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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    23/08/2012    5 recensioni
[60° Fic della sottoscritta nel Fandom di Saint Seiya, che vuole celebrare anche il raggiungimento del traguardo delle 250 fic][AiolosAioliaSeiyaCentric]
Tre diversi momenti nel tempo, che vogliono abbracciare tre diversi ragazzi e il loro legame.
Tu che sei mio fratello,
La mia donna, il mio dio.
Tu che vivi in silenzio,
Non scordare il nome mio!
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leo Aiolia, Pegasus Seiya, Sagittarius Aiolos
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Siamo Fratelli'
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TU CHE SEI MIO FRATELLO
 

Tu che sei mio fratello,
La mia donna, il mio dio.
Tu che vivi in silenzio,
Non scordare il nome mio!

Renato Zero – Tu Che Sei Mio Fratello

§§§

 

Grecia, Agosto 1973

Guarda, adelfos! Guarda le nuvole, come corrono!”

La voce allegra di un bambino di circa sei anni fece sorridere un giovanotto seduto accanto a lui, le gambe incrociate sull’erba, i corti capelli tenuti spettinati, una fascia rossa a cingergli la fronte alta e spaziosa; il piccolo birbante gli balzò con impeto sulle ginocchia, aggrappandosi con viva forza alle sue spalle, “Dai, guarda lassù, sono bellissime!” esclamò lo scricciolo, saltellandogli sulle gambe vivace.

Il maggiore scoppiò a ridere e lo prese per i fianchi, facendolo volteggiare per qualche secondo prima di poggiarlo delicatamente accanto a sé: “Le ho viste, adelfidion, le ho viste. Ma ormai sei grande, le avrai viste tante e tante volte le nuvole, soprattutto dalla finestra della tua stanza, sei sempre a guardare il cielo con aria sognante.” disse il ragazzo, scompigliandogli giocosamente la folta zazzera ribelle, “Uff, sei noioso fratello, a me piace tantissimo guardare le nuvole correre nel cielo! Ma, perché il vento le fa correre così tanto?” borbottò, rabbuiandosi quasi; incrociò le mani dietro la nuca e sdraiandosi sull’erba.*

 

Grecia, Agosto 1975

Seduto sulla sollina solitaria da cui, assieme al fratello, guardava sempre le nuvole passare, Aiolia cercava di rattoppare alla bell'e meglio le ferite su braccia e gambe, da cui scendevano rivoletti scarlatti, che scorrevano sulla sua pelle, cotta dal sole estivo.

Si sentiva tutto indolenzito mentre il sangue sgocciolava sull'erba smeraldina, sfiorata appena dal vento, nel corpo e nell'animo; si morse le labbra, cercando di ricacciare indietro le lacrime che, lo sapeva, avrebbero solo aumentato ancora il dolore che gli mordeva il cuore.

Ancora si chiedeva perchè, ogni giorno, dopo i massacranti allenamenti, si nascondeva lassù, o nel profondo del bosco, a leccarsi le ferite come un leoncino ferito: entrambi i luoghi... Li frequentava con Aiolos prima che...

Il bambino scosse violentemente la testa.

Pensare che il fratello maggiore fosse morto gli procurava fitte insopportabili, anche più dolorose dei danni fisici che riportava ogni giorno nell'arena.

Eppure, si ostinava ad andarei quei due luoghi, gli unici dove sentiva aleggiare ancora la presenza di Aiolos, dove poteva ancora immaginare di essere abbracciato e accarezzato da lui, che gli copriva gli occhi con le proprie mani grandi mentre giocavano, che lo afferrava al volo prima che cadesse a terra...

Che non lo lasciava solo.

Si morse il labbro nel tentativo di non piangere, a quei ricordi.

Anche se erano felici.

Alzò malinconicamente il viso graffiato e pesto verso il cielo terso: quel giorno, non c'erano le sue nuvole...

Allungò timidamente le mani verso il sole, socchiudendo gli occhi e, per un attimo, gli sembrò che qualcuno gliele sfiorasse con tenerezza e affetto.

Ma durò solo un attimo e, quando li riaprì di scatto, qualunque cosa fosse stata, o chiunque, era già scomparsa assieme al vento.

 

Grecia, Agosto 1987

Da quanto Aiolia fosse seduto lì, sull'erba, con lo sguardo fisso sulle Dodici Case dai marmi splendenti, che riverberavano nei suoi occhi, non lo sapeva.

O meglio, non riusciva a quantificarlo.

Si sentiva intorpidito - come quando si fa una corsa lunghissima e si arriva alla fine del percorso totalmente svuotati e senza forze - ma, al tempo stesso, aveva il cuore che pareva scoppiargli nel petto dalla gioia.

Un sentimento che, misto all'euforia che provava nel poter di nuovo vivere e respirare normalmente, senza sentirsi colpevole di qualcosa, da parecchi giorni gli impediva quasi di dormire, desideroso com'era di godersi tutti i momenti, e con la paura nascosta che fosse solo un sogno.

Eppure era tutto reale, perfino l'erba umida che gli sfiorava le mani rosate lo era.

E soprattutto quel sorriso che lo aveva accolto, assieme al Sole, al risveglio, sulla dura e polverosa terra che lo aveva visto nascere, crescere e combattere per la propria vita, per quella di chi amava e per tutti coloro che abitavano nel mondo.

O meglio, due sorrisi.

Perchè se Aiolos gli aveva sorriso, prima di abbracciarlo teneramente mentre ancora lui non riusciva a muoversi dallo stupore, dopo di lui, quello più bello lo aveva ricevuto nel momento in cui Seiya aveva riaperto gli occhi.

Il rapporto che aveva sempre avuto con quel pestifero di un giapponese, doveva ammetterlo, era strano.

Da rivali e avversari che erano stati, si erano ritrovati uniti quasi fossero realmente fratelli.

E da quando si erano di nuovo ritrovati, vivi, assieme, semplicemente Aiolia aveva deciso di abbracciare tutto e tutti, riconoscendo quel legame che univa sé stesso, Aiolos e Seiya; da quel momento, erano stati inseparabili.

Avevano quasi adottato il piccolo giapponese; per il periodo che aveva trascorso, e che stava tuttora trascorrendo, lì al Santuario, lo avevano aiutato: esattamente come un bambino piccolo impara a camminare, loro avevano cercato di far recuperare al guerriero di Pegasus l'utilizzo delle gambe, di recuperare il pieno controllo su un corpo martoriato da ferite gravi, forse troppo.

Ma con tanta pazienza, ci erano riusciti.

Piccoli passi, ma erano già tanto.

E intanto, avevano ricominciato a conoscersi, più profondamente che mai, riuscendo ad abbattere le barriere che annidi lontananza, guerre e morte avevano eretto tra loro, riallacciando quelle strade che erano state spazzate via dalle tempeste che avevano sconvolto le loro vite.

Ed erano pronti a intraprenderne un'altra, questa volta assieme.

In quel momento, una serie di risate, provenienti da un punto imprecisato sotto di lui, lo fecero sobbalzare, interrompendo le fila dei suoi pensieri; come se si fosse svegliato da un lungo sonno, spostò leggermente la testa per guardare giù.

Lungo la scalinata deserta scorse due figure che salivano verso il prato dove si trovava.

A quella vista, sentì il bisogno improvviso di correre loro incontro, ma riuscì a trattenersi: se li conosceva bene, era certo che stessero venendo da quella parte.

E difatti.

Dalla sua posizione sul prato, Aiolia potè vedere le loro figure uscire dal boschetto alle sue spalle ma non si mosse: il suo volto si distese intanto in un sorriso mentre le mani andavano alla piccola sacca di iuta abbandonata ai suoi piedi.

Quando ormai erano talmente vicini da essere impossibile il confonderli con qualcun altro, si alzò: “Ce ne avete messo di tempo per trovarmi.” notò Leo, scuotendosi le vesti dall'erba; il ragazzo più piccolo scosse i corti capelli castani madidi di sudore e gli andò incontro con un passo barcollante e incerto, a tal punto che il greco temeva di doverlo prendere al volo, sembrava in procinto di svenire.

Ma Seiya riuscì coraggiosamente a resistere fino al punto in cui il Leone stava spaparanzato al Sole un attimo prima: fu solo lì che si lasciò cadere a terra esausto, ansimando; il greco gli si inginocchiò accanto, “Che ti avevo detto riguardo agli sforzi inutili?” lo rimproverò.

Il giapponese scosse la testa: “Stamattina Death Mask ha insistito perchè lo aiutassi a ripulire l'arena, sono sufficientemente corazzato agli sforzi.” disse sorridendo, gattonando poi verso il bordo, “Certo che da qui c'è una gran bella vista!” esclamò.

Aiolia sospirò: doveva ricordarsi di fare un bel predicozzo al Cancro.

Non è così fragile come pensi, lo sai, vero?”.

La voce calda e pacata di Aiolos sembrava una carezza mentre parlava, avvicinandosi ai due ragazzi: “Stamattina l'ho visto fare da solo il lavoro di tre soldati, si sta riprendendo bene. Anche Death Mask era stupefatto.”.

Il fratello annuì, pur se a malincuore: “È che...”

Cosa poteva dire? Che aveva paura di rivederli nuovamente ghermiti dalla morte, questa volta senza speranza di salvezza, senza possibilità di poterli proteggere?

Non sono stato un buon fratello maggiore, vero?”

Aiolos si sedette sul prato accanto a lui, osservando con affetto e malinconia Seiya che stava in ginocchio a pochi passi di distanza: “Se fossi stato un fratello esemplare, adesso tu non avresti tutta questa paura, non avresti dovuto crescere da solo, nell'ignominia del mio nome...” sussurrò Sagittarius, con gli occhi che pizzicavano per le lacrime.

Un leggero pugno lo colpì alla spalla ma non ebbe neppure il tempo di reagire perchè venne avvolto dall'abbraccio soffocante di Aiolia, che prese a singhiozzare sulla sua spalla come quando era un bambino e dividevano una piccola casa nel bel mezzo del nulla roccioso che formava gran parte del territorio della Terra Santa della Dea.

Se ho deciso di tornare a vivere con te, per te e Seiya, è perchè tutto quello che ho passato non ha significato nulla, in realtà. Posso averti odiato, posso essermi sentito solo, ma sarai sempre mio fratello. Più importante di una donna, fondamentale allo stesso modo della Dea... Mi hai cresciuto, sei stato un padre quasi... Anche per Seiya è così... Lo hai guidato, lo abbiamo guidato assieme... Non osare più dire una cosa del genere, adelfòs...”

Aiolia ha ragione, Aiolos...”

Seiya li raggiunse, unendosi all'abbraccio.

Siamo vivi, siamo assieme, nessuno se n'è andato... Mi avete aiutato a tornare a essere me stesso... Tutto ciò che è stato, non voglio che ci tormenti più...” mormorò il bruno, massaggiandosi le anche affaticate.

Senza parlare, Aiolos annuì, lasciando finalmente andare le lacrime che si era tenuto dentro il suo corpo di eterno quattordicenne per tutti quei lunghi anni in cui aveva potuto solo essere lo spirito che infondeva speranza nei guerrieri per la fine della Guerra e l'inizio di una pace che, finalmente, lo aveva ghermito con l'intensità delle risate che allietavano le mura della loro casetta mentre parlavano.

Consapevoli del loro profondo legame.

   
 
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