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Autore: Shiki Ryougi    21/08/2012    2 recensioni
[Storia che ha partecipato al contest "Un'Ora e... la Violenza". SECONDA classificata.]
Amy non era pazza.
Amy aveva un obbiettivo.
I pazzi non li hanno. Agiscono e basta, pensano che ciò che fanno sia giusto. Non si chiedono il perché di una certa decisione.
Amy aveva tanta paura, le gambe esili le tremavano, il cuore esplodeva contro il petto, mentre il respiro si faceva a mano a mano più rapido e pesante.
I pazzi sono invincibili, o almeno credono di esserlo. Ma Amy non era pazza e il peso che le stringeva l’animo rischiava di schiacciarla.
Amy aveva soltanto qualcosa che non andava; per prima cosa non sarebbe mai dovuta nascere. Almeno questo le ripeteva da una vita suo padre.
Lei era una maledizione vivente, sangue putrido di morte scorreva nelle sue vene. La stessa luce che le animava il cuore era il volto del male, così che essa si era spenta da tempo.
Amy non era morta, ma neanche viva, esisteva, così come l’oscurità allunga i suoi artigli sul mondo.
Per suo padre lei era un zombie.
Amy non era pazza, soltanto stanca di vivere.
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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 Tipologia One-shot

 Lunghezza 940 parole

 Genere Drammatico, dark, introspettivo

 Avvertimenti Violenza

 Rating ROSSO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Amy non era pazza.

Amy aveva un obbiettivo.

I pazzi non li hanno. Agiscono e basta, pensano che ciò che fanno sia giusto. Non si chiedono il perché di una certa decisione.

Amy aveva tanta paura, le gambe esili le tremavano, il cuore esplodeva contro il petto, mentre il respiro si faceva a mano a mano più rapido e pesante.

I pazzi sono invincibili, o almeno credono di esserlo. Ma Amy non era pazza e il peso che le stringeva l’animo rischiava di schiacciarla.

Amy aveva soltanto qualcosa che non andava; per prima cosa non sarebbe mai dovuta nascere. Almeno questo le ripeteva da una vita suo padre.

Lei era una maledizione vivente, sangue putrido di morte scorreva nelle sue vene. La stessa luce che le animava il cuore era il volto del male, così che essa si era spenta da tempo.

Amy non era morta, ma neanche viva, esisteva, così come l’oscurità allunga i suoi artigli sul mondo.

Per suo padre lei era un zombie.

Amy non era pazza, soltanto stanca di vivere.

Stanca di sentirsi ripetere da quell’uomo, che era stato suo padre, che lei aveva ucciso la mamma.

Perché in quel momento lui non era più suo padre, era impossibile che lo fosse, era irriconoscibile. Riverso a terra, sul pavimento del salone, semi illuminato dalla luna, giaceva in una pozza di sangue.

Amy troneggiava sopra di lui.

Quello era un momento importante, tra un’ora esatta sarebbe stata libera.

Per la prima volta era felice; l’euforia la invase, come una droga devastante.

Cadde in ginocchio, tingendo le gambe di sangue. Un sorriso storto le attraversò il volto.

La paura era svanita. Nell’istante in cui aveva affondato il coltello nel ventre di quell’uomo, qualcosa dentro di lei s’era rotto definitivamente.

La sensazione sulla pelle del sangue caldo, schizzatole sul viso e il petto.

Vedere la luce abbandonare quel corpo ormai inerme.

La consapevolezza di essere sopra di lui, sporca del suo sangue, con un sorriso folle in viso, illuminato dalla luna e un coltello affilato stretto in mano.

La luce nel suo cuore si era riaccesa, alimentata dal sapore della vendetta.

Impugnò il manico del coltello con entrambe le mani e, ridendo, lo piantò nel collo del cadavere.

Estraendolo altro sangue le sporco le mani.

Continuando a ridere cominciò ad accoltellare quel corpo così simile a un fantoccio.

Ancora, ancora, ancora, sempre più forte, più violentemente.

Le ossa si spezzavano, il sangue non la smetteva di uscire.

Il volto di quell’essere, che era stato un uomo, era cancellato.

E Amy rideva, senza smettere di colpire.

Dopo tutto quella era la sua ultima ora, doveva trascorrerla come si deve.

Continuò ad infierire sul padre per un tempo indeterminato.

Tale era l’euforia che Amy perse la cognizione di qualsiasi cosa.

Ma non appena le sue braccia cedettero, a causa del prolungato sforzo, il coltello le sfuggi di mano e lei cadde stremata al suolo.

Padre e figlia giacevano l’uno accanto all’altra, come in un quadro familiare tradizionale. Mancava soltanto la mamma.

Amy non era sciocca, aveva pensato anche a lei, il piano era ben preciso.

Un’ora esatta prima del suo compleanno, Amy avrebbe ucciso quell’uomo, raccolto e portato il suo sangue alla mamma e poi, dopo sedici anni, finalmente sarebbero state insieme per sempre.

La madre era morta per darla alla luce, aveva donato la sua esistenza a lei e quell’uomo aveva imbrattato tutto quanto.

Amy avrebbe pulito quella vita sporca di odio con il sangue.

Metà dell’opera era compiuta.

La ragazza si accorse che mancavano soltanto venti minuti. Doveva fare in fretta, doveva correre.

Il cuore riprese a martellarle nel petto e la paura s’impadronì di nuovo di lei.

Con una spugna raccolse il sangue che aveva inondato il pavimento e ci riempì una bottiglietta da mezzo litro. Quando finì mancavano dieci minuti alla fatidica fine.

Con foga e determinazione uscì di casa, in una mano la bottiglia e nell’altra il coltello, ancora tinto di rosso.

Dimenticò la porta aperta e la casa rimase avvolta dal silenzio.

Amy correva, con la velocità che le sue gambe le permettevano.

Non rideva più, ma quel sorriso non voleva andarsene.

Sapeva di essere un’assassina ma non le importava, era troppo felice, soddisfatta a tal punto da aver dimenticato le conseguenze.

Raggiunse la lapide di sua madre, una misera sagoma di marmo, molto tradizionale.

S’inginocchiò e la terra fredda la fece rabbrividire.

Tremava e si sentiva mancare.

Forse la morte la stava osservando. Magari era proprio alle sue spalle.

Ormai rimanevano poco meno di cinque minuti.

Appoggiò il coltello a terra e svito la bottiglia.

Il sangue, grumoso, scarlatto e maleodorante, lavò la lapide.

Ogni male venne cancellato. O almeno così lei credeva.

Finalmente Amy aveva purificato la sua vita. Poteva andarsene.

Amy non era pazza, aveva solo qualcosa che non andava.

Prese il coltello e deglutì. Gli occhi piantati sul volto sorridente della madre, ritratto sulla lapide.

Amy voleva giustizia.

Alzò il coltello al cielo e smise di sorridere. Appoggiandosi alla tomba, affondò con forza il pugnale nell’addome.

Le tempie presero a pulsarle tremendamente, le lacrime le offuscarono la vista e il dolore lancinante la trapassò, facendola gemere.

Mentre pian piano si svuotava, si accasciò. Lo sguardo ancora sul volto felice di sua madre.

Il dolore fortissimo si fece sempre più tenue.

Il suo sangue era dappertutto.

La morte dietro di lei, la mamma davanti e il cielo sopra.

Amy sapeva che ciò che aveva fatto era giusto. Ma dall’altronde i pazzi pensano di agire bene.

E per questo aveva dimenticato che il cielo rifiuta gli assassini.

Era diventata pazza.

Scoccò l’ultimo minuto ed Amy sprofondò nel nulla.

In fondo, con la sua convinzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Avviso i lettori che a prima volta che scrivo una storia del genere. Spero di aver fatto un lavoro accettabile. Cioè che non faccia schifo. Lascio a voi, sperando in consigli per migliorarmi. ^^

AVVISO: Siccome la protagonista non è sana di mente la storia è stata resa a posta un po'confusa, soprattutto nei pensieri. Per rendere l'idea del casino mentale della nostra Amy.

Link al contest à http://originalconcorsi.forumfree.it/?t=62545388

 

Risultato del Contest:

Grammatica, sintassi, ortografia e lessico: 8 / 10
Sviluppo della trama:  9.5 / 10
Caratterizzazione dei personaggi 10 / 10
Espressività: 8 / 10
Originalità: 7 / 10
Attinenza al tema e ai parametri posti: 10 / 10
Valutazione finale:  8.7 / 10

Commento

Questa storia mi ha fatto letteralmente rabbrividire.
Le prime righe sono molto confuse, troppo anche per la descrizione di un disturbo mentale. Alcune frasi sono significative, ma perdono rilievo se espresse così confusamente. Il lessico è quello che ha "penalizzato" di più la storia: in alcuni punti è di un livello abbastanza elevato, in altri è un po' basso. Ho trovato anche alcuni errori grammaticali.
Perfetta l'attinenza ai parametri, è proprio il tipo di storia che mi sarei aspettata. Molto buona anche la caratterizzazione del personaggio.
La trama, essendo lineare, è ben sviluppata, anche se forse avresti dovuto descrivere più approfonditamente il rapporto tra Amy e il padre, che si capisce essere negativo, ma che a mio parere meriterebbe un po' più di attenzione.
L'originalità è un po' bassa perché casi di omicidio legati alla pazzia sono molto frequenti.

   
 
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