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Autore: Amphrysia    27/08/2012    1 recensioni
Troppe volte il vento ha portato via le mie parole.
Potesse portare via, ora, anche me stessa.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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« Più volte con i miei occhi ho visto la Sibilla di Cuma
che pendeva dentro un ampolla, e i ragazzi le chiedevano: "cosa vuoi?"
"Voglio morire", lei rispondeva.»


[Petronio, Satyricon]




Troppe volte il vento ha portato via le mie parole.
Potesse portare via, ora, anche me stessa.
 
Sono un destino.
 
Sono il destino di chi viaggia, sono il destino di chi combatte, sono il destino di chi ama, sono il destino di chi vive.
 
Tanti sorridono, ascoltando le mie parole.
Io sorrido con loro.
 
Tanti muoiono, ascoltando le mie parole.
Non muoio mai con loro.
 
Posso scrivere la vita, il destino, la morte di chiunque.
Ma non posso scrivere la mia.
 
Ho visto miliardi di nuvole candide soffocare nell’afa di cieli troppo azzurri, la mia pelle ha assaggiato la leggerezza assassina delle piogge di mille estati e mille aliti di vento hanno levigato e consumato le mie mani tese ad accogliere raggi sporchi di tiepidi soli primaverili.

Sono stata l’alba che ogni giorno infuoca il cielo, sono stata stelle che annegano in cieli neri, sono stata schiuma che increspa il mare,  sono stata radice spuntata tra il marmo, sono stata linfa che scorre tra gli alberi, sono stata una donna, sono stata un destino, sono stata mille destini, ma non posso essere il mio.

Ho scritto la vita in tutte le sue forme, ho visto la vita in tutte le sue forme, ho vissuto la vita in tutte le sue forme.

Nella morte c’è un profumo che la vita non sa sentire.

Mi manca quel profumo.

In ogni mia sentenza di morte l’ho cercato, l’ho cercato nei lampi negli occhi di chi sa di dover morire, in quelle carni condannate che le mie mani hanno stretto, cercando di strapparne un respiro, un colore, un sapore di morte ma ero sempre viva, troppo viva, troppo viva e troppo incapace di morire per sentirlo, per vederlo, per respirarlo.
 
Ho sedotto i miei condannati per sedurre in loro la morte.
Non mi ha mai nemmeno guardata.
 
La chiamano immortalità, la mia.
Io la chiamo condanna a vivere.

 


  
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