Prologo
Sperduta in mezzo agli alberi, poco fuori dalla
città, c’è una piccola villa circondata da un grande giardino.
A
prima vista sembra una normalissima casa di campagna: i muri erano bianchi con
qualche finestra qua e là; il tetto, rosso e spiovente, era a punta; i fiori che
la circondavano erano colorati e di varie specie, tra le quali tulipani,
papaveri e margherite. Tutto era perfettamente normale, o così sarebbe stato se
non fosse stato per…
“BOOM!!
La piccola lucertola che sonnecchiava al sole sul
muretto fuori dal giardino scappò via veloce, mentre i proprietari della villa
uscivano all’aria aperta. Quando la porta si spalancò un’enorme nube di fumo si
dissolse nell’aria e i due ragazzi si appoggiarono tossendo ad una delle colonne
che sorreggevano la tettoia della veranda.
“Non è possibile!”
esclamò il ragazzo. Aveva lunghi capelli rossi fissati col gel, che erano
rimasti alti e appuntiti come se l’esplosione non ci fosse stata. I suoi occhi
erano leggermente truccati, in uno stile gotico-punk
che metteva in risalto il colore verde delle iridi.
“Trentanove” disse,
in risposta, la ragazza. Si tolse la polvere di dosso e lo fissò con aria
divertita.
“Cosa?” chiese lui,
senza capire. Lei si aggiustò i codini biondi che portava sulla
testa.
“Trentanove volte che
sbagliamo” spiegò.
“Grazie, senza di te che
tieni il conteggio dei nostri errori non sarei sopravvissuto, Larxene. Sul serio, mi sei
indispensabile” ribatté
sarcastico.
“Guarda che non è colpa
mia se la formula non va avanti. Ci stiamo lavorando sopra da più di
un mese, senza risultati, e mancano solo cinque settimane alla consegna. Che vuoi fare?” s’informò
guardandolo. L’altro si
passò una mano tra i capelli e sospirò, sconsolato.
“Non lo so, davvero non lo
so” ammise.
“Axel, forse ci
serve semplicemente un giorno di vacanza” propose Larxene.
Lui strinse i denti e rimase
zitto.
Entrambi avevano ventisei anni e lavoravano per una
ditta farmaceutica. Stavano studiando una nuova formula contro l’invecchiamento
precoce delle cellule cerebrali, e avevano tempo fino a settembre per
prepararla, solo che, dopo sei settimane dall’inizio del contratto, non erano
ancora riusciti a fare niente.
Axel
lavorava di giorno e studiava di notte per capire dove sbagliavano, ma non
comprendeva, e questo lo faceva imbestialire.
All’epoca delle superiori si era diplomato con il
massimo dei voti, ed era riuscito a laurearsi con quasi due anni di anticipo
rispetto al programma grazie alla sua fantastica memoria fotografica. In poco
tempo riusciva senza sforzo ad imparare un intero libro a memoria, gli bastava
solo guardare la pagina e fermare ad alta voce le parole più
importanti.
“Senti, ormai è tardi, tra
poco farà buio. Finiamola qui, per
oggi, e domani riposiamoci” ripeté Larxene. Al contrario del suo amico, lei aveva sudato sette camice per laurearsi, ma alla fine ce l’aveva fatta.
Adesso stava facendo un tirocinio con Axel, suo
vecchio amico d’infanzia, nonché compagno di scuola.
“Ma non c’è più tempo per
riposarci!” si ribellò lui. La ragazza sbuffo.
“Senti, non ho una
giornata di relax da quasi due mesi, sono stanca, affaticata, sporca, sudata e
affamata. Tu
fammi lavorare ancora per stasera e io mollo tutto e vado a fare la
parrucchiera, ci siamo capiti? Inoltre farebbe bene anche a te staccare un po’:
non avevi le occhiaie da quando tua madre ti fece stare sveglio tutta la notte
per evitare che tu morissi avvelenato nel sonno dopo che avevi ingerito mezzo
litro di colla liquida. Sei in condizioni pessime, fattelo
dire” lo sgridò. Axel
sbuffò.
“Ma è il mio
lavoro! Non mi
è mai capitato in tutta la mia vita di non sapere come fare per creare un
composto! Tra tutte le materie in cui eccellevo, la chimica era quella migliore,
e mi fa incazzare rendermi conto che non so come andare avanti in una
formula!” esplose.
“Stai andando fuori di
testa!” gli fece notare Larxene. Il ragazzo si
accasciò sul prato e guardò volare una farfalla.
“Stiamo parlando solo di
domani, vero?” chiese dopo un minuto di lungo silenzio. Lei si
illuminò.
“Il tuo è un sì?”
domandò speranzosa.
“Mpf” rispose semplicemente lui. Prendendola per
una risposta affermativa, la ragazza iniziò a saltellare felice e lo
abbracciò.
“Evviva! Domani si dorme!”
esultò.
Axel
rise di gusto e la fissò controluce.
“Quando ridi sei più carina” osservò. Larxene sorrise e lo guardò divertita.
“Io sono SEMPRE carina,
amico, ricordatelo”
“Tranne quando sembri
un’arpia, certo” annuì lui.
“Ma che stronzo! Vogliamo
parlare di te e del tuo trucco emo?”
“Non è emo! E’ gotico,
ignorante” si
infiammò.
“Sì, sì,
certamente” lo assecondò l’altra.
“Chiedilo al tuo
ragazzo. Mi
pareva che fosse interessato ai tuoi ombretti, quando è venuto l’ultima volta.
Chissà che anche lui…” non
riuscì a terminare la frase, che Larxene gli era
saltata alla gola.
“Non lo dire nemmeno per
scherzo!” lo minacciò stringendolo. Era seria, si vedeva benissimo, ma
Axel non riuscì a trattenersi dal
ridere.
“Non è mica un male,
sai?” la prese in giro.
“Guarda che non sono mica
tutti come te” gli fece presente. Si alzarono entrambi e si tolsero i
lunghi camici da lavoro.
“Ehi, mi spieghi una
cosa?” chiese Larxene.
“Dimmi”
“Come mai i camici dei
chimici sono bianchi mentre i nostri sono neri?” s’informò entrando in
casa.
“Perché il capo sono io e
decido io il colore” rispose Axel.
“Ah, certo” disse,
sconsolata, lei.
“Senti, visto che domani
siamo in vacanza, ti va se chiamo Demyx? Mi manca, sono cinque giorni che
non lo vedo” lo implorò
poi.
“Fai
pure. Ho proprio bisogno di un bel fisico da guardare” concesse. A Larxene ci volle
qualche secondo per capire cosa intendesse.
“Non ti azzardare”
lo minacciò.
“Uh, che
paura! Ora sì che sembri una strega!”
esclamò il ragazzo, entrando in bagno. Si chiuse la porta alle spalle e si mise a ridere
sentendo gli improperi che l’amica gli stava lanciando.
Con quelle urla in sottofondo, si spogliò e si guardò
allo specchio. “Dovrei fare un po’ di palestra” considerò. Iniziò
a togliersi il trucco e poi si infilò sotto la doccia.
In lontananza sentì Larxene
al telefono con il suo ragazzo e sorrise tra sé e sé. “Speriamo che
domani vada tutto bene. Quasi quasi faccio vedere alla strega I Segreti Di Brokeback Mountain. Probabilmente mi
ammazza” pensò.
Sì, perché nonostante vivessero insieme e fossero
molto amici da decenni, Axel e Larxene non stavano insieme.
Non perché lei l’avesse respinto o perché lui non
l’amasse, no.
Semplicemente perché, con i suoi bicipiti, il suo
metro e ottanta e i suoi capelli rosso fuoco, Axel
Flame era gay.