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Autore: alexander michael karev    26/08/2012    3 recensioni
Ero certa, da stupida quale sono, che sarebbe bastata una vacanza, un viaggio. Sicura che due mesi in Irlanda a finire l'anno sarebbero stati sufficienti per non pensare più costantemente a lui.
Sara e Luca. Luca e Sara.
Un amore grande almeno quanto impossibile.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: è la prima storia che pubblico su efp, la prima che scrivo su TPB. Anche se è passato molto tempo da quando hanno piantato la serie, l'ho vista poco tempo fa su mediaset extra e la coppia Luca/Sara mi ha fatto venire voglia di scrivere di loro.
Spero di avere recensioni e che la storia vi piaccia, buona lettura.


Prologo.



Non posso ancora crederci, non riesco proprio a capire come ho potuto permettere che succedesse. Pensavo che sarebbe andato tutto bene, pensavo bastasse tenerlo nascosto e non rivelarlo mai a nessuno e, non so come, pensavo che se non lo avessi ammesso nemmeno a me stessa non sarebbe stato poi così grave. Una cotta passeggera, solo perchè era l'unico uomo nella mia vita. Solo perchè io avevo tredici anni e l'unico interesse che assillava i ragazzi che conoscevo era il calcio, lui mi sembrava l'unico diverso. Credevo che questo sentimento fosse nato solamente per questo, perchè mi prestava un minimo di attenzioni. Era, doveva essere una cotta infantile, doveva passare nel giro di qualche settimana, qualche mese al massimo. Sono andata avanti anni a pensare che in poco tempo avrei incontrato un ragazzo della mia età che mi avrebbe fatto dimenticare, che mi avrebbe permesso di trascorrere un'adolescenza normale, come quella che vedevo vivere a tutte le mie amiche.

Sbatto la porta della mia camera e mi butto sopra il mio letto, cerco l'ipod sopra il comodino e quando lo trovo mi infilo le cuffie nelle orecchie. Premo il tasto “play” e faccio partire la canzone, seguita dalle inevitabili lacrime che essa porta con sé.

Ero certa, da stupida quale sono, che sarebbe bastata una vacanza, un viaggio. Sicura che due mesi in Irlanda a finire l'anno sarebbero stati sufficienti per non pensare più costantemente a lui. Non averlo sotto gli occhi tutto il giorno, non avere il suo profumo sempre dovunque mi girassi, pensavo sarebbe stato molto utile, vista la situazione che si era creata. Erano in gioco una famiglia, un'amicizia contro la mia unica felicità. Non potevo permettere che mio padre perdesse l'unico, insieme a Giuliano, amico vero che avesse mai avuto dai tempi delle superiori. Non potevo, soltanto per egoismo, permettere la rovina della mia famiglia. Ho sempre sperato di vederlo emozionato quando gli avrei confessato di essermi innamorata per la prima volta. Ho sempre sognato che, un giorno, sarei stata al suo fianco vestita di bianco nel giorno più bello della mia vita mentre mi accompagnava goffamente verso l'altare e l'uomo che sarebbe stato il compagno della mia vita, l'ho sempre immaginato emozionato e più felice ed orgoglioso che mai. Non potevo fare altro che sacrificare la mia felicità davanti a due cose così tanto importanti. Così sono partita piena di tristezza e speranza, molta più tristezza che speranza. Come potevo sperare davvero che accadesse la cosa che mi rendeva più triste?

 

  
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