Uscì
dall’aula
come ogni giorno, non appena il docente finì la sua
spiegazione di diritto
privato, prese la sua roba e la ficcò in borsa. Al contrario
di ieri, dei
giorni precedenti, oggi era euforica.
Il biglietto
che aveva in borsa le ricordava che a New York c’era qualcuno
che l’aspettava,
qualcuno che le si era avvicinato piano, che aveva scavato dentro di
lei un
letto dove far scorrere l’acqua di cui aveva bisogno. Adesso
di quell’acqua non
poteva fare a meno, quell’acqua di nome Rachel Berry.
Quinn e la
mora erano diventate amiche l’ultimo anno di liceo e con il
tempo il loro
rapporto non si era scalfito, anzi, si era rafforzato anche con la
distanza,
anche se si vedevano quando potevano tra impegni legali allo studio
dove la
bionda faceva internato e quelli legati allo spettacolo di Rachel. Ogni
volta
però era una gioia potersi abbracciare davvero senza dover
scrivere quell’azione
al computer, senza doverla mimare di fronte uno schermo mentre
l’altra lo
vedeva attraverso lo schermo. Era bello poter sentire la voce di una e
vedere
ogni espressione dell’altra, non solo immaginarsele.
Mentre
pensava a tutto ciò, l’ex capo cheerleader si
affrettava a prendere la valigia
nella stanza del campus che abitava e prendere quel treno che
l’avrebbe portata
dall’altra. Stavolta con una nuova consapevolezza: le avrebbe
detto ciò che
realmente sentiva nei suoi confronti.
Se n’era
accorta così, una sera estiva di un paio di mesi prima, era
la notte di San
Lorenzo ed era sulla spiaggia con qualche suo collega
dell’università e si era
portata dietro Santana. Proprio con la latina condivise il telo e i
pensieri,
mentre la mora le parlava di quanto amasse Brittany e di come un unico
solo ‘ma’
che riguardava Sebastian non riuscisse a farle vivere la relazione nel
migliore
dei modi, fu quel ‘ma’ a farle uscire da bocca
quelle parole, senza averci
riflettuto mai davvero:
"Penso che
mi piaccia Rachel.”
“..e quindi
forse dov- No, aspetta, cosa?”
“Penso che
mi piaccia Rachel.”
“E dove sta
la novità?”
La bionda
guardò interrogativa l’amica di sempre e quella
scoppiò a ridere prendendo la
birra che aveva accanto e gustandola.
“Beh, io so
da un mese che ti piace la nana, si vede da come la cerchi, da come le
parli,
da come ne parli.”
“Io.. l’ho
capito solo adesso, ero talmente presa da Dean che non mi ero accorta
quanto
Rachel mi piacesse. E comunque, San, è etero.”
“Certo, e io
sono Cenerentola e visto che è passata la mezzanotte, le
sorellastre lo diranno
alla mai matrigna e lei ucciderà tutti i topolini amici
miei. Sveglia Fabray,
non lo è.”
“Cosa te lo
fa pensare?”
“Ehi, ho un
radar infallibile io! L’hai dimenticato?”
Le fece l’occhiolino la latina e le passò la birra
ghiacciata, ricominciando a
parlare del suo problema visto che la bionda aveva ritrovato un minimo
di
concentrazione.
Ripensandoci,
era vero, Santana non sbagliava mai, ecco perché a
bruciapelo aveva chiesto
solo pochi giorni prima a Rachel se lei avesse mai pensato alle ragazze
in quel
senso. La mora aveva scoperto della bisessualità della
bionda quando erano entrambe
due matricole, ma la bionda non aveva mai chiesto nulla a Rachel, mai
fino ad
allora quando lei rispose che avrebbe potuto essere bicuriosa.
“Quindi..
potresti innamorarti di una ragazza?”
“Beh, perché
no.”
Sorrise
Quinn, sul treno che la portava a New York, sorrise perché
forse, per una volta era quella
buona.
Quando scese
fece di corsa le scale per arrivare prima dall’amica, quasi
non sentendo il
peso della valigia e quando la vide le si allargò il
sorriso. Si abbracciarono
pochi secondi di più e si guardarono negli occhi.
Era
bellissima, come sempre.
Rachel la
fece sistemare nella sua camera, le offrì il
caffè e poi andarono a Central
Park, dove Quinn iniziò a parlarle del più e del
meno, finché non le rifece
quella domanda: se potesse innamorarsi di una ragazza.
“A me
piacciono le persone.”
“Quindi
anche io?”
“Come
persona intendi...?”
“Ti piace
anche una minima cosa di me?”
“Mi piace
come parli, mi piace come ridi, mi piaci anche quando piangi e fai
uscire la
parte fragile di te, mi piace quando ti fai forza con le tue stesse
parole
perché hai un modo tutto tuo di prenderti cura di te stessa.
"Mi piaci, sì.”
“Come
persona.”
“Come persona,
sì.”
“Anche tu mi
piaci.”
“Come
persona..?”
Quinn fece
una pausa e sospirò, doveva buttarsi, doveva provarci.
“Anche, non
solo.”
Le si
avvicinò piano al viso
e le guardò le
labbra e poi gli occhi nocciola che erano così tristi, di
una tristezza che
solo chi si tiene sempre tutto dentro possiede e chiuse i suoi, per non
vedere
la tristezza che forse apparteneva un po' anche a lei, e la
baciò piano,
lentamente, sfiorandole teneramente le labbra con le sue, senza
approfondire
quei tocchi leggeri. La baciò come si bacia qualcuno con cui
vuoi andarci piani
ma che hai bisogno di fargli sentire che la vuoi. La baciò
perché era quello
che si sentiva.
La baciò e
venne ricambiata.
“Forse.. non
mi piaci solo come persona, Quinn.”