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Autore: BlackKay97    27/08/2012    1 recensioni
Scritta da: Kay97
Questa One-shot parla d'Apollo (come detto nel titolo), del suo fratellino combinaguai e del loro rapporto, in un piccolo quadro di vita quotidiana.
Dediche:
-La dedico a Sara! Colei che mi sopporta ogni volta che attacco a parlare a random del mio dio greco/romano preferito.
-La dedico a mio nonno. Colui che legge, commenta e mi spinge a continuare a scrivere per realizzare il mio sogno di diventare scrittrice.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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E quando lo guardava scappare via ogni mattina, con quell’aria di chi sa d’averla combinata grossa e ridendo come un monello spensierato, pensava: “Ladruncolo! Manolesta!”. Talvolta ciò gli gridava. Quando però, in lacrime senza perdere tuttavia quell’aria furbetta, tornava da lui ad occhi bassi per restituirgli -pure un po’ pentito- il mal tolto, altro non poteva fare se non guardarlo, scuotere la testa e rivolgergli con un tono riprovevole eppure in realtà tenero ed addolcito un “Discolo! Questa volta me la paghi!”. Era, tuttavia, sconsigliato sottovalutare quel ragazzino impertinente, poiché alla fine sapeva sempre come prenderlo. Così, ogni qual volta lo afferrava per il braccio, quel mostriciattolo prendeva la sua lira e pizzicava qualche corda. Apollo, maestro delle arti, non poteva resistere ad un suono tanto melodico e così, come al solito, quel ladro la spuntava sempre ed anche con un certo stile. A volte Apollo lo minacciava di riprendersi il caduceo ma quel ragazzino insistente, che spesso lo veniva a trovare, lo spiazzava sempre con frasi adulatrici ed ingegnose.
“E tu dovresti essere intelligente?! Roba da matti! Fila da tua madre, prima che ti ingabbi! Sciocco moccioso!” nonostante ciò, però, lui era sempre lì, quasi tutti i giorni, ad osservarlo mettere le briglie ai suoi meravigliosi cavalli infuocati da traino. “Bè?! Che guardi?!” e lui rimaneva a fissarlo con quei meravigliosi occhi azzurri senza battere ciglio e l’altro rispondeva “Ma prima o poi ci finisci dietro le sbarre! Prima o poi ti porterò di fronte al grande padre Zeus!” alle volte non gli rispondeva, altre gonfiava un po’ il petto e con aria da monello “Provaci soltanto!” ma era inutile: in una gara di velocità quel piccolo demonio avrebbe sicuramente vinto “Non mi provocare!” ribatteva il dio del Sole allora per farsi rispettare “Sono più grande di te!” ed in cuor suo sperava di non dover passare alle maniere forti. Saliva sul carro ed il piccolo, previdente, se la dava a gambe.
Qualche volta era lui, Apollo, che mentre riposava dal suo lavoro passeggiava per le terre dell’Olimpo, ad incontrarlo. In genere Manolesta andava in giro a giocare con i ragazzi sulla Terra oppure badava alle sue cinquanta giovenche mentre si dilettava nell’arte della musica. Quando era quest’ultima attività a fargli passare il tempo solitamente Apollo gli si affiancava e, seduto, stava ad ascoltarlo per ore senza che il ragazzino si sentisse minacciato dalla sua presenza. Quando questi terminava le sue melodie Apollo gli rivolgeva uno sguardo calmo e rilassato oppure pensieroso. Nel secondo caso per Manolesta era meglio andarsene e lasciarlo in pace. Nel primo, invece, era solito appoggiare la piccola testa bionda da bimbo al petto di Apollo per ascoltare i battiti cardiaci nel forte fisico rassicurante del Divino. Quando il giovane dio appoggiava la mano sulla guancia del piccolo, questi gli rivolgeva parole dolci, solitamente un “Ti voglio bene fratellone!” e poi faceva frullare un pochino le ali, ancora giovani, poco più che da pulcino, che aveva ai piedi. “Ladruncolo!” gli rispondeva Apollo in una smorfia schifata e tuttavia con un incredibile affetto nelle parole che il bimbo, destinato a diventare uno dei più celebri dei dell’Olimpo, riusciva a percepire e se ne rallegrava: lo prendeva come un “anch’io!”. Si, Apollo gli parlava proprio come un buon ed amorevole fratello maggiore... nonostante quest’ultimo sapesse già che l’avrebbe rivisto il mattino seguente a rubargli chissà che cosa! Allora avrebbe certamente gridato “Maledetto! Maia e Zeus questa volta dovranno punirti! Ermes, monello che non sei altro!” mentre l’interessato volava via orgoglioso della refurtiva, quell’aria di chi sa d’averla combinata grossa e ridendo spensierato.
   
 
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