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Autore: Maiko    24/08/2012    3 recensioni
[24 Agosto 2010, sette mesi dopo che il caso Kira è stato risolto.
Una semplice oneshot per il compleanno di Near, tra i suoi pensieri e l'amarezza di essere rimasto senza nulla da fare, come un burattinaio a cui tolgono i giocattoli (non fraintendetemi, io adoro Near) e la presenza di Mello che aleggia come uno spettro.]
"Nè Rester, nè Lidner, nè Gevanni. Nessuno sapeva di quel 24 Agosto.
Lui non li aveva mai informati -perchè farlo?- e all'SPK -o quello che ne rimaneva- il 24 Agosto era un giorno come altri.
Meglio così, Near non voleva auguri, regali, torte o sorrisi.
Non voleva niente, così che se un giorno fosse successo quelcosa, lui non avrebbe perso niente.
[...]
In un qualche modo, Mello gli mancava.
Era molto interessante avere a che fare con lui, ed era facile da manovrare tra l'altro, sia per la sua imprevedibilità sia per la sua capacità di apparire e sparire nei momenti più impensabili.
Quel 24 Agosto Nate River compiva diciannove anni, niente auguri, niente regali, niente fastidiosissime pacche sulle spalle, niente cessare di omicidi mafiosi, niente cioccolata al latte."
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Allora noi andiamo.
- Sì.
Seguì un attimo di silenzio, poi i passi varcarono la porta e si allontanarono dalla sala.
Near attese, immobile, che anche l'uomo rimasto nella stanza si accingesse ad uscire. Lo sentì sospirare e lo immaginò passarsi una mano dietro la testa.
- Allora.. a domani. - disse osservando la figura del ragazzo seduta sul pavimento, intenta ad attorcigliarsi su un dito una ciocca chiara, torturandola più e più volte.
Lui annuì impercettibilmente, tornando a dare attenzione al castello di carte dinnanzi a lui una volta che la porta fu richiusa dietro a Gevanni.
Erano passati ormai sette mesi dalla chiusura del caso Kira.
L'SPK sarebbe stata sciolta a breve, senza più un obbiettivo, e i membri rimanenti sarebbero tornati alle vecchie mansioni, e Near avrebbe continuato ad essere L.
Non aveva più accettato un solo caso, da quel 28 gennaio.
Non c'era niente che gli interessasse, niente che avrebbe potuto essere divertente.
Ancora aspettava, quasi sperava in un altro Death Note -ma era solo un capriccio, e sarebbe restato tale.
Osservò il Re di Picche tra l'indice ed il pollice, rigirandolo un paio di volte, poi lo appoggiò meccanicamente in cima al castello, e lì rimase.
Con la coda dell'occhio riusciva a vedere il proprio riflesso, sulle piastrelle lucide della sala.
Nessuna differenza. Davvero, non c'era niente di diverso dal giorno prima.
Eppure era il suo compleanno, era il giorno in cui diventava più vecchio, era quel trecentosessantacinquesimo giorno prima che il conto ripartisse.
Nè Rester, nè Lidner, nè Gevanni. Nessuno sapeva di quel 24 Agosto.
Lui non li aveva mai informati -perchè farlo?- e all'SPK -o quello che ne rimaneva- il 24 Agosto era un giorno come altri.
Meglio così, Near non voleva auguri, regali, torte o sorrisi.
Non voleva niente, così che se un giorno fosse successo quelcosa, lui non avrebbe perso niente.
Prese da una scatola il pupazzetto da dito che lo ritraeva, era come lui: uguale, sempre.
Era consapevole che sarebbe cambiato, prima o poi, sarebbe invecchiato come tutti. Eppure quei capelli bianchi non sarebbero mutati poi molto, e l'altezza non ne avrebbe risentito poi tanto.
No, ma il fatto non era quello: lui avrebbe visto, un giorno, il riflesso di un vecchio, lo sguardo assente, incapace di alzarsi o di far alcunchè senza il supporto di altre persone, carico delle sue colpe che scacciava in un angolo remoto di una mente geniale e contorta.
La differenza, alla fin fine, sarebbe stata in qualche ruga.
Erano passati sette mesi, e Near ancora non aveva uno scopo.
Il 28 Gennaio ogni cosa interessante era finita, e la vita era tornata a non avere senso o colore.
Tutto bianco e grigio, come i suoi vestiti e come il suo riflesso. E non sarebbe stato uno stupido giorno a fare la differenza in tutto quel nulla.
Forse, un tempo, molto prima, qualcosa sarebbe cambiato.
Nella sua infanzia, quando la Wammy's House era la sua casa, allora forse un "Buon Compleanno" lo avrebbe fatto sorridere.
Ne aveva ricevuti tanti, da Roger, Linda, le maestre, gli altri candidati -solo pochi erano sinceri, gli altri appartenevano ad un coro di pecore in fila per la torta in mensa.
La mattina passava come al solito, tra le lezioni e i libri ed i test.
A pranzo volavano i primi auguri, iniziati dalla voce acuta di qualche ragazzina, perchè solo allora se ne ricordavano, e solo allora si rendevano conto che ci sarebbe stata una torta.
Poi nel pomeriggio veniva esposta la solita graduatoria, e come sempre il suo nome era in cima agli altri -lo capiva dalla rezione di Mello.
Non gli interessava neanche dare un'occhiata, tanto già lo sapeva.
Solo per quel giorno, quel dannato 24 Agosto, i ragazzi gli davano qualche pacca sulle spalle, inconsapevoli del fatto che lui odiasse qualunque contatto fisico, perchè Near non diceva mai quel che gli passava per la testa, e la sua faccia era un'indelebile maschera piatta e senza emozione. Gli altri trecentosessantaquattro giorni dell'anno si limitavano a fare i pecoroni intorno a lui, lodandolo in modo palesemente falso e lanciandogli occhiate irritate ed invidiose.
Dopodichè uscivano in cortile a giocare, e lui rimaneva dentro, in Sala Comune, a comporre il suo puzzle bianco con la 'L'.
In qualsiasi giorno non fosse quello, la porta alle sue spalle sarebbe rimasta invalicata fino al tramonto, salvo qualche ragazzino diretto in infermieria o in bagno.
Quel giorno all'anno che portava il nome "24 Agosto" uguale a tutti gli altri però, dopo pochi minuti, risuonavano dei passi sull'acciottolato al di fuori del portone.
Si fermavano momentaneamente sulla soglia, come indecisi se proseguire o fare dietrofront, poi si avvicinavano sicuri alla schiena avvolta dal pigiama candido del ragazzino.
Near sentiva la sua presenza alle spalle e ne vedeva parte dell'ombra davanti a sè.
Per un attimo smetteva di fare il puzzle, restava in silenzio a contemplare il profilo disegnato sul pavimento.
- Hai visto la graduatoria oggi? - gli chiedeva.
- No.
L'ombra portava una tavoletta di cioccolata alla bocca e la mordeva, riempiendo il silenzio col suono della mandibola che la sgranocchiava lentamente, assaporandola.
- Male. Avresti dovuto guardarla. - un'altra pausa, ennesimo morso - Questa volta mi hai lasciato parecchio indietro, hai fatto un bel po' di punti più di me, sai?
Near voltava leggermente la testa - Ah. - rispondeva soltanto, senza distogliere lo sguardo da lui.
Un altro morso - .. Non ti sopporto. Non riesco mai a batterti. - ancora uno - Sei fortunato, oggi non ho voglia di picchiarti o prenderti in giro.
Poi Mello si metteva una mano in tasca e ne tirava fuori una barretta di cioccolato -bianco, perchè quello fondente era solo suo- e gliela poggava di fianco.
- La prossima volta sarò io a vincere, Near.
Il più piccolo si rigirava verso il suo puzzle.
L'ombra si allontanava e i passi si avvicinavano al portone aperto - Auguri, eh.
Near sorrideva un attimo, e poi ricominciava a incastonare ogni pezzo al suo posto, certo che non sarebbe tornato più nessuno a disturbarlo.
Qualche ora dopo scartava la barretta e la mangiava.
Era dolce, troppo per lui e non gli piaceva. Ma era un regalo e doveva almeno assaggiarla.
Però Near non era abituato a lasciare le cose a metà -sarebbe stato come perdere- e quindi finiva per mangiarla tutta.
Tutti gli altri trecentosessantaquattro giorni dell'anno Mello non gli rivolgeva la parola, se non nelle occasioni in cui cercava di mostrarsi superiose dopo l'ennesimo secondo posto sulla graduatoria.
Negli ultimi sei anni, in un modo o nell'altro, Mello si era fatto notare, in quel preciso giorno.
Solitamente gli omicidi mafiosi aumentavano inspegabilmente in data 24 Agosto di ogni anno, oppure un paio di volte si arrestavano del tutto.
Quel 24 Agosto 2010, al suo diciannovesimo compleanno, nulla del genere sarebbe successo.
Sette mesi prima, il 26 Gennaio, due giorni prima della fine del caso Kira, Mello era morto di arresto cardiaco e il suo corpo era bruciato in un camion dei trasporti parcheggiato dentro una Chiesa ormai sconsacrata e abbandonata.
Più volte Near si era fermato a fissare la bambolina da dito che ritraeva il rivale, e si era chiesto cosa provasse sapendo che non lo avrebbe più rivisto, che se ne era andato per sempre.
Non aveva versato lacrima, perchè Near non piange mai e forse non sa come si fa.
Questo però non significava che non gli importasse.
Sulla sua faccia non appariva niente, mai, apparte qualche raro e sghembo sorriso quando arrivava alla soluzione di un caso -e l'ultimo sorriso si era esaurito il 28 Gennaio.
Eppure dentro di sè sentiva una sorta di oppressione, la stessa che aveva provato alla morte di L.
Doveva essere il sentimento più simile alla tristezza che riuscisse a provare.
Gli dava molto fastidio, ma non riusciva a liberarsene.
In un qualche modo, Mello gli mancava.
Era molto interessante avere a che fare con lui, ed era facile da manovrare tra l'altro, sia per la sua imprevedibilità sia per la sua capacità di apparire e sparire nei momenti più impensabili.
Quel 24 Agosto Nate River compiva diciannove anni, niente auguri, niente regali, niente fastidiosissime pacche sulle spalle, niente cessare di omicidi mafiosi, niente cioccolata al latte.
E, Near lo sapeva, era colpa sua, già.
Quel giorno di sette mesi prima era stato consapevole che Halle Lidner avrebbe rivelato il suo piano del quaderno a Mello, ed era stato consapevole anche che lui avrebbe agito di testa propria per dimostrare di essere migliore, per non diventare primo solo perchè lui era morto per mano di Kira.
Lo aveva manovrato, come un pupazzetto, lo aveva usato come un pezzo per finire il suo puzzle -amara ironia! Mello lo aveva negato.
Eppure non se ne sentiva in colpa.
Sapeva di aver commesso un errore di valutazione, non aveva previsto che sarebbe addirittura arrivato a sacrificarsi pur di non vincere in modo sporco. Lo aveva pensato, ma non lo aveva creduto in grado.
Errore di valutazione, uno dei pochi che aveva commesso, Near.
Da qualsiasi angolazione la si volesse vedere, Mello era morto per lui.
E Near non aveva potuto fare niente, solo gioire della morte di Kira, solo mostrargli la mano con i tre pupazzetti -L, Mello e lui stesso- e dirgli che era stato battuto.
Aveva vinto grazie a Mello, solo grazie a lui. E non poteva dirglielo.
Era questo il motivo per cui quella fastidiosa sensazione gli attanagliava lo stomaco.
E quel 24 Agosto la giornata era ancora più incolore, perchè sentiva la mancanza di quel piccolo gesto che il rivale faceva per lui ogni anno, che fosse un "Auguri" o altro, che gli faceva capire che quel giorno NON era uguale a tutti gli altri, che forse aveva un senso.
Ironicamente, dai suo diciannove anni, Near avrebbe sempre visto il 24 dell'ottavo mese come diverso, perchè puntualmente ogni anno la sgradevole sensazione avrebbe bussato alla porta -e lo avrebbe fatto sempre, anche quando la differenza sul suo volto sarebbe stata di un paio di rughe- e Near, rimasto solo con i suoi giocattoli, avrebbe sorriso e nella sua testa sarebbe apparso un ghigno che gli avrebbe detto "Auguri. Sei contento, Near?".
No, non lo era, perchè tutto il divertimento era sparito, portato via dal tempo: Kira e le sue fesseria da Dio -se il Death Note avesse nuovamente toccato terra meglio che a raccoglierlo fosse stato un altro come Light Yagami- L-che ne era adesso della Wammy's e della successione?- Mello.


Perchè in fondo, a lui, Mello piaceva.





"Happy Birthday, Near."
  
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