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Autore: Scandal    22/08/2012    5 recensioni
OS postata in sostituzione di una vecchia longfic che non potrò più pubblicare, causa ben altre Ispirazioni -con la I maiuscola u.u-.
Dedicata ad aoko_90, che mi aveva chiesto di ripostare la fic. Mi dispiace, davvero. Chissà se leggerai mai questa.
•Eri centric•Eri/Kogoro•Accenni Yusaku/Yukiko•
Molti le avevano chiesto cosa ci trovasse in lui: non era bello, né colto, né elegante o ricco.
Eri aveva risposto ad ognuno con la medesima frase: “Ci vedo tutto quello che non ci vedi tu”.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eri Kisaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All You Don't See

Dedicata ad aoko_90



I petali di ciliegio cadevano lentamente sulla strada di mattonelle lisce, ondeggiando leggermente al suono del vento. Era una bella giornata di primavera; gli animi delle studentesse della Teitan High erano in subbuglio: il ballo si stava avvicinando, e tutte dovevano recuperare un cavaliere di eguale decenza agli abiti che portavano.
“Allora, Eri, già invitato Mouri al ballo?” domandò con una punta di malizia Yukiko Fujimine, dando una gomitata al fianco di Eri.
Eri Kisaki arrossì, gonfiando le guance. Alzò il mento con stizza, facendo ondeggiare i bei capelli castani, e allungò il passo. Ignorò l’amica e proseguì verso casa, con portamento austero.
“Insomma, quanto la fai difficile!” sbuffò Yukiko.
Eri, a quell’affermazione, si sentì ribollire di rabbia. Bloccò con un piede a mezz’aria. Strinse i pugni e si girò di scatto, inclinando il busto e portando le mani ai fianchi.
Lei la faceva difficile? Oh santo cielo! Era realmente complicato, certo, se non uscivi con quel babbeo di Kudo!
Sono io che la faccio difficile? Ma per piacere… certo, se esci con uno come Yusaku è tutto più facile…” rise, scuotendo la frangia.”Quante volte ti sei dichiarata, Yukiko? Fammi indovinare…. Cinque, dieci, ventimila? E quante volte lui è scappato via arrossendo e ignorandoti, facendo finta di niente? Fammi di nuovo indovinare… oh, sempre!” osservò malevola.
“Stai forse dicendo che Mouri è più sveglio di Yusa-chan?”
Yukiko inarcò un sopracciglio: questo prese a tremare pericolosamente.
“No.” sospirò Eri. Di Kogoro si poteva dire tutto, tranne che fosse intelligente.
“Però almeno lui ascolta le persone quando gli parlano!” riuscì a riprendersi in corner.
“Se è così,” gracchiò la Fujimine, girandosi di spalle, “vacci da sola al ballo. Io non ti aiuterò con quel tipo. E pensare che… va be’, lasciamo perdere.”
“Come vuoi” sentenziò l’altra.
Ognuna riprese la via verso la propria abitazione, mentre i passanti si guardavano allibiti.
“Pazze” borbottò una vecchietta con un cesto di frutta in mano. Si sedette su una panchina e gettò il capo all’indietro, cercando di riposare.
“Gioventù d’oggi”

***


La musica era, per quanto piacevole, assordante.
La palestra della scuola era addobbata con numerosi festoni, appesi qua e là. Nel centro del campo da basket stava un tavolo, adibito al rinfresco. Pasticcini, panini e leccornie varie erano sistemate su numerosi piatti, accanto ai quali erano sistemati una scodella per il punch alla fragola e degli analcolici.
Un ragazzo, alto, statuario e con un leggero accenno di peluria sul viso, girovagava qua e là, con una stoviglia in mano. Schizzava da una parte all’altra, riempiendosi il piatto di cibarie. Non era un tipo molto raffinato, lui, e si sedette su una sedia all’angolo, iniziando a divorare la sua porzione di torta con le mani.
Eri, dall’altro capo della sala, scosse la testa. Era stata sciocca ad aspettare un invito da Kogoro: non era un tipo per niente romantico. Avrebbe dovuto chiedere scusa a Yukiko, per prima cosa, ed accettare il suo aiuto come le sue incessanti punzecchiature.
Yukiko che, dal canto suo, volteggiava al fianco di Yusaku, avvolta nel suo vestito verde. Gli occhi d’entrambi, nonostante i diciassette anni d’età, avevano ripreso quella lucentezza e profondità tipica degli occhi d’un neonato.
Che carini.
Tornò a Kogoro che, finito di mangiare a sbafo, stava ben pensando di andarsene, quando le luci in sala si fecero più soffuse e partì un brano, un lento. Il ragazzo si bloccò, la crema pasticciera ancora agli angoli della bocca, e si guardò in giro, agitato.
Che stia cercando me?
Eri ascoltò le prime note della canzone, che riconobbe come una di quelle della giovane cantante Yoko Okino. Sospirò.
Ecco perché si è fermato, sta solo cercando qualcuno con cui ballare la sua canzone preferita.
Ma Kogoro si mosse proprio verso di lei.
“Ti va di ballare?”
Eri annuì, le guance rosse, mentre lui ancora si grattava il capo per l’imbarazzo.
Iniziarono a danzare, in cerchio, non propriamente leggiadri per la goffaggine di lui.
“Ahia! Mi hai pestato un piede!”
“Eh, eh. Scusa..”
Eri sorrise: in fondo, le andava bene così.
Il titolo della canzone? “Mukashi no koi”.
Antico amore.

***

Eri sgranocchiava una mela. Al suo fianco, Yukiko era immersa nella lettura del libro di storia. Il destino, beffardo, aveva voluto riservare gli ultimi posti vicini in cortile, durante all’intervallo, non a una coppietta, ma bensì a due amiche bisognose di riappacificarsi.
Eri sospirò. Se lei non si fosse sbrigata a fare il primo passo, quella testardona di Yukiko  probabilmente non l’avrebbe considerata neanche di striscio.
“Ieri, non so sei hai visto…”
La risposta dell’altra non si fece attendere.
“Sì, con Mouri è andata bene…”
Passò qualche minuto di silenzio. Gli occhi della bionda scorrevano sulle frasi stampate del libro, e la mela di Eri era quasi giunta al torsolo.
Bastò un attimo.
Yukiko fu scossa come da un fremito, prima di gettarsi fra le braccia dell’amica.
“Oh, scusa, scusa tanto” singhiozzò. “E’ colpa mia, non avrei dovuto essere così insolente…”
Eri le accarezzò i capelli; sviò il discorso per cercare di interrompere la sofferenza dell’amica.
“Ti perdono se mi dici come è andata con Yusaku”
Yukiko cominciò ad agitarsi fra le braccia dell’amica, prima di rialzare il busto e congiungere le mani come in preghiera. Continuando a sobbalzare, alzò gli occhi al cielo, sognante, e disse:
“Ci siamo fidanzati!”

***

Eri ripensava ai giorni del liceo come i più rosei e privi di preoccupazioni.
Stava con Kogoro ormai da tre anni, così come Yukiko era con Yusaku da qualche mese in più.
E’ normale pensare a vent’anni di sposarsi?
Negli ultimi tempi, Eri aveva iniziato i suoi studi in giurisprudenza, ma il pensiero di convogliare a nozze con Kogoro l’affascinava ogni giorno di più.
Mordicchiò appena l’estremità superiore la matita, continuando a sottolineare il libro di legge alla luce fievole della lampada. Tutt’intorno era buio: i suoi erano andati a dormire.
Molti le avevano chiesto cosa ci trovasse in lui: non era bello, né colto, né elegante o ricco.
Eri aveva risposto ad ognuno con la medesima frase: “Ci vedo tutto quello che non ci vedi tu”.
Tuttavia, era vero solo in parte. Per lei non erano un problema le qualità che venivano a mancare a Kogoro: gli piaceva lui. Come se la sua complessità lo affascinasse.
Scrutò l’ora. L’una passata. Era tempo delle chiamate random di Yukiko. Strano che non si fosse ancora fatta sentire.
Il cellulare squillò.
Come non detto.
Rispose alla chiamata con la velocità d’un ghepardo, avvicinandosi l’apparecchio all’orecchia.
“ERI!” strillò Yukiko. “Non sai cos’è successo oggi!”
“Calmati e racconta” Era troppo abituata a quelle situazioni.
“Yusaku mi ha portato al Beika Center Building e mi ha chiesto di sposarlo!” urlò, elettrizzata.
“CHE COSA?”
“Poi ero io quella che si doveva calmare, eh!”
“Zitta e racconta”

Yusaku sbatté la mano sul tavolo, alzandosi di scatto.
La guardò profondamente negli occhi, mentre lei lo osservava stupefatta.
“Yukiko, mi vuoi sposare?” quasi gridò alla tenue luce della candela.
Le sue guance si tinsero di rosa e Yukiko annuì, felice.


“Non propriamente romantico” la punzecchiò Eri con sarcasmo.
“E chi se ne frega! Io mi sposo!”
“Congratulazioni”
Un attimo di silenzio.
“Sai, secondo me tra poco toccherà anche a te”
Speriamo.

***

La luna illuminava appena le due figure che si muovevano scaltre della notte.
Il braccio di Eri, nella stretta di Kogoro, le doleva ormai da tempo. Ma lui la stava tirando con insistenza in un posto chissà dove. Aveva provato più volte a chiedergli dove stessero andando, ma lui non aveva dato risposta. La sua faccia corrucciata e l’innaturale silenzio la inquietavano.
Kogoro si bloccò di scatto davanti ad un famigliare edificio.
La Teitan High.
Si infilarono all’interno e Kogoro la condusse per i corridoi verso la palestra.
Una volta entrata nel campo sportivo, Eri rimase senza fiato. Era addobbata esattamente come quella volta. C’erano gli striscioni, il punch… identica.
Sperava soltanto che Kogoro non si rimettesse a mangiare.
“Seguimi”
La portò nel centro esatto. Dopodiché tirò fuori qualcosa dalla tasca, se lo nascose dietro la schiena e si inginocchiò davanti a lei.
Gli occhi di Eri erano ormai lucidi per la commozione.
Non ci credo…
“Ti amo. Ti amo più di chiunque altro al mondo. Voglio vivere per sempre con te. Non so cosa darei per avere solo un pezzo del tuo cuore. Mi vuoi sposare?”
“Solo un pezzo? Tieni spazio libero per le altre?”
“Ma scusa, ti ho fatto una dichiarazione stupenda e tu ne consideri solo una frase?”
“E dai, stavo scherzando. Certo che ti voglio sposare, romanticone”

***


Eri era seduta sulla tavoletta del WC. Fra le mani teneva la famosa scatolina.
Aspetto il tempo necessario e controllò il risultato del test.
Positivo.
Era incinta.
Ora doveva solo dirlo a Kogoro. Ma come?
“Senti, amore mio… io, ecco, sono.. io sono, sono incinta”
No. Troppo incerto.
“KOGORO MOURI, SONO INCINTA!”
Decisamente nel suo stile, così austero e aggressivo, ma preferì evitare di terrorizzare il marito.
Alla fine decise che il momento le avrebbe dettato i termini giusti con cui rivolgersi al consorte.
Aspettò con impazienza il ritorno del marito. Quando sentì la serratura del portone d’ingresso scattare, si alzò in piedi.
“Tesoro, come stai?” il marito si tolse le scarpe e si infilò le pantofole, come tutti i giapponesi, e abbandonò le manette e la pistola in dotazione sul comò.
Eri non rispose.
Si avvicinò a lui e gli posò entrambe le mani sulle spalle, poi prese fiato.
“Aspetto un bambino”
Lui sgranò gli occhi.
“Ma è fantastico!” gridò. Abbracciò la moglie e si mise a saltellare per la casa, con la lingua di fuori.
“DIVENTERÒ PADRE! DIVENTERÒ PADRE!”
Corse fuori ancora in ciabatte, la lingua ancora scoperta e la pioggia battente che gli bagnava la divisa.
“Hey, tu, diventerò padre!”
“Anche tu, lo sai che diventerò padre?”
Se ne andava così per le strade di Beika. Un poliziotto in pantofole che importunava la gente per le vie di Tokyo.
I passanti rispondevano con un “Congratulazioni, signore” per poi proseguire il cammino con un sorrisetto ilare in viso. Però, subito dopo, li sentivi bisbigliare:
“Ma quello da dove è uscito?”

***


In un bar del centro, Yukiko ed Eri sorseggiavano il proprio tè. Entrambe portavano un grosso pancione, ma, nonostante tutte le sofferenze che la gravidanza portava, erano forti e ilari come un tempo.
“Allora, maschietto o femminuccia?” indagò quella che ormai era la degna signora Kudo, inzuppando un biscotto alla cannella nel liquido mielato.
“Femmina!” rispose con un gran sorriso Eri. Aveva sempre desiderato avere una figlia femmina. Il maschio sarebbe stato soggetto alle forti influenze di quello zotico di Kogoro.
“Il mio è un maschietto” controbatté con occhi sognanti l’altra. “Ci pensi che bello… magari un giorno li vedremo insieme!”
“Certo, come no, e si sposeranno anche” grugnì sarcastica la giovane avvocata.


Anni dopo, Eri, da tempo separata da Kogoro, controllò la sua casella di posta. C’era un unico bigliettino bianco e terso, finemente decorato sul bordo.
Un invito di matrimonio.
Ma da chi, poi?
Eri, in cuor suo, lo sapeva già:
Shinchi e Ran.
In fondo, Yukiko aveva avuto ragione.
E così comprese che la sua bella favola era finita, conclusa: era ora di lasciare spazio ad altri due giovani innamorati.






Omake

 Stretto a sè il braccio del padre, Eri s'incamminò verso l'altare. La luce giocava con il suo vestito bianco come la spuma del mare.
Scorse il prete, in fondo, ma di Kogoro neanche l'ombra. Subito s'animò. Gli ospiti iniziarono a bisbigliare, stupefatti:
Kogoro l'aveva abbandonata all'altare?
Il padre, nella sua mente, gli stava già torcendo il collo.
Ad un tratto, quando la giovane sposa era a circa metà della navata, udì dei passi pesanti, quasi come leggeri tonfi.
Dietro di lei c'era Kogoro, che provava a raggiungerla correndo. Doveva prendere posizione prima che Eri giungesse alla sua.
Quando quest'ultima, vedendolo passare in notevole ritardo, gli lanciò un'occhiata truce, lui rispose grattandosi la testa in in imbarazzo:
"Mi dispiace, queste maledette scarpe non si volevano allacciare!"





 

 
Che ne pensate di sta roba? Io non ne sono troppo convinta :P Alcuni pezzi mi piacciono da impazzire, come quello dove Eri studia legge o è al ballo di Primavera *^* ma altri…. Va bè, spetta a voi il giudizio ;D
Fatemi sapere, ovviamente accetto le critiche.
Per chi avesse trovato poco IC Kogoro nella sua dichiarazione, quella è stata tratta da UNA FONTE CERTA quale film “Solo nei suoi occhi” (solo spezzoni della parte puramente dichiarativa, la location e quant'altro l'ho scelta io, considerando l'"animo romantico di Kogoro (-.-)" in quell'istante) Spero non sia troppo OOC çwwwwwç
Vi saluto <3
Bacio.
  
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