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Autore: ourevel    28/08/2012    0 recensioni
Incerta, la giovane ripassò mentalmente le istruzioni che le erano state insegnate da colui che le aveva donato l'amuleto.
Facendo un profondo respiro, stappò la boccetta e si strofinò le mani col contenuto, per poi prendere in mano l'amuleto e leggere dal blocchetto di fogli che aveva nell'altra mano.
Un ampio pentacolo rosso si formò velocemente sotto i suoi piedi, mentre un ampio manto nero comparso dal nulla l'avvolgeva dolcemente...

Nuove minacce e vecchie conoscenze riemergono dal passato di Negi, mentre questi ancora sta tentando di riabituarsi alla vita 'moderna' del Mahora.
Continuo della FF
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Prologo – Minacce incombenti
 
Helen stava correndo più veloce di quanto avesse mai fatto in vita sua.
Svoltò un angolo.
Non ce la faceva quasi più, ma doveva accelerare.
Le erano dietro. Poteva sentire i loro bassi ansati poco distanti, il ticchettio dei loro artigli sul selciato della città vecchia.
Disperata, si guardò attorno. Una pila di barili era poggiata ad una parete poco distante.
Agitando la corta bacchetta che stringeva in mano, li fece rotolare rumorosamente dietro di lei.
Forse li avrebbe rallentati un po', giusto il tempo di trovare un nascondiglio. Almeno il tempo di farla ragionare su cosa fare.
Non funzionò. Dopo qualche attimo sentì nuovamente il rumore dei suoi inseguitori.
Era al limite, doveva fermarsi.
Ansimante, si nascose a prendere fiato dietro una grossa cassa, in angolo ad una modesta casetta in argilla.
Due grosse figure le passarono oltre, oscurando per una frazione di secondo la flebile luce della luna e gettando in ombra la ragazza. Non parvero scorgerla.
Questa aspettò alcuni secondi poi, il più silenziosamente possibile percorse il vicolo alle sue spalle.
In meno di un minuto sbucò in una piccola piazzetta a ridosso della porta occidentale.
Di guardie cittadine, nemmeno l'ombra.
Un basso ringhio fu chiaramente udibile nella notte. Proveniva da sopra di lei.
Di scatto, Helen si girò a osservare l'origine di quel suono: erano lì, che l'osservavano rabbiosi.
Dalle lunghe fauci insanguinate, stava colando una densa bava puzzolente, che grondava a terra in grosse gocce.
Dai loro musi deformi e allungati, ricoperti di pelo corvino lucido, le bestie osservano la ragazza con i loro occhi color topazio che già ne stavano pregustando il sapore della carne e del sangue. La luce dell'astro notturno si rifletteva su di essi, facendogli riflettere bagliori sinistri.
Un ululato squarciò il silenzio che permeava la città addormentata.
La giovane cominciò a tremare violentemente, mentre indietreggiava dal piccolo edificio in mattoni dove erano appollaiati gli esseri.
Ne sarebbe bastato anche solo uno per svolgere con efficienza il loro compito, ma evidentemente volevano essere sicuri.
La ragazza strinse in un pugno l'amuleto che portava al collo: un semplice disco d'oro, con inciso sopra un intricato pentacolo e alcuni ingranaggi metallici fissati sul retro, che giravano incessantemente producendo un ticchettio ritmico ed ipnotizzante.
Due grosse lacrime le rigarono il viso già gonfio dal pianto, mentre si preparava alla fine.
Dietro di sé udì una porta sbattere.
“Helen!” si sentì chiamare da una voce familiare. Una flebile speranza si aprì un varco nel suo cuore.
Gettando un'ultima occhiata ai due esseri, che avevano spostato la loro attenzione sulla nuova comparsa, si girò di scatto e prese a correre verso il fondo della piazzetta, dove due uomini le stavano tenendo aperta la porta di una piccola costruzione.
Quello più a destra aveva estratto dalla cinta un lungo pugnale, che mandava caldi riflessi della torcia sostenuta dal secondo.
“Marcus! William!” gridò a sua volta la ragazza, sentendo le bestie atterrargli dietro “Aiuto!”.
Gli esseri erano grandi praticamente il doppio di lei, non che ci volesse molto data la sua bassa statura, ma quegli esseri superavano comunque abbondantemente i due metri.
Marcus puntò il pugnale verso di lei “Giù! Ora!” gridò.
“Igne sancta, daemonium fugit... Sagitta magica: series Igne!” pronunciò rapidamente.
Come la ragazza udì l'avvertimento, si buttò a terra il più rapidamente possibile. Cinque saette infuocate le passarono sopra la schiena, andando a schiantarsi nel petto della bestia più vicina a lei, che rotolò a terra emettendo latrati di dolore, col pelo in fiamme.
Il secondo essere si fermò spaventato di fronte alla reazione di quell'uomo con la cicatrice, e rapido scorse lo sguardo dalla sua preda al suo compagno, evidentemente indeciso sul da farsi.
Dopo qualche istante, decise infine di ignorare il suo simile e riprendere l'inseguimento, quasi volando sui quattro lunghi arti, i cui due anteriori erano estremamente simili a delle mani.
Intanto la giovane si era rialzata ed aveva ripreso la corsa verso la casa.
Marcus la raggiunse con uno scatto e si frappose tra lei ed il mostro.
Con un lampo di luce, il mago si rivestì di una lucente armatura bianca mentre il pugnale che stringeva in mano si tramutò in una lunga spada infiammata di guizzi color zaffiro.
La bestia sembrò avere un ripensamento nel vedere il cavaliere, ma ormai era troppo vicina per scappare.
Con un urlo, il gallese si avventò sull'essere, aprendogli un profondo squarcio nel fianco e facendolo ruzzolare poco distante.
Rapidamente lo raggiunse e gli piantò la lama in un arto, inchiodandolo dolorosamente a terra.
“Chi vi manda?” domandò secco, la voce resa metallica dall'elmo “Cosa volete da Helen?”.
“Eheheh...” gorgogliò con voce roca la creatura, sbavando saliva mista a sangue “Ti piacerebbe saperlo, eh 'cavaliere'?” sputò l'ultima parola con disprezzo, quasi anche il solo pensarla gli causasse rigetto.
“Sappi solo che... deve morire.” annaspò, respirando sempre più a fatica “Così come è morto il Vecchio... ahrahrahr!” il corpo muscoloso fu scosso da una serie di violenti spasmi, ad accompagnare quella che doveva essere la sua ultima risata.
Poi, il corpo della bestia giacque immobile, senza vita.
Con uno strattone, Marcus estrasse la lama dal cadavere “Fa nulla.” disse rivolto a questi “Vorrà dire che sarà il tuo degno compare a collaborare.”.
Ma come volse lo sguardo dove era caduto il secondo mostro, si rabbuiò.
Il corpo era infatti scomparso, solo un alone nero sul pietrisco della piazza ricordava dove stava bruciando.
Dandosi un veloce sguardo attorno, si affrettò a rientrare in casa, sul cui uscio erano rimasti ad osservare il giovane uomo e la ragazza.
Un altro lampo. L'armatura del gallese era scomparsa.
“E' vero ciò che ha detto? Il Vecchio è morto?” chiese preoccupato rivolto ad Helen, evidentemente finita e scossa.
Lei annuì, riprendendo a singhiozzare, ma ormai non aveva più lacrime.
Lo sguardo di Marcus si addolcì.
La giovane era in abiti da notte, scalza. Tutta la parte destra della sua ampia veste era a brandelli e lorda di sangue, ma lei non pareva ferita.
Delicatamente la trasse a sé e la strinse in un forte abbraccio, mentre lei piangeva il suo dolore sulla spalla del mago.
Quando sembrò essersi calmata un poco, l'uomo la staccò tenendola per le spalle.
“Devi fuggire. Dove non ti possano trovare,” le disse serio “L'hai sentito anche te. Non avranno pace finché non ti avranno scovato e privato della vita.”.
“No!” scosse la testa la ragazza “Devo restare! Servo all'Ordine!”.
“Appunto per questo!” ribadì Marcus “Se ti uccidono, come puoi pensare di portare aiuto alla Lama Celeste? E poi... gliel'hai promesso.”.
Lei abbassò lo sguardo, portandosi le mani al pendente.
“E' vero... ma...!” iniziò a ribattere.
“Attivalo.” la interruppe il mago “Con lui sarai al sicuro!”.
Gli sorrise “Avvertilo di ciò che è accaduto: non ne rimarrà indifferente, credimi!”.
Helen sembrava indecisa.
Dopo circa un minuto di riflessione, un ululato risuonò in lontananza.
“Presto! Stanno arrivando!” la incalzò il mago.
“Va bene! Ma promettetemi che sopravviverete!” decise la ragazza, allungando una mano.
“Certo! Per chi ci hai presi?” sorrise William dalla finestra “Non saranno certo quei due o tre lupacchiotti a metterci in difficoltà, vero signor Marcus?”.
“Parole sante, ragazzo mio! Ora tieni! E fa buon viaggio!” disse alla ragazza mettendole in mano un blocchetto di fogli e una fiala contenente un liquido rosso tirati fuori da una tasca interna della sua mantella.
Incerta, la giovane ripassò mentalmente le istruzioni che le erano state insegnate da colui che le aveva donato l'amuleto.
Facendo un profondo respiro, stappò la boccetta e si strofinò le mani col contenuto, per poi prendere in mano l'amuleto e leggere dal blocchetto di fogli che aveva nell'altra mano:
“Practe bigi nair... Venite ad me, spiritus temporis et spatii! locus iste ostendit quod non est suam originemad terram! Condita quod cum eo et portandum eam securus in saecula! Voca intemporis!”.
Un ampio pentacolo rosso si formò velocemente sotto i suoi piedi, mentre un ampio manto nero comparso dal nulla l'avvolgeva dolcemente.
Come si trovò imbozzolata in quello strano e morbido materiale si sentì incredibilmente stanca, più di quanto già non fosse.
-Solo per qualche secondo... per riprendere le forze...- si disse mentre scivolava nel sonno.
  
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