Anderville:
terra di eroi e detective
Valigie, predizioni e stampelle
Clacson. Grida.
Frenate brusche. Luci abbaglianti nelle strade principali, insufficienti a
illuminare le viuzze laterali dove venivano commessi
furti e borseggi a ciclo quasi continuo.
Insomma, il
normale panorama di Andeville di notte. Topolino si
stava abituando, ormai, anche se in fondo sapeva che non era una cosa positiva.
Ma quando entrava nel locale di Little Cesar,
gli sembrava per un attimo di tornare a casa. O per lo meno in una città
civile, senza che ad ogni passo si commettesse un crimine.
Eccoli tutti qua, come
sempre…
«
Ehi! sai
la novità? »
Topolino gli sorrise ironicamente accomodandosi al tavolo:« No, Ray,
illuminami! »
Dash ridacchiò:« Prova
a ordinare un caffè… »
Topolino li guardò
perplesso, mentre i due ridacchiavano allegramente fra loro.
«
Dov’è Little Cesar? »
Lo sghignazzamento
soffocato divenne una risata vera e propria.
«
Eccomi, eccomi! E guai
a chiunque apra bocca! »
Topolino guardò
sconvolto la porta del retrobottega aprirsi per mostrare il proprietario del
locale in persona, con tanto di termos del caffè ancora fumante, bretelle,
cappello e… stampelle?
«
Cosa ti è successo? »
Ray rispose per
lui:« Erano anni che lo avvertivamo, ma lui non ci ha
mai dato retta… »
«
… se non si decide a
portare a passeggio i suoi hamburger, quelli che ha nel frigo nel retrobottega
da almeno trent’anni, prima o poi si ribellano! »
Stan, l’edicolante, tradusse per Topolino
l’ultima enigmatica frase di Dash:«
Little Cesar è scivolato su una fetta di prosciutto abbandonata nel
retrobottega… »
Ripromettendosi di
non indagare mai sulla cucina del locale, neanche se lo avessero
pagato profumatamente, Topolino osservò con attenzione il proprietario
avvicinarsi alla sua tazza e riempirla, con un po’ di difficoltà viste le
stampelle, con il caffè appena fatto.
Strano, visto il suo
caratterino, che non reagisca…
Con totale
indifferenza, Little Cesar riprese il suo termos, si portò zoppicando alle
spalle di Ray e Dash e rovesciò il resto del caffè
sulle loro teste.
«
EHI!!! »
«
Vi avevo avvertito… »
Ah, ecco, volevo ben dire…
Topolino tenne per
sé i suoi pensieri e si guardò bene dal ridacchiare o dal fare qualunque tipo
di commento. Anche se il caffè era finito, Cesar era capace di rimettere la
caffettiera sul fuoco solo per togliersi la soddisfazione di vedergli colare la
calda bevanda dalle sue voluminose orecchie.
Il detective
privato rivolse la sua attenzione a un altro avventore classico del locale.
«
Allora, Eddie, che mi
racconti? Novità ad Anderville? »
Il bookmaker sorseggiò il suo caffè prima di rispondere, senza
mai staccare lo sguardo dal giornale. Topolino era convinto di non aver mai
visto il colore dei suoi occhi.
«
Sì. »
Topolino aspettò
il seguito della frase, ma non ottenendo risposta, si trovò costretto ad incalzarlo:« Quali? »
«
C’è un politico che
sembra aver alzato la cresta, ultimamente… hai mai sentito parlare di Sharkfish ? »
Che razza di nome…
«
No, questo mi manca… »
«
Manca a quasi tutti gli
abitanti di Anderville, consolati! Era un politico di terz’ordine, sconosciuto
o quasi… anche perché tremendamente onesto, uno di quelli buoni fino al
midollo. Uno che in una città come questa fa poca
strada. »
Già, Topolino
l’aveva imparato a sue spese in quei mesi, purtroppo.
«
In che senso era? Hanno mandato anche lui a farsi un
giro nel molo con un paio di scarpe di cemento? »
Niente da fare,
non riusciva a scordarsi l’avventura in cui era stato risucchiato appena aveva
messo piede ad Anderville. Era quasi certo che neanche il professore si fosse
scordato di lui.
«
No, tranquillo, è
ancora vivo. »
Topolino sospirò
di sollievo. Si era sempre chiesto perché Sonny,
invece di aprire un’agenzia d’investigazione non ne avesse aperta invece una di
pompe funebri. Con tutti i delitti d’onore e i regolamenti di conti che c’erano
da quelle parti si sarebbe potuti diventare ricchi!
«
Da qualche settimana ha
tentato alcuni azzardi in borsa che gli sono andati straordinariamente bene, e
adesso si è aggiudicato con mezzi probabilmente poco puliti un paio di appalti
importanti per il comune. Secondo i giornali, è probabile che alle prossime
elezioni si candiderà a sindaco… non avrei scommesso un soldo su di lui, e
invece… »
Topolino drizzò le
orecchie. Eddie che sbagliava così clamorosamente una scommessa? Praticamente impossibile! E questo repentino e radicale
cambiamento di carattere di questo Sharkfish… ce
n’era abbastanza da incuriosirlo.
Anzi, di più.
Il suo istinto da
detective cacciaguai gli stava letteralmente urlando di approfondire l’argomento
appena possibile,
Tanto non posso mettermi nei
guai più di quanto non sia già…
Era proprio a
causa della sua maledetta curiosità e di una serie di sfortunate coincidenze di
eventi che Topolino si trovava bloccato da mesi in quella cittadina, legalmente
impossibilitato ad andarsene, a dover fare il detective per
poter mangiare almeno fino a quando Sonny non
sarebbe tornato a rilevare l’agenzia o a quando l’ispettore Clayton
gli avrebbe dato il permesso di tornare alla sua amata Topolinia.
Quanto gli mancava Minni… e Pippo… e Tip e Tap… e il
Commissario Basettoni… e…
No, non aveva
tempo di lasciarsi andare alla malinconia. Anderville non perdonava gli attimi
di debolezza, e lui aveva un appuntamento. Guardò l’orologio. Avrebbe dovuto andarci a piedi, ma la chiacchierata con
Eddie gli aveva fatto perdere tempo prezioso e a quel punto rischiava davvero
di arrivare in ritardo.
Anche se so che me ne
pentirò…
«
Burke, sei libero? »
Il tassista più
spericolato di Anderville buttò giù l’hamburger che stava mangiando in un solo
boccone.
«
Certo! Dove ti porto? »
Topolino sospirò, sollevato di essere vivo anche dopo quel passaggio.
Vorrei tanto sapere chi è il
pazzo che ha dato la patente a Burke… sempre che ne abbia davvero una! Un
giorno o l’altro dovrò chiedergli di mostrarmela…
Valutando la
possibilità di una carriera come vigile urbano, Topolino varcò la soglia di Akima Marshall, la madre di Tomoka.
La sua fuga era stata uno dei suoi primi casi, quando si era installato ad
Anderville. Una donna indiana molto simpatica, dopotutto. Una volta al mese prendeva il tè da lei e le faceva compagnia.
D’accordo, era una donna un po’… originale,
ma molto saggia.
Solo su una cosa
non andavano proprio d’accordo…
«
Di nuovo? »
«
Permettimi di leggere
il tuo futuro, Topolino… »
«
Le ho detto e ripetuto
che non credo a queste cose, signora Marshall, non sono né logiche né razionali…
»
«
Una volta me l’hai
fatto fare… »
Topolino sospirò,
rimpiangendo quel momento di debolezza.
«
Riguardava Sonny e non me. E poi ho accettato solo perché lei aveva
insistito tanto! »
Non avrebbe mai
confessato che in quel momento ci aveva veramente creduto. Ne andava della sua
fama di detective. Gli investigatori devono affidarsi solo ai fatti concreti.
Che poi la
predizione si fosse rivelata esatta non aveva importanza. Poteva essere stato
solo un caso. Anzi, doveva essere
stato solo un caso. Aveva il dovere morale di crederci, almeno per coerenza
professionale.
«
Insisto anche questa
volta, ho un brutto presentimento. Per far stare tranquilla una povera
vecchietta… »
Topolino alzò gli
occhi al cielo.
«
E va bene. Sonny aveva ragione, dopotutto, sono troppo buono per
questa città… »
Akima sorrise e tirò fuori i suoi sassolini.
Ubbidendo ai suoi ordini, Topolino stese una mano sul tavolo, mentre la donna,
dopo aver fatto alcuni movimenti curiosi con le mani, gettò le sue pietruzze
sacre sul suo guanto bianco.
«
Interessante… »
«
Allora? »
Akima sorrise:« Cos’è,
ora siamo curiosi? »
Topolino arrossì:« Dopo tutta questa preoccupazione nei miei confronti… »
«
Nuovi guai ti
raggiungeranno presto… »
«
Questa non è una
novità! Lo sapevo anche senza predizioni! »
«
… ma un amico vecchio e
allo stesso tempo nuovo ti aiuterà là dove il tuo formidabile intuito non può
arrivare! E allo stesso modo anche tu aiuterai lui… »
Topolino non capì esattamente
la frase, ma qualunque cosa stesse per succedere, fu
lieto di sapere che non sarebbe stato solo.
Perché lì, ad
Anderville, nonostante le nuove amicizie, si sentiva maledettamente solo.
«
È assurdo, Uno,
totalmente assurdo… »
«
Avevi idee migliori,
socio? »
«
Se le avessi avute, non
avrei lasciato fare a te, non credi? »
«
E allora cos’hai da
lamentarti? Ci serviva una scusa per far passare inosservata la tua assenza da Paperopoli e io te l’ho data! »
«
Inosservata??? Inosservata??? Paolino Paperino che vince un viaggio premio ti pare una
cosa che passa inosservata??? »
Uno ringraziò che
lo scompartimento dove si trovava il suo socio fosse deserto. Probabilmente
qualcuno lo avrebbe preso per pazzo vedendo un papero insultare la sua valigia ultimo modello!
«
Ci hanno creduto, no?
Ho falsificato i documenti di viaggio e creato un finto regolamento per far
cascare tutti i tuoi parenti e amici… e poi quella della sfortuna cronica è
solo una tua fissazione! La sfortuna non esiste, così come la fortuna! »
Paperino guardò
malinconico fuori dal finestrino:« Vallo a dire a
Gastone… e mentre tutti mi credono ai Caraibi ad abbronzarmi, io sono qui, su
questo treno, che mi sta portando verso una città dalla nebbia fitta… »
«
Se per reggere la
copertura ti serve l’abbronzatura, quando torni alla Ducklair Tower ti faccio
fare un paio di lampade! »
«
Non mi prendere in
giro, Uno! Sto spendendo tutti i miei risparmi per venire il
questa metropoli malfamata e sconosciuta… »
Fece una pausa,
per riflettere sui suoi pensieri contrastanti.
«
… ma per i miei cari
amici evroniani si fa questo ed altro! »
«
Così ti voglio, socio!
Quello che voglio sentire ora è il supereroe, non il piccolo papero sfortunato!
»
«
Ehi, ma non eri tu
quello che non credevi alla sfortuna? »
Paperino rise e
Uno si unì a lui.
«
Per favore, rifammi il punto della situazione! »
Uno richiamò i
dati.
«
Hai ragione, con la tua
memoria una ripetizione in più non guasta! Mentre controllavo la presenza di segnali
inusuali sulla superficie del pianeta, ho notato un’anomalia,
più precisamente tracce di utilizzo di tecnologia evroniana
provenienti da questa città… e dato che l’utilizzo di questa apparecchiatura
misteriosa si ripete in modo regolare una volta ogni tre giorni, inviando un
segnale fuori dall’atmosfera, ne si può dedurre che… »
«
… che il nostro ospite
stia chiamando qualcuno! Me la immagino la telefonata: “Ciao
mamma, tutto bene, il tempo è buono, i terrestri sono saporiti… com’è il tempo
da te? E non mi chiamare la mia
piccola spora, sono un guerriero, mà!” »
Uno ridacchiò:« Più probabile che sia un rapporto regolare ai superiori… e
controllando i giornali del luogo c’è un’anomalia che mi lascia perplesso… »
Paperino tirò
fuori una pagina di giornale stropicciata dalla tasca della blusa:« Però a giudicare dalla foto questo Sharkfish
non mi sembra coolflamizzato! »
«
Non sottovalutare gli
evroniani, socio! Forse si sono sostituiti a lui… l’unica è scoprirlo di
persona! »
Il treno rallentò
fino a fermarsi. Paperino prese il suo extransformer
mimetizzato, scese dal vagone e si avvolse una sciarpa verde attorno al collo.
Faceva freddo lì, meno male che l’aveva portata.
Il papero posò la
valigia a terra per prendere la cartina e cercare l’ostello dove aveva
prenotato una camera, ma quasi immediatamente un
ragazzino gliel’afferrò e corse via.
«
Ehi! Fermo! »
Paperino iniziò a
correre. Ma quando mai si era visto un supereroe che
si faceva rubare l’arma dal primo ladruncolo fuori dalla stazione? Per fortuna
a forza d’inseguire criminali paperopolesi,
razziatori temporali e succhiaemozioni alieni aveva
sviluppato sufficiente velocità e riflessi per riacchiapparlo in breve tempo,
anche senza mantello e mascherina. Almeno lì non doveva nascondere le sue doti.
Dopo essersi fatto
“gentilmente” restituire la sua valigia, il papero si allontanò sbuffando,
mentre il ragazzino si massaggiava il braccio dolorante che gli era stato
brutalmente strattonato dietro la schiena.
Paperino alzò lo
sguardo al cielo nuvoloso e cupo, che ricopriva l’ambiente metropolitano come
una cappa minacciosa, e si aggiustò la sciarpa.
«
Anderville… ma in che
razza di posto sono finito? »
Ciao a
tutti! L’avevo annunciato da un po’, forse addirittura dalla
mia fanfic precedente “Perché. Proprio. Qui?”, ma ora finalmente metto in
pratica il mio insano proposito di fare questo che credo che sia uno dei più
folli crossover presenti su questo sito!
Non è
necessario ricordare a memoria né PKNA né MMMM, tranquilli! Ho messo solo degli
accenni in questo capitolo per far ritrovare l’atmosfera! Le frasi in corsivo e
centrate servono per far ritrovare le note “alla Dida” tanto tipiche di MM, ed è per questo che sono
assenti nella parte di PK. Topolino e Paperinik s’incontreranno? Se sì come? E…
lo scoprirete presto!
Non so
se qualcuno leggerà davvero questa follia, ma spero che troverà il coraggio di
scrivermi un parere! L’aspetterò volentieri!
Al prossimo
capitolo!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata
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