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Autore: GiuliaFray    20/08/2012    2 recensioni
Quello stesso era un sogno, un mondo privo di discriminazione e solitudine, un universo in cui Alec avrebbe potuto essere il ragazzo che era davvero, senza rune e qualità inumane. Anche Magnus era diverso: i suoi occhi erano verdi e le pupille verticali, perché Alec si era innamorato di quegli occhi e il sogno è la rappresentazione di ciò che noi vorremmo che accadesse davvero, no?
Non c'era nessun altro, solo loro due, due angeli che volano verso l'alto alla ricerca del Paradiso.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alec Lightwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MyKindOfLove


Alec si appoggiò al muretto che delimitava il porticciolo e si guardò attorno.

Quella sera splendeva alto nel cielo un luminoso quarto di Luna, soffiava una brezza leggera che gli scompigliava i capelli corvini e l'odore salmastro dell'oceano gli penetrava nelle narici.

Era uno dei suoi posti preferiti e spesso Alec vi si recava quando voleva stare da solo, senza essere circondato da un branco di noiosi Shadowhunters con gli occhi puntati su di lui, come fosse diverso da loro, in qualche modo. Isabelle sembrava trovare addirittura divertente il fatto che i loro genitori parlassero ad Alec di graziose Cacciatrici o di possibili Ascendenti con cui avrebbe potuto far conoscenza. Ma come potevano non capire ciò che lui provava dentro?

Fino a pochi anni prima, aveva sempre pensato che la famiglia lo capisse perfettamente, che lo avrebbe compreso in ogni momento di indecisione e che lo avrebbe potuto aiutare a superare la timidezza. Eppure, i fatti non erano andati così.

Se Magnus fosse stato un Nephilim, spesso Alec aveva pensato che a quel punto si sarebbe fatto avanti e avrebbe ammesso di voler passare la vita con lui e tutte le altre storie che si comunicano per convincere una persona della veridicità di un amore.

Ma Magnus aveva occhi da gatto e capelli coperti di glitter, mani che sprizzavano scintille blu e un carattere affabile.

Non avrebbe potuto innamorarsi di un Cacciatore che non fosse il suo parabatai o di un umano?

No, troppo semplice. Uno stregone.

Alec si morse il labbro e si passò il dorso della mano sugli occhi. L'ultima cosa che voleva era piangere come un bambino.

Come per agevolare quella situazione imbarazzante, Alec sentì un rumore di passi dietro di lui e si voltò. Un ragazzo alto dai capelli biondi e mossi passeggiava sorridente stringendo la mano di una giovane di colore che di tanto in tanto gli scoccava dolci baci sul viso. Lui ridacchiava e le mormorava sommessamente delle parole all'orecchio, come temendo di essere sentito. Erano così amabili che Alec sentì una fitta al cuore.

Erano diversi tra loro, eppure avevano quella luce negli occhi che li accomunava. Alec si chiese se fosse così anche per lui e Magnus quando condividevano i pochi momenti che erano loro concessi.

Lo superarono con passi lenti e interrotti da qualche abbraccio e il ragazzo scoccò un'occhiata ad Alec. Lei fece lo stesso e gli sorrise. Il Cacciatore non poté non ricambiarlo e si sentì rallegrato, per un attimo, dopo aver intercettato quella pura gioia che entrambi emanavano.

I due attraversarono il ponticello e si sedettero al suo estremo, con le gambe a penzoloni che sfioravano la superficie marina.

Alec stava per voltarsi ed evitare di guardarli mentre si coccolavano con tenerezza, quando una voce risuonò al suo fianco.

-Alexander Lightwood.-

Seppe subito di chi si trattava, non per la voce seria e maschile, ma per il modo con cui lo aveva chiamato. Per l'Angelo, possibile che riuscisse sempre a trovarlo, in qualche modo?

Girò il capo, stringendo le mani sul parapetto e lo vide.

I capelli erano liberi da ogni traccia di glitter, gli occhi verdi luminosi come accadeva sempre quando lo vedeva, le labbra socchiuse e il corpo vestito da pantaloni neri e una giacca lunga fino alle ginocchia di velluto scuro dal colletto alto. Sembrava quasi normale.

-Magnus Bane- disse Alec, stando al gioco.

Lo stregone sorrise e abbassò lo sguardo. Sembrava quasi intimidito dalla sua presenza.

-Siamo ritornati ai tempi in cui non ci eravamo mai rivolti la parola, Alexander?-

-Hai incominciato tu- ribatté Alec. -Magnus, chiamami Alec, per favore.-

Magnus lo guardò da sotto le numerose ciglia e sorrise di nuovo.

-Come mai da queste parti?- chiese il Nephilim, ignorando il battito del cuore lievemente accelerato.

-Ti stavo cercando. Avevo bisogno di vederti- rispose l'altro.

Alec deglutì e si raddrizzò, parandoglisi davanti.

-Sono qui. Ora puoi parlare.-

Magnus allungò una mano e gli sfiorò la guancia con le dita affusolate. Alec rabbrividì, ma si lasciò toccare. Non voleva respingerlo, sebbene ci fossero due spettatori.

-Dolcezza... -

-Mi chiamo Alec.-

-Hai ragione- confermò Magnus e abbassò la mano, ficcandosela in una tasca del cappotto.

Spostò lo sguardo sul mare e lo lasciò vagare, con quel suo modo vago e unico. Alec aveva spesso pensato che quando osservava con attenzione un paesaggio, in realtà pensava ad altro, e il fatto che spesso lui gli rispondesse tutt'altro quando gli domandava qualcosa, lo aveva spesso dimostrato.

-Alec, l'hai detto ai tuoi genitori?-

Alec sapeva perfettamente a cosa si riferisse, così si fece coraggio e fu sincero.

-No.-

-E quando hai intenzione di farlo? Nel momento in cui io non resisterò più al tuo fascino e ti salterò addosso davanti alla tua famiglia?-

Il Cacciatore si irrigidì e appoggiò i gomiti sul muretto.

-Non avevo valutato questa possibilità. E poi, di che fascino stai parlando? Sono un semplice Cacciatore.-

Magnus fece un sorriso sghembo e lo guardò negli occhi.

-I semplici Cacciatori non hanno occhi così blu e una dolcezza infinita nel cuore. Tu sei diverso, Alexander, e io ti... -

Alec gli prese la mano d'impulso e strinse le dita tra le sue. Magnus, sorpreso, sbatté le palpebre.

-Tu cosa, Magnus? Perché non me lo dici?-

-Non voglio farti star male.-

Alec gli accarezzò le dita per confortare lui e sé stesso.

-Se ti dicessi che ti amo così tanto da desiderarti in ogni momento, ti infurieresti con te stesso per aver permesso ad un Nascosto di amarti.-

Alec scosse il capo, improvvisamente consapevole dell'amore profondo che ricambiava ma che non trovava l'audacia di esprimere a parole.

-Non mi arrabbierò con nessuno perché sono felice di essere amato da qualcuno che non faccia parte della mia famiglia o che non sia il mio parabatai.-

Lo stregone si mosse velocemente e gli prese il viso tra le mani. I loro occhi erano vicinissimi e Alec sentì girargli la testa quando il fiato caldo di lui gli soffiò sulle gote.

-Allora, te lo dico, una volta per tutte. Ti amo.-

-Ti amo, Magnus.-

Sorrisero nello stesso istante e si baciarono con delicatezza. Alec sapeva che non avrebbe potuto farlo di nuovo molte volte di fronte alle espressioni scioccate dei suoi genitori, così decise di sfogarsi in quel momento, incurante della presenza della coppia, che in quel momento probabilmente stava facendo esattamente ciò che loro condividevano.

Le labbra di Magnus erano calde e morbide e Alec affondò le sue nella loro increspatura, passandogli le mani tra i capelli come aveva sempre sognato fare.

Quello stesso era un sogno, un mondo privo di discriminazione e solitudine, un universo in cui Alec avrebbe potuto essere il ragazzo che era davvero, senza rune e qualità inumane. Anche Magnus era diverso: i suoi occhi erano verdi e le pupille verticali, perché Alec si era innamorato di quegli occhi e il sogno è la rappresentazione di ciò che noi vorremmo che accadesse davvero, no?

Non c'era nessun altro, solo loro due, due angeli che volano verso l'alto alla ricerca del Paradiso.

Angolo Autrice: grazie a tutte le gentilissime persone che leggono questa storia! Vi ringrazio di cuore!
  
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