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Autore: Sophrosouneh    19/08/2012    1 recensioni
Storia partecipante alla Challenge Think Angst di Simph8 e Vogue91
[Ironico quanto fossero simili quei due fratelli. Nelle loro prime notti assieme, la scintilla che poteva leggere negli occhi del Re dell’Inferno era la stessa che animava lo sguardo di Michael prima di una battaglia. E in quei momenti non poteva che sorridere, pur sapendo di non essere il reale oggetto di quel desiderio.
Non aveva mai meritato più che comandi e rimproveri.
Era una regina fantoccio, non adatta a portare una corona.] [cit.]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Think Angst - Stati d'animo'
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Autore: Ss904 (Sophrosouneh)
Fandom: Angel Sanctuary
Personaggi: Barbero, Lucifero (accenni), Michael (accenni).
Set: Stati d’animo
Prompt: Malinconia
Storia partecipante alla Challenge Think Angst di Simph8 e Vogue91


La corsa della Sposa infelice.

 

Non era da lei starsene seduta in un angolo nel più completo silenzio.

O meglio, per la precisione, da quando si era risvegliata a quella nuova ed elettrizzante prospettiva di vita, non era mai riuscita a sedare quel fuoco che pareva divorarla ogni volta che tentava di fermarsi a pensare.
Per questo la sua anima sbraitava, urlava e correva. Come se ci fosse un mostro nascosto nell’ombra e pronto ad avvincerla; come se, scappando, il dolore si attenuasse.
Per questo, per secoli, aveva evitato come la peste anche solo l’idea del riposo.
Questo perché aveva la sicura ed innata consapevolezza che, se si fosse fermata, sarebbe stato molto più doloroso. Perché l’arrestare la sua cosa forsennata l’avrebbe indotta a riconsiderare tutto ciò che aveva intorno e che si era lasciata alle spalle. Ma Barbero sapeva che la realtà dei fatti era troppo crudele da accettare. Per questo tentava in ogni modo possibile di ignorarla, di andare avanti senza curarsi di niente e nessuno, neppure degli occhi del suo consorte che ormai la ripudiavano.

Una fitta lancinante la percorse da capo a piedi, trapassando ogni terminazione nervosa.

Da quando aveva deciso di prendersi una pausa per riflettere aveva provato più dolore che in tutta la sua intera esistenza di demone.
Il colpo appena incassato le aveva provocato un dolore ancora mai provato, tale che le parve che entrambe le gambe le ardessero vive. Sapeva che ormai era questione di tempo, ma percepire quella strana sensazione era al contempo doloroso e nostalgico.
Aveva sempre provato una certa malcelata attenzione per quell’elemento tanto distruttivo, eppure mai lo aveva sentito così vicino come in quel momento. Forse qualcosa di lui le era rimasto dentro, dopo la mortale ferita infertale al petto. Eppure quell’angelo fulvo pareva tanto un ricordo lontano. Possibile che le sue fiamme potessero raggiungerla a distanza di così tanti secoli?

Ironico quanto fossero simili quei due fratelli. Nelle loro prime notti assieme, la scintilla che poteva leggere negli occhi del Re dell’Inferno era la stessa che animava lo sguardo di Michael prima di una battaglia. E in quei momenti non poteva che sorridere, pur sapendo di non essere il reale oggetto di quel desiderio.
Non aveva mai meritato più che comandi e rimproveri.

Era una regina fantoccio, non adatta a portare una corona.

Poiché un’altra, fin da bambina, era nata per sedere su di un trono. Fosse un seggio in rovina o il talamo al centro stesso dell’Inferno. Lei non era mai stata, neppure lontanamente,  alla sua altezza, e, allo stesso modo, tutte le successive demoni che avevano accompagnato suo marito.

Perché ormai era di dominio pubblico il fatto che nessuno dei figli di Lucifero fosse nato dalla loro unione.
I più forti demoni dell’inferno, suoi figli legittimi, in realtà li avevano partoriti demoni di infimo rango, con cui suo marito si era dilettato, stanco della sua sconcertante monotonia.
Dopo pochi anni di matrimonio l’aveva ripudiata tanto spietatamente.

E con quel secondo colpo anche le braccia parvero disintegrarsi nella morsa delle fiamme scarlatte della consapevolezza.

Barbero odiava quei momenti in cui tutta la sua ira finiva inevitabilmente per mischiarsi a una profonda malinconia.

In un moto di stizza si sollevò da terra, il tempo dei rimpianti era finito.
Passandosi le dita tra i folti boccoli li ravvivò, pronta all’ennesima riunione con gli altri Satana.
Se c’era una cosa che il demone aveva capito da quei momenti in cui aveva tentato di acquietare il suo spirito, era di non essere fatta per assaporare la consapevolezza delle cose.
La disperazione la tormentava.
Il silenzio le straziava le orecchie.
Le sembrava di udire in continuazione risate di scherno e di scorgere occhiate accondiscendenti.

Meglio tornare a correre, così il fuoco non avrebbe più potuto raggiungerla.
E avrebbe gridato al mondo la sua Furia, così da squarciare il silenzio opprimente.

Così avrebbe continuato per la sua strada, senza curarsi di niente e nessuno.
Il passato era solo un ricordo, il presente sarebbe trascorso alla velocità di un lampo, e la realtà non avrebbe potuto toccarla se lei si fosse estraniata totalmente dal mondo.
Nel mondo reale avrebbe solo potuto sedere su di un trono di spine e fiamme.
Ma nella sua splendida utopia non esisteva niente di tutto ciò, e lei non aveva mai perso la sua corona.

Era una corsa continua quella della prima sfortunata Sposa dell’Inferno.
Una inutile ed eterna fuga dalla consapevolezza e dal dolore.

  
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