Il capitolo non è lungo come sembra, ci sono un mucchio di ringraziamenti infondo (più una chicca per voi) ;)
Capitolo. 21.
Epilogo
“L'orologio
segna la vita che se ne va, è così
irreale.”
[Linkin
Park
– In the End]
Una
mano pallida tesa
verso di lui; filamenti di fumo nero si avvolgevano su se stessi
catturando i
suoi occhi del colore del mare nelle loro spire. Il suo palmo aperto
era un
invito, una promessa di salvezza e nuova vita.
E lui l’ aveva
accettata, non poteva fare altro, allungò la mano come se
fosse lui stesso a
volerlo anche se sapesse fin troppo lucidamente quale oscuro futuro lo
attendesse.
Quando appoggiò la sua
mano tremante su quella del Generatore il suo pallore impressionante si
macchiò
di rosso sangue, mentre i suoi occhi ambrati si coloravano di nuova
impazienza
e un sorriso felino rimase per
sempre impresso
nella sua memoria.
“Desidero
essere come
te, giacere freddo sul pavimento come te.”
[Evanescence
– Like
You]
Un
altro tuono rimbombò nell’ aria, preceduto da un
lampo di luce che illuminò in
minuscolo istante quel luogo che sarebbe dovuto restare buio e oscuro a
tutti.
Il cozzare di armi era svanito all’ improvviso, una
quantità esagerata di corpi
ora giacevano a terra, il silenzio sarebbe stato assordante se non per
il
continuo e furioso scrosciare della pioggia.
Un
corpo avvolto da abiti neri si mosse, agitandosi per il dolore e
portandosi una
mano all’ altezza dello sterno, stringendo nel palmo
ciò che restava di una
chiara lama di legno. Strinse i denti sforzandosi di estrarre la lama
dalla
carne che già aveva iniziato a guarire.
Un
fiotto di cupo sangue sgorgò dalla ferita mentre il legno
cadeva a terra con un
suono appena udibile. Prese il suo tempo per riprendere fiato e
lucidità, poi
alzò lo sguardo pronta a osservare ciò che
restava di ciò che aveva conosciuto.
I
suoi occhi vennero inondati dalla desolazione e dal nulla della Morte. Intorno a lei solo corpi
pallidi supini
ricoperti di sangue e sporcizia, la puzza di morte e putrefazione
lentamente si
alzava dallo strato di cadaveri scomposto a terra, dandole la nausea
come non
mai.
Si
alzò barcollante, e prese a muovere le gambe in una
qualsiasi direzione, superò
i due corpi crollati a terra insieme a lei scostando lo sguardo
dall’
espressione quasi serena del’ elfo a terra. un nuovo dolore
si insinuò dentro
di lei, avrebbe volentieri fatto cambio con lui se solo avesse potuto,
perché era
quello che desiderava davvero ormai. Ma delle precedenti parole
risuonarono
nella sua mente, di chi ormai non le interessava ricordare,
ricordandole che
non sarebbe più potuta morire, e che il desiderio a cui
tanto ambiva non poteva
essere esaudito.
Un
lievissimo sorriso increspò le sue labbra secche.
“Invece ci sono riuscita.”
Aveva ucciso suo padre, il che le sarebbe dovuto bastare, anche se una
piccola
parte della sua mente cacciò via quel senso di soddisfazione
sostituendolo con
qualcos’ altro che le fece sembrare del tutto inutile tutto
ciò che aveva fatto
da due anni a questa parte.
Per
un attimo solo si preoccupò della sua spada, non sentendola
più stretta in
mano, ma subito dopo si rese conto che non le importava neanche
più averla
persa, di avere perso il suo nome, di nuovo.
Vagò
ancora un po’ in cerca di cosa, non lo sapeva neanche lei.
Fino a che qualcosa
–o qualcuno- si aggrappò alla sua caviglia
minacciando di farla rovinare a
terra.
“Sto
cadendo per
sempre, ho bisogno di fermare tutto, sto andando
giù”
[Evanescence
– Going
Under]
Gli
sembrava di galleggiare nel nero, in cerca di occhi scuri cangianti,
sospeso
tra uno strato di incoscienza e uno di lucidità, fino a che
qualcosa non lo
ridestò lievemente da quella dolorosa situazione. Un ritmo
lontano, continuo e
regolare che andava man mano farsi più forte, più
vicino, un suono triste e
rabbioso, passi pesanti e senza forza. Per un attimo quel suono gli
ricordò un
giorno non troppo lontano i pioggia incessante, di un cappotto scuro
che si
muoveva silenziosamente sotto un muro d’ acqua e di occhi
cangianti; neri,
ambrati, rossi, blu, verdi. Ma dalla pupilla sempre uguale, sempre
particolarmente piccola, in modo che né la luce
né qualsiasi altra cosa potesse
provare a sprofondare in quegli occhi. Era incredibile la
velocità con cui tutto
era precipitato.
Senza
quasi accorgersene sul palmo della sua mano sentì il
contatto con del cuoio
lacerato e viscido di sangue.
“Siamo
qui buttati
giù come figli della guerra. […] su questo mondo
siamo stati lacerati”
[Black
Veil Brides – Fallen Angels]
Barcollò,
ascoltando per un attimo il suono del suo sangue che gocciolava a terra
da
chissà da quale delle numerose ferite. Abbassò lo
sguardo sul corpo a
terra, indugiando sulla ferita che correva
da una spalla all’ altra. Occhi neri e velati la fissavano.
Nel
vedere il corpo di Rhies in quelle condizioni non provò
tristezza, solo altra
rabbia; perché doveva essere lei l’ unica a
sopravvivere a quella guerra? Non
era giusto.
Lasciò
che le sue ginocchia battessero di nuovo contro il suolo, mentre sul
volto del
principe di dipinse un sorriso sofferente.
La
rabbia ribolliva dentro di lei, non lasciando spazio ad altre emozioni.
Non era
giusto che finisse così.
“Credimi,
se potessi fare cambio con te.” Quelle parole le scivolarono
dalle labbra.
Lentamente allungò la mano sulla macchia rossa che si
allargava sul petto del
ragazzo, senza però toccare mai la ferita, come se solo
quella vicinanza
potesse far rimarginare la carne lacerata.
Per
quanto possibile i suoi occhi neri sembrarono rasserenarsi un poco,
respirò un
paio di volte prima di parlare.
“Ho
sempre saputo che quello che desideravo sarebbe stato
impossibile.” Fece una
smorfia di dolore dopo aver pronunciato con fatica quelle parole.
“Le
guerre non hanno senso.” Non avrebbe saputo che altro dire.
“Mi dispiace."
Rhies voltò leggermente il viso verso di lei per poterla
guardare negli occhi.
“Non
è colpa tua.” Ma verso la fine della frase la sua
voce sembrò incrinarsi, e lui
sembrò non essere più sicuro di quella certezza
che aveva pronunciato. Lo
sguardo della vampira era duro e triste, lei sapeva; era sempre
iniziato tutto a causa sua, a causa dell’ Ala d’
Argento.
Perché è così che le Creature Oscure
agiscono, causano guerre e battaglie e
anche indirettamente uccidevano gli Umani. Ecco il motivo per cui ora
si
sentiva tanto in colpa, era come se fosse stata lei ad ucciderlo.
Neah
si guardò un attimo intorno; la desolazione regnava sovrana,
dopo aver
spodestato i re che senza un valido pretesto erano entrati in guerra
tentando
di uccidersi a vicenda.
Si
chinò un poco sul corpo accanto a lei come a volersi
nascondere da occhi
nascosti nelle nicchie buie. Quando un lampo attraversò la
sua mente “Dona la bocca
a chi
sta per morire, il suo sangue macchierà le candide labbra,la
solitudine verrà
colmata dal bacio dell’ abbandono.”
Il
dono della dea Andhera, o almeno, così aveva
detto il Generatore tempo prima.
Si
chinò ancora di più ascoltando il suono del
respiro di Rhies e del battito
lontano del suo cuore. Le sue palpebre erano chiuse, troppo pesanti per
restare
aperte.
“Vuoi
vivere?” Chiese in un soffio, sicura che comunque lui
l’ avrebbe sentita.
Le
sue palpebre tremarono nello sforzo di sollevarsi e guardarla ancora.
Non
sembrò spaventarsi nel vedere i canini appuntiti creare due
fossette sulle
labbra inferiori, il suo sguardo invece sembrava ancora pieno di vita,
troppa
perché la morte potesse aver già posato i suoi
occhi su di lui.
“Avevi
detto che…”
“Se
un cane morde un gatto, il gatto non diventa un cane.”
Terminò la frase per
lui, mentre le sue labbra si increspavano al ricordo di quanto lei
stessa aveva
detto. Lui rimase in silenzio, senza rispondere, sentendo solo i
brividi
provocati dal suo fiato sul collo e la paura entrare dentro di lui,
all’ idea
di morire sentendo per ultima cosa dolorose punture di chiodi
arrugginiti
perforargli il collo. Ma ormai era morto, non aveva più
importanza come la
Morte decidesse di portarselo via.
“Le
cose sono cambiate.” Disse lei, provocando altri brividi al
corpo sotto di lei.
“Dicono
che non esista dolore peggiore.” Ricordava, ricordava
benissimo ciò che le
aveva detto lei in riva al fiume. Neah si bloccò un attimo,
in silenzio. Un po’
della rabbia che portava dentro sembrò abbandonarla alla
prospettiva di non
essere la sola a soffrire, e per quanto sapesse che quello era pensiero
egoista, quasi non riuscì a dispiacersi per lui.
Un
altro lampo di luce illuminò le loro figure, catturandole in
un attimo di
immobilità, mentre intorno a loro la pioggia sembrava
essersi dimenticata come
fermarsi.
Sentì
per un attimo la sua pelle fredda sulle labbra, ricordandosi del gelo
che
sentiva dentro di sé da anni, si era sentita tanto fredda da
aspettarsi di
vedere il suo fiato trasformarsi in nuvole di condensa durante la notte.
Poi
schiuse le labbra e i suoi canini urtarono contro la sua pelle, un
istante
prima di violarla. Sentì subito il contatto del calore del
suo sangue sulle
labbra.
Tentò
per un attimo di immaginare ciò che i quel momento stava
provando Rhies –mani
scheletriche che iniziavano a scavare dentro di lui- , ma la brama di
sangue le
annebbiava i pensieri. Lo aveva solo sentito sussultare e trattenere
quello che
probabilmente sarebbe stato un urlo, e poi la sua mano, che in un
riflesso
istintivo spingeva contro la sua spalla nel tentativo di allontanare la
fonte
del dolore.
Probabilmente
non ci sarebbe stato neanche bisogno di bere il sangue, ma la
tentazione di
assaggiare quel liquido che aveva un odore tanto buono era troppo
forte. E dopo
il primo , piccolo, sorso sentì gli occhi colorarsi di un
nuovo rosso, squisito
e dolcissimo rosso sangue. Ogni sorso si diceva doveva essere
l’ ultimo, si
diceva di non aver bisogno ma il richiamo del sangue era irresistibile.
Ciò che
fece fu invece staccarsi da lui solo nel momento in cui la pressione
sulla sua
spalla svanì e il sangue smise di circolare.
Si
staccò da lui come se avesse appena preso la scossa,
rendendosi conto della
gravità dell’ azione che aveva compiuto.
Aveva
appena distrutto l’ unica cosa che le restava.
Si
sentì sfilare il mondo da sotto i piedi e cadere nel nulla
che lei stessa aveva
causato, sentì il cuore stringersi e su se stesso e
congelarsi di nuovo. Mentre
la rabbia e la tristezza si mescolavano in un ammasso confuso di
poltiglia
velenosa.
Si
alzò in piedi senza riuscire a staccare gli occhi dalla
quantità di sangue che
colorava la pelle di Rhies. Era più di quanto aveva
immaginato.
Strinse
con rabbia il pugno sentendo le unghie conficcarsi nel palmo della
mano, quel
lieve dolore la fece rinvenire; un lampo di lucidità
attraversò la sua mente
cancellando il rosso dalla sua mente e dagli occhi.
Fece
un passo indietro lasciando uscire in un pesante sospiro tutto il fiato
che non
si era accorta di trattenere.
E
in un attimo vide ciò che non aveva mai visto; un altro
corpo, disteso in una
bara di velluto rosso con il volto pallido e i capelli neri
scompigliati,
quegli smeraldi che rilucevano nelle sue iridi erano ora nascosti per
sempre
dietro le palpebre. Poi altra pioggia, crisantemi ai piedi di una
lapide di
fredda pietra e un mazzo di lavanda che cadeva tra la pioggia
incessante.
Poi
il volto di Rhygen svanì, e con esso ogni speranza.
“Zittisci
il santo
disonesto, sciogli quello che è legato. Non
c’è tempo per l’allegoria.”
[Black
Veil Brides - Sweet Blasfemy]
Le
fiaccole facevano tremare le ombre, trasformandole in figure spettrali
in
quell’ ambiente scuro su cui incombevano nubi nere come la
pece.
Una
piccola figura vestita di abiti bianchi stava inginocchiata
sull’ altare del
tempio, con il volto rivolto verso la raffigurazione della dea Andhera
e le esili
dita appoggiate sulla coppa d’ argento ricolmo di liquido
rosso.
Con
quello sarebbe finito tutto, o meglio, sarebbe iniziata una nuova era,
in cui i
vampiri sarebbero tornati a governare come nei tempi antichi. E le
sarebbe
bastato risvegliare lei, per fare in modo che tutti i Dormienti si
svegliassero, solo grazie a lei, che sapientemente aveva indotto a un
lungo
letargo i più potenti vampiri; li aveva nascosti, in un
luogo che solo lei
conosceva per proteggerli nel momento in cui sarebbero stati
più vulnerabili.
Ed era ora di svegliarsi, ora che i tempi Oscuri erano terminati e la
terra era
fragile e pronta per essere sollevata di nuovo.
La
piccola Lishe distolse gli occhi dall’ imponente dea che la
osservava senza
occhi e fissò il suo stesso riflesso nel sangue, provando un
lieve senso di
disgusto nel percepire un buco vuoto dell’ anima mancante
dentro di sé.
Inclinò
la coppa, facendo colare con attenzione il sangue in una fessura
nascosta tra i
decori della pietra. Tutto sembrò diventare più
silenzioso di quanto non fosse;
la lieve brezza che soffiava fuori si quietò, la pioggia
attese ancora prima di
iniziare a scendere, le fiamme nelle torce si calmarono e persino le
nubi nere
sembrarono farsi più piatte. Una lieve vibrazione percorse
l’ altare, per poi
aumentare di intensità fino a creare delle crepe nel marmo
freddo; tutta la
superficie bianca divenne un mosaico di pietre frantumate, e la piccola
Lishe,
che non aveva fatto in tempo a scendere, si ritrovò al suo
interno, schiacciata
tra un lato di quella che si era rivelata una tomba di marmo e qualcosa
di
caldo contro la sua schiena.
“È
già ora?” Una voce dolce come il suono del
ghiaccio che si frantuma. Fiato
caldo sul suo collo e brividi di terrore che spargevano adrenalina nel
suo
piccolo corpo. Un paio di braccia l’ avvolsero da dietro,
sollevandola.
“Dov’è
la mia piccola Rose? Ho bisogno di sangue.” In quel momento
Lishe iniziò ad
agitarsi tra le braccia della donna, non poteva bere il suo sangue!
“No
Lys! Io non…” Ma un dolore lancinante al collo
zittì le sue parole, facendo
fare una capriola al cuore, che subito prese a battere con
più forza, mentre il
corpo dietro di lei barcollava e iniziava a tossire contro la sua pelle.
Si
agitò ancora, riuscendo a liberarsi dalle sue braccia mentre
sentiva i canini
della donna lasciare due tagli paralleli sul suo collo. Cadde a terra
al di
fuori della tomba e seppur sentendosi debole tentò di
allontanarsi; la vista le
si era annebbiata e lacrime roventi le solcavano il viso mentre lievi
singhiozzi le sfuggivano dalle labbra. Sentiva il calore del sangue e
della
vita scappare da lei. Si voltò un attimo, giusto in tempo
per vedere Lysander
cadere sulle ginocchia e, tenendosi al bordo della tomba, allungare una
mano
verso la dea che in silenzio aveva guardato tutto, tutti i loro peccati, poi le lacrime si
colorarono di nero, e con esse
tutto il resto del mondo.
La
sua pelle pallida si riempì di grinze scure, mentre dalle
labbra colava icore
scuro, il sangue di una divinità contaminata da sangue
riportato in vita. Dalle
sue labbra uscivano respiri rapidi e strozzati.
“No,
non…” Colpi di tosse interruppero la sua voce,
mentre la mano che teneva tesa
in avanti divenne scheletrica come quella di un cadavere.
“Dimitri…” A malapena
riuscì a pronunciare il suo nome, sentendo le energie
abbandonarla. “Io ti odio!”
Urlò con la forza che le rimaneva, i suoi occhi si velarono,
quel colore
ametista che splendeva nelle sue iridi si incupì scurendosi
sempre di più. Il
suo corpo scivolò tornando al suo posto. “Non era
così che doveva andare.”
Disse infine mentre il suo cuore si spegneva, avvelenato dal sangue
riportato
in vita.
“Selvaggio
e
disperato l’assassino è nato.”
[MUSE
– Assassin]
La
pioggia continuava a scendere incessante, le sue gambe tremavano per la
stanchezza, temeva che si sarebbero potute rompere da un momento
all’ altro per
via di tutti il peso che ora si portava dentro.
Giunse
alla scalinata principale della reggia, sembrava l’ unica
parte rimasta
intatta, solo un paio di cadaveri giacevano scomposti sul marmo chiaro.
Quasi
si lasciò cadere su uno scalino, sedendosi pesantemente e
appoggiando la testa
contro il corrimano accanto a lei. Aveva lo sguardo vacuo fisso sul
cadavere
davanti a lei e la mente vuota, la morte aveva preso anche quello che
c’ era
dentro di lei, lasciando il solito silenzio che rimaneva dopo il suo
passaggio.
Passi
incerti le si avvicinarono, il respiro affannoso si fermò a
un paio di metri
dalla sua schiena, non si voltò, che la colpissero pure,
ancora e ancora.
Quello
che sentì fu invece una lieve risata.
“Io
te lo avevo detto.” Ricordava quella strana voce, come due
persone che
parlavano contemporaneamente con la stessa bocca, un tono roco e molto
profondo. “Hai distrutto tutto.” La viera riprese a
ridere, avanzando con un
passo incerto.
La
vampira si chinò un poco in avanti e allungò una
mano verso il cadavere che
ancora teneva stretta tra le mani la sua semplice spada, la
impugnò lei,
stringendo la fredda impugnatura come se non avesse mai preso in mano
un’ arma,
o come se quella sarebbe stata l’ ultima volta.
Si
alzò barcollante voltandosi verso la viera che rideva
ancora, le suo condizioni
erano pessime; una spalla girata in maniera innaturale, una freccia
rotta che
spuntava dal polpaccio destro e la pelle chiara ricoperta di ferite e
lividi
scuri.
Eppure
ancora rideva, rideva di lei, sovrastando il suono della pioggia e
della
tempesta con quella voce inconsueta e raccapricciante.
Uno
schizzo di sangue le macchiò il viso, un attimo prima di
vederla accasciarsi a
terra e tacere.
Poi
di nuovo, tornò a sedersi dove era prima, portandosi la mano
buona al volto, il
silenzio era assordante, peggio della risata raccapricciante di quella
viera.
E
per la prima volta la pioggia non fu l’ unica cosa a scorrere
sul suo viso
sfregiato.
Fine
“Per
chi ha amato
questo mondo, e ha trovato piacevole compagnia in esso”
Ringrazio tutti
quelli che hanno aperto il link di questa storia, che l’
hanno letta parola per
parola, capitolo per capitolo, morte per morte.
Anche quelli che
si sono stufati a metà storia e quelli che l’
hanno scoperta da poco. Ringrazio
voi per ogni recensione, per ogni consiglio e ogni parola di
incoraggiamento.
Ringrazio questa
stessa storia che mi ha permesso di stringere fantastiche amicizie.
Jo Shepherd - susy e francy
- Raen91
- Smollo05
- lames76
- Homicidal Maniac - Pendragon of the Elves
(ordine cronologico di recensioni eh!)
Un grazie
particolare
va a Homicidal Maniac che ha fatto vivere a me e a Zephit la magnifica
esperienza di Elfenfest.
Per me
completare è una gran cosa (un’ impresa) e ancora
più soddisfacente è stato
ricevere delle recensioni; erano quelle ad attaccarmi al foglio bianco
quando l’
ispirazione andava a puttane, tornavo spesso indietro a rileggerle per
convincermi che sarei riuscita a completare un capitolo difficile.
Inizialmente i
personaggi da me pensati sarebbero dovuti essere diversi da come sono
giunti
alla fine della storia:
Rhies non
avrebbe dovuto avere uno spessore psicologico pari a carta velina, e
per questo
chiedo scusa a chi si aspettava di meglio da lui (anche io mi aspettavo
di
meglio).
Zephit, pensate
un po’, sarebbe dovuto essere un elfo basso dai capelli color
carota e dagli
occhi neri, sarebbe dovuto essere un
sicario e non un ubriacone (ma immagino sia meglio avere un elfo
ubriacone). Zephit
è stato uno dei personaggi che più ho amato e che
mi divertivo a scrivere, per
questo credo (spero, più che altro) che anche leggere la sua
morte non vi abbia
abbattuto troppo.
Gli altri più o
meno sono riuscita cerarli come mi ero prefissata.
Inventate vuoi
invece un nome per la disperata madre di Zephit :)
Un ringraziamento
particolare va alla musica, che come immagino
anche voi stessi avete potuto appurare ispirava
ogni capitolo. In
particolare gli Evanescence con la magnifica voce di Amy Lee; una
continua
fonte di ispirazione. E in quest’ ultimo periodo (quello
dell’ epilogo,
appunto) anche i Black Veil Brides, che più che rivelarsi una fonte di ispirazione
sono stati una magnifica
distrazione.
Vi svelerò anche
un segreto: il mio Ipod si chiama Neah xD
Sono sicura di
non aver detto tutto, di dimenticare qualcosa, eppure ora non mi viene
in mente
altro.
Quindi se avete
domande da pormi fatele pure, sarò lieta di rispondere.
Quindi oggi
22/08/2012 finisce la storia di una vampira che per salvare se stessa,
a distanza
di due anni, ha distrutto inconsciamente tutto ciò che aveva.
O forse no,
Ricordate il nome di Rhygen, l’ unica persona che aveva
accolto Neah senza
troppe domande e che ritroviamo nel capitolo dopo il prologo? Beh, non
sia mai
che io abbandoni una mia creazione, potrebbe sempre uscirne una
spin-off :)
Grazie a chi è
arrivato alla fine, questo non è un addio.
Mhuhahahahahaha!!
Extra: L’ anima della storia.
In quel bacio
di mani dopo la morte, in quella morsa di dolore prima della
conclusione, in
quegli occhi rumorosi tra il crepuscolo e l’ oblio.
(Il repentino
cambio di necessità.)
Ninnananne macabre nel continuo convincersi di rivincite e vendette. Rivolgiamo le perdite, cicatrici aperte alternate in ferite brucianti e false, false promesse fatte dalla vita.
Fa
male.
Lo sciogliersi delle armi, il fumo liquefatto tra gli spigoli delle lame, la disperazione coagulata nel costante tentativo di vivere, il calore che va perdendosi nei volti svestiti di ogni colore, sarà questo il nostro destino.
Ho
paura.
Non necessitiamo di sangue, poiché troviamo tutto, in quell'esalazione mortale di dolore.
Apprenderemo
ciò che nessuno ebbe mai il coraggio di narrarci, il limite
di una vita e un
travolgente rifugio di buio.
Anime sporche sfuggiranno da corvi dai becchi dorati.
Tentativi di
corruzione, vedranno di cos'è capace un uomo senz’
anima.
Ti prego.
Non
lasciarmi vita.
Odiami.
Seguimi.
Non farlo
senza aver prima concesso alla vita di appartenere a chi sa di non
possederla.