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Autore: Sayumi    06/03/2007    3 recensioni
Lei è fredda come il ghiaccio, intoccabile, impossibile non notarla per la sua freddezza, ma forse lui, ragazzo normale, ma allo stesso tempo diverso dagli altri, riuscirà a sciogliere tutto quel ghiaccio... Lo scoprirete solo leggendo :P
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Miss Iceberg

Cari lettori eccovi a questo strampalato esperimento… è uscita un po’ per caso, più per il bisogno di scrivere qualcosa di romantico. Non è niente di particolare, ma la posto lo stesso…

Premetto che questa fic è postata in contemporanea con la fic “Sei la mia droga” anche se tra loro non vi sono collegamenti di nessun genere sia chiaro… (diciamo che ho troppe fic arretrate da postare e allora ne approfitto :P)

Se avete voglia recensite fa sempre piacere ^^

Buona lettura.

Miss Iceberg

Capitolo 1

L'inizio di una nuova vita

Lo vidi lì. Il mio migliore amico, compagno di banco e di battute degli ultimi quattro anni, seduto sul ciglio di quel marciapiede, che guarda l'asfalto, mentre le macchine dei ragazzi dell'ultimo anno se ne vanno da quell'edificio.

Lo guardo e l'unica cosa che riesco a fare è sedermi di fianco a lui. Lo sapevo, sapevo che lei aveva intenzione di lasciarlo, la sera prima mi aveva telefonato e avevo parlato con la sua, ormai ex, ragazza. Lui sospira e si guarda la mano insanguinata. Aveva appena tirato un pugno al muro e io mi sentivo un verme.

Mi sentivo qualcosa di disgustoso, perchè lo sapevo come sarebbe finita, sapevo che lei si sarebbe comportata a quel modo. Come con tutti. E quella stessa mattina, a lezione l'avevo visto stare male, soffrire, sentire che qualcosa non andava, e mi aveva parlato, avevo scherzato con lui, ma non avevo avuto il coraggio di dirgli nulla, non era compito mio.

Sospirò e alzò la testa, un sorriso amaro era dipinto sulle sue labbra mentre lo guardavo. Come avevo sempre fatto. Ma in cuore mio sapevo che sarebbe stata la fine della nostra amicizia.

Anche se lui non lo diceva ad alta voce sapevo che mi riteneva responsabile della sua sofferenza. Ero stata io a fargliela conoscere e sicuramente lui stava pensando che se non fosse stato per me non starebbe soffrendo a quel modo.

Una parte di me lo odiò per questo. Non gli avevo detto di mettersi con lei, non l'avevo obbligato a fare le scelte che aveva compiuto.

Ma non si può tornare indietro.

Sospirai io, mi voltai a fissare lo stop, mia madre sarebbe arrivata a prendermi a momenti.

Non riuscivo a dire nulla, la gola mi si era seccata, ma non era il caldo di giugno a farmi sentire a quel modo.

Lui finalmente si voltò e cercò di sorridermi.

-Passerà- disse. -La cosa che mi fa imbestialire sai qual'è? Che mi stavo innamorando veramente di lei...-

Fu come se una lama mi trafiggesse in quell'istante, ma la mia solita maschera di perfezione prevalse. L'orgoglio dominò il mio istinto, come aveva sempre fatto in quegli anni, facendomi arrivare ad essere una persona inafferrabile. Sorrisi semplicemente, amaramente, e sospirai. -Capisco.-

Non riuscii a trovare altro da dire. La macchina grigia di mia madre voltò l'angolo e mi sollevai ripulendomi i pantaloni dalla polvere.

-Non ti dirò di farti sentire... so che non è nel tuo stile... all'anno prossimo allora...- parole fredde, quasi superficiali. Uscirono dalla mia bocca. Erano il mio addio.

-Beh siamo sempre amici no?- chiese lui ingenuamente, ma sapeva lui stesso di mentire.

-Certo!- gli strizzai l'occhio e sferrai uno dei miei sorrisi falsi.

Salii in macchina e quel giorno piansi, in silenzio. Mia madre rispettò per una volta i miei sentimenti e rimase in silenzio, sapeva che c'era dell'altro ma nessuno disse nulla.

***Tre anni dopo***

Da quel giorno, l'ultimo giorno di quarta liceo, la nostra amicizia finì.

Avevo infranto una delle regole che mi ero imposta, innamorarmi del mio migliore amico.

Forse era anche per farmene una ragione che avevo spinto una delle mie migliori amiche ad andare con lui.

In cambio ottenni solo il disastro.

Dopo la maturità li persi tutti e due.

Lui, lo sento ancora, ma come si sentono i conoscenti, una volta ogni tanto, se si ricorda di me, allora mi saluta.

So che si è fidanzato ed è innamorato, e dopo due anni di distanza ero felice per lui, nonostante un piccolo rimorso.

Lei, dopo aver conosciuto la compagnia sbagliata, la persi. Ora non ci sentiamo più. Ha un ragazzo anche lei, e ha voluto restare con delle persone con le quali avevo litigato.

In due anni avevo visto gli anni più felici della mia vita sfumare nel nulla, e ora, dopo diversi tentativi e parecchie difficoltà ho ripreso le redini della mia vita.

Quella sera imprecai per l'ennesima scenata che una ex compagna mi faceva.

La sua lamentela era sempre la solita: "Non ti fai mai sentire"

In realtà se non mi facevo sentire era per il semplice motivo che non era necessario sprecare soldi nel telefono per sentirle elencare quanto le manco, quanto la vecchia scuola facesse al caso mio e quanto, al contrario, quella nuova era solo uno spreco di tempo. Poi avrebbe attaccato con le sue suppliche e infine si sarebbe lamentata dei suoi genitori o della sua compagnia.

Ignorai totalmente la finestra del pc che lampeggiava. Dopo di lei altre due persone si stavano lamentando del fatto che fossi sparita nel nulla per giorni.

Sospirai, a volte mi chiedo se capiscono che anche se sembro infallibile e perfetta ho anche io i miei problemi.

Quella settimana i miei problemi erano un taglio di due centimetri che rischiava di farmi infezione e due esami da dare entro la fine della settimana.

Poi ecco la chiamata sul cellulare. Sbattei con forza la penna sulla scrivania e afferrai con rabbia il dispositivo che portava a chiare lettere il nome "Marco".

Era l'ultimo pazzo così convinto da poter pensare di riuscire ad incastrarmi.

-Pronto- il tono che usai era più simile a quello di una persona che veniva svegliata alle 6.00 del mattino da una chiamata inattesa.

-Che allegria! Allora è sabato usciamo?- chiese allegro Marco dall'altro capo.

-Ma tu hai già finito di studiare per l'esame?- chiesi acida, sapendo che essendo del mio stesso corso aveva i miei stessi esami.

-Ovvio che no! Ma tanto si passa lo stesso è inutile studiare!- disse allegro.

Semplicemente schiacciai il pulsante rosso.

Non venite a dirmi che è maleducato... non dopo la sesta volta in una settimana che me lo ripeteva.

Tornai sul mio libro, ma non passarono nemmeno dieci secondi che il cellulare s'illuminò ancora.

-Maledizione!- non risposi e spensi tutto quanto sbattendo la testa sulle fotocopie cosparse per la camera. Mi portai le mani nei capelli, solo allora mi accorsi che erano ancora bagnati. Era luglio ed ero semplicemente esausta. Volevo solo che arrivasse agosto così da poter sperare di avere un po' di pace.

Pio fu il turno della porta.

Quella sera i miei erano usciti per una cena e mio fratello era dagli amici per il fine settimana, vista così sembrerebbe il paradiso... ma il paradiso per me evidentemente non esiste.

Aprii senza stupirmi di trovarmi di fronte Marco.

Mi chiedevo perchè insisteva tanto. Nessuno in 20 anni di vita aveva resistito tanto alle mie battute acide e ai miei rifiuti. Senza dubbio il ragazzo più determinato. Ma restava comunque un povero illuso.

-Devo studiare- due parole, tono gelido e fermo.

-Ma smettila! Sei più preparata tu del prof!- disse lui, guardandomi esasperato.

-Non è vero! Mi mancano ancora 400 pagine e poi ho finito! Non intendo mollare ora! E Lunedì c'è il primo esame!- strillai incrociando le braccia.

-Quanto ci metti a finirle?- chiese lui scocciato.

-Tutta la sera- sorrisi acida facendo per chiudere la porta.

-Ti faccio compagnia allora!- si infilò in casa e mi sorrise angelico.

In quel momento capii che non sarei mai riuscita a finire quel libro.

  
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