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Autore: elyxyz    04/07/2003    4 recensioni
Esiste, nella vita di ogni uomo, un’alba più luminosa di altre?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DAWN (Alba) -Based on a true story-

DAWN (Alba)          -Based on a true story-

 

A  LDR       

           e all’alba che mi ha concesso di veder nascere insieme.

 

Esiste, nella vita di ogni uomo, un’alba più luminosa di altre?

 

Attenzione: autoconclusiva, genere non-yaoi, SS/PG sentimentale…

 

 

Pov di Hana.

 

 

 

Rukawa è seduto, semi-sdraiato sulla panchina, con i piedi appoggiati al muretto davanti a lui.

Gli occhi fissi verso l’orizzonte.

Verso il nero insondabile della notte.

Non si è nemmeno reso conto della mia presenza.

Poi un leggero tonfo, sufficiente a ridestarlo dalla sua ipnosi mentale.

Si guarda in grembo. Una coperta piegata.

Si gira di scatto e, al colmo dell’incredulità, soffia un: “Do’aho…?”

I suoi occhi precedono una tacita domanda, che non tarda ad arrivare: “Perché?”

“Pensavo ti fossi addormentato qua fuori, Baka Kitsune, e sono le tre di mattina. E’estate, ma fa un freddo cane…

Faresti fare un infarto al Gorilla, se morissi assiderato proprio ora che siamo in ritiro ad un passo dal campionato… Non credo che tu sia indispensabile in campo, almeno non quanto me… però… E poi non voglio essere io a dover dire ad Haruko che sei diventato un volpino surgelato dormendo.”

Do’aho… non stavo dormendo.”

“E che facevi, allora?!

“Aspettavo che sorgesse l’alba.”

“Ahhhhh…” Stupore. Non me lo aspettavo.

Giuro. Non è da lui lasciarsi andare a simili romanticismi. Almeno, credo…

Mi sto chiedendo perché sono qui. In piedi. Accanto al mio peggior nemico…

E, più grave ancora, perché gli ho fatto una gentilezza?

Se si beccava una polmonite, ci guadagnavo pure… Gli occhi di Haruko, in campo, sarebbero stati solo per me…

Si è accucciato sotto la coperta. E ha ripreso a guardare lontano, oltre i confini dell’orizzonte, al di là dei limiti della mente…

…e mi chiedo a cosa pensi.

Il mio corpo agisce da solo, prima ancora che me ne accorga.

Mi ritrovo seduto vicino a lui. Troppo vicino a lui. 10 9 8 …quanti secondi passeranno, prima che iniziamo ad azzuffarci?! 3 2 1… Niente. Non succede niente.

E l’unica cosa sensata, che mi viene in mente, è quella di ripercorrere a ritroso le scelte insensate che ho compiuto finora, per trovarmi qui, in questo momento.

E ripenso a 3 giorni fa. Alle parole del Gorilla, alla fine degli allenamenti:

“Ragazzi! Qui, veloci, devo parlare! Adesso!!!” un ringhio che non ammette repliche.

Ci siamo posizionati in cerchio e il capitano ha continuato dicendo: “Il Sensei Anzai ha pensato che, partire per un ritiro di qualche giorno, sarà molto utile, per potenziarci al meglio e…”

Eeevvvvvaaaiiiiiii!!!” gridiamo in coro tutti, pregustando un accogliente soggiorno in un tranquillo Ryokan con terme annesse…

“E…” sottolinea Akagi, marcando la voce “non ho finito!!! SSSSSSShhhhhhhh… E ha deciso che trascorreremo 5 giorni in montagna, in un tempio buddista, per rinfrancare anima e corpo…” un boato di protesta generale aveva fatto tremare le fondamenta della palestra “E così, partiremo domani, approfittando delle vacanze estive. Il signor Anzai è convinto che, vivere qualche giorno in comunità e senza distrazioni, gioverà all’unione della squadra e sarà più proficuo di un allenamento intensivo.

E poi, non crediate di spassarvela! Lavoreremo sulla resistenza fisica e sulla concentrazione mentale… Magari a qualcuno entrerà anche qualche granello polveroso di saggezza…”

Ma perché ha guardato me?!

E così, ecco perché siamo arrivati in questo posto tra i monti, dimenticato dagli Dei.

Beh, devo riconoscere che il posto è splendido.

Un tantino fuori mano, forse.

Quando siamo giunti, ci è stato dato un preciso programma rigenera-mente/corpo da seguire minuziosamente. Pena: visione dalla panchina delle prossime partite da qui al 3000.

Oggi pomeriggio ho scoperto questo posto.

E’ nascosto, dal resto del complesso del monastero, circondato dal verde.

Per raggiungerlo, ho percorso un’intera scalinata che, ho scoperto poi, sarà oggetto di tortura dei prossimi allenamenti.

Ma ne è valsa la pena.

Dopo i gradini, sono giunto in un piccolo spiazzo con una panchina.

C’è un muretto e mi sono sporto.

Sono giunto al limite.

Il muretto è in realtà un’alta mura di decine di metri, che sostiene la rocca.

Al di là, c’è solo una ripida valle e piccoli villaggi lontani.

Questo posto è costruito proprio su un costone del monte.

Sembra che niente della civiltà evoluta possa contaminarlo.

Persino io, che non credo a queste cose, sento un’aura di misticismo pervadere tutto.

Non è il clima di quiete che parla di sé, né i monaci in religioso, austero silenzio.

E’ questo posto che chiede di dare pace.

Di dare serenità a chi vi giunge.

Sono pazzo. Ecco. Penso che l’ultima botta in testa del Gorilla, stavolta, mi abbia davvero rincretinito del tutto.

Forse ho solo sonno… il sonno fa fare strani pensieri…

Mi ridesto dal mio viaggio mentale.

Ma quanto è durato? Qualche minuto o qualche ora?!

Sbadiglio e mi sorprendo a spiare la Kitsune.

Sta ancora con gli occhi fissi, verso un punto preciso, che io non riuscirò mai a vedere.

E’ ancora buio pesto. Manca più di un’ora all’alba.

Sto meditando di tornarmene a letto.

Pregherò con i monaci in un altro orario…

Rukawa mi chiama e mi indica il cielo con un dito. “Hai espresso un desiderio?” mi chiede.

Non ci credo. Questa non è la Kitsune. Non quella fredda, insensibile, inalterabile che tutti conosciamo.

“Scusa, perché, tu l’hai fatto?!” rispondo io, polemico.

“L’ho promesso a lei...”

Sibillina, come risposta… Oh, bene bene! Stavolta ci scappa una rivelazione sconvolgente sulla volpe.

Già mi vedo le migliaia di ammiratrici col cuore spezzato.

E io a consolare la mia Harukina

Un momento. I conti non tornano. Lei chi?!

Rabbrividisco per il freddo, valutando se mi conviene rischiare una bronchite, per soddisfare la mia curiosità, calcolando già che sarà un’impresa ardua cavargli delle risposte paramonosillabiche.

Rukawa ha percepito il mio tremolio. E fa una cosa strana, irripetibile.

Solleva il plaid e lo allarga, coprendo anche me.

In un certo senso, mi sta restituendo il favore.

Ok, Kitsune. Ora siamo pari.

Ma non è solo questo.

Il suo gesto è un tacito invito a restare.

Io mi accoccolo sotto la coperta e sento il suo tepore.

Oramai il sonno se n’è andato e non tornerà.

Tanto vale restare qui.

E scoprire cosa ci regalerà l’alba.

Restiamo in silenzio un altro po’.

In fondo, non mi dà fastidio.

L’ho detto che il Gorilla mi ha picchiato troppo forte!

…Stavolta mi sono rincitrullito davvero.

Mi scappa uno sbadiglio.

Rukawa non mi guarda, ma sussurra “Va’ a dormire.

Non è un ordine. E’ un consiglio, il suo.

“Non ho sonno” rispondo io, troppo frettolosamente e, quasi a depistarlo, cambio argomento “che bel stelo cellato!”

“Si dice ‘cielo stellato’, Do’aho… per fortuna che non avevi sonno!”

Arrossisco violentemente. Colto in fallo.

Da lui, poi.

Ma… Non era una battuta, la sua?!

Lui evita di infierire sul mio lapsus linguae e mi chiede, come se fossimo da sempre amici “Sai che giorno è oggi?”

Io ci penso… A quest’ora il mio cervello lavora part-time “Il 10 agosto, penso.

“Esatto. Quella che abbiamo visto prima era una stella cadente.

“Ma si vedono solo oggi?”

“No. Anche qualche giorno fa, e ancora per qualche notte… Ma, stasera, ci sono sciami interi… E’ più facile vederne. E so che lei lo farà.”

Io mi volto a guardarlo in faccia.

Sta guardando il cielo, fra mezz’ora l’alba spunterà.

Sto compiendo uno sforzo disumano per incatenare la mia curiosità.

Ma non chiederò nulla.

Se vorrà, parlerà lui.

E lo fa. Con la voce che esita un po’: “Il 10 agosto di un anno fa, non ero in Giappone.

E come posso io saperlo? Mica lo conoscevo, io, allora!!!

“Ero” riprende colorando la voce di un tono nostalgico e stranamente dolce “…ero a Los Angeles. Seduto sulla baia a godermi l’ultima notte che avrei trascorso in America, prima del rientro con i miei genitori.

…Qualcosa mi dice che non era solo…

La sua voce si fa triste “Ho conosciuto una ragazza, in America. E me ne sono innamorato. Ci siamo innamorati.”

E io intervengo. So che a questo punto posso permettermelo. “Ma vi siete dovuti separare…”

“Già.” Mi interrompe lui “ci siamo detti ‘addio’ guardando le stelle cadenti e facendoci una promessa: il 10 agosto di ogni anno, avremmo guardato il cielo e avremmo pensato l’uno all’altra. Io sto mantenendo la mia promessa.”

Sento la sua voce farsi roca.

Cerco di immaginare quanto gli sia costato rivelarmi tutto ciò, in termini di orgoglio e di fiducia.

E gli chiedo perché hanno deciso di lasciarsi.

Lui mi guarda stralunato.

“Ti basta il fatto che viviamo su due continenti diversi?! Che non so mai se e quando potrei rivederla, riabbracciarla, accarezzarla?! Che non si può far crescere un amore appena nato a distanza? Come puoi chiedere alla persona che ami di soffrire aspettandoti, di accontentarsi della tua voce?

Non puoi pretendere che due persone vivano di speranze e illusioni, cullate solo di ricordi passati.

Siamo stati realisti, apparteniamo a due mondi diversi. E col cuore a pezzi ci siamo detti addio.

Io annuisco, comprensivo. E mi chiedo quanto quest’esperienza abbia influito e condizionato il carattere del Rukawa che conosciamo noi, ora.

La risposta non tarda ad arrivare.

“Ho perso l’unica persona che mi amava veramente, per quello che ero.

L’unica con cui valesse la pena costruire qualcosa. E mi rodo, tormentato dal dubbio che, in fondo, forse non le ho mai detto appieno quanto importante fosse per me.

E quanto mi sia costato separarci.”

Realizzo: è rimasto talmente scottato dall’esperienza in cui si è messo in gioco davvero, che ha preferito mascherarsi dietro una facciata imperturbabile.

L’uomo-ghiaccio non ha emozioni.

L’uomo-ghiaccio non soffre.

E concretizzo mentalmente il suo dolore, e ripenso alla superficialità e alla falsità dei miei 50 tentativi di abbordaggio.

Neanche con Haruko, in fondo, si può chiamare ‘vero amore’. Un’infatuazione passeggera, corroborata da gratitudine e stima. Ma non è amore.

Il caso ha voluto che stasera incontrassi il volpino e parlassi con lui, per capire me.

Perché facessi luce sui miei sentimenti.

Fra qualche minuto il primo raggio di sole farà capolino all’orizzonte.

So già quello che tacitamente mi sta chiedendo e concordo: non roviniamo questo momento con delle parole. Godiamocelo e basta.

Un pensiero si fa largo dentro me, a mano a mano che il nuovo giorno si fa timidamente vedere.

Mi chiedo se l’alba del giorno che cambia l’esistenza di un uomo non debba poi essere così diversa da tutte le altre albe dell’umanità.

Forse se noi sapessimo che quel lucore è così importante, forse lo scopriremmo stranamente più chiaro, più luminoso di altre volte.

Forse sarebbe solo un’impressione. Un’illusione creata dal susseguirsi dei fatti.

Forse non si noterebbe niente di strano.

Talvolta ci possiamo ingannare perché i nostri sensi e i sentimenti ci tradiscono…

Passare la notte insonne, ha risvegliato un nuovo Hanamichi riflessivo e meditabondo… Ed è un guaio, per me.

E’ più comodo e facile vestire i panni dell’eterno pagliaccio allegro…

Rukawa mi distrae dai miei pensieri.

“Non ho mai assistito ad un’alba così luminosa, Do’aho! Non sembra anche a te?!

Esito un attimo, cosciente che non potrò rimangiarmi quello che dirò: “Già, Kitsune. Mai vista una luce più bella…”

 

…Forse non potrò aiutarlo a cambiare il suo passato. Ma dopo quest’alba, i nostri destini si sono irrimediabilmente incrociati.

 

 

 

 

                                                                               OWARI

 

 

 

Disclaimers: I personaggi appartengono al Tensai Inoue, che mi ha regalato KawachanThanks, Sensei!

 

Amo stressarvi con i miei deliri mentali, nati in notti di deleteria follia…

Un grazie sincero ai miei sostenitori, ai miei detrattori e a quelle persone che curano con tanta passione i siti di ff

 

Se vi va di commentare, mi trovate qui: elyxyz@alice.it

 

 

   
 
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