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Autore: DK in a Madow    26/08/2012    9 recensioni
- Non puoi far finta che io non esista!
Billie sobbalzò. Si guardò intorno senza però scorgere nessuno. Eppure aveva sentito qualcuno parlare, ci avrebbe scommesso le palle.
- Con sto caldo sto diventando scemo! – sussurrò a se stesso.
- No, è diverso, sono scemo!


A Billie non era mai successo niente di simile. Almeno nella realtà.
Le recensioni sono gradite come i cioccolatini a San Valentino. Quindi, se leggete, lasciatemi quattro righe.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Billie J. Armstrong, Mike Dirnt, Tré Cool
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The trilogy era.'
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Don't look so frightened this is just a passing phase, one of my bad days.

Pink Floyd - One Of My Turns

 

 

 

VOICES IN MY HEAD SAYING: “SHOOT THE FUCKER DOWN!”

 

 

 

 

 

Oakland, CA – Agosto 2012

 

- …e nelle prossime settimane si prevedono temperature oltre i quaranta gradi! Se fossi in voi preparerei un viaggio in Alaska! Hahaha…-

- Non fai ridere, coglione! – disse l’uomo con voce sprezzante, asciugandosi la fronte con una mano per poi spegnere con un pugno la radio da cui usciva la voce stridula del DJ più sfigato di tutta la California.

Armstrong, quel giorno, tornava da una giornata stressante e afosa passata a casa di Mike insieme a Trè, entrambi dannatamente presi dalla ripresa del tour. Mike con le solite ansie, Trè col solito sovraccarico di energie. Lui, Billie, dal canto suo era entusiasta, Oh, Love andava forte e sembrava che il pubblico fosse impaziente di scoprire la trilogia. Eppure c’era qualcosa che lo rendeva inquieto, una specie di prurito insopportabile sul fondo dello stomaco, come una specie di presagio. La stessa sensazione che lo stava facendo girare a vuoto da un’ora per tutta Oakland.

- Fanculo! – esclamò improvvisamente, inchiodò e scese dalla macchina sbattendo lo sportello.

- Ma dove cazzo mi trovo? – domandò a se stesso.

Alle quattro del pomeriggio, in pieno Agosto, Oakland era deserta, poiché tutti erano al mare a bruciarsi sotto il sole o a fare surf.

Si guardò intorno, percependo un che di familiare in quel posto, ma senza coglierlo. Rimase fermo ad osservare l’edificio bianco di fronte a sé per qualche minuto, a fissare i movimenti ondulatori degli alberi sfiorati dal caldo vento del Sud.

- Oh porca puttana, com’è che ci sono arrivato a Rodeo? – si chiese, riconoscendo dopo qualche minuto la Pinole Valley School. Un sorriso increspò le labbra di Armstrong.

- Oh cazzo! – esclamò, passandosi una mano tra i capelli corvini, prima di avvicinarsi all’insegna ingiallita posta nel vialetto che portava all’entrata sbarrata dalle catene. Sfiorò la scritta di legno con delicatezza, accarezzando la superficie ruvida con le punte delle dita ormai incallite.

- Non è cambiato un cazzo! – disse, iniziando a perlustrare il perimetro dell’edificio, trovandosi subito di fronte al cortile, sede dei primi concerti dei Sweet Children.

- Cristo, che ricordi! – esclamò a se stesso, continuando la sua “gita”. Gli bastò percorrere pochi metri prima di ritrovarsi sotto la finestra della classe di Mike. Per un attimo gli sembrò di vederlo, mentre si affacciava per lanciargli l’ennesimo foglio stropicciato su cui scriveva gli accordi per una nuova canzone.

- Ci si vede stasera al Gilman! Mi raccomando, non fare il solito figlio di puttana che arriva in ritardo!

- Non dipende da me, Mike, lo sai! Se quella stronza di mia madre non mi facesse sgobbare…

- Dai, smettila di lamentarti! Vado! Ho lezione.

- Ciao secchione!

- Ciao nano ignorante!

Billie riaprì gli occhi tornando al presente. Era curioso come quegli anni così frustranti fossero ancora vivi nella sua mente, dopo successi mondiali e vent’anni di carriera.

- Non puoi far finta che io non esista!

Billie sobbalzò. Si guardò intorno senza però scorgere nessuno. Eppure aveva sentito qualcuno parlare, ci avrebbe scommesso le palle.

- Con sto caldo sto diventando scemo! – sussurrò a se stesso.

- No, è diverso, sono scemo!

Questa volta gli prese un colpo sul serio. Aveva sentito quella voce chiaramente, limpida come il mare di luglio. Ed era tremendamente famigliare.

- Dove cazzo sei? – gli sembrò davvero stupido parlare a qualcosa che non riusciva a vedere e a trovare nonostante avesse preso a girare a vuoto intorno all’edificio.

- Come dove sono? Nello stesso posto, coglione! Il bagno!

Sta volta il colpo allo stomaco arrivò puntuale. Avrebbe giurato che, vent’anni prima, quelle parole sarebbero scivolate dalla sua bocca per chiamare l’ennesimo cliente a cui avrebbe spulciato due dollari per uno spinello. Raggiunse allora la finestra, stranamente spalancata, del bagno dei maschi posta a piano terra e senza esitare ci sbirciò dentro.

Un ragazzino, capelli biondi e vestiti enormi nonostante fosse estremamente magro, era seduto su uno dei tre lavelli che ancora, dopo vent’anni, arredavano quel cesso sporco e puzzolente. Gambe raccolte al petto e sigaretta in bocca, aveva la fronte appoggiata alle ginocchia, il volto nascosto nell’ombra.

- Sei tu che hai parlato?

- Seh. – rispose il ragazzetto con voce monocorde.

- Come mai tutta sta voglia di chiuderti in un fottuto cesso di una fottuta scuola? È estate…

- E allora?

- Beh, che cazzo ne so, non hai amici con cui andare al mare o per divertirti?

- No, mi hanno lasciato qui. – disse con tono triste.

Billie si sentì contorcere le budella. Perché cazzo quel ragazzetto impertinente gli faceva tanta tenerezza?

- Non è tenerezza, è pena!

- Che? – disse Billie che rimase a bocca asciutta.

- Sento i tuoi pensieri, coglione, ancora  non l’hai capito? Ancora non mi hai riconosciuto. Sei proprio diventato un vecchio di merda.

- Senti figlio di puttana, forse tu non hai capito chi sono io.

- E che cosa sarò, eh?? – disse il ragazzetto, alzando per la prima volta la testa.

Billie rimase impietrito, incapace di parlare o pensare qualsiasi cosa.

- Diccelo Armstrong, cosa siamo diventati? Rock star? Stramiliardari con le ville e le puttane? Ah, no, scusaci, c’è Adie, la nostra Adie, che l’hai fatta diventare una povera casalinga, illusa che suo marito sia l’uomo più fedele sulla faccia della terra!

- Non parlare di lei in questo modo, stronzo! Non sono il tipo che va a puttane e, stanne certo, abbiamo pagato per i nostri errori! – Billie fu sbalordito dalle sue stesse parole. Finalmente aveva capito. Quello di fronte a lui era il passato. Era Billie, il mocciosetto scapestrato che era stato vent’anni prima. – Adie ci ha perdonato ogni errore e non ho intenzione di farne altri.

- Beh, non fino a quando non troviamo un’altra sconosciuta che ci spalanca le gambe davanti agli occhi, vero? – disse il giovane Billie avvicinandosi al davanzale della finestra con un sorriso beffardo.

- Smettila di parlare così. Ho smesso di essere come te!

- Ah si? Beh, ci puoi contare. A parte il fatto che continui a farci scopare da Mike e da Frank come una puttanella di periferia, vero? Beh, non ti nascondo che ti stimo per questo!

- Non ho ancora intenzione di perdere tempo con te, stronzo. Me ne vado.

- Eh si, tu sei abituato così – disse il giovane, avvicinando la sigaretta alla bocca e aspirando – Te ne sei sempre andato da ciò che dimostra la nostra vera natura. Hai ridicolizzato il nostro essere puro e sincero su un fottuto palcoscenico a Broadway, hai preso ciò che restava di me, gli hai cambiato faccia e l’hai chiamato Jimmy! Io non sarei mai stato stronzo come te!

- Perché? Che cosa ti avrei fatto di male, sentiamo!? – Billie ne aveva piene le palle ormai – Ho lavorato duro, lo sai questo? Lo sai quanti cazzotti in faccia abbiamo ricevuto, eh? I tuoi cari amici del Gilman te l’hanno anticipato che si stanno lucidando le scarpe solo per prenderti a calci in culo? Lo sai che diventerai padre due volte e sarà la cosa più bella del mondo? Neanche un concerto a Woodstock equivale a tuo figlio che ti si addormenta tra le braccia. Ma tu che cazzo ne sai? Sei sempre stato un fottuto egoista e credi ancora che tutto ciò che facciamo sia solo ed esclusivamente per noi stessi! La musica è la nostra vita e probabilmente non c’è bisogno che te lo faccia presente.

- E quella che farò tu la chiami musica? Ma fammi il piacere! – disse scoppiando a ridere. – Someone kill the DJ, shoot the fucking DJ…- canticchiò il giovane scimmiottando la sua stessa voce – cazzo, questa si che è una canzone!

Billie si sentì morire dentro. Probabilmente, il ragazzetto che aveva di fronte, per una volta da quando aveva iniziato a parlare, aveva ragione.

- Io ho sempre ragione!

- Beh, ciò vuol dire che anch’io ho ragione.

- Ho detto io, non noi. Io non sono come te.

- Lo so, ma ho sempre avuto bisogno di te per resistere e andare avanti. Ma anche tu hai avuto bisogno di me e degli altri. Se non fosse stato per Mike e Trè, all’alba dei ventisette avremmo assaporato la terra e dimenticato la luce.

- Wow, che poesia. Dovresti scriverci una canzone lo sai?

- Per te la vita è sempre valsa poco.

- Ciò che è ingiusto vale sempre poco.

- Ti sbagli, serve per crescere!

- Io non voglio crescere! Sei tu quello che è diventato un vecchio di merda montato e paranoico! Sei cresciuto e mi hai lasciato qui portandoti via Mike e Frank, gli unici che ancora non sei riuscito ad ammazzare!

- Io non ti ho ucciso!

- No, mi hai abbandonato, ma stai tranquillo che quel momento arriverà presto!

- NO! – disse Billie incerto sul da farsi nonostante la situazione fosse tra le più assurde che avesse mai vissuto. – Posso portarti con me!

- Troppo tardi Billie, dovevi portarmi sempre con te e non lo hai fatto! Mi hai lasciato qui, in questo cesso come una merda dimenticando di tirare la catena. – disse il giovane mentre gli occhi smeraldini gli si riempivano di lacrime.

Billie si passò una mano sulle guancie, scoprendole bagnate come quelle di se stesso, giovane, bello e incazzato oltre il davanzale di quella finestra.

- Che cazzo vuoi fare? – disse il ventenne arretrando, mentre Billie si issava sul davanzale e saltando nel bagno.

- Non è mai tardi! Vieni con me, ti prego!

- No, mai! – urlò Billie, mentre le lacrime si moltiplicavano insieme ai singhiozzi, le spalle scosse da spasmi.

- Calmati, ti prego!

- Non dirmi quello che devo fare! – e così dicendo, il giovane Billie sputò in faccia al vecchio – Dimenticati di me! Io non esisto chiaro?

- Come faccio a dimenticarci? È impossibile! Sei parte di me, noi siamo una cosa sola!

- Mai!

- Pensa ai tuoi figli, Billie!

- Vaffanculo!!!

- No! Pensaci! Pensa a Frank, Mike!

- Non nominarli, figlio di puttana! – urlò.

- Pensa a Adie!-

- Stai zitto!!! – e così dicendo, il giovane tappò la bocca a Billie con una mano e lo spinse dentro a una delle cabine in cui vi erano i cessi. Gli diede un’altra spinta e lo fece sedere sulla tazza, immobilizzandolo piantandogli un piede nel petto.

- Stai sbagliando Billie!

- No, tu ti sbagli se credi che mi farai cambiare idea, Armstrong! È impossibile “chiedere perdono a una pietra”, non so se ricordi! – disse il giovane, la faccia e gli occhi attraversati da una scossa di follia.

- Ti prego Billie!

- Prega i santi, Armstrong! Quando ammazzi qualcuno puoi solo pregare. – e così dicendo portò una mano alle tasche posteriori dei pantaloni, estraendone una pistola.

- Che cazzo vuoi fare?? – disse Billie che iniziò a scalciare e a divincolarsi, ma il giovane premette il piede sul petto, immobilizzandolo ancora di più.

- Mi pianto una pallottola in fronte! E la cosa bella è che anche se la pistola la impugno io, la mano che mi ammazzerà è la tua!

- Billie non, lo fare, ti prego. – urlò Billie ormai in preda al panico.

- Va tutto bene Billie, calmati…

- Chi cazzo ha parlato? – disse il giovane, ma Billie continuava a dimenarsi sulla tazza del cesso.

Il giovane ignorò il se stesso che aveva di fronte e poggiò la canna della pistola contro la tempia.

- Addio, Armstrong!

- Billie respira…

- NOOOOOOOOOO! – e Billie strinse gli occhi prima che lo sparo gli colpisse dolorosamente i timpani.

Non ebbe il coraggio di aprire gli occhi. Non voleva vedere se stesso inerme a terra, con un buco in testa e i capelli biondi schizzati di sangue. Continuò a piangere.

- Billie, apri gli occhi, ti prego!

All’improvviso, sentì la pressione che il piede di Billie esercitava sul suo petto.

- Billie? Tutto bene.

Ma quella non era la sua voce. Aprì gli occhi e fu invaso dall’azzurro.

- M-mike? C-che ci fai qui?

Mike lo guardava preoccupato, nonostante avesse iniziato a distendersi in un sorriso.

- Secondo te dove siamo?

- A Rodeo…

- A Rodeo?? Fratello, abbiamo lasciato la California da un pezzo! Tra un po’ atterriamo in Giappone!

Billie lo guardò interrogativo, alzò la testa e si guardò intorno, accorgendosi di essere su un aereo.

- Era solo un incubo! – disse Mike dolcemente, asciugando una lacrima che aveva bagnato la guancia di Billie. Quest’ultimo lo guardò, disperato ma felice che ciò che aveva visto non fosse la realtà.

- Mike?

- Dimmi.

- Secondo te sono un figlio di puttana, egocentrico, egoista e paranoico?

Mike lo guardò stupito. Poi gli sorrise e disse: - A me non importa chi sei o cosa fai. Conosco i perché, conosco il tuo amore per la musica che è identico al mio. Non me ne fotte un gran cazzo dei tuoi difetti, ti voglio e ti accetto per come sei. Come feci vent’anni fa!

- Ho parlato ad alta voce mentre sognavo?

- Parecchio! Come fai sempre del resto! – disse Mike ridendo.

Billie rilassò i muscoli e si aprì in un sorriso.

- Grazie! – disse e abbracciò il biondo, che ricambiò.

- Ci sarò, sempre! Sempre, sempre.

Billie si sentì a casa, come sempre quando abbracciava Mike.

- Dov’è Frank? – chiese da dietro la schiena dell’amico.

Mike lo scostò e gli fece cenno dietro le spalle. Billie si voltò e vide Frank spaparanzato su due sedili, una busta di patatine rovesciata sul ventre che si abbassava e alzava pesantemente, gli occhi chiusi e la bocca spalancata. Russava come un dannato.

Billie si mise a ridere piano, seguito da Mike. Si voltò verso il finestrino e vide la lunga linea del Giappone che si stendeva nell’oceano Indiano.

- Che farei senza di voi? – disse, poggiando la testa al petto di Mike che non rispose. Semplicemente lo strinse a sé, mentre lentamente il loro aereo scivolava nell’aria, mentre una nuova era musicale stava per iniziare.


You're my guy Blue!

 

 

 

 

 

 

 

Angolo della pazza/demente:

Beh, sono dell’opinione che questa fic si commenti da sola. Ad ogni modo, trovarci una vostra recensione non mi dispiacerebbe, specialmente dopo esservi sorbiti sta cosa allucinante!

   
 
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