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Autore: Nindia Cobs    21/08/2012    3 recensioni
''Storia che ha partecipato al contest amor cha nullo amato amar perdona ed è arrivata solo per colpa di un punto al quarto posto''
''Lui era vicino a me, riusciva a penetrare nella mia anima con un solo sguardo. Anche al buio riuscivo a percepire la sua presenza, anche al freddo riuscivo a percepire il suo respiro caldo accarezzarmi la pelle... Lui era lì, stava per volarsene via, non era più l'angelo caduto che conoscevo, probabilmente aveva dimenticato chi era e chi ero io per lui. Non volevo dirgli addio, i sensi di colpa mi stavano consumando assieme alla curiosità. Chi era la vampira che aveva amato tanto da perdere le ali? Me lo doveva dire, prima che la gelosia mi trascinasse via da lui. Prima che la gelosia diventasse parte di me, prima che entrasse nel mio cuore, dove c'eri sempre stato tu, soltanto tu Simon...''
Una storia d'amore tra una vampira e un angelo caduto. A volte l'amore dipende da chi sei, perché si può trasformare in odio, o addirittura in qualcosa di proebito...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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Il mare era così sereno quella notte, eppure nella sua mente si stava scatenando una tempesta. Una tempesta troppo imperiosa da sopportare. Troppo pericolosa per sopravvivere. Il vento le accarezzava i capelli, il sole che  stava per spuntare in cielo le ricordava che fra poco sarebbe arrivato il giorno, pieno di luce. E la luce non era la sua fonte di vita. Per un vampiro come lei tutto era indispensabile. Riusciva a fare a meno del sangue per giorni, prima di incontrarlo non aveva bisogno di niente, ma adesso dipendeva dall'amore e, sapeva che per quelli come lei innamorarsi di un angelo caduto faceva soffrire, perché avrebbe potuto volarsene via da un momento all'altro, ma doveva prima salvare una vita. La sua. Quando l'aveva incontrato dentro di lei regnava il buio, l'oscurità, adesso splendeva come una stella, quella più luminosa. Purtoppo un angelo non può innamorarsi di un non-morto o verrano spezzate lui le ali. Ma Simon non le possedeva, era già stato innamorato di una di loro e questo pensiero le dava i brividi : si era rovinato con le sue stesse mani, proprio come Aris. Adesso aveva riaquistato quello che aveva perso, ma se avessero scoperto che lui frequentava un vampiro, lo avrebbero punito di nuovo allo stesso modo. Lui non capiva che lei aveva perso qualcosa di più importante, non poteva capire che le aveva rubato il cuore e, questo le faceva male nel petto, dove la ferita non si era ancora riemarginata. Adesso Simon aveva detto addio alla vampira per molto tempo, loro due non erano destinati a stare insieme e lei aveva l'obbligo di accettarlo. La sua mente pensava a dimenticarlo, il suo cuore invece voleva trarre felicità ricordando tutto quello che avevano passato insieme. Tutto quello che erano. Forse non c'era mai stato nulla, forse solo un'attrazione, eppure lei desiderava rivederlo, riascoltare le sue dolci parole che diventavano sussurri e, risentire le sue labbra sulle sue che li completavano.

                                               * * *
                                    L'anno precedente...

Una ragazza dalle iridi grige aspettava all'angolo di un bar. Nessuno l'aveva mai vista, nessuno sapeva il suo nome e nessuno voleva saperlo. Per tutti era un' enigma, un mistero. Nascondeva il suo volto sotto un cappelo che rappresentava la immaginaria maschera che portava. Era un'ingiustizia non poter far ammirare al mondo la perfezione dei suoi occhi, ma non sempre quello che è bello è buono. Infatti bastava un solo sguardo per tramutare ogni umano in pietra, bastava solo un attimo per distruggere una vita... Un uomo vestito di nero le si avvicinò, salutandola con un cenno della mano. Lei si alzò sulle punte per raggiugere quasi la sua altezza e abbracciarlo. Non voleva che finisse mai quel momento, ma il tempo scorre velocemente e, i giorni brutti non sembrano passare mai. A volte i sogni si trasformano in incubi e, quegli attimi, minuti, anni, un'intera vita addirittura, ci rimane impressa nella nostra mente e, ogni volta che li ricordiamo, un sorriso amaro s'intravede sulla nostra bocca, quella che è stata sfiorata da un'altra in un ultimo bacio.
-Ciao, è da quando eravamo bambini che non ci vediamo Simon. All'epoca così innocenti i nostri cuori...-sospirò Aris distogliendo lo sguardo, cercando di ricordare le avventure passate, appartenenti alla propria infanzia.
-Eppure il tuo non batte da un bel po'...-ridacchiò il giovane indicando il suo petto. Sembrava che tutti quegli anni che si portavano alle spalle non fossero mai passati, dentro di loro erano ancora quei bambini che amano scherzare e le passeggiate in riva al lago. Quei bambini troppo felici per preoccuparsi di quello che sarebbe accaduto in futuro. Troppo bambini per accorgersi che stavano commettendo uno sbaglio... Lei rise.
-Quando sorridi sei ancora più bella.-le sussurrò accarezzandole una guancia con il pollice. Lei ricambiò, abbassando lo sguardo un po' imbarazzata. Si erano promessi da piccoli che un giorno si sarebbero sposati, una promessa di un bambino non è infantile, ma pura, però loro erano adulti e quella poteva soltanto essere un ricordo rinchiuso nel loro cuore. Fin dall'inizio provavano qualcosa l'uno per l'altra che era andata a crescere con il passare del tempo, grazie alla voglia di rivedersi, al desiderio di abbracciarsi... e molto, molto di più.
-Ehm, sai che non possiamo farci vedere in giro così...-bisbigliò Aris con un filo di voce. Le regole erano fatte per essere infrante per lei, ma quella situazione era troppo grande da gestire facilmente, soprattutto perché era con lui. Così lo incitò a seguirla per un tratto di strada che li avrebbe portati a casa sua. Quella villa immensa la detestava, era troppo vuota, ci viveva solo Aris e desiderava tantissimo poter colmare quel vuoto, ma c'erano soltanto i ricordi a tenerle compagnia. Solo e soltanto ricordi...
-Te la sei dimenticata? L'abbiamo costruita fingendo che fossimo una famiglia.-indicò una casa su un albero di ciliego nel giardino di suà proprietà-Era il mio gioco preferito...-ammise arrossendo. Lei annuì, poi prese la mano di Simon. Voleva riportarlo su quella piccola dimora, era così minuscola eppure si sentiva al sicuro, sembrava essere quella la sua vera casa, piena di ricordi ma anche di speranze.
-Sei brava con la lievitazione ?-domandò preoccupato anche se con aria comica. Lei gli fece l'occhiolino e volò nel cielo, per poi atterrare sulla casa sull'albero. Lui fu sorpreso, perché da piccola aveva difficoltà a volatilizzarsi, questo gli faceva capire che era cresciuta, era cambiata e che però sembrava la stessa di sempre. Voleva ricordarsela come la solita ragazzina di dieci anni che desiderava essere una principessa delle favole e trovare il suo principe azzurro. Era la sua principessa, lui era il suo principe e insieme avrebbero governato il regno, questo faceva parte dei suoi sogni, eppure lo desiderava tanto da crederci.
-Si, è proprio come da bambini...-disse gaurdandosi in torno.
-Il bello è che le cose cambiano per colpa dell' uomo e le persone cambiano per colpa del tempo !-sibilò accennando una smorfia un po' triste. Lui le prese il mento, guardandola negli occhi.
-Non mi piace vederti così, so che non ti senti serena perché ho perso le ali ma non devi preoccuparti. Troverò una vita da salvare e volerò in cielo.-la rassicurò lui. Purtoppo agli angeli spuntano le ali all'età di dodici anni e sono costretti a lasciare questo mondo per sempre. Però lui si era innamorato di un vampiro, il suo nome non l'aveva mai nominato, ma lei un po' era gelosa, lo amava ancora e, il pensiero di dover riaffrontare la perdita dell'uomo a cui non avrebbe mai fatto del male, a cui avrebbe potuto sacrificare la sua vita per salvarlo, la faceva stare peggio. Chi era quella che gli aveva rubato il cuore ? Cosa aveva più di lei ? E soprattutto, che fine aveva fatto ?
-Puoi stare da me se vuoi...-rispose fredda voltandosi. Ce l'aveva con lui, si era ripresentato di nuovo, era entrato anche nella sua vita senza permesso quando si era quasi rimeraginata la ferita immaginaria che le aveva provocato il suo addio. Poi sapeva benissimo cosa provava per lui e, ammettere davanti a lei di essersi innamorato di un'altra della sua stirpe, le faceva odiare quella donna, perché aveva reso infecile lei e Simon.
-Sono felice di rivederti.-disse dolcemente dandole un bacio sulla fronte.-Sei così fredda, eppure emani calore da tutti i pori.-
Lei abbozzò un sorriso. Quel gesto lo faceva solo e soltanto per amicizia. Quello che poteva sembrare a lei un uomo che l'amava ancora, in realtà aveva perso le ali e quindi quello che teneva di più caro al mondo per colpa di un'altra donna. Si sentiva tradita e umiliata, lei voleva sentirsi così, perché se fosse stata tradita significava che tra lei e Simon c'era un  legame, ma in realtà era solo paranoica, gelosa ed egoista, non c'era nulla, solo vuoto. Solo oscurità...
-Come si chiama la donna che hai amato tanto da perdere le ali ?-domandò con gli occhi tetri, pieni d'invidia. Lui le mise una mano sulla spalla.
-Non ha importanza. Adesso ci sei tu.-sorrise. Lei si girò di scatto con le lacrime agli occhi, afferrandolo per la giacca violentemente e sbattendolo quà e là.
-Si invece !-esclamò. Poi si lasciò cadere a terra, sul pavimento di ciliegio dove le sue lacrime erano state versate tutti quegli anni. L'aveva dovuta abbandonare e, adesso eccolo lì, davanti a lei... Eppure desiderava che non fosse lì, che non avesse perso le ali, così almeno sarebbe andata avanti senza pensare che l'unico uomo a cui voleva bene veramente, si era distrutto con le sue stesse mani per colpa di una donna anonima. Solo il nome, solo quello voleva sapere. A volte un nome è più importante di una vita, a volte un nome rende una ragazza innamorata serena...
-Non sei pronta per sapere il  nome.-
-Non sono più una bambina, Simon. Adesso sono cresciuta, sono pronta a tutto.-gli spiegò imponendo a se stessa di non tremare. Aveva paura di sapere il suo nome, ma troppe lacrime erano state versate, la verità doveva sorgere a galla, anche se questo l'avrebbe fatta soffrire. Anche se questo sìgnificava conoscere il volto di chi aveva reso il suo pieno di lacrime.
-Non posso dirtelo ancora. Potresti odiarla troppo perché è una persona che conosci molto bene, forse anche meglio di me. Non chiedermelo ancora, ti prego !-la supplicò congiungendo le mani per convincerla. Lei abbandonò la sua espressione impassibile e dura e, sorrise.
-Va bene, ma promettimi che un giorno me lo dirai...-
-Signorina Aris Jhonson, glielo prometto.-disse con fare teatrale facendo un inchino molto formale. Lei rise, era così buffo, la rendeva felice a volte.
Entrarono in casa e lei lo invitò ad accomodarsi.

Flashback :

Una bambina di dieci anni, dai riccioli neri, gli occhi grigi e la carnagione chiarssima gioca con un ragazzo sui dodici anni, dalla chioma bionda, gli occhi scuri come l'ebano e la pelle livida. Lei tiene in braccio una bambola e la culla come se fosse sua figlia, invece l'altro finge di leggere il giornale. Sembrano proprio una famiglia felice.
-Simon è pronto !-esclama sorridendo Aris, con una voce angelica e innocente. Lui ricambia il sorriso toccandosi la pancia.
-Gnam ! Ho proprio fame !-dice teatrale. Lei sta per dargli un piatto con della frutta finta, ma casualmente inciampa e si sloga la caviglia. Piange e il piccolo Simon non sa che fare, si guarda intorno mentre l'amica è triste e invoca la mamma.
-Ahi ! Aiutami ho paura !-
Lui vuole darle una mano, ma il cielo all'improvviso si fa cupo, scuro e nuvoloso. Degli angeli dalle imponenti ali nere scendono sulla Terra e lo raggiungono, con una pergamena in mano.
-Simon Holsen ?-domanda molto formale uno di loro.
Lui da' un ultimo sguardo ad Aris.
-Ehm, si...-ammette timidamente.-Cosa volete da noi ?-
L'angelo parla cripticamente e sottovoce con una delle guardie alate che lo afferra per il braccio, facendolo molto male. Lui incomincia a piangere. Poi sempre lo stesso s'inalza nel cielo, portando Simon sempre più in alto. Sempre più in lontano da lei...
-Ariiiiis ! Ariiis !-cerca di chiamarla ma non ottiene nessuna risposta, sente solo il suo eco.
-Simon dove sei ? Simon !-urla con tutta il fiato che tiene in gola, portandosi le gambe al petto per la paura. Lei piange, quella notte nessuno la riesce a trovare, per la prima volta ha versato lacrime innocenti, pure come il suo cuore che quel giorno per la prima volta si è frantumato in piccoli pezzettini.

                                
   Fine flashback.

-Non pensavo che saresti ritornato... Mi hai reso felice, mi hai salvato la vita.-mormorò sorridente Aris, anche se forse quella frase agli occhi degli altri poteva sembrare eccessiva. Ma la gente non sapeva quanto l'aveva aspettato, gli mancava e non solo come un amico. Lui stava davanti al fuoco, si era tolto la camicia perché la pioggia l'aveva inzuppata d'acqua e, per lei era troppo vicino, si sentiva in imbarazzo. Da bambini non era così. Da bambini erano felici !
-Sul serio ?-
-Si... Sono triste ma allo stesso tempo serena quando ci sei tu.-ammise arrossendo e abbassando lo sguardo. Lui sistemò la sua camicia sul bordo del caminetto e l'abbracciò. Lei chiuse gli occhi, sembrava un sogno. Però il suo corpo era troppo vicino, lui non doveva abbracciarla in quel modo, non doveva illuderla, non amava lei, amava un'altra. Aveva sacrificato le sue ali non certo per Aris, quindi lei non poteva sacrificare il suo cuore per Simon.
-Non sai quanto ti sono debbitore. Se ti ho veramente salvato la vità potrò salirmene in cielo !-esclamò sorridendo. Mi ha abbandonato ti sua spontanea volontà adesso, riflettè.
-Wow ! Ehm... è grandioso !-finse di esultare, ma sapeva benissimo che era tutta una falsa. Lui la scrutò attentamente.
-Cosa c'è ?-
Simon non rispose.
-Devo dirti una cosa Simon, forse sarebbe meglio, è da egoisti tenermela per me.-sibilò. Si impose di continure, oramai aveva iniziato la frase, doveva finirla a tutti i costi, senza pensare alle conseguenze disastrose che avrebbe provocato.
-Dimmi.-tagliò corto lui. Lei si avvicinò, mordendosi il labbro inferiore. Si poggiò le mani sulle ginocchia per restare calma e, iniziò a parlare.
-La ragazza che pochi giorni fa hai salvato, quella che stava affogando ero... ero io-confessò colpevole. Lui poteva riaquistare le ali solo se sapeva il nome di chi aveva aiutato, Aris non glielo voleva dire all'inizio per non essere abbandonata subito, ma la solitudine stava lasciando il posto alla paura e ai sensi di colpa.
Lui sbuffò.
-Perché non me l'hai detto ?-domandò sospirando. Non la stava guardando negli occhi, non ne aveva il coraggio.
-O-oramai te l'ho d-detto, non serve una s-spiegazione...-balbettò molto nervosa. Si massaggiò le tempie per lo strees. Bastava un grazie per non farla sentire in colpa, ma lui invece la stava rimproverando. Come se fosse stata lei ad abbanonarlo. Come se fosse stata lei a mettere una pietra sopra al passato e andare avanti...
-Io so perché... Ma non ho il coraggio di dirlo, non possiamo e lo sai.-
Lei annuì timidamente. Adesso Aris era passata dalla parte del torto. Eppure sempre Aris doveva rimetterci. Sempre.
-Il tempo me l'ha fatto capire.-sussurrò. Lui sorrise amaramente. Odiava vederla così, anche Simon era affezionato a lei, le mancava molto, ma qualcosa lo bloccava. C'era solo un modo per rendere felice lei e anche lui. Non importavano le conseguenze, anche se poteva riavere le ali, non aveva nulla da perdere. A parte Aris ovviamente...
-Io vorrei tanto fare una cosa...-disse a bassa voce. Lei inspirò. Lo conosceva troppo bene per domandargli di cosa stesse parlando. Non ce n'era bisogno.
-Fallo.-
-Cosa ?!-
-Fallo.-gli ordinò decisa.
La vampira deglutì. L'angelo le si avvicinò, prendendola per il mento. Le loro labbra si unirono in un bacio proebito, ciò lo rendeva ancora più sublime. Quel bacio non sarebbe mai stato dimenticato. Lei gli accarezzò la schiena, mentre lui affondava le sue dita nei suoi morbidi capelli scuri. Volevano continuare e continuare, e continuare, ma non potevano andare fino in fondo, o sarebbero stati troppo deboli per smettere.
Lei insiprò affanosamente.
-Ti amo Simon.-
Lui poggio il suo dito sulla bocca della ragazza, facendola tacere.
-Shh. Non fare promesse che non puoi mantenere.-le consigliò ribaciandola. Lei ricambiò, stringendolo ancora più forte.
-Non è una promessa, è una confessione. Io non ti dimenticherò. Non puoi imporre a una persona di non amarti.-
Lui le prese il viso, molto serio.
-Tu devi farti una vita, io non starò quì per sempre. Ti ho salvato, voi vampiri siete sensibili all'acqua e quando ho visto quella donna in difficoltà, ho capito subito che era una di voi ed era come uccidere te, così l'ho aiutata. Tutto quello che faccio lo faccio per te, ma adesso io devo abbandonarti di nuovo. Mi dispiace.-mormorò con le lacrime agli occhi proprio come Aris.
-S-simon, p-perché stai andando in c-cielo ? Per me ? N-no !-balbettò. Non poteva capire che essere un angelo caduto ti provocava dolori maggiori di essere abbandonati da chi ami.
-Addio.-
-Questa volta non urlerò il tuo nome alle stelle, non piangerò per tutta la notte, non ti penserò ogni secondo della mia vita. Questa volta cercherò di dimenticare cosa mi hai fatto. Cercherò di illudermi di riuscirci. Addio.-
A lui spuntarono delle ali nere come i corvi e sparì nel cielo di quella notte cupa. Quella notte che Aris non dimenticò mai.

                                         * * *

                                   Un anno dopo...

E adesso si trovava lì. Su quella maledetta spiaggia ad aspettare qualcuno che non sarebbe arrivato mai. Aveva fatto un sogno la notte precedente dove Simon ritornava da lei proprio in quel luogo. A volte si è tanto disperati da imporsi di credere a cose impossibili. Sentì il rumore di alcuni passi che si avvicinavano. Qualcuno era lì. Lei non si girò. Deglutì soltanto.
-Chi sei ?-domandò con un filo di voce respirando affanosamente anche se essendo un vampiro poteva anche farne a meno.
-Io mantengo sempre le promesse.-ghignò una voce argentea dietro di lei.
-Oh... ''Sei ritornato''...-bisbigliò abbassando lo sguardo e fingendosi indifferente. Dopo un anno eccolo lì, sorridente come se non fosse successo niente. Forse nascondeva bene le sue emozioni, o forse era solo un demone sotto le vesti di un angelo.
-Di quale promessa parli ?-continuò lei.
Lui fece il misterioso e non rispose subito.
-Sei pronta per sapere l'indentità della donna che mi ha reso un angelo caduto.-la informò sedendosi accanto a lei. Guardò l'orizzonte per prendere tempo.-Forse ero io quello che non era pronto...-
-Chi è ?-
-Tu.-
Aris lo guardò con gli occhi serrati. Quindi ha fatto tutto per me ? Quindi lui mi ama !, pensò.
-Come hai detto tu : non bisogna imporre agli altri di non amare e neanche a se stessi. Io non riesco a dimenticarti. Sono destinato ad essere un angelo caduto e con te, sono destinato a essere anche un uomo felice.-disse dolcemente baciandola. Lei lo strinse a sè. Per la prima volta il tempo non passò in fretta, anche se era il giorno più bello della loro vita : l'amore può fare grandi cose ma sono le persone che lo fanno sbocciare e la vita che lo fa andare avanti. Non doveva più urlare il suo nome alle stelle, perché esse insieme al cielo erano testimoni del loro grande amore. Un amore che non sarebbe finito mai. Un amore che neanche il tempo avrebbe cancellato.
   
 
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