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Autore: musa07    27/08/2012    0 recensioni
" Guardare Tsuchiura guidare è una cosa in grado di ipnotizzarlo come poche ..."
Ho scelto – non a caso ahahah^^ – tre personaggi del manga e ogni capitolo è dedicato ad ognuno di loro. Il tutto si svolge all’incirca una decina di anni dopo rispetto l’ambientazione del manga/anime e prende in esame i pensieri, le sensazioni, le emozioni dei tre protagonisti nell’ambito di uno stesso particolare momento. Enjoy.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tsuchiura
 
“ Never Ending Story”
 
La prima cosa che fa Tsuchiura entrando in casa è liberarsi definitivamente della cravatta che lo opprime fin dall’attimo in cui l’ha indossata. Già prima, quando lui e Tsukimori alla fine del loro concerto avevano raggiunto a piedi gli altri nel locale eletto come loro ritrovo abituale, si era allentato il nodo, sbottonandosi il primo bottone della camicia mettendo in mostra la catenina che porta sempre al collo, dono di Tsukimori. Mentre se la sfila sorride al dolce ricordo che di solito è proprio Tsukimori a sistemargli il nodo della cravatta giusto quell’attimo prima di salire sul palco, dietro le quinte. È diventato una specie di rituale, di rito propiziatorio. Quelle cose che non ammetteresti mai che fai per scaramanzia ma che invece, con l’andare degli anni, se ne vedono aggiungere sempre di nuove. Come il fatto che il primo ad entrare nel camerino sia sempre lui oppure che perfino uno razionale come Tsukimori, senza rendersene nemmeno conto, testi con il pollice la giusta tensione dei crini assicurandosi la corretta curvatura dell’arco solo quell’istante prima di entrare in scena ma queste sono cose tipiche di coloro i quali appartengono al mondo del Teatro, che siano essi ballerini, musicisti, attori o cantanti.
Ha ben impressa nella memoria Tsuchiura la sensazione dell’attimo in cui il sipario si apre cigolando quando – da dietro le quinte – si sente il brusio in platea cessare e l’unica cosa che vorresti fare in quel momento è dartela a gambe levate, non importa per andare dove, l’importante è scappare da lì. Poi invece, con un grosso sospiro – guardando il compagno che attende un cenno dall’altra parte delle scene – entrare e accorgersi, come per magia, che tutta la tensione si scioglie e sentire che semplicemente sei nato per fare quello. Non accorgersi di niente altro, solo delle proprie dita che scivolano leggere sui tasti creando poesia che dopo tanti anni di pianoforte è ancora – e sempre di più – in grado di emozionarti e di farti pensare: “ Dio mio, ma sono veramente io che sto creando tutto questo?”
Si abbandona sul divano Tsuchiura sfinito ma appagato, finendo di sbottonarsi la camicia e lanciando un’occhiata alla foto che hanno sopra al mobiletto contenente tutti i loro cd. È la foto fatta alla fine della quarta selezione del concorso che li ritrae tutti. Ryotaro deve fare il conto a pensare quanti anni siano passati ormai mentre si alza per guardarla meglio e ne conta stupito nove.
- Nove anni … - mormora sbalordito sedendosi al piano nel momento in cui Tsukimori entra nella stanza che usano per suonare.
- Non sei ancora stanco? – lo interroga a metà tra il sorpreso e il canzonatorio inarcando un sopracciglio.
- Hum? – gli chiede destandosi dalle sue meditazioni mentre prende la tazza di the bollente che l’altro gli sta porgendo e Len inarca maggiormente il sopracciglio a vedere che – tra tutte – sia stata proprio quella foto ad attirare la sua attenzione dato che anche lui, appena rientrati a casa, se ne era sentito incredibilmente attratto.
Ryotaro guarda quella foto, guarda quei visi sorridenti che lo fissano, sorridendo teneramente a quelli che erano loro anni fa, quando tutto sembrava possibile, quando ogni cosa ti sembrava realizzabile pensando che bastava volerlo. È grato al suo Senpai che – dopo ancora tutto quel tempo – fa sì che i rapporti tra i sette continuino nonostante gli impegni di tutti. Più che il suo Senpai, ormai sono anni che Ryotaro considera Kazuki più di un fratello, così chiassosamente allegro e contagiante e gli vien da ridere a pensare che ancora adesso capita a volte che gli rimproveri di mangiare voracemente, o meglio: di fagocitare cibo ad incredibile velocità e che l’altro non se la prenda mai. Forse, pensa, tra tutti è proprio Hihara quello ad essere rimasto uguale rispetto al ragazzo che era nove anni prima … Cosa dire invece di se stesso?  
Ripensa alla maniera in cui è stato ricondotto con gioia alla musica e al fatto che comunque non l’avesse mai abbandonata, cosa impossibile d’altra parte visto che era – che è – una cosa che gli appartiene, che è sua, che è come il respirare per vivere, come il prendere la mano del suo compagno lì affianco e stringerla forte tra la sua per condividere con quel semplice gesto ogni sensazione, emozione, sorpresa e stupore. E pensare che era stato proprio perché provocato  dall’arrogante presunzione di Tsukimori che aveva deciso alla fine di partecipare al concorso musicale, per punirlo della sua boriosità.
- Che c’è? – gli chiede Len vedendo che le labbra dell’altro s’incurvano in un sorriso impertinente.
- Niente. - mente lui scuotendo la testa divertito  - Pensavo al fatto che Hihara senpai è rimasto sempre uguale in tutti questi anni. –
- Hum, in effetti fa sempre molto confusione … - inizia a rimuginare su il violinista. – Ma penso sia la sua maniera per esprimere la contentezza di vederci tutti insieme. Una gioia talmente grande che non riesce a contenerla … - conclude facendo sgranare gli occhi a Ryotaro, stupito dal fatto che l’altro si sia perso in questo genere di speculazioni e sorride, ma stavolta è un sorriso dolce mentre gli passa una mano tra i capelli per scompigliarglieli dopo essersi alzato.
- Cosa c’è adesso! – lo becca infastidito, scostandogli bruscamente la mano per poi alzarsi a sua volta e seguirlo.
- Ah, Tsuki? – si ferma a metà della scala che conduce al piano superiore voltandosi verso di lui e scendendo quei scalini tanto da permettergli di essere faccia a faccia.  
– Complimenti per il concerto, ottimo lavoro. – gli snocciola lì tra il serio e il faceto.
- Hn. – è l’unica reazione che Tsukimori si permette dato che – tra tutte – la cosa che odia di più è sentirsi in imbarazzo in seguito ai complimenti del suo adorato il quale conosce perfettamente questo lato del suo carattere e adora punzecchiarlo.
- Anche tu … - mormora alla fine Len mentre Ryotaro ha nuovamente iniziato a salir le scale.
- Cosa? – finge di non aver sentito non voltandosi ma sa perfettamente che l’altro in quel momento sta inarcando un sopraciglio infastidito nella sua maniera così tipica sbuffando.
- Anche tu, complimenti. Hai suonato ottimamente. Come sempre del resto … - lo sente bisbigliare quasi stesse rivolgendo queste parole solo a se stesso. E Tsuchiura sorride di nuovo aprendo la porta della loro camera e facendo entrare per primo Tsukimori per poi seguirlo immediatamente dopo ma prima si volta a guardare dalla finestra del corridoio che dà sulla strada dietro casa loro e ringrazia mentalmente i suoi amici per ciò che li lega da anni e che continuano a condividere.
 
 
FINE
 
 
Clau: Bene, ho cominciato a scrivere questa fic con un caldo bestiale di notte e finisco le ultime battute con il rumore della pioggia e dei tuoni, che meraviglia! Adesso mi commuovo.
Hihara: Ehm Clau^^?
Clau: Sì-ì^
Hihara: La fic su me e il mio adorato fratellone della quale parlavi prima^^?
Clau: Eh Kazuki, un attimo abbia pazienza adesso. Guarda: mi riprendo da questa e poi ti prometto che mi metto a scrivere.
TsuXTsu: EHI! Devi continuare la nostra di fic! Che tra l’altro hai interrotto in un punto allucinante.
Clau: Ohh, ma … ma allora vi piace?!?
TsuXTsu: Mai detta una cosa del genere!
Clau: Mai darmi soddisfazione voi due eh -_____-
   
 
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