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Autore: rosie__posie    22/08/2012    2 recensioni
Terminata la cena uscirono all’aperto. Passeggiarono sotto un porticato ricco di volte in marmo bianco, costeggiato da una vasca rettangolare colma di acqua limpida e cristallina, che mostrava la figura speculare del palazzo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
- Questa storia fa parte della serie 'Vimana'
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Terminata la cena uscirono all’aperto. Passeggiarono sotto un porticato ricco di volte in marmo bianco, costeggiato da una vasca rettangolare colma di acqua limpida e cristallina, che mostrava la figura speculare del palazzo. Una foglia ribelle staccatasi da un vicino banyano terminò la sua corsa nell’acqua, spezzando l’immagine.

Rashid si muoveva come faceva sempre con le mani affondate nelle tasche degli ampi pantaloni di raso, camminando divaricando leggermente le gambe. Elizabeth trotterellava al suo fianco, abbracciandosi perché la brezza della sera le aveva fatto venire la pelle d’oca sulla spalla e sul braccio scoperti. Quell’uomo le ricordava un po’ i bambini che, quando incontrano un nuovo amichetto, la prima cosa che fanno è mostrargli i loro giocattoli e le cose che amano di più al mondo. Raggiunsero un cortiletto interno, passando sotto una snella arcata araba traforata. Il cortile silenzioso era tappezzato di aiuole fiorite, spezzate da canaletti e piccole vasche d’acqua color verde intenso. Si sedettero su un muretto, l’uno accanto all’altra. A Elizabeth quell’angolo le ricordava i chiostri che si trovavano in alcune università e college inglesi. Prese a guardarsi intorno. Lui indicò con un dito le sure del Corano che ne decoravano le mura.

Fu allora che vide per la prima volta quello strano oggetto, una decorazione circolare sopra la cupola. Rashid le aveva in seguito spiegato che si trattava di un vimāna, una macchina volante. O più precisamente un mezzo di trasporto degli dei. Si era chinato su di lei e, sfiorandole la guancia, aveva iniziato a sussurrarle all’orecchio parole a lei incomprensibili. Un brivido le aveva percorso il corpo e il suo cuore aveva iniziato a battere fortemente. Non capiva nulla di ciò che le stava dicendo, ma il suo respiro sul suo collo la faceva rabbrividire. Erano così vicini da poter sentire il calore del suo corpo.

“Conosci il Rāmāyana, Elizabeth?”, le aveva chiesto. I suoi occhi castani brillavano nella penombra della notte e, alla sua risposta negativa, prese a raccontarle degli amori e delle gesta dell’eroe buono Rāma, del suo matrimonio con la principessa Sītā e della lotta con Rāvana dopo che il perfido dio l’aveva portata via. Ed Elizabeth lo guardava con occhi rapiti, presa non tanto da quell’antico mondo vedico, quanto dalle calde parole del giovane sultano al suo fianco.
   
 
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