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Autore: marchesa dai 4 citti    10/03/2007    8 recensioni
Un Draco cosciente di essere ormai alla fine, un titolo di giornale, e la battaglia finale... Il tutto perchè mi piace la depressione...
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Tom Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro Potter,

dì la verità, non ti aspettavi una mia lettera, vero?

Come vedi trovo sempre il modo per sorprenderti.

Quanto mi piacerebbe poter vedere la tua faccia in questo momento: la curiosità sarà lampante sul tuo viso, i tuoi occhi diffidenti studieranno ogni minima parola di questa missiva per capire se è l’ennesima trappola, le tue labbra serie saranno premute l’una contro l’altra timorose di ciò che io posso averti scritto.

Sei sorpreso? Lo sono anch’io… Fino a pochi mesi fa non mi ero mai reso conto di quanto ci fossimo studiati in sei soli anni di scuola. Parlo al plurale perché so che anche tu stai immaginando il sottoscritto mentre ti scrive queste sue ultime parole seduto su in piccolo scoglio sospeso sul mare, accarezzato dagli ultimi raggi di una calda e soleggiata giornata.

Sei ancora più perplesso, vero?

"Queste sue ultime parole… "?

Sì, non ho scritto male.

La mia vita sta per finire. No, no, non un attacco da parte di Mangiamorte vogliosi di vendetta per il mio tradimento, e neppure qualche sorpresina in formato Auror molto in voga negli ultimi mesi. Pensi che io sia così sciocco e stolto da farmi beccare da incompetenti come quelli sopraccitati?

Appunto. Sono troppo intelligente e furbo per loro.

Ti starai chiedendo perché ti sto scrivendo. Perché voglio uccidermi. Spero ti stia chiedendo anche perché proprio io devo uccidermi…

Risposta al primo quesito: scrivo a te perché possediamo la stessa anima.

No, non sono impazzito, il che è strano visto ciò che i miei occhi hanno osservato e cosa io stesso mi sono ritrovato a fare. Sei colpito, vero? Non negarlo. Come ho scritto prima. In sei anni ci siamo studiati così tanto per scontrarci che sappiamo più cose dell’altro che su noi stessi.

Ti ricordi nove mesi fa cosa accadde? Non ne sei completamente sicuro… Penso io a darti la conferma: Sectumsempra.

Sembrano passati millenni da quel giorno, da quel bagno… Me la ricordo la luce che animava i tuoi occhi: era la stessa che albergava nei miei. Quel lampo veloce che non lascia scampo, quel brivido d’eccitazione che vedi nello sgorgare del sangue, quel leggero stordimento che ti lascia appagato, quel tempo all’improvviso bloccato, solo ed esclusivamente tuo.

E poi la mia pelle lacerata… Te lo ricordi tutto quel sangue? Posso sentirlo ancora zampillare come una nuova sorgente fuori dal mio corpo, le mie vene pulsare, il mio cuore battere pazzamente…

Se Piton non fosse intervenuto, sarebbe stata la mia fine purtroppo.

Dico "purtroppo" perché prima non avrei capito.

Le ferite che il tuo incantesimo mi aveva inferto mi hanno fatto capire la mia vulnerabilità, la mia ingenuità. Io, sempre così protetto, sempre così sicuro di riuscire, per la prima volta fui fermato realmente. Violentemente. E ho avuto paura. Ciò che stavo facendo, tutte quelle convinzioni e presunzioni e comportamenti in cui fin da piccolo avevo imparato a credere e ad emulare, mi stava portando alla morte certa. Anche il passare dalla tua parte, però, mi avrebbe portato alla morte.

Mi dai del codardo?

Beh, io mi do invece del fortunato: posso scegliere se morire o meno per mano di altri, senza orgoglio, senza giustizia, senza coraggio, oppure se finire io, di mia volontà, diciotto anni solo esistiti e mai vissuti. A differenza mia, tu non hai possibilità…

Ma si sa, da sempre la tua vita è stata una sfiga, non c’era da aspettarsi altro per te, no?

Vedi, la mia vita è sempre stata impostata, regolata secondo norme fisse, impiantata nel cervello, come una pianta carnivora che ha divorato tutti i miei tentativi di ribellione.

Ho provato, riprovato e tentato, per poi sempre arrestarmi prima, senza forze, sconfitto, abbattuto. Incatenato, proprio come te. Una marionetta vuota.

Anche tu non riesci e non puoi tirarti indietro.

Ma c’è una piccola differenza: se muoio io il mondo può continuare a battagliare. Se invece muori tu… beh, lasci tutti quanti nella merda.

Sai, anche ora che sto per morire ho paura… Non so proprio decidermi, vero?

In qualche modo sono possessivamente attaccato alla vita. Ma per me la vita non è mai esistita. Quindi non potrei nemmeno volerla… sarebbe l’unica cosa che mi è sempre mancata. Oltre forse alle emozioni…

L’unica soluzione è proprio il suicidio, mi sa. Chissà, magari finirò dritto spedito nel girone di Lucifero, e allora sì che ci sarà da divertirsi. La mia pelle delicata, già deturpata da un orrendo tatuaggio così fuori moda, sarà rosa dalle fiamme dell’Inferno fra un po’, lo so. Per me non c’è spazio per i redentori.

E voglio proprio salutare questo mondo del cazzo a cui io sono comunque fottutamente affezionato scrivendoti!

L’ultima sfida! Me la concedi? Prima di far volare il gufo che ti ha consegnato la lettera e cacciarmi giù da questo scoglio, fra le onde chiassose e continue che mi fanno da sottofondo in questo momento.

Vinci.

Vinci la guerra, tira fuori il tuo potenziale magico, sguaina i tuoi artigli e fai tremare il mondo, anche a costo della tua stessa vita.

Se ce la farai, ti sarai meritato davvero l’onore di avermi avuto come nemico per tutto questo tempo. Altrimenti segui il mio esempio. Non meriteresti di stare al mondo.

Con profondo odio e maturato rispetto,

Draco Malfoy

§ - §

"… Concludiamo la pagina di cronaca annunciando che è stato ritrovato questa mattina il cadavere tumefatto di un giovane e sconosciuto ragazzo biondo di circa vent’anni nei pressi della costa marsigliese. Non si sa ancora se si tratti di omicidio o di un atto suicida, ma l’autopsia fornirà presto i dettagli necessari per la comprensione del caso…"

§ - §

- Avada kedavra!

Due lampi di luce verde partono contemporaneamente dalle due figure nere stagliate nell’oscurità di quel tramonto invernale, lassù, su quel colle brullo e un po’ scosceso, tipico della campagna inglese.

La neve grigiastra, al passaggio del velocissimo lampo magico, si tinge di un verde inquietante.

I due lampi però si scontrano, entrano in contatto e si uniscono in una morsa infendibile per qualsiasi altra arte magica.

Le due figure finalmente alzano i loro volti e si osservano spaventati e impauriti per questa reazione involuta delle loro maledizioni. Ma il guizzo di vendetta in un paio d’occhi smeraldo è la fine di tutto.

Il punto di congiunzione tra le due maledizioni si deforma, quasi come un piccolo peso di piombo che si scioglie per un improvviso soffio di calore, e si ingigantisce, si modifica, fino ad assumere la forma di una punta, simile a quella di una freccia, e, dapprima lentamente, come un treno che si avvia per uscire dalla prigione di cemento della stazione, poi sempre più veloce, sempre più veloce, come lo stesso treno che corre felice per la brughiera dai colori del bronzo e delle pietre preziose più pure, si dirige verso una delle ombre di corvo, la più alta.

Gli occhi dilatati dalla paura e dall’incertezza…

La freccia di potere magico trapassa il grande corvo da parte a parte, senza vie di salvezza. Lo squarcio nato nel petto si illumina, e la ferita si ingrandisce sempre più, fino a creare una grande crepa lungo tutto il corpo. Il mantello che lo avvolge, come se fosse stato colpito da acido corrosivo, evapora, mandando sibili e grida lancinanti, simili a latrati di animali agonizzanti, mostrando finalmente la vera identità del grande corvo: un uomo, troppo vecchio per pentirsi dei propri peccati e sconvolto nel cuore dall’infantile paura di morire. La luce proveniente dallo squarcio avvolge completamente l’uomo, circonda il cranio completamente calvo, stende un velo sopra quegli occhi rossi colmi di agghiacciato terrore, entra dentro l’antro della bocca spalancata dall’orrore della sconfitta, della SUA sconfitta.

Voldemort non si vede più, inghiottito ormai da quella luce verde, sempre più compresso… finché con un boato assordante non esplode, proprio come una stella, una stella nera, alla fine della sua vita.

L’onda d’urto che ne segue è molto potente, e Harry Potter, l’altro corvo, quello più piccolo, ma in possesso di un’arma più potente dell’odio, viene gettato all’indietro sul prato del colle ormai scurito dalla notte.

Cade di schiena, rompendosi quel braccio già tagliato dalle torture infieritegli da Voldemort, nel tentativo di ripararsi la testa dall’impatto con la terra. Il boato lo investe in pieno, lo rovescia, e lo lascia senza fiato appena tocca terra. Harry riesce a malapena ad alzare lo sguardo verso il punto vuoto in cui prima c’era colui che lo aveva prescelto come suo eterno rivale quella notte di diciassette anni fa, uccidendo i suoi genitori, prima di crollare definitivamente esausto a terra. Sente le costole spezzarsi, i suoi polmoni graffiarsi e tagliarsi. Il suo respiro inizia a sapere di sangue. Nella sua semi-incoscienza riesce a sentire delle voci circondarlo, delle ombre si prolungano grazie alla luce della luna lungo tutto il suo corpo, ma nella sua testa è presente solo un messaggio.

"HO VINTO! HO VINTO! HO VINTO!".

Il battito del cuore pian piano si arresta, il respiro sempre più faticoso, la bocca spaccata e aperta per rantolare; Harry però non sente nulla, vede soltanto laggiù, sull’orlo della collina, una giovane figura di un ragazzo dai capelli color della luna e dai due intensi occhi grigi, profondi e strafottenti, completi di una piccola ombra di un vecchio ghigno, nato per una lontana scommessa.

E Harry sorride.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ehm ,come dire... ci sono andata giù abbastanza pesante, per essere la mia prima fic di Harry Potter... Ho seguito solo il mio animo, e visto che oggi era nero, disilluso e codardo, perchè non scrivere per sfogarsi?
Prima di lanciarmi qualche ingiuria e maledizione sul serio, ma anche pomodori e uova marce, se li trovate a un prezzo decente, lasciatemi dire che i personaggi, ahimè, non sono miei, ma da Sua Maestà Rowling (e sappiate che se fossero miei, e REALI, soprattutto... lascio a voi l'immaginazione).

Chi se la sente dunque a lasciarmi un piccolo commentino?

 

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