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Autore: EmilyPlay    27/08/2012    3 recensioni
Genere: Introspettivo, Malinconico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aveva rivista dopo tutto quel tempo e per un attimo aveva pensato ad un’allucinazione. Non si era preoccupato, erano frequenti. Poi però si era ricordato di non avere droghe in circolo quel giorno. Allora la ragazza che danzava lieve sul prato, comparendo e scomparendo tra gli alberi, sorridendo con gli occhi socchiusi, era davvero lei, era davvero Emily.
 “Ehi, ehi, aspetta. Roger, aspetta!”
Si era voltato di scatto e aveva visto una ragazzina che gli correva incontro con la cartella che le sbatacchiava sul fianco. Lo raggiunse con un po’ di fiatone: “Anche io faccio questa strada per tornare” gli disse sorridente.
Lui probabilmente le aveva rivolto uno sguardo smarrito, perché lei scoppiò a ridere: “Sono nella tua stessa classe di letteratura, non ti ricordi già più?”
“Ah…ehm, già…scusa…”
La ragazzina sbuffò, ma senza smettere di sorridere.
“Mi chiamo Emily, dato che te lo sei dimenticato!”
“Roger…però tu te lo ricordavi”. Sorrise come per scusarsi.
“Allora…ti piace la letteratura?” era una domanda di circostanza, per fare due chiacchere ed evitare silenzi imbarazzanti, ma Emily la prese sul serio e iniziò a parlare dei suoi libri preferiti, degli autori prediletti. Gli disse che amava il nonsense, che considerava Carrol un autore straordinario e che a volte scriveva racconti lei stessa. 
“Davvero? Io invece qualche volta scrivo poesie”
Avevano parlato per circa un quarto d’ora, giusto il tempo di raggiungere la casa di Emily, e in quel breve spazio di tempo gli era sembrato che quella ragazzina avesse qualcosa di speciale. Era come se si comprendessero alla perfezione, come se ciascuno sapesse esattamente quello che intendeva l’altro.
Sulla porta di casa la salutò con il dispiacere di doverla lasciare.
“Ciao Emily”
“Ciao Roger!”
Fu un attimo, non seppe perché, tutti prima di allora l’avevano sempre chiamato Roger, tuttalpiù Rog.
“Chiamami Syd, con la y”
Lei sorrise “Allora ciao Syd con la y!”  e scomparve dietro la porta.
 
Era una danza che incantava, che lasciava Syd ipnotizzato, con il viso appena fuori dalla finestra a guardarla. Una folata di vento le scompigliò i capelli, le fece svolazzare il lungo vestito che toccava terra e lei sembrò quasi abbandonarsi a quel soffio che la accarezzava così benevolo. E quando questo raggiunse anche Syd, così stupidamente immobile, con le mani spasmodicamente aggrappate al davanzale, il ragazzo ebbe la sensazione che quel vento le avesse portato qualcosa di lei.
 
Il tubetto di colore rotolava avanti e indietro sul tavolo colpito dalle piccole mani prima in un verso, poi nell’altro. Poi, come colta da un’improvvisa ispirazione, afferrò il tubetto e svitò velocemente il tappo. Prese un foglio bianco da una pila lì accanto e ci spremette sopra un poco di colore. Era verde. Verde brillante.
Alla vista di quel colore sembrò recuperare tutto ad un tratto la calma. Dava le spalle a Syd, perciò non si accorse che quest’ultimo aveva per un attimo abbandonato la tela per osservarla, rapito dai suoi movimenti e le si era avvicinato silenziosamente.
Emily pose lentamente un dito nel colore. Premette. Mosse la mano sul foglio, creando figure di ogni tipo.
 
“Emily…” mosse le labbra, senza riuscire ad emettere alcun suono, eppure proprio in quel momento la ragazza alzò lo sguardo e Syd vide quei grandi occhi verdi fissarsi nei suoi. “Emily” tentò di nuovo e questa volta dalla sua bocca fuoriuscì una specie di mugugno.
Lo sguardo perso di lei gli fece dubitare che l’avesse visto veramente.
“Emily, sono io, sono Syd!” erano le parole che venivano gridate nella sua testa , senza che riuscisse ad esternarle dando loro voce.
 
Se ne stava a gambe incrociate, seduto nell’erba alta, rabbrividendo di tanto in tanto alla sensazione dell’umidità che gli penetrava nelle ossa. Osservava la natura attorno a lui convinto che ogni cosa fosse impregnata di significati simbolici. Vedeva le nuvole creare forme bizzarre che si riproponeva di riprodurre su tela…con uno sfondo rosa acceso, quella nuvola blu elettrico, quell’altra verde acido, quell’altra ancora rosso fuoco.
Emily intanto saltellava da una pietra all’altra, sul margine del fiume. Rideva a bassa voce, come se non se ne rendesse conto. Ad un tratto Syd aveva visto come in un sogno il fiume scavalcare gli argini e sommergerli entrambi e solo la sensazione improvvisa di essere bagnato fradicio era riuscita a riportarlo alla realtà.
Accese una sigaretta per calmarsi, per spazzare via quelle visioni. Emily, con due ultimi saltelli, lo raggiunse e gli si sedette accanto. Rimase come lui immobile ad osservare l’acqua per un poco, poi, come fosse stata colpita da un lampo, esclamò: “Un giorno me lo fai un ritratto?”
Syd si voltò verso di lei e scoppiò a ridere: “Da quando sei vanitosa?”
La ragazza si mise a ridere a sua volta: “Ma no, non hai capito! Non voglio quel tipo di ritratto, voglio che mi dipingi dopo che sono passata attraverso i tuoi occhi e la tua mente.” Chinò leggermente la testa di lato e aggrottò le sopracciglia: “Mi hai capito ora?”
Gli occhi di Syd brillarono. “Sì, penso di sì.”   
 
La ragazza sorrise continuando ad osservarlo e Syd in quello sguardo riuscì davvero a ritrovarla come l’aveva lasciata: un’eterna bambina, con altri mondi negli occhi, che non si rassegnava alla quotidianità, al modo come lo vedevano gli altri. Erano incredibilmente simili loro due. Lei probabilmente era l’unica persona che l’avesse mai realmente capito.
 
“Sai Syd, quando dipingi e quando suoni i tuoi occhi brillano”
 
Si voltò all’improvviso e come un pazzo afferrò febbrilmente il cestino dei colori, un pennello, una tela e si precipitò in corridoio diretto verso le scale.
“Gioca Emily, gioca, continua a giocare, non ti preoccupare Emily, oggi i giochi sono liberi”.
Rischiò di cadere scendendo i gradini, ma non rallentò.
“Gioca Emily, gioca. Voglio vederti giocare, Emily!”
In un attimo era in giardino.
“Emily!” gridò, con tutto il fiato che aveva in gola.
Lei non c’era più. Nessuna traccia della sua presenza, come se non fosse mai stata lì.
Syd si diresse verso gli alberi come inebetito, ancora con la tela e i colori sotto braccio. Era buio. Forse fu solo la sua immaginazione, ma in mezzo a quel buio gli parve di sentire un singhiozzo.
 
“Potrei cantare!”
“Cantare?”
“Sì, fare la cantante”
Si era distesa per terra , i lunghi capelli castani sparsi tutt’intorno sul pavimento. La chitarra continuava ad emettere suoni distorti.
“Insomma, è finita la scuola, ora voglio conoscere, provare, giocare. Forse un giorno troverò anche io qualcosa che mi farà brillare gli occhi.”
Da quel giorno Syd non l’aveva più rivista.
 
Un raggio di sole che si infilava tra le fessure delle persiane gli ferì gli occhi. Si era messo a letto vestito, alzandosi di frequente per controllare se per caso Emily fosse tornata. Non era successo, ma lui non avrebbe mancato fede alla sua promessa, non avrebbe fatto svanire l’apparizione della sera prima così come era comparsa.
 
“Ho scritto una nuova canzone” . Guardò gli altri tre negli occhi senza attendere risposta imbracciò la chitarra. Se la vide di nuovo davanti agli occhi, con quel viso da ragazzina.
Perché prendi in prestito i sogni degli altri, Emily?
Se la ricordò saltellare sulle pietre del fiume, si ricordò di quell’onda che li sommergeva.
Galleggiando su quel fiume, per sempre, Emily.
 
“Emily tries, but misunderstand
She’s often inclined to borrow
Somebody’s dreams till tomorrow…”



Emily's mind
La prima volta che ho ascoltato See Emily Play ne sono rimasta folgorata (tipo illuminazione divina xD) e ho immediatamente pensato che l'unico aggettivo che potesse riferirsi a quella canzone fosse perfetta. Ogni verso ha un suo fascino e in particolare mi ha sempre colpito quel prendere in prestito i sogni di qualcun altro fino a domani: è una frase stupenda.
Non so, ci sono canzoni più belle, che magari mi piacciono anche di più, ma il subbuglio allo stomaco che mi causa questo singolo dei Floyd non ha paragoni. Questo è il motivo del mio nickname (ma dai??!!) e non il fatto che mi identifichi con la Emily della storia!
Questa è la mia prima fanfiction su EFP perciò ogni consiglio, critica, commento di ogni tipo è molto ben accetto! Commentate, please!
  
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