta che ne morirebbe. Non sa che l’Elena che sono diventata, e che quindi lei stessa è diventata per quanto sembri assurdo ammetterlo, ha ferito e distrutto talmente tante persone da perderne il conto.
Ed è miracolosamente viva. O almeno lo era fino a poco prima.
No non per miracolo, era viva perché Damon aveva sempre voluto così. Non solo se ne fregava sempre dei miei sentimenti ma non gli importava nemmeno cosa significasse per me vivere, cosa portassi sulle spalle. Gli bastava che respirassi e per lui andava bene.
Almeno non stasera. Ti chiamerò più tardi
No non riuscirai mai a dirglielo…né a lui né a Damon…
La corressi mentalmente, incapace di dar voce ai miei pensieri.  Vorrei  scrollarle le spalle e dirle di cambiare tutto, di tornare indietro e lasciare Matt…perché so bene cosa accadrà dopo, a differenza sua. La coscienza che mi ha invasa è tanta da stordimi. So cos’è successo quella sera, sapo di che sera si tratta. Eppure non posso comunque fare niente, solo guardare.
La sua voce rompee il silenzio, scuotendo bruscamente il corpo della ragazza e il mio spirito intangibile. E’ lì, quello che reputo ancora il miglior demone angelico di questo universo + lì, ancora da me. O meglio per la prima volta con me. Lo osservo mentre, con occhi persi, chiama Elena –cioè me ma definirmi tale risultava complicato- Katherine. Nella sua voce c’è tutta la speranza e il sollievo che potrebbero esserci nella voce di un uomo. Lui vuole che sia lei, lui spera che sia lei con tutto sé stesso. Ed è come se quella speranza sia in realtà l’ossigeno che gli attraversava i polmoni.
Lui vive con quella speranza.
E non riesce a capire perché non riceve risposta, non riesce a farsene una ragione. Vuole solo sapere, vuole che quella ragazza si mostrasse per quel che lui vuole che sia.
No io…Sono Elena.
Sussurra sconvolta. L’ultima cosa che vuole è un altro sconvolgimento della sua vita, per lei già abbastanza complicata, eppure non riesce a far altro che ricambiare quello sguardo di ghiaccio. E’ da quello sguardo come solo io riesco a capire.
Quegli occhi sanno ammaliarti, quegli occhi sanno trascinarti in un mondo parallelo sempre e comunque…Ho imparato a conoscerli bene e non riesco a stancarmene. Pensare che non li rivedrò mai più mi distrugge…sempre che ci sia ancora qualcosa da distruggere.
Nemmeno quella disperata ragazza priva di risposte sa staccarsene.
Tu….Assomigli…..E’ solo che mi ricordi tantissimo una persona…
Ammette Damon, decidendo di stare a quello che considera solo un gioco. Non gli sembra possibile quella somiglianza, non crede che sia davvero una ragazza qualunque e non la sua Katherine. Solo ora capisco che l’ha cercata tanto da non potersi permettere di credere che non sia lei. Ha bisogno di ritrovarla, di sapere che lo ama che sia vero o meno.
La studia, con calma e ancora confuso. La osserva titubante prima di prendere lo slancio.
Io sono Damon.
Dice mostrando l’ombra di quel sorriso che sa entrarti dentro e…tutto scorre freneticamente. La ragazza, o io o qualunque persona sia cominciai a parlare con Damon, cominciano a scherzare fino a che i loro occhi non si incontrano e….
 
 * * *
I polmoni reclamano ardentemente aria. Hanno bisogno di qualcosa e io netto bisogno di smettere di sentirli bruciare. Non riesco a capacitarmi di come sia tornata nel mio corpo, o di quel che è successo. So solo che non riesco a focalizzare niente. Mi alzo da qualunque superficie fredda e bagnata mi stia sorreggendo, senza saper collegare niente dei ricordi che ho. Infondo sembrano appartenere a tempi totalmente diversi, passato e presente erano fusi in una matassa inestricabile.
Damon…
Gemo senza pensarci. Perché l’ho detto? Non lo so. Ho bisogno di sentire le mie labbra accarezzare quel nome, ho bisogno di renderlo reale. Ho bisogno di capire qualcosa di quel caos e quella sembra la chiave.
Eppure gli occhi che incontro non sono i suoi…non sono dolci come li pensavo, azzurri e intensi. Sono verdi, di un verde che a stento riesco a collegare a qualcosa di famigliare. Stefan. Non Damon, Stefan.
Quello era quel che dovevo dire, quello era quel che avevo scelto.
 
 
Dunque ciao a tutti^^
Ancora io, ancora qui ma con una nuova storia!
Non so da dove sia venuta l’ispirazione, so solo che quando le idee si affollano nella mente puoi solo assecondarle xD
Ammetto di non essere troppo orgogliosa di quel che ne è venuto fuori…
Non so perché la narrazione di Elena è al presente, non riuscivo a vederla diversamente, mentre quella di Heith riuscivo a vederla solo al passato xD
A parte questo anticipo solo che sono Delena, molto delena quindi andrò in quella direzione mentre il nuo personaggio è una sorpresa u.u
Che ne pensate per ora?
Beh dal mio canto non ho niente da svelarvi, nessuno spoiler scoprirete tutto più avanti se vorrete U.U
Per ora passo a chiudo. Non prima di ringraziare comunque di cuore Alien per le immagini e il supporto <3
Vostra Jude.
   
 
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