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Autore: Nanecch    20/08/2012    2 recensioni
Jane Sun è un'investigatrice che ha solo quattordici anni;
è molto intelligente e giovane per fare questo lavoro,
riesce sempre a risolvere i casi (anche quelli molto difficili) che le procura il suo collega Fill Jonson.
Però casi non li risolve praticamente MAI il suo collega.
Questo libro non è solo un giallo, ma parla anche d'amore, di tristezza e di morte.
Che cosa succederà a queste due persone? Eppure ci sarà anche qualcuno a mettergli i bastoni fra le ruote!
Intanto i due ragazzi continuano a svolgere senza tregua il loro lavoro.
Genere: Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Primo Capitolo: Omicidio fra le star

Settimo Capitolo: Amici per Sempre

 

 

 

Quando seppi dell’Assassino

Ricattatore da Fill…

 

Andai in ufficio dove lì, mi aspettava il capo.

“Ho sentito tutto il discorso, puoi anche non badare a quelle persone e lasciare il cas-“

“Mai!” risposi subito io urlando.

“Capo, mi scusi, non so cosa mi succeda, un attimo solo, per favore.” Poi mi diedi degli schiaffi in faccia: “Ora va tutto bene” dissi sorridendo.

Poi presi il telefono e cominciai a chiamare i rinforzi per proteggere Fil e sua sorella mentre il mio capo mi parlava sopra dicendo “Jane, non sei costretta a farlo, guarda, stai tremando.”

In effetti è vero. Stavo veramente tremando.

Blood è uno dei più spietati assassini di tutto il mondo, il secondo credo. Come faremo a prenderlo con le mani in sacco, non lo sapevo.

“Sarò io stessa a proteggerli: starò sempre con loro anche di giorno, e di notte, sarò come una sorella, cambierò nome, ma solo per questa indagine così che Blood non sospetti niente. Sarò la sorella più piccola che è andata in collegio per degli anni. Fate ora dei finti documenti, per favore. Intanto vado da Fill e gli spiego il programma, sua sorella sarà scagionata e le racconteremo tutto, ogni singolo dettaglio: deve sapere cosa sta succedendo, soprattutto, perché riguarda lei. Capo, non provi a fermarmi.”

Il capo mi guardò stupito, poi mi sorrise: “Sei sempre la solita Sun…”

Cominciai ad uscire dalla porta dell’ufficio.

“Chiami il signor Jonson per nome, è successo qualcosa fra voi due?”

Io poi, arrossii e urlai: “ASSOLUTAMENTE NIENTE, CAPO!”

Poi ritornai normale.

“Scusi di nuovo, sono un po’ strana in questi giorni, arrivederci!”

Poi uscì dalla porta salutando.

Ero spaventata ma non facevo conto della paura di Blood, ma, piuttosto, che una famiglia possa essere infelice: questo è il mio vero scopo, per questo ho fatto la detective!

 

~~~~~~

 

Il sole batteva forte mentre stavo mangiando un gelato con Fill e sua sorella; eravamo come una famiglia da una settimana, non accennavamo neanche una volta il caso e ci divertivamo, come se fossi veramente loro sorella.

All’inizio Fill non la prese bene, anzi, cominciò a protestare dicendo che non voleva essere controllato ventiquattro ore al giorno.

Al contrario sua sorella, quando le raccontai tutto, mi abbracciò forte e mi ringraziò: dopotutto, è colpa sua se sto indagando su questo caso.

Mi piacque interpretare il ruolo di sorella minore, era praticamente il sogno della mia vita vivere una vita normale, avere amici e stare con delle persone che ti vogliano bene; questo, però, è tutto quello che mi immaginavo, prima o poi me ne sarei andata da quella famiglia, quindi cercai di non affezionarmi troppo.

Quando un giorno mi svegliai in camera mia come ogni mattina, andai in salotto e… orrore.

Vidi un corpo sconosciuto per terra da cui traboccava sangue e sulla scena del crimine c’era anche un’altra persona, con i capelli rossi e corti, col viso femminile e le mani con del sangue che gocciolava sul pavimento.

Il volto della ragazza si girò notando una presenza che potesse rovinare il suo piano.

Era Susie.

Rimasi paralizzata per un attimo poi mi ripresi e cercai di tirare fuori la pistola dal pigiama ma la signora Jonson mi fermò puntandomi una pistola che nell’attimo si era tirata fuori da una tasca dei pantaloni.

“Se provi soltanto a muoverti di un altro passo ti uccido.”

Mi si avvicinò lentamente mentre caricava la pistola.

Il cuore mi batteva forte.

Eccola davanti a me, solo dieci centimetri ci distanziavano.

Mi puntò la pistola alla testa.

“Cosa intendi fare? Spifferare a tutti chi sono realmente o stare zitta zitta per poi quando hai tempo chiamare i rinforzi? In tutti e due i casi muori.”

Quel momento di terrore svanì.

Un sorrisetto mi si stampò sul viso.

“Grazie per avermi fatto ricordare una cosa”

La ragazza mi guardò con faccia interrogativa.

Mi misi a ridere.

“Per tua informazione…”

Le diedi un calcio sul mento e mi allontanai tirando fuori la pistola.

Lei cercò di sparami ma io schivai tutti i suoi colpi.

“…sono una detective…”

Sparai due colpi che la sfiorarono e la distrai, in quei pochissimi secondi corsi dietro di lei e le puntai  la pistola dietro la schiena.

“…e non sono sola.”

Da fuori la porta si sentivano dei calci forti e violenti e l’oggetto si spaccò lasciando entrare tantissime persone armate.

“Getti l’arma a terra e metta le mani dietro la testa!”

Urlò uno di loro puntandole un fucile insieme agli altri.

La ragazza ubbidì, un uomo armato la perquisì e infine se ne andarono portandosela dietro puntandole continuamente le pistole.

Presi il cellulare.

“Ospedale? Venite subito in via Millefoglie n° 198 è questione di vita o di morte!”

E chiusi la telefonata guardando il cadavere meravigliata.

Era la sorella di Fill!

Ma com’è possibile?! Era quella di prima la sorella!

Pensai per un po’.

Ed ecco l’illuminazione.

“Ovvio! Chirurgia plastica!” Esultai.

Guardando bene il viso della vittima e notando pure che Susie Jane aveva una voglia dalla nascita sul braccio e l’assassino non l’aveva e la vittima sì sembra che sia la signorina Jane quella che sta morendo.

“Un attimo, Susie sta morendo?!”

In quel momento Fill arrivò un po’ assonnato (in pigiama ovviamente) e chiese cosa stava succedendo; io non risposi e riamasi lì a pensare e guardare il corpo ormai praticamente cadavere finchè non si avvicinò Fill per vedere cosa mi teneva attenta.

Vide il corpo di sua sorella e non reagì, si morse solo il labbro.

“Ora arriva l’ambulanza” informai io il fratello della vittima rassicurandolo anche se ormai ogni speranza era perduta.

Le palpebre della sorella si aprirono e Fill si piegò subito per vedere cosa voleva dire.

“Nick…. Blood si è… travestito… ha fatto finta di essere me per far credere che fossi io l’assassino e… se non fosse stato per Jane mi avrebbe cambiato viso facendomi avere il suo…” disse Susie Jonson a suo fratello e nell’ultima frase mi guardò.

Finalmente arrivò l’ambulanza e la portarono in ospedale dove ci fu una grande attesa e in quei minuti io e Fill ci parlammo.

“Andrà tutto bene, tranquillo” dissi io sicura che era una bugia quel che dicevo.

“Grazie per mia sorella.” Mi disse lui in tono freddo.

“Sai, non è niente per noi detective…” guardai Fill senza prestare attenzione a quello che dicevo veramente.

Lui si buttò fra le mie braccia.

“Se lei se ne andrà, chi starà con me?”

Mi scese una lacrima dall’occhio che arrivò sulla spalla di Fill.

Gli accarezzai i capelli e confermai sincera.

“Io”

 

 

  
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