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Autore: EverybodyHurts    27/08/2012    1 recensioni
“Cosa fai quando i tuoi genitori ti costringono a passare i tre mesi estivi in una casa in montagna mentre le tue amiche sono in Sardegna a spassarsela? E tutto questo per un fottutissimo errore. Un errore che non avresti dovuto fare. Un errore che.. dove ti ha portata? In un paesino sperduto. Tutti commettiamo errori.. alcuni non ci portano a niente, altri invece con il tempo si trasformano in meraviglie, meraviglie che non avresti esplorato se non avessi commesso quel particolare errore. Come capire quando un male viene per nuocere? Sbagliando s’impara.. oppure, a volte – nel caso della nostra protagonista – sbagliando si trova l’amore.
Dal primo capitolo: Anche se probabilmente non avrebbe ripreso sonno, valeva la pena tentare un’ennesima volta. Ce l’avrebbe fatta: avrebbe superato quell’estate, avrebbe superato quell’odioso ostacolo come era solita fare quando un problema le si presentava davanti. Quello era il pensiero che l’aveva spinta ad andare avanti quando i suoi le avevano detto cosa la attendeva quell’estate.. Sono solo tre mesi, tre mesi e poi passerà tutto. Sì, ma non ne era quasi più convinta neanche lei.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Salve cari lettori di EFP! :) Come va la vita? :3

 

Ho deciso di iniziare una nuova storia (cosa che NON dovrei fare, visto che devo ancora terminare le altre) u.u Mi è venuta in mentre mentre ero in vacanza e ho voluto subito metterla per iscritto. Infatti il paesino in cui sarà costretta Chiara (la nostra protagonista) a passare le vacanze estive, è proprio uno dei paesini che ho visitato io quest'estate e mi è piaciuto moltissimo! Anyway, spero che a qualcuno interessi questa storia. Mi sono impegnata moltissimo in questo primo capitolo e una recensione sarebbe mooooolto gradita :') Mi aiuterà senza dubbio a migliorare! :) Grazie infinite, mi auguro che qualcuno leggerà 'sta cosa e che a qualcuno piaccia! :)

In quella calda mattinata di metà Giugno, quando tutti gli studenti potevano finalmente rilassarsi e dedicarsi alle cose che amavano fare di più – escludendo tutte quelle povere anime alle prese con i tanto attesi e soprattutto temuti esami – Roma brillava sotto la luce del sole; con tutta la sua magnificenza mostrava i suoi capolavori ai turisti che, armati di macchinette fotografiche, shorts e comode ciabattine non perdevano l’occasione per fotografare qualsiasi centimetro di questa splendida città. Il traffico occupava le strade della capitale, i suoni dei clacson alteravano la quiete mattutina e le grida dei passanti scontenti per i ritardi degli autobus o per un taxi portato via all’ultimo minuto da uno sconosciuto sembravano far parte di un ricorrente teatrino. Centinaia e centinaia di persone attraversavano le strade, spesso anche al di fuori delle strisce pedonali provocando il malcontento degli automobilisti che imprecavano con il loro accento romano. In quella calda mattinata di metà Giugno, una calda mattinata come tante, Chiara aveva aperto gli occhi esattamente alle 9.47 e si era rigirata e rigirata nel letto cercando di riprender sonno. L’ultima cosa di cui aveva bisogno era uscire dalla sua stanza e fare colazione con i suoi genitori, la sua piccola sorellina e.. suo fratello. Sì, suo fratello.. Lo stesso fratello a cui era consentito partire insieme ai suoi amici per il viaggio dei diciotto anni. Lo stesso fratello a cui era consentito andare a Barcellona insieme ad un branco di svitati per un mese, perché uno di quegli svitati aveva convinto il padre straricco ad affittare un appartamentino in centro. Purtroppo però la fortuna non era dalla parte di Chiara e non riusciva ad addormentarsi di nuovo con quel caldo massacrante. Sbuffò sonoramente, prese il cuscino e lo lanciò contro l’armadio dall’altra parte della stanza. Assonnata com’era, sbagliò totalmente mira: il cuscino finì sul cassettone, andò a sbattere contro la lampada che ovviamente cadde e poi si adagiò miseramente sul pavimento.
<< Fanculo. >> bisbigliò Chiara spostandosi una ciocca di capelli dal volto. I suoi capelli erano così lisci che ogni ragazza glieli invidiava ma al mattino erano veramente indomabili. Una cosa bizzarra, diceva Chiara in proposito. Finalmente la ragazza racimolò l’ultimo briciolo di energia rimastole in corpo e si diresse verso la finestra. Tirò su la serranda e l’impatto con il sole le fece chiudere impulsivamente gli occhi. Quando finalmente i suoi occhi marroni si abituarono alla luce solare, Chiara fissò il panorama dalla sua finestra e l’aprì sporgendosi dal balcone. Chissà quanto si divertiranno.. pensò malinconica riferendosi alle sue amiche che avrebbero passato non uno, non due, bensì tre mesi in Sardegna dedicandosi esclusivamente al mare, all’abbronzatura, allo shopping e ai bei ragazzi.. cose che anche Chiara avrebbe voluto fare in compagnia delle sue migliori amiche, escludendo i ragazzi che sembravano non interessare affatto alla ragazza. I suoi le avevano dato il permesso di andare in Sardegna molto tempo prima ma poi.. da quando era successa la cosa, quella cosa, le era stato severamente vietato. Ogni volta che ci ripensava, i suoi occhi si riempivano di lacrime, cosa che non facevano quasi mai a causa della grinta e della forza della ragazza. Quando lo facevano, Chiara si affrettava a guardare il soffitto – o, in questo caso, il cielo – per evitare che le lacrime riuscissero a sconfiggere la forte barriera dei suoi occhi. Avrebbe dovuto passare la sua estate, l’estate dei suoi sedici anni, in un paesino al Nord insieme ai suoi genitori e alla sua sorellina nella loro casa di montagna. L’idea non la entusiasmava affatto: amava le grandi città, o perlomeno le città in cui c’era un minimo di vita e avrebbe dovuto passare l’estate in un paesino dove passava ogni estate quando era piccola, molto più piccola. Aveva smesso di andarci all’età di sei anni perché i genitori avevano deciso di restaurare la casa ma non l’avevano ancora fatto. Ma, esattamente un anno prima, erano iniziati i lavori e i genitori di Chiara, Marisa e Gianluca, avevano fatto in modo che i lavori finissero per Giugno. In questo modo la casa sarebbe stata pronta in tempo per ospitare la famiglia. Chiara non ricordava nulla di quel paesino, l’aveva totalmente rimosso dai suoi ricordi. L’unica cosa che ricordava era che le piaceva molto da piccola – o perlomeno questo era quello che dicevano i suoi genitori -  e che si divertiva molto ad andare in bicicletta con suo fratello Luca. Un altro particolare che ricordava era un colore.. il colore azzurro. Un azzurro mozzafiato che poteva riferirsi a qualunque cosa. Oh, se solo si fosse ricordata cosa! Chiara non lo sapeva, aveva in testa quel colore che associava a Curon Venosta, il paesino nel Trentino dove sarebbe andata a trascorrere l’estate di lì a poco. Non sapeva a cosa potesse riferirsi e forse l’unico aspetto positivo di quella vacanza era che magari l’avrebbe scoperto presto.
<< Tesoro, sei sveglia? >> urlò Marisa dalla cucina, mentre stava spalmando della marmellata di fragole – la preferita di Chiara – su alcune fette biscottate. Seduti al tavolo della cucina c’erano Gianluca che stava leggendo con molto interesse il suo giornale, Luca che era eccitatissimo per la partenza e stava facendo mente locale cercando di capire se avesse dimenticato qualcosa da aggiungere al più presto in valigia e la piccola Aria che stava giocherellando con il cucchiaino della Nutella e il piattino con il pane tostato.
Chiara non rispose. Una ventata di aroma di caffè la circondò e per un attimo la fece stare meglio. Aprì la porta della sua stanza ed uscì sbattendola alle sue spalle. Percorse lentamente il corridoio e si ritrovò nella sala da pranzo, poi in cucina dove ad attenderla c’era la sua allegra famigliola che stava facendo colazione insieme. Incredibile! Non era mai successo. Gianluca alzò lo sguardo dal giornale e scoppiò a ridere non appena vide i capelli di Chiara la quale, scocciata, raggiunse il suo posto e si sedette appropriandosi di un toast e del barattolo della Nutella.
<< Perché papà sta ridendo? >> chiese Aria rompendo il silenzio.
<< Non vedi i capelli di Chiara? Sono orribili. >> ridacchiò Luca imitando l’esempio del padre.
Chiara fece una smorfia di tutta risposta. << Preferisco avere dei capelli orribili, piuttosto di una faccia orribile, caro Luca. >>
Luca divenne rosso e diede un morso alla sua fetta biscottata.
<< Se non altro io quest’estate me la godrò, rompipalle. >> rispose Luca a bocca piena.
<< Santo cielo. Luca, ti ho detto mille volte di non usare quel linguaggio. >> intervenne Marisa seguita da Gianluca che aggiunse: << Smettetela di litigare. Sforziamoci di essere felici per i festeggiamenti. >>
<< Perché festeggiamo papà? >> chiese Aria.
<< Perché trascorreremo insieme bellissime giornate nella nostra casa completamente tirata a lucido. Mi piacerebbe solo che venisse anche Luca, così saremmo al completo. >>
Chiara voleva obiettare su quel “bellissime” ma preferì tacere per evitare ulteriori discussioni. Aria era molto entusiasta della partenza: era la prima volta che visitava il paesino e non vedeva l’ora. 
La piccola si voltò verso la sorella maggiore e bisbigliò in modo che nessuno sentisse: << Anche se tutti ti criticano per i tuoi capelli, per me resti la più bella. Anche più bella di Stella. >>
Questa tenerissima frase fece sorridere Chiara: se Aria definiva qualche ragazza più bella della Winx Stella (il suo idolo), allora poteva ritenersi davvero fortunata. Era un vero complimento da parte della piccina.
<< Grazie amore mio. >> rispose a bassa voce Chiara guardando dritto negli occhi la sorellina.
<< Allora Chiara.. è pronta la tua valigia? >> chiese Marisa mentre serviva il caffè.
<< Non ancora.. manca ancora del tempo, giusto? >>
<< Io e tuo padre abbiamo deciso di partire domani visto che nessuno può impedircelo. La casetta ci sta aspettando. >> disse Marisa con gli occhi lucidi. Era davvero contenta di tornare lì.. Era proprio quello il posto in cui Gianluca le aveva chiesto molto romanticamente di sposarlo.
<< Domani? Ma non era la settimana prossima? >> Chiara alzò la voce. Stava scherzando sua madre, vero?
Marisa fece cenno di no con il capo. A quel punto Chiara si alzò dal tavolo e tornò furibonda nella sua camera. Domani, domani, domani.. Quella parola continuava a rimbombarle nelle orecchie. Era stato difficile accettare il fatto che mancasse una sola settimana prima della partenza ma ora.. mancava un solo fottutissimo giorno. Ah, se non avessi fatto quella cosa in questo momento sarei con le mie amiche in Sardegna.. pensò lei sconfitta. Si sedette sul letto, poi lasciò scivolare la testa all’indietro e chiuse gli occhi. Anche se probabilmente non avrebbe ripreso sonno, valeva la pena tentare un’ennesima volta. Ce l’avrebbe fatta: avrebbe superato quell’estate, avrebbe superato quell’odioso ostacolo come era solita fare quando un problema le si presentava davanti. Quello era il pensiero che l’aveva spinta ad andare avanti quando i suoi le avevano detto cosa la attendeva quell’estate.. Sono solo tre mesi, tre mesi e poi passerà tutto. Sì, ma non ne era quasi più convinta neanche lei.
- - -
La mattina della partenza arrivò prima di quanto Chiara si aspettasse. Marisa era agitata e nervosa, ma soprattutto preoccupata di aver dimenticato qualcosa di importante. Gianluca fischiettava allegro. Allegro. Chiara si chiedeva per quale motivo poteva essere allegro: stava rovinando la sua estate. Luca era sdraiato sul divano in pigiama: non gli passava neanche per l’anticamera del cervello l’idea di aiutare la mamma con i bagagli. Del resto lui sarebbe partito il giorno dopo per Barcellona. La piccola Aria saltellava da una parte all’altra della casa con la sua Winx preferita in mano e di tanto in tanto le pettinava i capelli. Chiara? Chiara si era appena fatta una doccia, aveva indossato un paio di shorts, una canotta e un paio di Converse e poi era uscita dalla sua stanza trascinando a fatica la sua enorme valigia. Quando attraversò il corridoio, prese un paio di caramelle dal cestino e la prima cosa che fece fu abbracciare Aria e regalarle una caramella di nascosto: Marisa non voleva assolutamente che i suoi figli mangiassero dolci dopo essersi lavati i denti.
<< Non dirlo a nessuno, sarà il nostro piccolo segreto. >> disse Chiara stampando un tenero bacio sulla guancia rosea della piccola la quale, sentendosi parte di un qualcosa di “misterioso”, annuì.
<< Siete pronti? >> chiese emozionato Gianluca. Marisa e Aria urlarono un sonoro ‘sì’ mentre Chiara fece una smorfia.
I due genitori salutarono Luca e cominciarono con le raccomandazioni, raccomandazioni che gli avevano ripetuto minimo cinquanta volte. Lui salutò abbracciando prima la madre, poi il padre ed infine Aria. Salutò riluttante Chiara con un cenno del capo mentre lei gli fece l’occhiolino, ancora fiera di averlo azzittito il giorno prima a tavola.
Tutti, tranne Luca ovviamente, uscirono di casa, caricarono la macchina e salirono a bordo. Chiara non tolse le cuffiette dalle orecchie neanche per un secondo: preferiva perdersi nella sua playlist piuttosto che concentrarsi nei discorsi dei suoi genitori che non facevano altro che parlare di quanto sarebbe stata bella ed emozionante la loro vacanza.
Dopo numerose ore, la famiglia arrivò a destinazione e Chiara se ne accorse non appena sentì sua madre urlare di gioia. Si voltò verso il finestrino e, ad attenderla, c’era un meraviglioso lago di nome “lago di Resia” che sembrava quasi mare per il suo stupendo colore azzurro. Azzurro.. Forse era quello il colore che ricordava perfettamente! Naaah, non poteva essere così ovvio, e non lo era. Se ne sarebbe accorta qualche tempo dopo, quando i suoi occhi avrebbero davvero incrociato quell’azzurro che non riusciva a togliersi dai pensieri. La macchina parcheggiò nel giardino della casa completamente ristrutturata. A Chiara costava ammetterlo ma era così: la casa era venuta davvero bene.. I suoi genitori le avevano persino fatto costruire un bel balconcino con un dondolo. Dopo quel lungo viaggio, Chiara non aveva voglia di esplorare la casa.. voleva solamente riposare. Senza guardare il meraviglioso panorama ammirabile dalla sua stanza, si buttò a capofitto sul letto e si svegliò dieci ore dopo, esattamente alle 7.45.
Solo settantotto giorni alla fine della tortura!
   
 
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