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Autore: Il Saggio Trentstiel    23/08/2012    11 recensioni
L'uomo deglutì e si limitò ad annuire per mostrare di aver capito: si accomodò sul freddo pavimento della sua casa e, incrociate le gambe, si predispose all'ascolto come un bambino in attesa della fiaba della buonanotte.
La Musa si schiarì rumorosamente la voce, sospirò e depositò l'ampio posteriore su uno scranno alle sue spalle.
-Dunque, tesoro, devi sapere che centinaia di anni fa...-

Chi non conosce la vicenda del Pomo della Discordia, che tanti guai produsse fino a giungere alla Guerra di Troia?
Ma se una Musa un po' bizzarra ci raccontasse le cose da un altro punto di vista? Beh, Omero non me ne voglia, ma se le cose sono davvero andate così c'è solo da farsi due risate!
[AU; Accenni Tyler/Lindsay; Altri personaggi come comparse o appena nominati]
Genere: Comico, Parodia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaineley, Courtney, Heather, Lindsay, Tyler
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Ai tempi degli Dei dell'Olimpo...
Dei signori della guerra...
E dei re, che spadroneggiavano su una terra in tumulto...

 

Il rumore di una porta che si apriva fece sobbalzare l'improvvisata scrittrice.
Costei osservò con irritazione la persona entrata nella stanza, pronta a redarguirla per bene: fu però il giovane uomo appena comparso a parlare per primo.
-Chi c'è? Odo forse il respiro di...-
-Sì, sì!- lo interruppe lei -Sono la tua personalissima Musa!-
L'uomo annuì lentamente: bene, non era il caso di dirle che, a causa del respiro affannoso, l'aveva scambiata per una mucca.
Era così permalosa...
Avanzò cautamente verso di lei: ormai conosceva a menadito quella stanza, dunque nonostante la sua cecità poteva muoversi con discreta tranquillità.
Infatti inciampò e si schiantò al suolo.
-Oh, scusami tesoro!- strillò la Musa, avvicinandosi e aiutandolo a rialzarsi -Non sapevo dove mettere il mio piccolo scranno, così...-
Il “piccolo scranno” in questione aveva le dimensioni di un triclinio ma, nuovamente, il pover'uomo non commentò.
Tornato in piedi si stampò un sorriso sul volto e posò una mano su quella che supponeva essere la spalla della Musa: il ceffone che seguì gli fece intendere che quella massa soffice non era esattamente una spalla.
Massaggiandosi la guancia offesa, il cieco si rivolse alla Musa.
-Stavi per caso scrivendo, o mia Diva? Ho udito uno scricchiolar di stilo...-
La Dea arrossì impercettibilmente, benedicendo la cecità dell'uomo che gli impediva di notare quel suo sfoggio di vergogna: cercò di darsi un tono e sbuffò.
-Sì, ma il tuo ingresso ha fatto fuggire tutta l'ispirazione!-
Il poeta sbiancò.
-Ma... Tu sei una delle ispiratrici di artisti e poeti, tu dovresti tenere per la cavezza l'ispirazione, tu...-
-Sì dolcezza, ho afferrato il concetto!- sbuffò nuovamente -Siediti, ho una storia da raccontarti: oh, e sappi che se qualcuno ruberà quel mio scritto -per il quale, tra l'altro, prevedo un successone!-... La mia vendetta nei tuoi confronti sarà inenarrabile!-
L'uomo deglutì e si limitò ad annuire per mostrare di aver capito: si accomodò sul freddo pavimento della sua casa e, incrociate le gambe, si predispose all'ascolto come un bambino in attesa della fiaba della buonanotte.
La Musa si schiarì rumorosamente la voce, sospirò e depositò l'ampio posteriore su uno scranno alle sue spalle.
-Dunque, tesoro, devi sapere che centinaia di anni fa...-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Volava, rapida come il vento e nera come la notte.
Tra le mani stringeva un oggetto liscio, freddo ed estremamente prezioso, un oggetto che le avrebbe permesso di ottenere la sua vendetta per l'esilio dall'Olimpo e... Beh, sì, anche di divertirsi crudelmente alle spalle di Dei e mortali!
Ghignò, già pregustando il caos che sarebbe scaturito da quella sua favolosa trovata.
Magari avrebbe scatenato una lotta tra nobili e popolani, oppure una guerra in grande stile o, perché no? un conflitto tra divinità e uomini!
Si leccò avidamente le labbra e le sue pupille parvero dilatarsi quando finalmente avvistò in lontananza la lussuosa abitazione che sarebbe divenuta il centro della sua vendetta.
Atterrò con leggiadria su una torre, seminando il panico in un piccolo stormo di corvi: uno dei volatili rimase però immobile, fissandola con sguardo di sfida.
Lei rispose allo sguardo, piantando le sue iridi nere come il peccato in quelle altrettanto scure del corvo.
Dopo qualche istante di sfida silenziosa, spalancò la bocca e mostrò le zanne acuminate e la lingua biforcuta, mettendo finalmente in fuga il povero animale.
Fin troppo facile, come sempre: schioccò le dita e, con un rumore soffocato, il corvo esplose.
Mentre una pioggia di piume nere si depositava nel giardino sottostante, lei scrutò il cielo: attendeva un segno, ma era certa che quelle tre fossero cadute nel suo astuto tranello.

 

 

 

 

-Oh, un invito per un buffet elegante? Non so esattamente cosa sia, ma la mia bellezza non può mancare!-

 


-“Dibattito sulla divinizzazione del merluzzo”? Oh, io e la mia sapienza metteremo a ferro e fuoco questi stupidi, polemici, insolenti...-

 


-Hm, è palese che un invito per una serata di beneficenza sia stato spedito a me, la più misericordiosa tra le divinità dell'Olimpo.
Gwen! La mia pelliccia di cuccioli di dalmata, immediatamente!-

 

 

-... Scortesi, ignoranti, logorroici, maleducati opinionisti!-

 

 

 

 

Tre luci rifulsero nel cielo chiaro di quel mattino primaverile, e un sorriso crudele incurvò le labbra di quella Dea scura e maligna.
Con una risata che non avrebbe stonato in gola a un leone di montagna, si infilò nella finestra più vicina e individuò nell'immediato il suo obiettivo.
Lui, la vittima prescelta delle sue infide trame, stava facendo dei piegamenti.
La Dea vide la sua schiena cosparsa di goccioline di sudore e le braccia massicce che scattavano in su e in giù come due molle: il respiro ritmico e pesante dell'uomo raggiunse le sue orecchie, e fu allora che decise di palesare la sua presenza.
-Alzati, mortale! Sei in presenza di una divinità!-
L'uomo sobbalzò ma, obbediente, interruppe il suo esercizio: si levò in piedi, si voltò lentamente... E la Dea poté constatare sgomenta che non si trattava di un uomo.
Forse.
Di fronte a lei stava la donna più brutta e mascolina di tutto il mondo conosciuto: capelli scuri, sopracciglia folte che si univano sopra l'attaccatura del naso, piuttosto grifagno, e un'espressione mortifera negli occhi.
-Cosa vuoi da me?- tuonò con voce poderosa, aumentando i dubbi della Dea: era o non era una donna?
Preferì affidarsi a termini neutri e ostentare la sua irritazione per quel tono oltraggioso.
-Non osare parlarmi così, mortale! Dinanzi a te c'è Heather, la Dea della discordia! Potrei polverizzarti con un dito, se solo volessi...-
L'essere dalla dubbia sessualità scrocchiò minacciosamente le nocche e ringhiò.
-Provaci, demone in gonnella...-
Heather era coraggiosa, ma non certo stupida: era consapevole che quella cosa avrebbe potuto nuocere alla sua integrità fisica, dunque si accontentò di esibire un'espressione sprezzante.
-Una Dea non perde tempo in futili faide degne dei mortali! Sono qui alla ricerca del principe!-
La creatura priva di identità sessuale aggrottò le sopracciglia.
-Il principe? È nella sua stanza, questa è la mia!-
Heather percepì nell'aria che stava per giungere un'informazione di vitale importanza, dunque tese l'orecchio.
-Io sono...-
L'attesa si fece spasmodica, e alla Dea parve che perfino il tempo si fosse fermato.
-... Eva. Sua sorella.-
La Dea spalancò la bocca, inorridita, e si catapultò fuori dalla finestra.
Cosa aveva in mente suo padre Chris quando aveva permesso l'esistenza di simili brutture?
Il ruggito di rabbia di Eva la inseguì durante il suo volo, ma lei non se ne curò: non le restava altro che trovare la stanza giusta e la sua vendetta avrebbe avuto inizio.
Sorrise con fare sornione: per una Dea come lei sarebbe stato un gioco da ragazzi rintracciare il principe!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-... E alla fine Izzy, la Dea della caccia, ha detto che quel sacrificio era troppo poco per lei, Caleido ed Explosivo, così ha fatto saltare in aria il tempio!
Oh, ciao Heather!-
La Dea della discordia, stanca e affannata, aveva appena fatto il suo ingresso nella stanza dalla finestra: lanciò un'occhiata di sbieco alle tre Dee già presenti e digrignò i denti.
-Come avete fatto a trovare subito la stanza giusta?-
La più anziana delle tre si strinse nelle spalle.
-Beh, è stato facile! C'è un cartello appeso fuori dalla finestra!-
Heather si voltò di scatto: nel punto indicato dalla Dea c'era in effetti una tavoletta di cera con su inciso, in una grafia quasi illeggibile, “Stanza del principe”.
Sibilando come una vipera tornò a puntare il suo sguardo sul gruppetto, notando per la prima volta l'unico mortale presente: era piuttosto atletico, con folti capelli castani e occhi luminosi del medesimo colore.
Per niente brutto, doveva ammetterlo: peccato per quell'espressione da pesce bollito...
Beh, rifletté, Forse così mi faciliterà il compito!
Heather si schiarì la voce, e immediato il silenzio calò sul gruppetto.
-Benvenute sorelle, e nonna...-
-Sono tua madre, insolente!- sputò fuori la Dea meno giovane, fulminando con lo sguardo la figlia.
Questa sorrise e proseguì il suo discorso.
-Scusami, Blaineley, è che ho visto qualche ruga in più... Comunque...- riprese, mentre un'orripilata Blaineley controllava il suo volto in uno specchio -... Siamo qui riunite in seguito a una preghiera rivoltami dal giovane principe...- si interruppe, notando come il ragazzo mancasse all'appello.
Si guardò attorno e lo trovò addormentato sul suo letto, un'espressione beata sul volto: scintille nere si generarono attorno al suo capo e, dopo un gesto repentino della sua mano, il giaciglio del principe esplose.
Con un alto urlo il giovane venne sbalzato in aria ma, invece di sfracellarsi al suolo, atterrò su una soffice nuvoletta rosa: sgranò gli occhi e li puntò sulla più giovane delle Dee, che gli sorrideva radiosa.
Heather si massaggiò stancamente le tempie e borbottò parolacce in greco per qualche istante: ritrovata la calma, o almeno una parvenza di essa, tentò di portare avanti il suo discorso introduttivo.
-Come stavo dicendo, ci troviamo ospiti del principe... Principe?- domandò, lanciandogli un'occhiata interrogativa.
Il giovane scese con cautela dal cirro rosato, inciampando e schiantandosi sul pavimento.
-Tyler...- mugolò -Mi chiamo Tyler...-
-Bene, principe Tyler!- proseguì Heather come se niente fosse -Le sue preghiere, ignorate dal padre degli Dei...-
-Come al solito...- commentò a mezza voce una delle Dee, i cui capelli castani sembravano risplendere di luce propria.
-... Sono state misericordiosamente accolte dalla sottoscritta: avanti, Tyler, ripetile!-
Il principe si levò in piedi e, con voce esitante, passò ad elencare quanto aveva pregato il sommo Chris di fargli ottenere.
-Beh... Io... Ho chiesto una splendida ragazza... Un cervello geniale... E un potere sconfinato...-
Alla menzione di ogni desiderio le sopracciglia delle tre Dee invitate lì si inarcavano sempre più: infine fu la castana a infrangere il silenzio creatosi.
-Quindi... Siamo qui non per un dibattito... Ma bensì per esaudire gli sciocchi desideri di un ancor più sciocco mortale?-
La Dea più giovane le mise una mano sulla spalla.
-Tranquilla, anche se qui non c'è nessun buffone non sono arrabbiata!-
-Beh, io sì!- interloquì Blaineley -Dove sono gli artisti pronti a ritrarmi e a far conoscere il mio nome in tutta la Grecia? Dove sono gli aedi per narrare le mie gesta?-
Mentre le tre divinità discutevano, Heather ghignò e trasse da sotto la veste l'oggetto che avrebbe decretato la sua vittoria: il luccichio dell'ammennicolo attirò gli sguardi di tutte le Dee e del principe che sospirarono ammirati.
-Quello... È forse...-
-Un pomo d'oro, esattamente.- annunciò trionfante Heather, porgendolo poi a sorpresa a Tyler.
Il principe accettò l'oggetto dorato, scrutandolo con aria confusa.
-Hai detto... Pomodoro?-
Heather annuì.
-Scritto tutto attaccato?-
Heather si batté una mano sulla fronte.
-No, ignobile mente limitata! Pomo. Di. Apostrofo. Oro! Una mela dorata, per Pandora!-
La Dea castana si alzò in piedi, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi saccenti.
-E poi lo sanno tutti che i pomodori verranno importati dall'America soltanto a partire dal...-
-America?- la interruppe la sorella minore -Si mangia, per caso?-
La Dea della discordia, irritata come non mai, ruggì. Letteralmente.
A quello sfoggio di rabbia tutti quanti tacquero nuovamente, consentendo a Heather di parlare, seppur con voce distorta dalla furia.
-Courtney, Lindsay... Cucitevi le bocche! Tu, fessacchiotto...- indicò Tyler, che sobbalzò -... Hai espresso ben tre desideri nella tua preghiera, ma noi potremo esaudirne solo uno! Quella mela dorata...- ringhiò in segno di avvertimento -... Verrà da te consegnata alla migliore tra le Dee, colei che saprà farti l'offerta più allettante!-
Tyler era sommamente confuso.
Certo, avrebbe voluto che anche solo uno di quei desideri si avverasse, ma non credeva che avrebbe dovuto affrontare una cosa simile!
Mentre ancora rimuginava sul compito che lo attendeva, la Dea più anziana si alzò in piedi e gli sorrise.
-Comincerò io, ovviamente.-
-Certo!- sogghignò con fare maligno Courtney -La precedenza gli anziani!-
Il volto della Dea assunse una tonalità vermiglia, ma per il resto non diede segno di aver udito la provocazione della figlia.
-Sono Blaineley, madre degli Dei e, senza ombra di dubbio, divinità più potente dell'Olimpo!-
Inaspettatamente, il rombo violento di un tuono scosse l'abitazione: eppure il cielo era sereno...
-Va bene, va bene!- strillò Blaineley -La più potente dopo Chris! Contento ora?-
Non ricevette risposta, ma non vi fu nessun altro bizzarro evento atmosferico: inspirò e tornò a sorridere a Tyler.
-Se deciderai di donare a me quella simpatica mela...- gli occhi presero a brillarle di cupidigia -... Diventerai un re potentissimo, un comandante di eserciti temuto e rispettato, un...- esitò mentre lanciava uno sguardo al cielo fuori dalla finestra -... Un Dio sceso in terra...-
Nessun rombo di tuono infranse il silenzio, ma in lontananza fu possibile udire una risata divertita.
Tyler soppesò le parole di Blaineley, poi fece una domanda esitante.
-E... L'amore? L'intelligenza?-
Blaineley rise sonoramente.
-Ah! A cosa ti serviranno quando avrai asservito chiunque tu voglia? O vuoi ridurti come quell'idiota di mio figlio Trent, che ha deciso di innamorarsi della coppiera Gwen, e... Ops...-
Si portò una mano sulla bocca, ma anche così era visibile un sorrisetto malizioso: Heather ghignò a sua volta.
-Questa me la segno, potrebbe essere utile...- borbottò, mentre Tyler trasaliva.
-Ma... Trent, il Dio della musica? Con Gwen, la coppiera degli Dei?-
Courtney lo interruppe con un cenno imperioso.
-Taci, mortale! Adesso tocca a me, e so che mi sceglierai senza alcun dubbio!-
Ignorò il sorriso condiscendente della madre e tossicchiò per schiarirsi la voce.
-Sono Courtney, Dea della sapienza, della saggezza, dell'artigianato e della tessitura!-
Blaineley diede un'alta risata, indisponendo la figlia.
-Qualcosa non va, madre?- domandò, infarcendo l'ultima parola del disprezzo più puro.
La madre degli Dei terminò di ridacchiare e fece poi un cenno rapido con la mano, come a voler minimizzare quel suo gesto.
-Oh, nulla, stavo solo ripensando a quella simpatica ragazza... Com'è che si chiamava? Dawn?-
-Oooh, me la ricordo!- intervenne Lindsay battendo le mani -È quella che hai trasformato in ragno perché tesseva meglio di te!-
Tyler impallidì di botto, stringendo la presa sulla mela dorata: in che accidenti di situazione si era andato a cacciare?
Courtney puntò un dito accusatore contro la madre, cominciando a urlarle contro.
-Proprio tu hai il coraggio di parlare? Devo forse ricordarti cosa hai fatto a quella mortale, Anne Maria?-
Di nuovo fu Lindsay a rivelare l'accaduto.
-L'hai trasformata in un'orsa, mi ricordo anche questo!-
Un secondo ruggito rammentò a tutte e tre le Dee che Heather era vicino a loro e stava perdendo la pazienza: un tic nervoso all'occhio sinistro e il ringhio animalesco che premeva per uscirle dalla gola non erano affatto segnali incoraggianti...
-Zitte, o vi riduco al silenzio per l'eternità!-
Le divinità si acquietarono e, una volta sedutasi, Courtney si rivolse a Tyler.
-Beh, posso trasformarti in un brillante filosofo, letterato, artista... Anche se dovrò lavorarci parecchio...- aggiunse sprezzante.
Tyler sembrava ancora titubante, ma giunse Lindsay a trarlo d'impaccio.
-Manco solo io!- annunciò con eccitazione infantile -Allora... Mi chiamo Lindsay, sono la Dea dell'amore, della bellezza e... Di altre cose con nomi strani, tipo lussuria...-
Non si accorse degli sguardi impietositi della madre e della sorella e proseguì.
-Visto che sei molto carino, ho pensato di darti in sposa la donna più bella del mondo!-
Heather esultò interiormente: fingendosi incuriosita si avvicinò alla sorella.
-E chi sarebbe?-
Lindsay sorrise.
-Ovviamente sto parlando di Zoey di Sparta!-
A quella rivelazione seguirono numerose diverse reazioni: Courtney inorridì, Tyler rimase a bocca aperta, Heather dovette trattenersi per non cominciare a urlare di gioia e Blaineley fece un'espressione scettica.
-Ma chi, quella ragazzina dai capelli rossi, tutta casa e tempio?-
Courtney era di tutt'altro avviso.
-Lindsay, ti rendi conto che se la rapissi e la portassi qui potrebbe scoppiare una guerra?-
Heather fulminò con lo sguardo la sorella, ma fu la stessa Lindsay a sostenere involontariamente la sua opera di vendetta.
-Che esagerata! Il principe Mike potrà trovare un'altra ragazza, è pieno di fanciulle al mondo!-
Mentre le divinità riprendevano a discutere tra loro, la porta della stanza si aprì e fece il suo ingresso un altro mortale: il giovane era piazzato, con corti capelli neri screziati di verde e penetranti occhi azzurri.
Osservò con curiosità le Dee che berciavano, poi si rivolse al principe.
-Fratello, cosa sta succedendo?-
Tyler sospirò e scosse il capo.
-Non l'ho ben capito... Devo regalare una mela d'oro alla Dea che mi ha fatto la miglior proposta, però...-
-Ehi, e tu chi saresti?-
Courtney si era accorta del nuovo arrivato, e stava fissandolo con cipiglio decisamente ostile: il giovane fece un ghigno seducente e chinò il capo.
-Sono Duncan, principe ereditario di questa città, e incantato da cotanta bellezza!-
Il suo sguardo libidinoso si posò su tutte e quattro le divinità presenti, soffermandosi per più tempo su Courtney: questa socchiuse gli occhi e mostrò a Duncan un pugno chiuso.
-Porta rispetto, maiale in forma umana! Sono una Dea, e posso rigirarti gli occhi in modo da farti scrutare il vuoto del tuo cervello!-
Lindsay inorridì, e Tyler le sorrise rassicurante: a quel sorriso la giovane Dea arrossì.
-Beh, affascinanti signore, cosa vi porta nella mia umile casa?-
Heather inarcò le sopracciglia, indecisa se far esplodere o dar fuoco a quel baldanzoso essere umano: facendo ricorso alla poca pazienza rimastale, si limitò a un'occhiata truce.
-Siamo qui per esaudire un desiderio di questo beota: potere, intelligenza o una bella donna...-
Il volto di Duncan si illuminò a quelle parole.
-Cosa? Davvero? Ehi, Tyler!- diede una sonora pacca sulla spalla al fratello -Avevi ragione, pregare gli Dei serve a qualcosa!-
Blaineley mormorò qualcosa di offensivo nei confronti del mortale, ma la voce sovreccitata di quest'ultimo la sovrastò.
-Bene, visto che ci siamo... Grazie dell'intercessione, fratello, ora puoi andare!-
Duncan si sfregò le mani e sorrise all'indirizzo delle tre Dee, confuse e basite: nel cervello di Heather, invece, stava prendendo forma un'idea ben poco incoraggiante.
-Fammi capire bene... Tyler avrebbe intercesso per te presso di me?-
Duncan annuì vivacemente.
-Certo! Io non ho mai creduto nelle preghiere alle divinità, anche se adesso...- sorrise a Courtney -... Un pensierino potrei farcelo...-
La castana gli lanciò uno sguardo incendiario: purtroppo per Duncan era nel vero senso della parola.
Due vampe rossastre fuoriuscirono dagli occhi scuri della Dea, per poi colpire e incendiare la sua tunica.
Urlando di dolore fu costretto a rotolarsi a terra per spegnere le fiamme, osservato con somma soddisfazione da Courtney.
-Così imparerai a rispettare una Dea! Heather...- continuò voltandosi verso la sorella -... Mi stai dicendo che le preghiere dello scimmiotto qui...- indicò un sempre più interdetto Tyler -... Erano in funzione di quel maiale dai capelli verdi?-
Lindsay balzò in piedi.
-Oh, c'è uno zoo da queste parti?-
Anche Blaineley si levò in piedi di scatto, ma ben lungi dall'essere felice come la figlia minore.
-È stata soltanto una gran perdita di tempo! Heather, aspettati una mia punizione!-
Dopo queste parole, svanì in un lampo rosso: Courtney lanciò un'ultima occhiata disgustata a Duncan, la cui veste era ancora fumante.
-A presto, principessa!- la salutò lui: la Dea, ringhiando, svanì tra mille luci dorate.
Rimanevano solo Lindsay e Heather, ma la seconda sembrava come pietrificata: riusciva solo a balbettare frasi inconsulte e a far saettare lo sguardo da Duncan a Tyler e viceversa.
-Io... Cosa... La mia strategia...-
Duncan si alzò in piedi e si ripulì la tunica dalla cenere.
-Bellezza, hai intenzione di esaudire il mio desiderio? Altrimenti potrei provvedere io a esaudire uno dei tuoi...- propose maliziosamente.
Heather lo fissò con rabbia crescente.
-Ho speso tempo e fatica per architettare questo piano... Ho assaporato la vendetta e la vittoria e mi sono state strappate... Sono stata costretta a concedermi ad Alejandro per fargli forgiare quella stupida mela d'oro...-
-Il Dio del fuoco!- sussurrò Lindsay a Tyler, sorridendogli.
Heather lanciò un urlo ferino che riecheggiò per tutto il palazzo, riuscendo anche nella non facile impresa di spaventare Eva, qualche stanza più in là.
-Tutto questo per i desideri malati di un porco con i capelli tinti?-
Fuori di sé diede fuoco per la seconda volta alla tunica di Duncan che, tra lacrime di terrore e dolore, fuggì dalla stanza: Heather svanì in una nube di fumo nero, lasciando dietro di sé un silenzio attonito.
Tyler abbassò lo sguardo, accorgendosi che stava stringendo la mano della Dea Lindsay: mollò subito la presa, arrossendo.
Anche le gote della divinità si erano arrossate, e adesso Lindsay stava osservando con insistenza il principe.
Il mortale tentò un sorrisetto, ignorando le urla sempre più lontane del fratello.
-Beh... È stato bello conoscerti...-
Lindsay sorrise a sua volta.
-Tu non hai un desiderio?-
Tyler ci pensò su un attimo, poi scosse il capo.
-Ti ho incontrata, cosa posso volere di più?-
Quelle parole stupirono perfino lui stesso: era una frase ben più complessa di quelle che pronunciava di solito, e decisamente più profonda!
Lindsay arrossì di nuovo, sventolandosi poi con una mano.
-Fa caldo, qui dentro!-
Il principe annuì comprensivo.
-L'incendio di Duncan ha alzato la temperatura!-
Il silenzio si dilatò tra i due, immobili e spaventati da quanto stava accadendo: il principe ereditario in fiamme, la sorella che imprecava a tutto spiano contro ogni divinità dell'Olimpo, i loro cuori che battevano furiosamente.
-Voi umani ce l'avete un cuore?- domandò all'improvviso Lindsay.
Tyler, stupito dalla domanda, fece cenno di sì: la Dea allungò una mano e la posò sul petto del ragazzo, ritraendola però poco dopo.
-Oh per Cupido, non batte più! Stai per morire!-
Il principe batté gli occhi un paio di volte, poi prese delicatamente la mano di Lindsay e la fece posare sul lato giusto del petto: sotto la tunica, la pelle e i muscoli, la Dea poté percepire distintamente qualcosa che batteva con foga, come se stesse per esplodere.
Per quanto svampita, per quanto poco dotata cerebralmente, quello era il suo “campo operativo”.
Un cuore che batte con tale forza è segno di una violenta emozione.
Paura? Amore?
-Trevor...- sussurrò lei.
-Tyler...- la corresse lui.
Si guardarono negli occhi per qualche istante: poi, senza aver capito come, si ritrovarono stesi l'una sull'altro, le labbra unite in un bacio che sembrava inarrestabile, i battiti cardiaci a mille.
Mentre i due amanti cominciavano già a mettere le mani in luoghi poco consoni, alla finestra era apparso un volto: il sorriso inquietante, i lunghi capelli bizzarramente tinti di viola e gli occhi spalancati preludevano forse a un attacco isterico?
-Una Dea... E un mortale...- sussurrò cautamente Sierra, Dea della natura e delle stagioni -Dunque c'è speranza anche per me e quel pastore!-
Si lanciò giù dal davanzale, svanendo in un vorticare di foglie, ma non prima di aver lanciato un urletto stridulo.
-Arrivo, Cody!-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Musa aveva terminato il suo racconto, e il poeta era rimasto a bocca aperta.
Certo, come sempre la Diva era riuscita a evocare immagini realistiche nella sua mente, ma quella storia gli sembrava un po' troppo strana... E poi mancava una cosa fondamentale!
-E la Guerra di Troia?- domandò.
La Musa sbuffò sonoramente.
-Senti bello, io qui mi limito a dare l'ispirazione! A scrivere devi pensarci tu! Per tutti gli Dei, vuoi forse che ti regga anche lo stilo quando fai una pausa?-
Se l'uomo avesse potuto vederla, sarebbe probabilmente scoppiato a ridere: una mano sul fianco, il capo che si muoveva da destra a sinistra e un dito agitato con fare ammonitore... Una scena degna di uno spettacolo comico!
Fortunatamente -per lui- era cieco, dunque niente risate inopportune e conseguenti vendette della Musa.
La Diva terminò il suo sfogo e incrociò le braccia: un sorriso materno le incurvò le labbra e, chinatasi, lasciò un bacio sulla guancia ossuta del poeta.
Questi si strofinò incredulo la gota.
-E questo?-
La Musa rise con leggerezza.
-Per incoraggiarti a scrivere quello che, ne sono certa, sarà un capolavoro!-
L'uomo sorrise e alzò appena il capo.
-Un altro bacino, per incoraggiarmi di più?-
Protruse le labbra e si sporse in avanti, ma incontrò soltanto il palmo della mano della Musa.
-Niente di più, dolcezza. Tu scrivi quest'opera, e se sarà degna dell'ispirazione che ti ho donato... Vedremo!-
Il poeta sospirò e si rialzò lentamente in piedi, scrocchiandosi le dita e avvicinandosi a passi misurati al tavolo sulla cui superficie giacevano tavolette di cera e stili.
La Diva annuì con approvazione.
-Bravissimo, non vedo l'ora di leggere cosa creerai! E ricorda, se mai avessi bisogno... Di ispirazione artistica...- aggiunse in fretta, facendo mutare l'improvvisa espressione beata del poeta in una vagamente delusa -... Sai come invocarmi!-
L'uomo sorrise, levando poi una mano in segno di saluto.
-Arrivederci e grazie, LeShawna!-
La Musa gli mandò un bacio.
-Alla prossima, Harold!-
Svanita la Diva, il poeta cominciò immediatamente la sua opera di scrittura.
-“Cantami o Diva del Pelide Achille, che infiniti addusse lutti agli Achei”... LeShawna? Avrei bisogno di...-
-No, Harold.-















Doverose precisazioni!
I personaggi (anche quelli soltanto nominati) sono ispirati alla mitologia greca: di seguito un elencuccio per collegarli meglio.

-Alejandro = Efesto (Dio del fuoco, della tecnologia, dell'ingegneria, della scultura e della metallurgia)
-Anne Maria = Callisto (trasformata in orsa da Era perché Zeus aveva giaciuto con lei)
-Blaineley = Era o Hera (madre degli Dei e regina dell'Olimpo, protettrice del matrimonio e del parto)
-Chris = Zeus (padre degli Dei e re dell'Olimpo, Dio del cielo e del tuono)
-Cody = semplice contadino
-Courtney = Atena (Dea della sapienza, della saggezza, della tessitura, dell'artigianato e degli aspetti nobili della guerra)
-Dawn = Aracne (trasformata in ragno da Atena, battuta in una gara di tessitura)
-Duncan = Paride (principe di Troia, rapitore di Elena e responsabile dello scoppio della guerra)
-Eva = generica sorella di Ettore e Paride
-Gwen = Ebe (coppiera degli Dei dell'Olimpo, Dea della gioventù)
-Harold = Omero (sommo poeta greco, autore di "Iliade" e "Odissea")
-Heather = Eris (Dea della discordia, cacciata dall'Olimpo da Zeus e vendicatasi con il famoso "Pomo della Discordia", che portò poi alla Guerra di Troia)
-Izzy = Artemide (Dea della caccia, dei boschi e della selvaggina)
-LeShawna = Calliope (Musa ispiratrice e protettrice della poesia epica)
-Lindsay = Afrodite (Dea dell'amore, della bellezza, della lussuria, della sessualità, della sensualità e dei giardini)
-Mike = Menelao (principe di Sparta, marito di Elena)
-Sierra = Demetra (Dea della natura, delle stagioni, del grano e dell'agricoltura)
-Trent = Apollo (Dio delle arti, della medicina, della musica, della profezia e della luce del giorno)
-Tyler = Ettore (principe di Troia)
-Zoey = Elena (principessa di Sparta rapita da Paride, gesto che portò alla dichiarazione di guerra a Troia)

Infine, la citazione iniziale è l'introduzione della sigla di "Xena", mentre la frase scritta da Harold nel finale è l'effettivo proemio dell'opera "Iliade".

   
 
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