Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ulissae    25/08/2012    7 recensioni
[Breve long-fiction Draco/Hermione. Assoluta mancanza di angst].
Hermione voleva morire, prese rapidamente il primo libro che aveva a portata di mano – Buddha e i suoi dieci allegri consigli – e ci affondò il viso. Colta dal panico si mosse, intenzionata a uscire al più presto da quella libreria, perché non aveva la benché minima voglia di salutarlo-incontrarlo-osservarlo-averedeirapporticonlui.
Era Draco Malfoy, per l'amor di Morgana. In una dannatissima libreria babbana, che sfogliava con nonchalance un numero di “X-Men”.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Di concerti e di musei - I parte
ovvero, inviti imprevisti


Hermione finì il libro il lunedì seguente, seduta sotto un’enorme albero al St. James's Park: aveva sfruttato l’ora di pranzo per uscire e mangiucchiare un pacchetto di creackers mentre divorava le pagine dove la povera Teobalda affrontava mille avventure.
Se si superava e si storicizzava il primo momento in cui la genealogia Purosangue dell’autore si faceva sentire, attraverso lunghi attacchi contro i Babbani, il libro era tra i migliori che Hermione avesse mai letto: carico di sentimenti e di passioni, amori non corrisposti, amori non voluti, amori obbligati; una sorta di catarsi per la mente.
Era così soddisfatta dopo la lettura che quando rientrò in ufficio perfino la sua compagna di stanza la guardò piuttosto stupefatta.
«Hermione, che hai fatto?» le chiese curiosa, spostò l’insalata che stava mangiando senza voglia e si avvicinò a lei.
La ragazza alzò lo sguardo e scosse la testa, come a dirle che non era nulla.
«Mh, sicura?»
«Certo, Abby, va tutto bene. Sai che il bel tempo mi mette di buon umore» sorrise, ripensando alla bella giornata che si era rivelata; considerando il week-end di pioggia intensa, era una gran bella sorpresa.
Abegail non sembrava soddisfatta della risposta, ma fece finta di niente. Si risedette al suo posto e infilzò una foglia di insalata non troppo croccante, che, oltre al colore piuttosto tristino,  aveva una consistenza sospetta.
«Hai visto l’ultimo articolo di Faust?»
A quella domanda Hermione trasalì, più che altro all’immagine mentale di Draco Malfoy che le venne immediatamente in testa al nome di Faust.
«Eh… no, sono stata troppo occupata stamattina per leggere il giornale».
Doveva leggerlo, ma allo stesso tempo non voleva. Sapeva che aveva scritto delle cattiverie su di lei e sul suo operato – Faust, il faro dell’ala conservatrice, lo faceva sempre - , però, allo stesso tempo, sperava dentro di sé che quella serata un po’ diversa dal solito l’avesse cambiato.
In modo infantile non voleva che lui scrivesse qualcosa contro di lei e aveva paura di leggere l’articolo.
«È stato un po’ diverso dal solito».
Hermione non fece in tempo a dirle che non le interessava che Abby, con la sua solita parlantina, si era già avventurata nella narrazione.
«Da bravo conservatore ha continuato ad attaccare le nuove leggi sugli Elfi Domestici, invocando quasi il collasso mondiale come conseguenza delle nuove libertà date a quei poveretti» storse il naso; se possibile, Abegail odiava Draco più di quanto Hermione avesse fatto da ragazzina, semplicemente a causa di quegli articoli «però…»
«Però cosa?»
Stupida Hermione, si disse. Stupida, stupida, stupida Hermione. Non devi chiedere però cosa, non devi neanche illuderti.
Illuderti di cosa, poi? Che Malfoy parli bene di te? Impossibile. E se anche fosse? Cosa significherebbe – cosa vorresti che significasse? La mancanza di Ron ti ha veramente rammollita fino a questo punto? Diamine... non finirai i tuoi giorni da sola con Grattastinchi, rileggendo all'infinito i tuoi libri preferiti e sfogandoti mangiando kili di Cioccorane.
«Però ha anche scritto che se anche uno solo dei politici che ti sono contrari si impegnasse nel suo lavoro come fai tu, con la tua integrità morale e sociale, sicuramente la destra potrebbe cancellare finalmente l’ombra di Voldemort dalle sue spalle e proporre dei modelli positivi per la comunità magica».
Hermione tacque, muovendo sulla scrivania alcuni fogli, tanto per tenere occupate le mani; spostò lo sguardo sull’orologio, cercando di non dare troppo a vedere la sua soddisfazione.
«Non si sbilancia mai, eh?»
«No».
Hermione richiamò a sé un paio di volumi di storia antica, che le servivano per confrontare le vecchie legislature con quella che stava modificando, e fece finta di essere occupatissima per tutto il tempo che rimase in ufficio.
Circa a metà pomeriggio, poco prima dell'orario di uscita, sentì dal corridoio delle urla e del rumore di cocci rotti; presa com'era dal lavoro non ci fece troppo caso e continuò a scribacchiare e appuntare ai margini di enormi volumi annotazioni che avrebbe poi riunito in un documento più coerente.
Dopo alcuni secondi vide volteggiare davanti alla porta un set da tè, che sembrava avvinto in delle catene molto strette, dalle quali tentava di scappare. La teiera emetteva degli sbuffi pericolosamente bianchi e sottili. Appena dopo l'ultima tazzina, comparvero i capelli disordinati e neri di Harry, che teneva la bacchetta leggermente alzata e borbottava alcuni improperi contro l'Ufficio per l'Uso Improprio di Manufatti Babbani. Si fermò davanti alla porta della stanza e sorrise, entrando. Abegail storse il naso quando il soffio della teiera le sollevò un plico di fogli che aveva ordinato diligentemente e lanciò un'occhiataccia ad Harry, quando questi si sedette in bilico sulla scrivania di Hermione.
La ragazza alzò lo sguardo solo quando l'amico le sventolò una mano sotto gli occhi.
«Assorta come sempre?»
«Volevo finire questi appunti prima di oggi» borbottò, alzando lo sguardo e massaggiandosi le tempie.
«Non hai dormito questi giorni, vero?»
Abegail si era alzata a raccogliere i fogli e ora guardava curiosa i due: non aveva pensato al fatto che Hermione non avesse riposato bene, e chissà a che cosa era dovuta quella mancanza di sonno.
Magari era la volta buona che si era trovata un altro ragazzo, sorrise tra sé e sé, ritornando alla scrivania e iniziando ad ascoltare con più attenzione.
«Non troppo» sorrise Hermione, lanciando un'ultima occhiata a una pergamena e facendola poi volteggiare dentro un raccoglitore posato a terra.
«Come mai?»
«Sai come sono fatta: quando trovo un bel libro non me ne stacco facilmente».
«Mi auguro che tu l'abbia finito», scherzò, «perché stasera Ginny ha invitato a cena Neville e Hannah» sorrise malizioso Harry.
«Hannah?» finalmente Hermione gli prestò veramente attenzione e spalancò gli occhi sconvolta.
«Hannah e Neville?» ripeté, quasi balbettando.
Il ragazzo quasi gongolò e prese una sedia, trascinandola e sedendosi davanti a lei, sempre tenendo sotto controllo il set da tè.
«Già, incredibile, vero?»
«Ma stanno insieme?»
«Da due mesi» sembrava quasi che lo stesse annunciando. «Una settimanella fa siamo andati ai Tre Manici di Scopa con Ginny, così, per fare una passeggiata a Hogsmeade. E indovina chi abbiamo incontrato?» era veramente entusiasta e pareva molto divertito dal racconto «Hannah ci stava servendo tutta allegra un paio di Burrobirre e sento una voce familiare che la chiama “Amore”».
Hermione trattenne delle risate benevole, divertita: «Amore
«Mi sono quasi strozzato quando mi sono reso conto che era Neville! Incredibile!»
«Già, veramente incredibile».
«Comunque, che fai, vieni?»
Hermione lo guardò, presa alla sprovvista. Immaginò l'adorabile scena con le due coppiette innamorate e lei in mezzo, anche logisticamente sarebbe stato imbarazzante.
«Ci sarà anche Ron, tranquilla» aggiunse veloce Harry, capendo il motivo del suo titubare.
Considerando il tono la ragazza capì che Ginny l'aveva quasi minacciato per convincerla a venire e sapendo che le vendette della sua amica non erano cosa da poco annuì, accontentandolo.
«Va bene. A che ora?»
Harry sorrise entusiasta e con un saltello si alzò, facendo volteggiare nuovamente la teiera e le tazzine, che sembravano essersi placate.
«Alle sette a casa nostra, se vuoi può venire a prenderti Ron, ha detto che per lui non è un problema».
«No, tranquillo» lo guardò in modo piuttosto truce. Sapeva che Harry e Ginny stavano provando in tutti i modi a farli tornare insieme, non capendo che per loro era molto meglio rimanere amici piuttosto che continuare a mantenere una relazione forzata.
«Posso smaterializzarmi anche da sola» lo punzecchiò.
Il ragazzo arrossì, capendo la gaffe, borbottò un saluto ad Abegail e uscì dall'ufficio, trascinandosi dietro gli oggetti che si erano rianimati con il movimento.
Hermione si augurò che Neville avesse abbastanza tatto da non chiedergli come mai non stessero più insieme o altre stupidaggini del genere perché sarebbe stato veramente troppo.
Chiuse gli occhi e fece un bel respiro; il pendolo attaccato al muro suonò le cinque e lei si alzò finendo di vestirsi quando rintoccò l'ultimo colpo. Si sistemò meglio la sciarpa e si mise sotto braccio alcuni documenti, poi sorrise ad Abegail.
«Ci vediamo, Abby» la salutò mettendosi a tracolla la borsetta stregata.
La ragazza stava sistemando le ultime piume nel cassetto, alzò la tesa e le sorrise allegra: «buona serata, Herm».
Hermione uscì dalla stanza e andò a prendere l'ascensore, con calma. Non aveva molta voglia di tornare a casa, quel giorno, e ancor di meno le andava di riuscire per andare a cena da Harry e Ginny.
Uscita dal Ministero iniziò ad avviarsi verso casa a passo lento, lasciandosi correre intorno la città Babbana. In verità, rifletté dopo un po', aveva una gran voglia di infilarsi il suo pigiama e leggersi un bel libro mentre Grattastinchi se ne stava appisolato sul suo ventre.
Arrivata a casa si tolse con i piedi le scarpe e si lasciò cadere pesantemente sul divano, emettendo un mugolio sommesso. Il gatto si mise seduto compostamente sul tavolinetto, iniziando a fissarla con curiosità.
«Grattastinchi, non hai cenato da solo?» farfugliò, sapendo già che il gatto era abbastanza intelligente da non avventurarsi per la metropoli troppo trafficata e troppo pericolosa.
La ragazza sospirò e tirò fuori dalla tasca interna del cappotto, non senza difficoltà, la propria bacchetta, l'agitò e pronunciò un incantesimo. In cucina una scatoletta di cibo per gatti si aprì e si versò da sola in una ciotolina rossa, posata sotto la finestra. Il gatto sembrò sorridere soddisfatto e con la coda ben ritta se ne andò, lasciando la sua proprietaria ancora sul divano, intenta a togliersi il giaccone, nell'impresa quasi impossibile di farlo senza alzarsi.
Sbuffò e lo buttò sullo schienale del divano, si passò una mano sul viso e sospirò. Rimase così per più o meno un'ora, rivoltandosi di tanto in tanto, tentando di dormire almeno un po'.
Non appena riuscì a chiudere gli occhi e abbandonarsi in un piacevole dormiveglia, sentì la lingua di Grattastinchi leccarle le dita del braccio destro, lasciato a ciondolare di fianco.
«Grattastinchi» mugugnò un po' infastidita, voltandosi e fissando l'animale. «Cosa hai, mh? Non intendo darti di più, stai ingrassando» lo sgridò.
Il gatto ricambiò l'occhiataccia e le lasciò una lettera in mano, per poi voltarsi nuovamente, quasi con aria di stizza, e lasciarla sola.
Hermione si mise a sedere, curiosa. Osservò la scrittura sulla carta piuttosto pesante e ruvida e la aprì, mordicchiandosi un labbro.
Voglio sapere cosa ne pensi del libro e dell'articolo.
Vediamoci alle 12 mercoledì prossimo, Trafalgar Square.
Draco
La ragazza trattenne il fiato, posò il messaggio sul tavolino e fissò un punto indeterminato davanti a sé.
Draco le aveva scritto.
Draco le aveva anche “ordinato” un appuntamento.
Hermione chiuse gli occhi e si massaggiò le tempie: cosa avrebbe dovuto fare? Rimase alcuni minuti riflettendo se rispondere o meno alla lettera; se sì, come? Che tono avrebbe dovuto usare?
E poi, soprattutto, sarebbe andata o meno all'appuntamento? Si morse più forte il labbro inferiore e sbuffò, alzandosi di scatto.
«Oh, al diavolo. Ho fino a sabato per decidere».
In quel momento suonò la porta ed Hermione sbiancò. Lanciò uno sguardo all'orologio e notò che erano già le sette di sera; si chiese chi mai potesse essere, ma dal suono prolungato del campanello notò, con dispiacere, che si trattava di Ron.
Andò ad aprire e sospirò, prima di sorridere naturalmente all'amico.
«Sorridi sempre agli sconosciuti che suonano alla porta?»
Il sorriso di Hermione si trasformò in un'espressione terrificata quando si rese conto che fuori dalla porta non si trovava Ron Weasley, ma Malfoy.
«Io... ecco... pensavo fossi Ron».
«Weasley?» esclamò quasi orripilato, storcendo le labbra e infilando una mano nella tasca del cappotto di lana nera. Un doppiopetto, notò Hermione tra sé e sé.
«Sì... suonate il campanello nello stesso modo. A lungo... e fastidiosamente».
Calò un attimo di silenzio, la ragazza si passò una mano tra i capelli e si rese conto che dovevano essere in una condizione pietosa.
Oh, al diavolo, è Malfoy
«Allora? Come mai sei qui? L'appuntamento...»
«Non mi hai risposto, ancora. Te l'ho inviato stamattina!» sbuffò stizzito Draco, spostandosi con la mano libera un ciuffo di capelli che gli era caduto sugli occhi.
«L'ho letto un'ora fa... un vero gentiluomo sarebbe comunque andato all'appuntamento e mi avrebbe aspettato» rispose assottigliando lo sguardo Hermione, strinse la presa sulla maniglia della porta.
«Sei proprio un ragazzino indisponente» aggiunse, facendo per entrare e lasciarlo fuori.
«Non sono abituato ad aspettare» disse quasi per giustificarsi il ragazzo. Si strinse nelle spalle, come se andare a casa di qualcuno, per ricordargli in modo irritante che non aveva risposto a un invito inviato poche ore prima fosse una cosa normalissima.
«Sei venuto fin qui solo per questo?»
Hermione lo squadrò per bene, prendendolo per pazzo – insomma, era Malfoy, la cosa non era totalmente da escludere.
«Sì... diciamo di sì»
«Diciamo?»
Draco fece un profondo respiro e si guardò intorno, borbottando: «hai ancora un po' di whiskey? Quello di sabato non era male...»
«Draco Malfoy, di grazia, perché sei qui? Ho un appuntamento a momenti, e mi devo ancora preparare».
«Ah, stai per uscire?» sembrò deluso, tolse la mano dalla tasca e iniziò a giocare con il manico dell'ombrello. Hermione parve divertita nel vederlo così “agitato”.
«Sì, Harry e Ginny mi hanno invitato a cena. Sai che Neville si è fidanzato?»
Se possibile, il volto di Draco diventò ancora più bianco di quanto già non fosse.
«E chi è la povera disgraziata? Mi devi lasciare sulla porta o posso entrare?» disse tutto velocemente, quasi ingarbugliandosi con la lingua.
«Con Hannah Abbott, in primo luogo. E no, devo prepararmi»
«E tu andresti a una cena con due coppiette? A fare il... quinto incomodo?»
«Verrà anche Ron» commentò inacidita Hermione, facendo per chiudere la porta.
«Ho due biglietti per un concerto» annunciò rapidamente Draco, nel tentativo di fermarla. Lei sembrò non curarsene troppo, alzò un sopracciglio e borbottò: «portaci Pansy, non mi interessa».
«Un concerto di musica classica... magica» aggiunse Malfoy, bloccando la porta con l'ombrello. Hermione si fermò e lui, temendo troppo per il suo ombrello lo ritirò subito.
«Allora?»
«Ho un appuntamento» mugugnò a mezza bocca lei «e sto facendo tardi».
«Digli che stai male. Su. È un concerto imperdibile, i biglietti mi sono costati un occhio della testa» cercò di convincerla. Sorrise, in modo non troppo affabile, ed Hermione non seppe proprio se fidarsi.
Per quale assurdo motivo Draco Malfoy avrebbe dovuto invitarla a un concerto. A lei. Hermione Granger. Va bene, avevano cenato insieme, le aveva consigliato un libro. Ma era Draco Malfoy e lei era Hermione Granger.
«Per quale motivo allora ne hai comprati due, se non avevi nessuno con cui andare?» domandò sospettosamente lei.
«Okay, me li hanno regalati. Mia madre... e non mi va di andarci da solo» borbottò, abbassando lo sguardo. Grattastinchi sgusciò tra le gambe della sua padrona e iniziò a strusciarsi sui pantaloni di Draco, lasciando qualche pelo di un rosso sgargiante sui pantaloni neri.
Il ragazzo non sembrò preoccuparsi troppo, sospirò e ripeté, piuttosto scocciato: «allora?»
«Allora ho un appuntamento. Invita... che ne so... Blaise? Lo senti ancora?»
«No, cioè... non troppo. Senti, se sono venuto qui è perché so che l'unica persona che conosco che verrebbe a vedere questo concerto saresti tu» sbuffò irritato.
«L'unica?»
«L'hai letto l'articolo, no? E mi dovresti anche un grazie».
«Sì, l'ho letto. Hai uno strano modo di fare i complimenti, tu».
Hermione guardò Grattastinchi, che continuava a far ondeggiare la sua onda batuffolosa; il gatto ricambiò lo sguardo, inchiodandola con quegli occhi gialli e penetranti.
«Allora?»
«Per Merlino, come sei petulante! Capisco perché tua madre è così acida, l'avrai tempestata di “allora, allora, allora”, quando eri bambino»
«Ehi, cosa hai contro mia madre!?» esclamò punto sul vivo Draco. Assottigliò le labbra e la fulminò.
«Niente, tranquillo...»
Hermione prese un bel respiro e si posò contro lo stipite della porta. Se avesse dato buca a Ginny, l'amica l'avrebbe perseguitata negli anni avvenire... ma quel concerto la ispirava, sicuramente più di quella cena depressiva che si prospettava davanti.
«Okay... dammi due minuti, però» sospirò infine, aprendo la porta e facendolo entrare.
Draco varcò la soglia quasi fosse un cavaliere che aveva espugnato un castello, dopo giorni di assedio.
«Dovrò dirle che sto male... ci potrebbero essere persone che conosco? O che conoscono lei?»
Il ragazzo scoppiò a ridere e si buttò sul divano, dove salì anche Grattastinchi, che iniziò a chiedere un po' di carezze che ricevette prontamente.
«Probabilmente il personaggio più giovane che incontreremo era amico di Morgana. Non ti preoccupare: uscire con me, per vedere quel concerto è una giustificazione più che giusta. E poi non potresti dire a Potter che avevi già un impegno di cui ti eri scordata?»
Hermione era già andata in camera a cambiarsi e si fermò, proprio mentre apriva l'armadio.
«Oh...»
Evidentemente passare molti anni senza inventarsi scuse su scuse come faceva a scuola aveva finito per arruginirla.
Uscì da la stanza, facendo capolino solo con la testa: «Okay, e cosa le dico? “Scusa Ginny, avevo un appuntamento con Draco Malfoy, e non te l'ho detto! Fantastico, vero?”» lo guardò torva «se la prenderà sicuramente...»
«Dille che hai comprato un biglietto e te lo avevi scordato?»
La ragazza rimase in silenzio, valutando i pro e i contro di quella affermazione, poi afferrò il telefono portatile appena fuori la stanza e digitò velocemente un numero.
«E meno male che eri la strega più brillante...»
«Taci, dire le bugie è una cosa da voi Serpeverde» borbottò per poi zittirsi quando risposero dall'altra parte della cornetta.
Ginny la prese stranamente bene; forse aveva promesso qualche favore al fratello in cambio della sua presenza e così non avrebbe dovuto obbligarlo a venire, pensò Hermione. Riattaccò e guardò Draco che continuava a giocare pigramente con il gatto.
«Come mi devo vestire?»
«Elegante»
Hermione storse il naso, quel tono lapidario e quello strascicare della sua parlata la irritavano, soprattutto quando si univano.
«Elegante quanto?»
Draco si aprì il doppiopetto mostrando una bella giacca nera, su un risvolto della quale aveva appuntato una spilla a forma di drago d'oro grezzo, abbinata a una camicia bianca e una cravatta sui toni del verde.
«Sei un uomo... non vale. Vi mettete una camicia e state apposto. Mi devo mettere un vestito lungo? No, perché non ho vestiti lunghi...» si voltò lanciando un'occhiata disperata all'armadio.
Draco roteò gli occhi e si alzò con un gesto lento, sbuffò e si avvicinò.
«Possibile che vai nel panico per così poco? Per Salazar, mi sembra di vederti durante il periodo degli esami, che giravi come una pazza per la biblioteca!»
«Mi vedevi?»
«Diciamo che era impossibile non farlo: avevi tutti i libri che servivano, li sfogliavi come una forsennata e ripetevi sempre sottovoce “ce la posso fare ce la posso fare ce la posso fare”. Ho smesso di studiare lì per evitare quella litania» commentò annoiato. Si avvicinò all'armadio e non nascose un'espressione un po' contrariata; toccò le stampelle appena con l'indice e il pollice e dopo una silenziosa e attenta osservazione tirò fuori un vestito rosso, che le porse senza troppe cerimonie.
«Sei proprio un maleducato» borbottò scocciata lei, afferrando con stizza il vestito e spingendolo fuori irritata.
«Un maleducato proprio» ripeté, prima di sbattergli la porta in faccia.
Draco abbassò lo sguardo su Grattastinchi e roteò nuovamente gli occhi. Si chiese come quel gatto riuscisse a vivere con lei.
Quando Hermione uscì lo vide intento a sorseggiare del wishkey che si era versato da solo e ad accarezzare il gatto, che sembrava piuttosto soddisfatto delle attenzioni riservategli da quello “sconosciuto”.
«Hai un gatto a casa?» gli domandò avvicinandosi e sistemandosi meglio uno scialle sulle spalle.
«No, ad Astoria non fanno impazzire e visto che dobbiamo mantenere il segreto non ne ho portati a casa» spiegò tranquillamente, si alzò lasciando il bicchierino di cristallo sul tavolino e la cosa infastidì particolarmente la ragazza, che prendendo la bacchetta lo fece galleggiare fino al lavandino.
«Ecco, si fa così».
Draco alzò un sopracciglio, lanciandole uno sguardo fra l'infastidito e il compassionevole, che fece imbestialire Hermione ancora di più.  
«Dobbiamo smaterializzarci... oh, diamine, non sai dove sta» di nuovo quello sguardo. La ragazza strinse i denti e lo fulminò.
«Sai l'indirizzo?» gli rispose avvicinandosi a un laptop che aprì e avviò.
«Sì, Great Russell St.»
Hermione lo guardò spalancando gli occhi e disse: «diamine, e pensavo pure di usare Google. Non potevi dirmelo prima che era davanti al British?»
«Al che?»
«Non ti preoccupare, è semplicemente uno dei più importanti musei Babbani al mondo» sbuffò lei, sistemandosi per bene il cappotto.
«Il British...» ripeté Draco tra sé e sé, ed Hermione poté indovinare che ci sarebbe andato, ma sarebbe morto prima di dirle di averlo fatto. Che poi... dirle, come se lei e Malfoy avessero questo super rapporto di amicizia.
Aveva dei biglietti in più. Stop. Non doveva pensare ad altro.
«Allora ci vediamo davanti al cancello di quell'enorme edificio classico».
Draco parve finalmente collegare il nome al luogo e annuì, rimase immobile, aspettando che andasse prima lei.
Hermione lo fissò, aspettando, a sua volta, che lui facesse la prima mossa.
«Allora?»
«Allora vai, su!» bofonchiò il ragazzo, facendole un gesto scocciato con la mano. Hermione avrebbe giurato che si vergognava nel farsi vedere girare come una trottola.
Sospirò, mise a fuoco nella testa la strada, con un gesto tanto deciso quanto i tacchi le permisero iniziò a girare e in un attimo si ritrovò con i piedi ben piantati sul marciapiede davanti a un vecchio negozio di antiquariato, proprio di fronte al museo.
Dopo pochi istanti vide comparire Draco, di cui si riconosceva solo la testa dai lunghi capelli biondi. Qualcuno, sicuramente gli organizzatori, aveva privato di luce tutti i lampioni della strada, rendendo più facile agli invitati la smaterializzazione.
Si avvicinò in fretta e lo guardò.
«Allora, dov'è?»
Draco tirò fuori la bacchetta e i due biglietti che teneva in un taschino interno del cappotto.
«Allegro Andante» pronunciò, scandendo per bene sillaba per sillaba. Alle parole seguì un lieve movimento della bacchetta e quello che a una prima occhiata sembrava un semplice muro, si aprì davanti a loro, mostrando una meravigliosa scala che andava verso il basso.
Sulla volta a botte che li sormontava, mentre scendevano, erano appesi numerosi candelabri, di una bellezza raffinata.
Quando arrivarono alla fine della scalinata si fermarono. Draco sembrava a suo agio, mentre Hermione si guardava intorno meravigliata, spalancando gli occhi per lo stupore e la curiosità.
Un valletto, vestito di verde smeraldo, li accompagnò davanti una porta con sopra il numero sei, la aprì ed Hermione trattenne il fiato per la sorpresa: davanti a loro si apriva quello che poteva essere paragonato a un Teatro dell'Opera Babbano, con la differenza che, al posto dei caratteristici porpora e oro, che adornavano i teatri che aveva conosciuto sulle riviste dei suoi genitori e sui servizi alla televisione, questo era addobbato con le tonalità più svariate.
Il soffitto ricordava quello di Hogwarts, ma questo mostrava un cielo troppo limpido e terso per essere quello di Londra; le pareti erano arancioni o gialle, oppure di un meraviglioso azzurro cobalto, che sfumava verso il cielo in un blu zaffiro fino  a confondersi con la volta stellata.
Hermione cadde di peso sulla sua poltroncina, senza parole.
«È tutto così... bello» disse in un soffio, mentre si toglieva la sciarpa e la posava sullo schienale della poltrona, distrattamente. Draco la vide cadere, sospirò e si alzò per raccoglierla e appenderla a un elegante appendiabiti che volteggiava dietro di loro; le prese anche il giaccone, che stava per cadere a sua volta, e sistemò anche questo, sopra il suo, poi si sedette accanto a lei, studiando le sue reazioni.
«Sei mai stata a un concerto classico magico?» le domandò tranquillamente, accavallando le gambe lunghe e mostrando dei calzettoni perfettamente intonati alla cravatta.
Hermione scosse la testa e ricordò il concerto rock a cui era andata con Ron e il caldo infernale che aveva dovuto sopportare per prendere la prima fila – perché Ron lì voleva stare. Pensò sorridendo tra sé e sé che si era divertita a saltare di qui e di lì, finendo sempre per terra e rischiando di venire pestata da tutti, se non era per Ron che la riprendeva sempre prontamente al volo.
«Credo che ti piacerà» le disse con un sorrisetto sulle labbra, spostando lo sguardo sul palco. Si spensero le candele e ne rimasero solo alcune che galleggiavano sopra i musicisti che stavano pian piano entrando.
Gli strumenti erano simili a quelli che Hermione conosceva, ma ognuno di questi aveva delle piccole particolarità – una corda in più, una curva diversa del metallo – che le fecero pensare che sicuramente dentro quel luogo avrebbe assistito a uno spettacolo unico.
Nel silenzio più assoluto, in cui si potevano udire gli esecutori prendere posto, dopo alcuni istanti di silenzio, in cui il maestro di orchestra iniziò a scandire il tempo con una bacchetta, esplose un boato di suoni seguito dall'immagine di un leone che balzava direttamente verso Hermione.
Lei lanciò un grido terrorizzato, non aspettandosi un'uscita del genere, poi sbiancò di colpo, rendendosi conto che faceva parte del concerto. Draco stava soffocando le risate, nascondendo la bocca dietro le mani, mentre molti spettatori avevano alzato lo sguardo, ignorando la battuta di caccia che si stava svolgendo per la sala, che accompagnava la musica, per capire chi poteva essere così ingenuo da non capire che era una semplice magia.
Hermione diede un pugno sulla spalla di Draco e lo fulminò con lo sguardo. Il ragazzo smise di ridere, pur mantenendo sulle labbra un sorrisino soddisfatto.
La rabbia nei confronti di Draco scemò presto; Hermione fu troppo occupata ad applaudire strabiliata o a seguire con gli occhi e con le orecchie quella musica e quegli incantesimi meravigliosi, che si allungavano sugli spettatori e li avvolgevano nelle loro spire luminose e fumose, come se fossero la musica stessa, la passione stessa dei musicisti che si concretizzava.
Il suo volto si era aperto in un'espressione raggiante e felice, che Draco non poté far meno di notare. Sorrise a sua volta e scansò lo sguardo solo quando lei, quasi sentendo gli occhi di lui addosso, non voltò la testa.
Hermione lo vide girarsi di scatto e si sentì quasi in dovere di arrossire, quasi fosse una tassa da pagare per lo sguardo che quel ragazzo le aveva rivolto. Vide la sua mano pendere mollemente dal bracciolo e istintivamente gliela strinse.
Le piacque il caldo che emanava e la stretta forte con cui ricambiò. Cercando di far meno rumore possibile spostò la poltroncina e posò la testa sulla sua spalla, bisbigliando: «non pensi sia bellissima?»
Ora la scena mostrava una ninfa dei boschi che si nascondeva davanti al cacciatore. I capelli lunghi e verdi erano cosparsi di piccoli fiori rosa.
Draco annuì senza fiatare, ancora impietrito per il gesto coraggioso che aveva compiuto Hermione, tanto da rimanere teso e rigido come un tronco di legno.
Lei se ne accorse, ma fece finta di nulla, continuò a sorridere contenta e a godersi lo spettacolo, sempre tenendogli stretta la mano.
Sto stringendo la mano di Draco Malfoy, dopo aver posato la testa sulla sua spalla” pensò meravigliata “Che Morgana mi aiuti, la fine del mondo è vicina”.
E pensò anche che iniziava a stare bene,  dopo un bel po' di tempo.


Angolo Autrice:


Ecco... sì, sono viva XD E non ho scordato questa storia! Il finale è troppo impresso nella mia testa per abbandonarla <.<
However, la scuola mi aveva catturata, la maturità mi ha torturata e le vacanze mi hanno riabilitato :P però non ho smesso di scrivere poco poco, ma sempre un po'.
Harry Potter è un fandom che mi mette sempre una certa soggezione, non so perché, le Dramioni ancor di più. Spero di aver scritto un capitolo che sia ben legato con i precedenti e che, allo stesso tempo, si sia mosso un po' in avanti, facendo capire che si sta aprendo uno spiraglio tra questi due.
Non ho molto di più da dire :) Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno messo tra le seguite e tra le preferite la storia ;) Siete veramente tanti!
A presto!
Laura a.k.a. Ulissae



   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ulissae