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Autore: Aky ivanov    24/08/2012    3 recensioni
Questa fanfiction vuole descrivere il modo in cui Yuri Ivanov ha ricevuto il suo bit power e il legame che li unisce.
[..]Queste sono le caratteristiche che mi ero prefissato. Una cosa non avevo messo in conto, che a fermare la mia corsa sarebbe stato un cuore solitario che cercava disperatamente attenzioni.
[..] Mi assomigli, più di quanto credi. Non c’è animale più pericoloso al mondo, di un lupo ferito. Frase più adatte di queste per te non ce ne sono.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Yuri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NoN Parlare nel Mio silenzio

 

 

La sveglia luminosa segna le 3:45 del mattino.

Sono rinchiuso in questa stanza 4x4 da circa un’ora nella stessa posizione.

Non è che ci sia posizione migliore,tanto in qualunque modo sento fitte in tutte il corpo.

Almeno questa è migliore della cella nei sotterranei, almeno qui che è la mia stanza posso dare libero sfogo a tutto quello che ho dentro.

Sento i polmoni graffiarmi dall’interno,la gola bruciare,la testa farmi un dolore atroce e iniziare a girare.

Porto le mani alla testa per fermarla, per riacquistare un pò di pace. Come si fa' a farla star ferma se il tuo stesso corpo non smette di tremare?

Mi passo le mani sul volto in un tentativo di soffocare i singhiozzi, cosa mal riuscita perché il mio corpo sobbalza.

Porto le mani all'altezza degli occhi per notarle scarlatte,con gocce che ricadono sul pavimento.

Sangue dappertutto, da qualunque lato mi volto vedo soltanto sangue. Dalle lenzuola del letto per finire sulle pareti.

Sangue che in questa stanza è soltanto mio. Mi viene voglia di urlare,ma non posso se non voglio finire nei guai dopo soltanto 60 minuti.

Faccio per alzarmi, ma la testa prende a vorticarmi furiosamente facendomi cadere carponi sbattendo la testa contro il muro. Sulla mia fronte si apre una ferita perché sento il sangue caldo scivolarmi lungo il naso,sugli zigomi per poi ricadere per terra.

Sento il suo odore ferroso invadermi le narici, non trattengo un conato di vomito, che è come se sentissi il mio corpo spezzarsi a metà, ogni volta che il mio corpo ha degli spasmi.

Sto vomitando l'anima, sono 2 giorni che non mangio niente, cosa diavolo dovrei vomitare?

Questa è la punizione per aver detto la verità. L'unico che ha avuto il fegato di spifferare tutto.

Ma, chi crederebbe ad uno stupido bambino di appena otto anni.

Nessuno.

Erano venuti i controlli di sicurezza al monastero e io avevo una ferita lungo tutta la faccia. A tutti quelli che come me avevano una ferita così visibile hanno chiesto come avessimo fatto a procurarcela, risposta: rissa.

Man mano che i controlli si facevano positivi vedevo il monaco ghignare vittorioso.

Quando quel vecchio signore en venuto a chiedere a me, non ho aperto bocca.

Sono stato zitto e muto a guardarlo negli occhi. Lui però insisteva accarezzandomi una spalla e io continuavo a vedere quel monaco sorridente. Il sangue mi ribolliva nelle vene,mentre sentivo quelle sulla fronte pulsare. Ho sentito una strana adrenalina scorrermi al posto del sangue, ho alzato la mano puntando il dito contro Vorkov e dicendo tutto quello che ci aveva fatto. Mi ero sentito invincibile,neanche Vorkov che mi guardava con gli occhi iniettati di sangue e' riuscito a placarmi.

Ma infondo le parole di un bambino possono essere anche piene di fantasia.

Come ha sostenuto il suo accompagnatore.

Non è servito a niente quello che ho fatto. La vita ingiusta e questo l'ho capito da quando sono entrato in questo posto. Otto anni pochi per dire di conoscere tutte le sfumature della vita, otto anni per poter affermare di averne abbastanza e desiderare morire.

Pochi per vivere ma giusti per morire.

Cerco con la mano di rialzarmi per poggiare la schiena contro la parete, ma il risultato è ritrovarmi disteso a terra dopo aver sbattuto la schiena con i punti ancora freschi.

Il respiro mi si mozza in gola, facendomi tossire così violentemente da far uscire liquido scarlatto anche da lì.

La guancia ha ripreso a farmi male, avevo osato lasciarmi sfuggire un lamento quando mi mettevano i punti, che l’infermiera mi aveva mollato un ceffone.

Le lacrime riprendono il loro corso sul mio viso ormai imbrattato di sangue lasciando scie nel rosso ormai raggrumato. I miei capelli sono completamenti immersi nel liquido vitale che si trova sul pavimento, ma non credo faccia poi tanta differenza il colore è simile se non uguale. Sono completamente scompigliati e sparpagliati sul pavimento diventato un ammasso di poltiglia.

“Voglio uscire da qui”, è la frase che riesco appena a pronunciare con voce roca.

Eravamo cosi vicini alla libertà, perché quel vecchio aveva detto che ci sarebbe stata un altra ispezione il giorno dopo per chiudere definitivamente il monastero; ispezione mai avvenuta.

Il Signore dopo quella sera è sparito dalla circolazione senza lasciar tracce.

Ho sentito un rumore dentro di me, il mio cuore andare in frantumi insieme alle mie speranze, come uno specchio, quando si rompe.

Tutti qui dentro sostengono che non abbia avuto il fegato di denunciare Vorkov, io invece dico che e' stata la persona più coraggiosa che abbia mai conosciuto.

Lui è morto, e ad ucciderlo è stato Vorkov. Non sono fantasticherie. Io l' ho visto.

Gli occhi mi si appannano tanto da non distinguere neanche più il soffitto.

Non ho più voglia di raccontare niente a nessuno, non dopo averci quasi rimesso la vita in quelle celle.

La verità non esiste, non e' mai esistita. Ognuno la vede dal proprio punto di vista.

“Quel vecchio ha creduto alle tue parole, perchè quei tuoi maledetti occhi l'hanno impietosito. Occhi sfrontati e tristi che raccontavano cose spaventose per quell'idiota. Occhi così limpidi e cristallini che per forza doveva crederti. Ma Ivanov questa la paghi cara. I tuoi occhi non mi impietosiscono"

Questa è l'unica cosa che quel pazzo ha pronunciato, parole cariche di rabbia e disprezzo, prima di sbattermi la testa contro il muro e prendermi a calci in ogni angolo del mio corpo.

Ma lui non è mai stato bambino?

Questo era il suo aperitivo, infondo ho solo mandato quasi in fumo il suo piano di una vita.

Ho desiderato morire in quella cella, volevo non esistere più. Sapevo che mi avrebbe tenuto in vita per i suoi scopi, non volevo sentire un macigno addosso e una voce nel cervello che continua a sussurrarmi" È stata colpa tua? dovevi star zitto. A quest'ora il vecchio poteva essere ancora vivo. “E se aveva una figlia che non vedeva l'ora di riabbracciare il suo papà! Colui che è morto per una tua confessione.".

Sta zitta maledetta! Non ti voglio ascoltare, non voglio sentire più nessuno.

Un dolore forte al petto mi toglie il respiro. Non so se siano le costole rotte oppure il mio cuore che urla.

Cerco di fare il meno rumore possibile anche con i singhiozzi altrimenti le guardie vengono a darmi il resto. Mi riesco a mettere con fatica di nuovo seduto, devo ripulire lo schifo che ho combinato. In questa camera non si respira più. Mi rimetto in piedi e barcollano raggiungo la finestra che spalanco facendomi investire dalla corrente gelida.

Le gambe non reggono più il mio peso, e mi ritrovo in ginocchio a sentire le forze abbandonarmi.

Chi non avrebbe voglia di passare un compleanno come il mio.

Solo in una stanza circondata dal sangue, seduto in fase di dissanguamento, con una morte sulla coscienza e la voglia del suicidio.

La testa gira sempre più velocemente e inizio a sentire tutto ovattato. Un luccichio sul pavimento attira la mia attenzione e facendomi forza con le mani riesco a prenderlo.

Si tratta di un pezzo di vetro, precisamente dello specchio che nella rabbia ho rotto due giorni fa.

Sembra che il distino mi abbia dato l’occasione per mettere fine alle mie sofferenze. Osservo il mio riflesso in quel pezzettino e osservo i miei occhi che somigliano tanto a quelli della mamma quando era stesa senza vita sul pavimento.

Si uccise il giorno del mio compleanno, quando compivo tre anni.

Infondo era infelice con noi. Chi vorrebbe un marito alcolizzato che ti maltratta, vivere in povertà e avere persino un figlio in quel triste quadro.

Io però a lei volevo bene.

Chissà se quando sarò morto la rincontrerò e lei se mi riconoscerà.

Stringo il pezzo di vetro in mano, procurandomi un taglietto su un dito, e lo avvicino al polso.

Prendo un respiro e taglio con forza sul polso.

Almeno è quello che tento di fare, perché un improvviso gelo ha invaso la stanza, facendo congelare quel pezzo di vetro e mandarlo in frantumi.

Guardo il mio polso sul quale c’è un taglio, ma non profondo come desideravo.

Questo mi basta soltanto per farmi perdere altro sangue.

Alzo gli occhi incontrandone un paio azzurri, che non appartengono ad un essere umano.

Ma tutto il sangue che ho perso non mi fa neanche restare sorpreso nel trovarmi davanti un lupo argentato quasi bianco, con ali di ghiaccio che mi osserva invaso da una luce luminosa.

Evidentemente no, perché l’unica cosa che faccio è squadrarlo con rabbia.

“Cosa vuoi?” chiedo sprezzante al suo indirizzo, mentre con cerco qualche altro pezzo di vetro nella stanza.

Un soffio gelido fa diventare il pavimento di ghiaccio, e invade anche me, la cosa strana è che io non ho freddo.

Alzo di nuovo il viso, trovandomi il suo muso a qualche centimetro di distanza,il suo alito è gelido.

Mi fissa intensamente tanto che io riesco a specchiarmi in quelle pozze cristalline.

Cosa ci fa questo strano lupo nella mia stanza?

“Puoi anche smettere di cercare, ho tolto di torno tutti i vetri che c’erano”

Perché neanche il fatto che stia parlando mi stupisce? Sono diventato indifferente a tutto.

“Perché lo hai fatto mi servivano!” gli dico lanciandogli contro il mio bey.

Forse li ha tolti di mezzo perché è venuto ad uccidermi lui stesso.

Spero tanto che sia così.

“Cosa, per ucciderti?”, sbaglio o è un ringhio quello che uscito dalla sua bocca? Dannazione, neanche la paura di morire mi contagia più?

“SI” gli rispondo con lo stesso tono fissandolo con rabbia, finche non mi ritrovo contro il muro a causa della sua zampa che mi ha graffiato la faccia spingendomi lontano.

Non sento dolore, ne per la botta ne per il graffio. Sembro diventato insofferente a tutto.

Alzo lo sguardo verso quella bestia che inizio ad odiare con tutto me stesso.

“Mi dici perché sei venuto ad irrompere in questa stanza!”

Lui con passo felpato mi si avvicina “Cercavo qualcuno come custode, un ragazzino che dovrebbe abitare in Giappone, ma mi sono ritrovato in queste zone e ho avvertito un cuore con un senso di colpa.”

“Non sono affari tuoi quello che provo io! E poi non soffro di sensi di colpa!” sto urlando, spero che le guardie abbiano il sonno pesante. Poi perché lo sto negando? Voglio rendermi forte agli occhi di un animale?

“Allora perché stai piangendo?” quella domanda mi lascia sorpreso, mi tocco il viso e lo sento bagnato,non solo dal sangue, ma soprattutto da un liquido salato che mi arriva persino in bocca. Da quanto tempo stavo piangendo senza accorgermene?

“Bene, adesso ti degnerai di ascoltarmi?”

“Io non ti voglio ascoltare! Tu non devi azzardarti a parlare!Io voglio solo il mio silenzio!”

Sono contraddittorio penso una cosa e ne dico un’altra.

“A volte il silenzio è il più brutto suono del mondo”

“Fai anche perle di saggezza stupido lupo, non so cosa sei, ma un essere inutile lo sei di sicuro”

Quello che ho chiamato in modo così gentile, mi ha inchiodato al muro, e ha aperto la bocca. Chissà, se lo provoco abbastanza decide di uccidermi.

“Non ci provare Ivanov, non sono qui per stare ai tuoi subdoli giochetti di suicidio”

E come ha capito quello che penso? Forse legge nel pensiero.

Cioè, quello mi chiama persino per cognome senza conoscermi e io mi stupisco per tutt’altro.

Cerco di liberarmi della zampa che mi preme contro il muro ma i tentativi che provo sono tutti inutili.

Mi arrendo all’evidenza,non ho forza neanche per reggermi in piedi. Se lui mi libera io cado a terra come una marionetta a cui si spezzano i fili.

“Mi degni un po’ della tua attenzione?” Annuisco lentamente con la testa, mi mancano le forze.

“Ascoltami, quello che hai fatto è una prova di coraggio. Volevi la libertà e ti si è presentata un occasione per provarci. Quello che è successo non è stata colpa tua. Quel signore sapeva tutto su questo posto, gli serviva una testimonianza diretta. Sarebbe morto lo stesso per mano di quel monaco.”

“Ma non è servito a niente..” cerco di parlare ma un singhiozzo mi blocca la frase.

“Tu dici così, ma qualcuno troverà le sue ricerche e inizierà ad indagare. Così potrai uscire da questo posto”

“Come fai a sapere tutte queste cose?” gli chiedo mentre sento gli occhi bruciare, non so neanche per quale motivo.

“Io sono una creatura speciale. Tutti i bit power sono esseri molto potenti. Non ti stupire per queste sciocchezze”

Annuisco, perché non riesco più a parlare. Ho un groppo in gola che continua a salire. Mi sento al sicuro a parlare con lui, non voglio se ne vada. Rimarrò di nuovo solo immerso nel silenzio.

“Promettimi una cosa Yuri. Non carcera più di ucciderti, hai una vita davanti. Quel vecchietto ci sarebbe rimasto male a sapere una cosa del genere. Poi vorresti lasciare il tuo amico Boris solo in questo posto?”

“N-no” sento il lupo lasciarmi, e io cadere a terra. Si avvicina con il muso al mio viso. Il mio respiro si fa irregolare, “N-on voglio neanche che tu te ne vada” gli dico abbracciandolo.

Mi aggrappo stretto e a differenza di come mi ero aspettato emana calore.

Il lupo volta lo sguardo verso di me, che ho preso a piangere di nuovo cercando di nascondere i singhiozzi nella sua pelliccia.

“Non serve che ti nascondi. Anche se piangi so benissimo che sei forte. Hai una grande forza dentro di te, sei capace di rialzarti sempre anche dopo i perieodi più brutti. Una grande forza d’animo per un bambino. Se fossi stato debole a quest’ora non mi avresti ascoltato.”

Mi asciugo le lacrime. Le parole di questo strano animale mi hanno dato forza.

“Non voglio morire adesso. Devo prima fare pagare a Vorkov tutti i mali che ha fatto”.

Vedo il primo sorriso farsi largo sul suo muso.

“Era questo che intendevo. Sei un bambino intelligente, non dimenticare mai il tuo vero carattere. Questa tua sfrontatezza è quella che più spaventa quel monaco.”

“Mi dispiace per come ti ho tratto all’inizio. Davvero.” gli dico abbassando lo sguardo.

“So che sei sincero. Un tiretto orgoglioso come te difficilmente chiede scusa”

Un sorrisino mi increspa le labbra, il primo dopo settimane. Non dura molto perché diventa subito amaro.

“Adesso te ne andrai vero? Da quel ragazzino?” perché devo avere una voce cosi balbettante nei momenti meno opportuni.

Si siede di fronte, facendomi poggiare a lui in modo che non sbatti la testa a terra da un momento all’altro.

“Sai cosa sono i bit power vero?”

“Si, Boris ne ha uno. Si tratta di un falco”

“Non sai però che siamo capaci di decidere il nostro custode in base alle caratteristiche che cerchiamo. Di avvertirlo a chilometri di distanza, e di conoscere il suo cuore. Perché solo quello è capace di mostrare la verità.”

“Con questo cosa cerchi di dirmi? Che tu e quel ragazzino siete legati da una specie di filo”

“Hai capito quello che intendo. Ma, non proprio tutto. Il ragazzino che cercavo doveva essere testardo,cocciuto,orgoglioso, forte e strafottente, con una gran forza d’animo per contenere il mio potere”

Si ferma facendo una pausa.

“Queste sono le caratteristiche che mi ero prefissato. Una cosa non avevo messo in conto, che a fermare la mia corsa sarebbe stato un cuore solitario che cercava disperatamente attenzioni.

Il cui proprietario voleva fare una sciocchezza, ma in fondo a se stesso aveva voglia di rialzarsi e continuare a lottare.

Che aveva tutto quello che si può volere da un custode, e aveva due occhioni azzurri in grado di sciogliere persino me”

Lo guardo sorpreso mentre ascolto quello che dice. Il mio cuore inizia a battere velocemente.

“Si sciocco sei tu quello che cercavo. Mi assomigli, più di quanto credi. Non c’è animale più pericoloso al mondo, di un lupo ferito. Frase più adatte di queste per te non ce ne sono”

Sono felice, anche se ormai so che sto per svenire mi lascio scappare un sorriso. Riesco solo a sentire un vento gelido che si insinua dentro di me, provocandomi una bellissima sensazione, prima di sprofondare nel buio più assoluto.

Quando riapro gli occhi, mi accorgo di essere nel mio letto. Mi alzo facendo attenzione alla testa che mi fa ancora male. Mi guardo intorno.

Non c’è traccia ne del vomito ne del sangue che circondava la stanza, è sparito tutto.

Quello che ho fatto, allora era un sogno? un incubo?

Per la frustrazione sbatto un pugno contro il muro, facendomi un po’ troppo male.

Osservo il polso e vedo una fasciatura intorno ad esso.

Mi volto sul comodino accanto a me e prendo il mio bey in mano. Osservo meglio è noto che al centro è raffigurato un lupo con le ali spiegate.

Quindi non è stato un sogno!

Non riesco neanche a concretizzare il pensiero, che sento la porta della mia camera sbattere e non riesco a vedere la persona che è entrata perché uno schiaffo in viso mi fa voltare la testa.

Sento un dolore lancinante alla guancia. Ma tutti quella devono centrare?

Ho la ferita che si sta ancora cicatrizzando, i residui degli schiaffi e pugni ricevuti da Vorkov,il ceffone dell’infermiera, ci mancava soltanto questo.

Mi porto una mano alla guancia offesa e alzo gli occhi per incontrarne due smeraldini che mi fissano arrabbiati.

“Boris?”

“Si razza di idiota sono io! Mi dici cosa diavolo ti è saltato in mente?” prima che Boris riesca a fare combo sul mio viso, Sergey lo prende alle spalle.

“Boris vedi di calmarti” “Come mi faccio a calmare me lo spieghi?”.

Iniziano ad urlare fra di loro mentre io seguo la scena. Non ci sto capendo niente.

“SILENZIO!” al mio urlo si fermano entrambi. I vantaggi di essere capitano. “Davvero? la sberla te l’hanno tirata lo stesso, capitano o no” riconosco questa voce è quella del lupo. Forte posso sentirlo anche via telepatia! Si dice così?bo..

“Boris mi spieghi cosa ti è preso?” chiedo al mio migliore amico, che mi guarda stralunato e poi di nuovo arrabbiato.

“E me lo chiedi pure?! Entro in stanza per vedere se sei ancora vivo da quella stramaledetta punizione, e ti ritrovo a terra con un taglio sul polso e pezzi di vetro ovunque!” respira a fatica, ha sbraitato come un ossesso.

Ora capisco perché ho il polso fasciato e la stanza è in ordine, sono stati loro.

Improvvisamente quello che ha detto Boris mi fa sentire in colpa. Li ho fatti preoccupare tantissimo mentre io credevo di essere l’unico a soffrire.

Sento le guance calde, è umiliante quando capisci di aver fatto un errore così stupido facendo preoccupare i propri amici.

Abbasso gli occhi e cerco di articolare un discorso sensato. “Per quello che è successo stanotte, io non volevo. No, volevo dire si ciò provato a fare quello che pensi ma qualcuno mi ha fatto cambiare idea..” porto istintivamente uno sguardo al bey che stringo in mano.

Prendo un respiro e alzo gli occhi a fissare quelli ancora ostile di Boris “Mi dispiace di avervi fatto preoccupare”. Vedo Boris sbuffare, questo vuol dire solo una cosa. Ho vinto! Mi ha perdonato. “Maledetto tu e quegli occhi da cucciolo bastonato” dice abbracciandomi. Mi piacciono gli abbracci di Boris, devo tentare qualcosa di meno pericoloso ma da farlo preoccupare un pochino, così da farmi riabbracciare.

“Oggi Vorkov ti ha dato giornata libera, per startene nel letto. Credo tu non te ne sia accorto ma sono le quattro del pomeriggio”

Le quattro? Ho dormito tantissimo, e per una notte senza incubi.

Guardo il mio bey, ma Boris lo toglie dalla mia visuale.

“E questo cos’è?”

“Sembrerebbe un bit power”

“Yu da quando hai un bit power?”

“Da stanotte” gli rispondo e vedendo la faccia di Boris credo abbia capito che è merito suo se ho cambiato idea.

“Boris dannazione!Noi dovremmo essere agli allenamenti!” dice Sergey allarmato prendendo Boris per la manica e trascinandolo fuori. Quest’ultimo mi guarda preoccupato ma quando gli sorrido mi ricambia prima di uscire.

Finalmente posso massaggiarmi la guancia in santa pace, lasciandomi sfuggire una piccola smorfia. Boris c’ è andato abbastanza pesante, non credo ora mi venga di nuovo voglia di fare qualcosa del genere. Per fortuna Sergey l’ha fermato.

Sento qualcuno sghignazzare e voltando lo sguardo trovo il mio caro Bit power. Ma non dovrebbe obbedirmi e uscire quando lo dico io? Lasciamo perdere.

“Non dirmi che ti ha fatto così male?”

“SI, invece”

All’improvviso mi viene in mente una cosa, che non mi fa affatto piacere.

“Questa è opera tua! Li avevi frantumati tutti i vetri che c’erano, è impossibile che Boris lo abbia trovato a meno che non ce lo abbia messo qualcuno!”

Vedo che si fa sempre più divertito e anche compiaciuto.

“Complimenti. Si ho creato un pezzo di ghiaccio sottile molto acuminato, facilmente confondibile per un pezzettino di vetro”

“Ma perché?”

“Perché avevi bisogno di una piccola lezioncina. Ho l’impressione che mi divertirò molto”

“Bastardo!” ma che razza di bit power i è toccato?

 

FINE

Fanfiction scritta in un momento in cui non avevo niente da fare. (Alle tre di notte…ndyuri)

Mi sono messa a computer ed è uscita questa piccola storia.

Chiedo a chiunque la legga di farmi sapere cosa ne pensa anche in un piccolo commento.

Alla prossima

Aky;)

   
 
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