Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Good Old Charlie Brown    20/08/2012    2 recensioni
Gellert Grindelwald: il mago che scosse l'intera Europa nel suo tentativo di instaurare una "società perfetta" in cui i soli Maghi fossero al potere.
Costantino Balsamo. Un mago italiano di grande talento che si trovò a sostenere Gellert nella sua scalata al potere.
Questa è la loro storia.
Titolo cambiato perchè meglo rispondente alla mia idea.
Genere: Avventura, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Gellert Grindelwald
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
COSTANTINUS
FUR DER OBERGUTE

COSTANTINO

Settembre 1897, Istituto Durmstrang.


        L’Istituto Durmstrang per Maghi e Streghe era un luogo piuttosto tetro; sorgeva a Nord, nei pressi delle gelide acque del mar Baltico: un grosso castello, di cinque piani e con altrettante torri,  costruito con enormi pietre nere nei pressi di un’immensa foresta di conifere. Il cancello di ingresso non contribuiva a migliorare la visione d’insieme: era un’enorme struttura di ferro battuto, decorata con draghi, grifoni, gargoyle e altre creature fantastiche ed era vegliato da due grandi statue di lupi accucciati, con le fauci spalancate. Non appena Constantinus e suo padre Ambrosius furono a pochi metri di distanza i lupi balzarono in piedi ruggendo. Il ragazzo fece un balzo indietro, più stupito e sorpreso che autenticamente spaventato. Poi scoppiò a ridere.
    «Davvero impressionante! Soprattutto di grande gusto. Credi che ci attaccherebbero se provassimo ad entrare senza il permesso del preside, padre?».
    «Smettila di scherzare come uno sciocco, Costantino! Ricordati che ho faticato non poco a farti ammettere a Durmstrang perché tu potessi completare la tua istruzione magica. Spero bene che renderai onore alla nobile casata dei Balsamo... e che non combinerai stupidaggini di qualche tipo».
    «Non temere, padre, non deluderò le nobili anime dei nostri antenati. Comunque la tua è tutta fatica sprecata!». Costantino sorrise ironicamente. «Avrei potuto benissimo continuare a studiare in Italia. Trovo che l'Accademia di San Marsilio sia un’ottima scuola... e  nel caso sfruttare la nostra ottima biblioteca».
    «Tu studierai dove dico io, ragazzo!» Sbottò con astio Ambrosio. «Durmstrang è un istituto molto più celebre e molto più importante di quanto non sia San Marsilio. Ottenere un diploma qui è prima di tutto un privilegio, oltre che un titolo di studio più valido e maggiormente riconosciuto».
    In verità, la ragione più importante per la quale Costantino avrebbe completato la sua istruzione magica proprio a Durmstrang era la posizione molto più flessibile della scuola nei confronti delle Arti Oscure in generale. Da generazioni i Balsamo avevano un interesse nei confronti di quella particolare branca della magia. Benché nessuno osasse accusare apertamente la potente famiglia del Prior Consul Italiae, tra la popolazione magica italiana si sussurrava che la biblioteca della dimora di famiglia fosse piena di libri oscuri di ogni genere, alcuni dei quali scritti dagli stessi esponenti della famiglia. E per quanto i Balsamo sapessero presentare al mondo un volto di rispettabilità e di onore, nel corso della storia non pochi esponenti dell’antica casata avevano fatto parlare di sé per le loro imprese. Tra questi anche quel Giuseppe che nel XVIII secolo, con il soprannome di Cagliostro, aveva fatto parlare di sé persino nel mondo Babbano. Alla fine era stato arrestato e rinchiuso nel castello di famiglia, privato della bacchetta. I Balsamo, naturalmente,avevano fatto di tutto per nascondere la cosa.
    A Costantino tutto ciò interessava ben poco. Non avrebbe voluto frequentare Durmstrang: odiava l’idea di dover abbandonare l’Italia per un luogo lontano e sconosciuto, odiava già le fredde coste del Baltico, così distanti dalla splendida isola al largo della Sardegna, dove sorgeva la sua vecchia scuola. Aveva sedici anni da poco compiuti, un singolare talento per incantesimi e arti magiche e una certa dose di arroganza. Il buon nome della famiglia gli era stato sempre in sommo grado indifferente: ciò che cercava era soprattutto una via verso la propria affermazione personale. Verso la Grandezza, alla quale sentiva di essere destinato, in virtù di un talento che – non a torto – riteneva straordinario. Suo padre – pensava – era uno sciocco. Non serviva a nulla percorrere centinaia di chilometri e gettare molto oro nelle tasche del preside solo per far sì che lui, Costantino, fosse ammesso a Durmstrang a studiare le Arti Oscure: per chi sapesse farsi furbo la biblioteca dell'Accademia era più che sufficiente. Grazie ad essa aveva appreso incantesimi, maledizioni e pozioni che avrebbero fatto tremare i polsi persino  al celebre “Cagliostro”. Eppure poteva essere interessante frequentare quella Scuola: un altro antico luogo di potere da cui attingere antica sapienza e nuove conoscenze. E la Conoscenza è Potere. In questo, almeno, si sentiva simile a suo padre: anche lui amava il potere. 
    «Come vuoi, padre». Costantino sbuffò forte e una sottile nuvoletta di vapore si liberò per svanire nell’aria fredda e secca dopo pochi secondi. «Dobbiamo aspettare ancora molto? Comincio a temere di perdere un dito o due con questo freddo malefico».
    «Piantala di lamentarti!» sbottò nuovamente suo padre. «Il preside von Klausen sta per arrivare. Quei lupi sono una specie di campanello d’ingresso. E comunque ti conviene abituarti al freddo...siamo solo a settembre quando l’inverno arriverà... allora saprai cosa significa davvero la parola “freddo”».
Il preside arrivò pochi minuti dopo. Frederik von Klausen era un uomo molto alto e magro, il suo volto, stretto e allungato, era accentuato da un pizzetto nero che scendeva di pochi centimetri sotto il mento; indossava un cappotto di pelliccia scuro sopra una lunga veste nera con il blasone di Durmstrang cucito al centro.
    «Caro Ambrosio!». L’uomo strinse la mano di suo padre, parlando con un certo calore, ma i suoi occhi grigi rimasero freddi. «Sono veramente lieto che sia venuto anche tu! Come sta il Consul? Spero sia sempre in salute».
    «Mio padre sta benissimo come sempre, Herr Frederik. Sfortunatamente governare il mondo magico italiano è un impegno assai gravoso, altrimenti sono certo che sarebbe venuto a salutarla. Si ricorda molto bene di lei».
Costantino sorrise tra sé. Suo nonno e il preside di Durmstrang erano stati compagni di studi per qualche tempo, ma Cesare Balsamo non aveva mai avuto grande stima di von Klausen: “un emerito idiota che è diventato preside più grazie all’oro di famiglia che per le sue capacità” lo aveva definito prima di far partire lui e suo padre. “Ma un idiota che ci è utile, per ora. Comportati bene, ragazzo e non metterti nei guai.... oppure sarò molto, molto deluso....”.
    «Ma certo! Lo capisco bene io! Sai, Ambrosio, solo gestire questo benedetto istituto mi toglie tutto il tempo che vorrei dedicare ai vecchi amici, come lui. Un lavoraccio, un vero lavoraccio! Questi giovani d’oggi sono sempre più indisciplinati: combinano un sacco di guai e passano il tempo a divertirsi anziché studiare. Non c’è più il rispetto che avevamo ai nostri tempi. E non che i professori siano tanto meglio. Non fanno che lamentarsi per gli orari, la paga troppo bassa, il freddo troppo intenso... mah!».
    «Ebbene! – aggiunse rivolgendosi finalmente a Costantino, assumendo nel contempo un’espressione più cordiale  - Tu devi essere Costantino! Ah, il preside Abbate mi ha scritto una lettera veramente lusinghiera nei tuoi confronti. Ti descrive come uno studente di un talento eccezionale e di grande intelligenza. Sono certo che ti troverai bene qui a Durmstrang».
Costantinus cominciava ad essere stufo di tutti quei convenevoli: il professor Von Klausen non gli piaceva affatto: lo irritavano il suo tono mellifluo e falsamente gentile, il suo finto interesse per lo stato di salute di suo nonno o per le sue capacità. Tuttavia continuò a recitare la sua parte: si schernì umilmente dagli elogi del professor Abate, si disse lieto e onorato di poter frequentare “la scuola di Magia più celebre in Europa”, proclamò con certezza che, seppure per un breve tempo, Durmstrang sarebbe stata la sua casa. Fece, insomma, tutto ciò che suo padre si aspettava da lui, tutto ciò che un Balsamo era tenuto a fare in simili circostanze. Finalmente venne congedato: suo padre e il preside dovevano discutere in privato di questioni molto importanti (oro, presumibilmente), mentre un Elfo Domestico lo avrebbe condotto fino alla sua stanza, nella Torre Nord del castello.

    Avanzò lentamente guardandosi continuamente intorno, come per memorizzare da subito quell’ambiente nuovo che per almeno un paio di anni sarebbe stato la sua casa; davanti a lui l’Elfo Domestico trotterellava nervosamente facendogli strada lungo i corridoi e su per diverse rampe di scale. A prima vista Durmstrang non gli piaceva affatto. Il castello era davvero molto grande e – a giudicare da ciò che aveva visto dall’esterno – il parco era davvero molto esteso e ciò era indubbiamente interessante. Tuttavia non poteva amare quella costruzione scura e cupa, con corridoi stretti e scuri, tagliati da finestre che sembravano poco più che feritoie. Passeggiando lungo le pareti scure non poteva che pensare con rimpianto alla sua vecchia scuola, con i suoi corridoi ampi e areati, i grandi finestroni istoriati, i cinque chiostri lungo i quali si poteva passeggiare all’aria aperta, chiacchierare con gli amici o studiare, al caldo tepore del sole Italiano. E poi il mare: la sua Scuola sorgeva su una piccola isola al largo della Sardegna, invisibile ai Babbani e indisegnabile per chiunque. Così, oltre a qualche lezione di Erbologia o di Cura delle Creature Magiche, si poteva frequentare la splendida spiaggia anche per un finesettimana di allegria e divertimento. In ogni caso era piuttosto sciocco continuare a rimuginare: che gli piacesse o meno Durmstrang sarebbe stata la sua nuova scuola, l’ambiente in cui avrebbe finalmente completato la propria istruzione, in cui avrebbe gettato le basi della sua futura grandezza. Oltretutto Durmstrang era frequentata da studenti di molte nazioni diverse e ciò gli avrebbe consentito di allacciare rapporti con i migliori maghi nell’Europa centrale.
    Immerso nei suoi ricordi e nei suoi pensieri, non si accorse che l’Elfo che gli faceva strada si era appena fermato davanti al portone che dava accesso alla torre Nord; sovrapensiero lo superò e proseguì oltre, lungo un altro corridoio scuro.
    «Signore! Mi scusi, Signor Balsamo! Signore!» lo richiamò il piccolo Elfo.
    «Che c’è?» sbottò lui con malagrazia voltandosi indietro verso l’Elfo, ormai a qualche metro di distanza.
    «Siamo arrivati Signore. La sua stanza è in questa torre». rispose l’Elfo in tono spaurito.
    «Ah... bene. Penso che ora me la possa cavare da solo. A che piano?».
    «Al sesto, signore. La sua porta è la quarta sulla destra».
    Il piccolo si inchinò profondamente e fece per andarsene, probabilmente per tornare ai suoi alloggi. «Aspetta!» lo fermò Costantinus, ancora fermo sulla porta di accesso alla torre. «Come ti chiami, Elfo?».
    «Il Signore vuole sapere il nome di quest’Elfo? – il piccolo Essere sembrava confuso da un simile interessamento, un’ombra di paura passò nei suoi grossi occhi a palla: probabilmente temeva che il ragazzo lo volesse far punire per qualche sua mancanza – Pinky, signore. Pinky l’Elfo domestico».
    «Molte grazie per il tuo aiuto, Pinky!» disse, oltrepassando finalmente la porta.

    La sua stanza era abbastanza confortevole: a pianta trapezoidale e abbastanza spaziosa, la parete esterna era solo leggermente incurvata, seguendo il profilo esterno della torre, su di essa si aprivano un paio di finestroni  alti e stretti che davano sul parco, in quel momento avvolto dalle tenebre. La stanza era abbastanza calda e lumininosa, anche grazie al fuoco che scoppiettava allegramente nel piccolo camino. Costantino immaginava che nei mesi invernali quel fuoco sarebbe stato ancora più piacevole. Il suo bagaglio era già stato deposto ai piedi del suo letto a baldacchino che lo aspettava caldo e invitante. Nella stanza c’era solo un altro letto, oltre al suo, e accanto ad esso una scrivania sulla quale si trovano disposti ordinatamente una decina di tomi piuttosto voluminosi.
    Era ancora impegnato a disfare i suoi bagagli, quando la porta si aprì all’improvviso nella stanza entrò un giovane piuttosto alto i lunghi capelli biondi, leggermente mossi, che gli ricadevano ordinatamente sulle spalle, indossava la divisa della scuola, identica a quella che lui aveva trovato appesa accanto al suo letto.
    «Oh. Tu devi essere il mio nuovo compagno di stanza. Non ti aspettavo questa sera, credevo non saresti venuto prima della prossima settimana».
    «Credo di sì. Non credevo che il mio arrivo fosse previsto. Comunque, piacere. Il mio nome è Costantino. Costantino Balsamo». Gli tese la mano, in segno di saluto.
    Il giovane gli strinse la mano con una certa forza, fissandolo negli occhi.
    «Piacere mio, Costantino. Io mi chiamo Gellert. Gellert Grindelwald».
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Good Old Charlie Brown