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Autore: moreandmore    23/08/2012    4 recensioni
"è successo che non hai coperto bene le tracce, Harry. Cos'è, Kitty ha usato un pennarello indelebile?"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hooola girls!
Eccomi con la mia seconda OS, ispirata al videoclip I Love The Way You Lie di Eminem e Rihanna.
La protagonista femminile la immagino come Mila Kunis, mentre il protagonista maschile… beh, è sempre Harry.
Spero vi piaccia!
Recensite sta volta, vi prego :3
Ps. Scritto di getto.
M&M
 
 
 
 
Riuscivo ad identificarlo anche ad occhi chiusi.
Il suo odore di menta fresca, i suoi ricci che mi solleticavano la schiena, le sue braccia forti che cingevano i miei fianchi, le sue mani che stringevano il mio ventre.
Ah, le sue mani. Le avevo sempre amate.
Così morbide, così grandi.
Presi una sua mano tra le mie, intrecciandone le dita, e chiudendo gli occhi per un attimo.
Sarebbe stato fantastico, se quel momento fosse durato per sempre.
Riaprii gli occhi, e notai una scritta sbiadita sul dorso della sua mano, precisamente dei numeri ed una parola, un nome.
Kitty.
E a quel punto era come se tutto il mondo stesse cadendo proprio a dosso a me, come se tutto si sbiadisse, per via delle lacrime che fuoriuscivano dagli occhi, come se ogni convinzione, ogni punto fermo della mia vita fosse andato in frantumi sul pavimento, sull’asfalto.
Imbestialita, mi alzai con davvero poca delicatezza dal letto, dal nostro letto.
E si alzò anche lui, di scatto, voltandomi verso di lui quasi senza che io me ne rendessi conto.
“Cosa c’è, Joan? Cos’è successo?” Quel viso di porcellana e i riccioli da bambino avrebbero incantato chiunque, anche me.
Ma in quel momento no, in quel momento non mi incantava nulla. Era tutto nero, buio, oscuro e terribile.
“Ed hai anche il coraggio di chiedermi cosa è successo?!- risi nervosamente.- è successo che non hai coperto bene le tracce, Harry. Cos’è, Kitty ha usato un pennarello indelebile?” uscii dalla nostra stanza ed andai in salotto, per prendere la borsa.
Non mi interessava di niente, niente. Figuriamoci uscire in pigiama in mezzo ad una strada trafficata da centinaia di persone.
“Posso spiegarti!” mi voltò di nuovo verso di sé.
“Se pensi che serva il tuo faccino da cucciolo ed una frase fatta di merda ti sbagli, Harry!” mi allontanai da lui e camminavo nervosamente per il salotto. “Ma come ho fatto ad essere così stupida, come?!” lo dissi ad alta voce, ma in realtà parlavo con me stessa.
Mi avvicinai a lui arrabbiata, e lo guardai in quei languidi occhi verdi. “C’è qualcosa che non va in me? Cosa ti ho fatto mancare, Harry? Dimmelo!” stavo per scoppiare a piangere, me lo sentivo. Misi le mani sul viso. “Dimmelo, ti prego!” le sue mani si strinsero sulle mie spalle e mi scosse, come se volesse svegliarmi da un incubo.
“Ma nulla, Joan! Tu…”
“Io cosa, Harry? Cosa?!”
“Tu sei perfetta! Non ci sono andato a letto con lei, non l’ho neppure sfiorata, te lo giuro!” sembrava disperato. Ma, d’altronde, chi non lo era, quando aveva qualcosa da farsi perdonare?
“Non è questo il punto, Harry! Per quale porca puttana di motivo hai il suo numero scritto sulla mano, questo è il punto!” la voce stava per morirmi in gola, il respiro era corto, frenetico. “Se hai il suo numero vuol dire che ci hai parlato, che ti sei avvicinato a lei, o peggio, che gli hai dato corda!” sentivo le forze lasciarmi pian piano…
“Io… ero ubriaco quella sera, okay? Ero con Louis nella solita birreria, questa mi si avvicina e… e non ricordo più niente, Joan, te lo giuro!”
“è comodo giocarsi la carta del non mi ricordo niente, vero Harry?” sorrisi stancamente, amaramente.  “Non ti perdonerò.” Conclusi a voce bassa. Forse non ero convinta neanch’io.
Harry sembrò allarmarsi, lo vidi dai suoi occhi sgranati, dalla bocca rossa socchiusa, dal viso ancor più pallido del solito.
“Che cazzo stai dicendo, Joan? Non puoi lasciarmi!” questa volta le sue mani mi avevano afferrato il polso, mentre io stavo per aprire la porta d’ingresso. “Non puoi!”
“Ci pensavi prima, Harry! Ora ne paghi le tristi conseguenze!” Sembrava furioso, lo notai da come mi sbattè sulla porta. “Come devo fartelo capire che non ho fatto niente?!” i suoi occhi cercavano di leggermi, il suo viso era a pochi centimetri dal mio. Sapeva fin troppo bene che aveva oltrepassato il limite del contatto, sapeva bene che di solito lo saltavo a dosso, quando eravamo così vicini.
Ed eccoli lì, il forte malore allo stomaco, la bocca secca, il desiderio.
Ma dovevano scomparire.
“Non ti credo!- urlai esasperata.- come posso crederti se ho davanti a me la prova inconfutabile?! Come?!”
“Devi avere fiducia in me, come ogni coppia che si rispetti a questo mondo!”
“Non ti credo, non ti credo!”
mi prese il mento in una mano, quella dove c’era scritto il numero della puttana, della ragazzetta che non aveva niente di meglio da fare che rovinare la vita a me.
La scacciai via con uno schiaffo. “E non toccarmi con quella maledetta mano!” era stato, in assoluto, l’urlo più forte che avevo emesso in quella mattina; in tutta la mia vita, probabilmente.
Fece aderire il mio corpo ancor più saldamente al muro, e mi baciò inaspettatamente, con foga, senza neppure chiedere accesso alla mia bocca chiusa. Non potevo resistere a quelle labbra, non ci ero mai riuscita, e risposi prontamente al bacio, mettendoci tutta la rabbia, la delusione, l’amore.
Lui si abbandonò a me, ed io lo buttai sul divano e mi ci fiondai sopra, riprendendo possesso di quelle labbra morbide, succose, rosse. Strappai tutti i bottoni della sua camicia, e lui ruppe letteralmente la mia canotta, sapendo bene che non dormo con il reggiseno.
Con le mani mi massaggiava i seni, e con la bocca mi consumava le labbra, e la lingua, e il collo.
Gli leccai gli addominali, mentre i miei occhi erano incatentati ai suoi, che erano eccitati, lucidi, languidi.
Gli morsi il lobo e lui gemette; non l’avevo mai fatto prima d’ora. “Perché…” gli leccai il naso, mentre le mie mani erano tra i suoi capelli. “Devi averla sempre vinta tu?” la mia voce era ansante, irriconoscibile.
“Perché mi ami…” ed eccola, la sua voce mentre stavamo per fare l’amore. Quella voce che mi faceva impazzire, che mi faceva perdere la ragione, il buon senso. “…Proprio come io amo te.” E morse lui il mio lobo, sta volta.
“Ciò non toglie che tu abbia bisogno di un’adeguata punizione, Edward.” Lo chiamavo così solo quando facevamo l’amore, ed infatti i suoi occhi diventarono ancora più languidi e desiderosi, fino a sembrare liquidi.
Infilai una mano nei boxer, Tommy Hilfigher come sempre, e lo feci gemere, ed esasperare, e far urlare il mio nome al sole, che era alto nel cielo in quella calda mattinata di Luglio. O forse era calda perché c’era Harry sopra di me?
E all’improvviso lui ribaltò la situazione, mettendosi sopra di me, facendo schiacciare il mio seno contro il suo petto. “Se questa è la punizione che intendi infliggermi… allora sono tutto tuo…” sorrise con il desiderio tra le labbra, che ben preso si ricongiunsero con le mie. Non che mi dispiacesse, ovviamente.
Un giorno quelle labbra rosso sangue mi avrebbero fatto impazzire.
Gliele morsi, quelle labbra tentatrici, e ci giocai con la lingua, e con i denti. Mentre lui esplorava con le dita ogni millimetro di pelle nuda, non tralasciando nulla, strappando i pantaloncini del pigiama proprio come la canotta, strappando anche il perizoma, ma le sue labbra erano sempre lì, sulle mie.
“Dio Joan, mi farai impazzire…”
 
 

Aprii gli occhi spaventata.
Ero nella stessa posizione di quell’incubo, o di quel sogno, e per un momento il panico mi salì in gola.

Presi la mano di Harry tra le mie, esattamente come pochi minuti prima nella mia mente, e la osservai attentamente.
Morbida, di porcellana… pulita.
Sospirai profondamente, sollevata, così profondamente da far svegliare Harry.
“Che succede, Joan?” La sua voce era sexy anche da appena sveglio, mi ritrovai a pensare.
“Voglio fare l’amore con te, Harry.” Mi voltai verso di lui, che aveva ancora gli occhi chiusi, e sorrideva. “Cosa succede, piccola? Tu non me l’hai mai chiesto…” feci aderire il mio corpo al suo, sotto al lenzuolo azzurrino, e sorrisi a fior di labbra. “Che c’è, non posso aver voglia del mio ragazzo?” il suo sorriso si fece ancora più largo, e fece aderire la mia schiena al materasso, mettendosi a cavalcioni su di me.
“Oh, ma certo che puoi, piccola.” E ci baciammo, e facemmo l’amore con passione, con amore.
Perché l'amore vero, sincero, intenso e puro è come un fiore, più lo curi e più trasmette profonde emozioni.
 
  
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