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Autore: EmmaStarr    25/08/2012    18 recensioni
Tutti sappiamo bene come Regulus e James non fossero... bé... in buoni rapporti.
Ma, e se, il dodicesimo compleanno di Sirius, James decidesse di fare una visitina al suo migliore amico?
E se, alla porta, aprisse proprio Regulus?
Un piccolo Regulus triste per la piega che stanno avendo i suoi rapporti con Sirius da una parte, e un allegro e spensierato James che porta il suo regalo senza tante preoccupazioni dall'altra.
Se siete curiosi di sapere se tutto finirà in uno scontro all'ultimo sangue o in qualcosa di più, bé, allora... leggete!
Emma
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James Potter, Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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15/07/1972

 

Era la tipica calda e soleggiata mattinata di metà luglio.

Nella piazza vuota, non sembrava sarebbe successo niente di eclatante per tutta la giornata...

Sirius Black tirò un sospiro di sconforto e si lasciò cadere pesantemente sul letto.

“Bé, buon compleanno, vecchio mio.” mormorò, ironico.

Esattamente: quello era il suo compleanno e i suoi genitori l'avevano rinchiuso in casa tutto il tempo, senza nemmeno darsi la pena di fargli gli auguri. Troppo difficile, vero?

Secondo Sirius, se l'erano pure dimenticato.

Sapeva che il suo essere diventato Grifondoro non avrebbe portato ad un ritorno a casa allegro e felice, ma... Certo non si aspettava questo.

Non se l'era presa per il fatto di non aver ricevuto auguri da nessuno dei suoi amici: sapeva che i suoi adorati genitori, per torturarlo ancora un po', intercettavano tutta la posta che gli arrivava: figuriamoci poi se gli prestavano il loro gufo...

Ma il suo primo compleanno da Grifondoro poteva essere solo così, no?

Sirius non si aspettava niente di meno da quei genitori così... così... così malvagi.

Insomma, dai! Compiva dodici anni, era un giorno importante!

Invece, niente.

Quindi, per lui, quella si preannunciava una banalissima giornata rinchiuso in camera sua, a fare la fame in quella casa che detestava, senza poter nemmeno vedere il suo migliore amico...

Però, che sfiga festeggiare il compleanno proprio in vacanza!

Lontano da Hogwarts, lontano dai Malandrini, lontano dagli scherzi... lontano da James.

Non resistette alla tentazione e si affacciò di nuovo alla finestra. Oh, ma chi voleva prendere in giro? Non poteva mica aspettarsi che quel puntino in lontananza fosse la scopa di James...

Non poteva illudersi che quel minuscolo affare scuro fosse la sagoma del suo migliore amico venuto a trovarlo e a fargli gli auguri di persona...

Sirius strizzò gli occhi, concentrato.

Se non era una scopa, allora che cos'era?

A quel punto decise che il caldo gli doveva aver causato delle gran belle allucinazioni. Sì, proprio così, pure e semplici allucinazioni! Avrebbe fatto meglio a sdraiarsi un po' e continuare a pregare che l'estate finisse in fretta...

Ma dopo circa cinque secondi non seppe resistere e corse di nuovo alla finestra, e per poco non svenne: James, il suo amico James, che si vantava sempre di saper pilotare una scopa meglio del miglior giocatore dei Tornados, e che probabilmente non l'aveva fatto a sproposito, era proprio lì!

Si sbracciò inutilmente, cercando di farsi vedere.

Poi maledisse l'incantesimo specchio e quello bloccante che i genitori avevano affisso alla sua finestra: l'unico modo per entrare nella sua camera era la porta, maledizione...

Così seguì con lo sguardo il suo amico scendere dalla scopa, scompigliarsi i capelli (a quel punto, se non fosse stato tanto felice di vederlo, l'avrebbe strozzato), e suonare al campanello dei Black.

Sirius decise che era meglio mettersi a pregare perché James uscisse vivo dalla casa, e corse a farlo con grande impegno inginocchiato in un angolo della stanza.

 

* * *

 

Regulus stava soppesando con lo sguardo il pacchetto che teneva in mano.

Decise di fare una conta. Se veniva destra, glielo dava. Se veniva sinistra, allora no.

Ambarabà ciccì cocco, tre civette sul comò... destra.

Ma non poteva darglielo, andiamo! No, in realtà si andava ad esclusione, proprio così. Era uscita la destra e la destra era stata esclusa, quindi valeva la sinistra. Non glielo dava, quel regalo. Non poteva, punto.

Non dopo la litigata che avevano avuto qualche giorno prima...

Regulus non avrebbe voluto pensarci.

Non avrebbe nemmeno dovuto pensarci.

Lui voleva bene a Sirius, un bene dell'anima... ma voleva bene anche ai suoi genitori, no?

...No?

Ma chi voleva prendere in giro... aveva avuto ragione Sirius, a dirgli che in realtà era solo terrorizzato da loro.

Certo, Sirius diceva sempre la verità. Roba da Grifondoro, immaginava Regulus. Ma la verità certe volte era troppo dura, punto.

Eppure, a mente fredda, dirgli che sarebbe andato a Serpeverde era la cosa più logica, no?

Sirius si sarebbe messo il cuore in pace, non si sarebbe fatto false speranze.

Lui doveva dare onore alla famiglia, rimediare alla leggerezza di Sirius, essere quello giusto...

E Sirius aveva detto che lui, Regulus, della giustizia non avrebbe mai capito niente.

Queste erano state le sue ultime parole, e ora Regulus si vergognava come un ladro a farsi vedere da lui con quel misero pacchetto.

Ma doveva darglielo!

No, no, ma che, non doveva proprio.

Perso in quei pensieri, quasi non sentì il campanello suonare.

Subito si alzò dalla poltrona e corse al portone d'ingresso: i genitori dormivano, guai se si fossero svegliati... Sbirciò dallo spioncino e vide un ragazzo della stessa età di suo fratello, un po' sudato ma sorridente, che stava per mettersi a suonare di nuovo.

Regulus aprì la porta di malavoglia, lo sguardo ostile.

Sapeva chi era, e come no? Era quel Potter, l'amico Grifondoro di Sirius.

Ne aveva sentito parlare durante la famosa discussione, e le parole di Sirius ancora gli rimbombavano nelle orecchie:

Come fratello non vali la metà di James!

Gli avevano fatto male, tanto male. Non aveva nemmeno saputo cosa rispondere, visto che non lo conosceva.

Sirius aveva detto che non c'era il minimo bisogno che lo conoscesse, non sarebbe servito a nulla. Perché, a sentir lui, James era il motivo per cui era riuscito a “superare il trauma di una famiglia così”.

Non genitori: famiglia. Lui era compreso nel pacchetto.

E poi, quelle lettere... i suoi genitori le intercettavano e le gettavano via, ma Regulus le aveva ripescate tutte dal bidone dei rifiuti.

Erano così belle... l'avrebbe voluto davvero un amico così.

Dando una sbirciatina al ragazzo, si accorse che portava un pesante bagaglio: di certo un regalo!

Notando i buchi sulla sommità dello scatolone, indovinò che fosse un animale. Forse addirittura un gufo, come Sirius aveva sempre desiderato. Poi c'erano altri vari pacchetti.

Se fosse stato al posto di Sirius, probabilmente anche lui avrebbe preferito James a sé stesso.

Nonostante ciò, non poteva fare a meno di detestarlo dal profondo del cuore di fratellino ferito.

“Ciao! Tu devi essere Regulus, dico bene?” sorrise James cordiale, tendendogli una mano che Regulus non strinse.

Ben lontano dall'offendersi, il giovane Grifondoro continuò a parlare.

“Io sono James Potter, un amico di tuo fratello. Mi ha parlato molto di te, sono felice di conoscerti. A dire la verità mi aspettavo qualcosa di diverso, ma a pensarci bene sei esattamente il tipo che mi ha descritto. Posso entrare?” chiese poi, facendo per oltrepassare la porta.

Regulus, con un gesto deciso, lo bloccò.

“No, non puoi vederlo, mi dispiace.” disse, ostile.

“Ma dai, devo fargli gli auguri, oggi è il suo compleanno! E non sai quanto ho speso per questi!- indicò i regali- Sai, ho come il sospetto che non riceva le mie lettere...” disse, squadrandolo con attenzione.

“Bé, sospetto azzeccato. E comunque Sirius non può vederti, è in punizione.” sibilò Regulus, e si accinse a chiudere la porta.

Ma James la bloccò con un piede.

“Come, in punizione? Ma è il suo compleanno!” disse, incredulo.

“Siccome è il suo compleanno la punizione è di livello uno, ok? Se no, sai che gli toccava! Una volta è arrivato al livello otto, per tua informazione!” sbottò il ragazzino.

Oh, fantastico. Sì, che continuasse pure a raccontare i particolari dettagli della vita privata di casa Black a quel ragazzo, perché no?

Inoltre, la faccenda dei livelli se l'era inventata lui quando era piccolo, ai suoi genitori non sarebbe mai venuto in mente. Loro punivano Sirius per abitudine, quasi non ci facevano caso. Solo lui contava le punizioni del fratello, soffriva con lui, le ricordava dolorosamente una per una.

“No, serio? Voi avete i livelli per le punizioni? Figo... Se faccio delle cavolate mia mamma mi toglie la scopa, e poi basta... in ogni caso, cosa prevede il livello uno?” domandò curioso.

Regulus alzò gli occhi al cielo. “Se te lo dico, te ne vai?”
James scoppiò a ridere. “Illuso! Devo vedere Sirius, te l'ho detto!”

“Non l'hai visto abbastanza, quest'anno?” sbottò il ragazzino, incapace di trattenersi.

Ci fu un attimo di silenzio, e Regulus, abbassò lo sguardo, frustrato. Doveva imparare a stare zitto, e basta. Alla fine si decise a rialzare gli occhi.

James lo stava fissando, serio.

Non disse nulla per un po', poi però mormorò, quasi sovrappensiero: “Sai che hai gli occhi uguali a Sirius?”

“E questo... e questo che centra?” borbottò Regulus, arrossendo.

“Ho imparato a leggere gli occhi di Sirius, quindi non mi ci vorrà tanto a leggere i tuoi. Tu non sarai mica... non lo so... geloso?” disse a bassa voce, preoccupato.

Ma certo, pensò Regulus, affranto. Logico che Sirius mi detesti, se l'alternativa è uno così.

“Ma no, cosa stai...” tentò, con scarsa convinzione.

“Quello è il tuo regalo per lui?” lo interruppe James, gentilmente: forse si era accorto di aver toccato un tasto dolente...

Se Regulus non fosse già stato rosso, quello sarebbe stato un ottimo momento per arrossire furiosamente.

“Forse... forse potremmo darglieli insieme, se andassimo tutti e due da lui...” tentò James.

“Sai cosa, Potter? Tornatene a casa tua. Mi faresti un bel favore.” sbottò Regulus, lo sguardo imbronciato rivolto ad un interessantissimo sasso lì per terra.

Perché un Black non mostra le sue emozioni, un Black non piange. Mai.

“Quando lo farò, resterò lì diversi mesi senza poterne uscire, dammi retta. Mamma potrebbe anche inventare un nuovo livello di punizione.” sospirò James. “Non è che io abbia proprio il permesso di volare da Godric's Hollow fino a qui, da solo, sai...”

Regulus strabuzzò gli occhi: e James Potter era disposto a fare questo per Sirius?

Il suo morale cominciò a farsi strada nei bassifondi di Londra, altro che a terra!

“Per cui, mi piacerebbe molto se adesso tu mi facessi entrare, dimostrando che la punizione che riceverò non sarà totalmente vana. Ok?” propose James, esitante.

Regulus sentiva che, se non lo avesse fatto entrare, Sirius l'avrebbe odiato per sempre.

Oh, il suo Sirius! Sirius era suo, era suo fratello! Non apparteneva ad uno sciocco Grifondoro! E se non avesse mai conosciuto Potter, forse ora sarebbe un Serpeverde!

Non un Serpeverde bravissimo, bisognava ammetterlo, ma meglio di niente... lo avrebbe incontrato lì l'anno dopo, e sarebbero stati ancora uniti...

Stupido di un Potter, tutta colpa sua!

“Ehi... qualcosa non va? Non avrete mica litigato?”

Ok. O quel ragazzo era un Legilimante (strano, però, a dodici anni), oppure Regulus doveva procurarsi al più presto un bel paio di occhiali da sole a specchio.

“... No...” fece Regulus, in un disperato tentativo di sembrare convincente.

“Dai... prometto che manterrò il segreto. I Grifondoro mantengono sempre le promesse.” affermò.

“È una BUGIA!” gridò Regulus, vicino alle lacrime.

No, no, doveva tacere, tacere... ma era più forte di lui, doveva sfogarsi.

“Sirius mi aveva promesso che saremmo stati insieme per sempre, e ora... ora per colpa tua è Grifondoro, e per questo la sua era una bugia! Non possiamo stare per sempre insieme, se lui è Grifondoro e io invece sono Serpeverde!”

L'espressione di James era davvero dispiaciuta, e Regulus sentì di odiarlo profondamente per questo.

“Tu non sei ancora andato ad Hogwarts... magari... magari potresti andare anche tu a Grifondoro!” tentò James. “Per me le carte in regola ce le hai tutte...”
“Non è questo il punto. Io voglio andare a Serpeverde. Per i miei genitori. Per... per tutta la famiglia... Insomma, perché... noi siamo tutti così, tutti Serpeverde, e ci è toccato questo e tanto vale accettarlo... ma lui non capisce, e... e se già lui... insomma, non può essere che anch'io... voglio dire...” balbettò Regulus. Possibile che Potter ripetesse esattamente quello che gli aveva detto Sirius?

James fece un sospiro. “È per questo che avete litigato, vero? Tu gli hai detto che andrai a Serpeverde. E lui ha citato me, motivo per cui ora mi stai impedendo di entrare.”

Fu in quel momento che Regulus pensò per la prima volta da quando Potter era apparso di svegliare i suoi. Una bella fattura non gliela avrebbe levata nessuno, a lui e alla sua irritantissima capacità di capirlo al primo sguardo...

“Dai, perché non ci andiamo insieme, da Sirius? Ognuno col suo regalo... sono sicuro che ti vuole un mondo di bene e ne sarebbe davvero felice, è solo arrabbiato, perché...”

“... su, dillo. È arrabbiato perché non sono TE!” sbottò Regulus. Che Potter facesse il gentile non riusciva a sopportarlo. Non lo sopportava perché sapeva quanto fosse migliore di LUI. E questo lo faceva stare immensamente male.

“Io non intendevo questo. Dicevo soltanto che, bé, con Sirius bisogna fare delle scelte, e spesso impone delle cose. E non è sempre semplice, intendiamoci. Una volta, mi ha chiesto di accompagnarlo nel dormitorio delle Corvonero per fare un salutino alla ragazza che gli piace... Un altro giorno, quando non sapeva una cosa in un compito, ho dovuto scrivere la risposta sul soffitto... ah, che punizione memorabile... Una volta poi mi ha obbligato a fare da palo mentre entrava nelle cucine, è passata una prof e per non farlo beccare mi sono preso un mese di punizioni... Figurati che per tirarlo fuori da un calderone un giorno (non chiedermici come c'è entrato, ma Mocciosus l'ha pagata cara), ho fatto una figuraccia con la ragazza che mi piace! Ma fatto questo, insomma, lui dà tantissimo, è speciale. Bisogna solo avere un po' di coraggio e buttarsi, ma ne vale la pena, perché quando è tuo amico, quando sta con te, è per sempre.”

Durante tutto il discorso, Regulus era rimasto affascinato.

Lui, quelle cose, non sarebbe mai riuscito a farle. Era solo un piccolo codardo, certo allora che Sirius non lo riteneva abbastanza... Potter invece andava benone.

Era di certo un fratello migliore di lui, in ogni senso.

“Io non avevo la minima intenzione di prendere il tuo posto.” sussurrò James, serio. “Io voglio soltanto che sia felice.”

E, anche se non terminò la frase, la sua domanda rimase ben impressa nell'aria: Non è quello che vuoi anche tu?

Sì, certo che era così. E Regulus capì che per rendere felice Sirius, al momento James era quanto di meglio ci fosse al mondo. Molto meglio di lui, in ogni caso.

E prese la sua decisione, anche se gli faceva male.

“Ehi, Potter... bada a mio fratello, ok?” disse, cercando valorosamente di non piangere e facendolo entrare in casa.

Sì, faceva bene, lo stava lasciando nelle mani migliori di tutte.

“È chiuso in camera sua... Le chiavi sono appese fuori dalla sua stanza, primo piano a sinistra... Ma fa' attenzione che i miei non entrino. Io li distraggo.” promise.

James, stupito, fece un passo in casa. La sua indole molto cavalleresca gli impedì di storcere il naso, invece sorrise con gratitudine. “Contaci!”

Fece per correre su per le scale, ma poi un pensiero lo bloccò.

“E il tuo regalo?” domandò.

Regulus sorrise. “Lo avrà a tempo debito.”

Quando sarò il fratello coraggioso che desideri, Sirius, fratello mio. Aggiunse nella mente.

“Ah bé... io non gli dirò niente, tranquillo. Allora grazie e ciao!” detto questo, sparì sulla rampa di scale successiva.

Regulus sentì delle voci provenienti dal piano di sopra.

“Felpato? È questa la tua stanza?”
“James! Sulla mia c'è scritto “Sirius”, testa d'asino!”

“C'ero quasi, c'ero quasi... comunque bella accoglienza, eh?”

Poi si sentì un rumore di chiavi.

“Ma..James! Non è possibile, sei tutto intero! Oh, grazie, grazie, grazie! Prometto che andrò a messa tutte le domeniche e...”
“Ma che vai blaterando, si può sapere?”
“Blaterando? Io prego per la tua salvezza e tu...”

Poi le voci si persero. Probabilmente, pensò Regulus con un sospiro, avevano chiuso la porta.

Meglio così.

 

* * *

 

15/07/1994

Sì, era tornato.

Aveva giurato di non rimettere più piede in quella casa, e invece l'aveva fatto.

“Complimenti, Sirius. Bentornato a casa.” sussurrò a sé stesso, disgustato.

Non ce la faceva a guardare tutto, troppi ricordi...

Filò dritto verso la sua stanza, ma quello che vide lo fece sentir ancora più male.

Di tutte le foto, ne erano rimaste solo due.

C'era quella in cui tutti e quattro sorridevano allegri, loro, i Malandrini...

Non riusciva a vedere il volto di Peter senza provare un odio bruciante, lacerante. Distolse frettolosamente lo sguardo.

Poi c'era la foto di quella volta in cui James era venuto a trovarlo, esattamente ventidue anni prima. Il suo dodicesimo compleanno.

Staccò la foto e se la infilò in tasca, gli occhi lucidi.

Fratellone mio, torna di nuovo da me... vedi, sono ancora rinchiuso, salvami di nuovo...

Sì, era ancora rinchiuso in quella casa, ma James non sarebbe più potuto venire a trovarlo, sfidando i genitori e, chissà come, oltrepassando Regulus.

Regulus...

Oh, Regulus, un'altra persona da rimpiangere... come avrebbe voluto chiedergli scusa per quella litigata!

Ce n'erano state altre, intendiamoci. Tante altre, fino al giorno in cui era fuggito di casa.

Poi, la notizia: Regulus era morto.

Non aveva saputo niente, se non che aveva fatto qualcosa di sbagliato. Si era parlato di tradimento. Sirius si era incolpato quella morte: Regulus aveva voluto emularlo? Ma che bisogno ne aveva? Aveva scelto loro e non lui! Aveva scelto i Black, i Serpeverde, poi anche i Mangiamorte! E se era un Mangiamorte, che bisogno aveva di tradire? Sirius aveva sperato che, magari, finita la guerra, le cose sarebbero potute ricominciare, invece...

Oh, scemo di un Regulus, come aveva potuto lasciarlo?
Sirius diede un calcio al tavolo per la disperazione. Tutti quelli che amava morivano, senza sosta.

Improvvisamente, però, notò un pacchetto sgualcito cadere da un incavo dietro la scrivania.

E quello, da quanto tempo era lì?

Con fare circospetto lo raccolse: c'era anche un biglietto.

 

15/07/1979

Sirius.

Questo regalo te l'avevo preparato il giorno del tuo dodicesimo compleanno, ma non ho potuto dartelo. Questo perché avevi ragione tu, sono un vigliacco, un codardo. Ma quel giorno ho visto Potter, e ho capito che per te era meglio lui di me. Lui era quello giusto, so che sei andato da lui quando sei scappato, e non ho avuto il coraggio di seguirti, di andare da te, di raggiungerti. Ora sono un Mangiamorte, e merito tutto il tuo disgusto. Codardo un'altra volta, e mi dispiace un sacco. Sì, penserai tu. A che serve dispiacerti? La scelta l'hai fatta, non si torna indietro. Ma non è vero. Ho deciso che non posso continuare così, perché ho ritrovato questo pacchetto e mi sono ricordato di una promessa fatta a me stesso: quel giorno che ho visto Potter, mi sono detto che ti avrei dato questo regalo quando sarei diventato un fratello coraggioso, come mi avresti voluto tu. Mi ero quasi dimenticato di questa promessa... è stato orribile rivedere questo pacchetto, mi sono cascati addosso un mare di ricordi. I tuoi primi compleanni... anche oggi è il tuo compleanno, e non so nemmeno dove sei. Rimpiango tanto quei giorni, perché i miei anni più felici sono stati quelli in cui tu eri ancora qui, con me, non ad Hogwarts. So che per te invece è stato il contrario. Comunque sia, te ne sei andato prima che io potessi tenere fede alla mia promessa, per cui lascerò questo pacchetto nella tua stanza, sperando che ci tornerai, prima o poi. E , sarò coraggioso. Lotterò contro Voldemort perché è quello che stai facendo tu. E se morirò, morirò come il fratello coraggioso che ho detto che sarei stato, che hai sempre voluto. Sarai fiero di me, è una promessa.

Per sempre tuo,

Regulus

 

Con mani tremanti e gli occhi offuscati dalle lacrime, Sirius aprì il pacchetto. Dentro c'era uno scintillante bracciale fatto a mano, con su incise le parole: “fratelli 4Ever”.

Era un semplice ninnolo fatto in casa da un bambino di undici anni seguendo le istruzioni dell'inserto speciale sulla Gazzetta del Profeta, non un granché.

Ma, indossandolo, Sirius sentì che era il miglior regalo della terra.

Lo fissò al polso sinistro, e sentì le lacrime scendergli dal viso e bagnare quel bigliettino consumato dal tempo.

Si accorse di essere inginocchiato a terra e si alzò: un altro tenue luccichio illuminò la stanza semi-buia.

Al braccio destro, un bracciale identico a quello di Regulus stava lì da quando James, ventidue anni prima, gliel'aveva regalato.

“Siete stati i fratelli migliori che avessi mai potuto desiderare, voi due.” mormorò Sirius stendendosi sul letto, la voce rotta dalle lacrime.

E proprio lì vicino, due ragazzi osservavano la scena, un sorriso largo e umido ad illuminargli i visi.

“Che dici, dormirà?” mormorò Regulus, stringendo dolcemente la mano del fratello maggiore.

“Può farlo tranquillamente. Siamo qui.” rispose James accarezzandogli la fronte con delicatezza infinita.

Sirius si rigirò nel letto, le palpebre già abbassate.

“Buon compleanno, fratello.” sussurrarono entrambi, e dall'espressione felice e rilassata di Sirius, ormai nel mondo dei sogni, furono sicuri che li aveva sentiti.

Perché in fondo, non se n'erano mai andati.

 

  
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