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Autore: vale563    28/08/2012    1 recensioni
...La mattina seguente mi svegliai ed ero completamente senza fiato. Feci un sogno strano, ma bellissimo. Sognai un volto, un ragazzo bellissimo, con un sorriso che mi scaldava il cuore, riuscivo a distinguere perfettamente le linee del suo volto e i suoi occhi di un azzurro intenso che mi fissavano come se avessero visto un angelo. Ma l’angelo era lui, ne ero sicura. Ma era solo un sogno …
Se diventasse realtà?
In questa ff Bella è una diciassettenne, matura, responsabile e ... ancora vergine! Ma qualcosa in lei cambierà quando andrà a passare le vacanze estive con suo padre dopo 11 anni a New York e conoscerà Edward, ragazzo molto misterioso e soprattutto bellissimo, è più grande di lei e nasconde un misterioso segreto. Ma tutto ciò non la fermerà. Fino a che non dovrà fare una scelta...
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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“Mamma, andiamo?”La chiamai, irritata. Erano due ore che le facevo questa stessa domanda, stavamo rischiando di perdere l’aereo.
“Si, ho quasi finito dolcezza. Dammi altri due minuti.”
“Certo…” Dissi sotto voce.
Era al telefono con il suo nuovo “Boy” come diceva lei. Nella sua lunga lista, lui, che numero era? Forse il centesimo.
“Mamma! Ti muovi?”
“Eccomi, eccomi.” Disse, scendendo dalle scale a passo felpato con il suo vestitino attillato.
“Sono due ore che ti aspetto! E poi non dobbiamo andare ad una festa, un jeans e una felpa andavano benissimo.”
“Scusami scricciolo, ma lo sai che non esco senza i miei vestitini.”
“Si,ok. Ora andiamo.”
Era la prima estate che passavo a New York e soprattutto con mio padre.
Non ci vedevamo da quando avevo quanto? 6 anni?
In fondo mi faceva piacere rivedere Charlie …
Ci imbarcammo nel volo diretto a New York per un soffio. 
Io e mia madre ci sedemmo, e ovviamente non mancavano uomini sposati che le guardassero il sedere e lei che godeva. Forse è per il suo spirito così … Libero, che non è durata nessuna delle sue relazioni, almeno non più di una settimana.
Non avevo particolarmente voglia di sentire musica in quel momento, ma di certo non potevo subirmi mia madre che flirtava con l’uomo seduto affianco a lei, così mi misi le cuffie nelle orecchie e alzai il volume al massimo.  Ma ci mancava solo la Hostess: “Mi scusi? Signorina.” Tolsi la cuffia dall’orecchio destro, “si?”
“Mi scusi, ma non può usare quell’apparecchio. Mi dispiace.”
“Oh, si figuri, lo rimetto a posto … “
Bene, quanto mancava all’atterraggio?
Per fortuna dopo circa un’ora, dopo aver ascoltato i discorsi stupidi che faceva mia madre, riuscì ad addormentarmi e mi risvegliai all’atterraggio quando sentì un vuoto nello stomaco.
Passammo per il check-in e uscimmo, finalmente, dall’aeroporto.
Prendemmo un taxi e dopo circa mezz’ora arrivammo all’appartamento dove abitava Charlie.
Abitava in un condomino, il quartiere non sembrava male, era circondato da molti alberi e più avanti avevo intravisto, mentre passavamo con il taxi, un parco con delle panchine. Sarebbe stato il mio rifugio, ne ero sicura.
Presi la mia valigia dal bagagliaio e andai a salutare mia madre che si trovava ancora nel taxi. Lei era diretta a New Orleans dal suo “Boy”.
“Sei sicura di voler passare qui l’estate? Sei ancora in tempo per venire con me!”
E passare un estate insieme al suo nuovo ragazzo mentre facevano cose orrende? No, grazie!
“Tranquilla mamma, starò bene. Qui mi sembra carino. Vai pure.” Dissi e le stampai un bacio sulla guancia.
“Va bene, però ci sentiamo tutti i giorni telefonicamente, ok scricciolo?”
“Si, mamma. Ciao!” Gli chiusi la portiera del passeggero e la salutai con la mano mentre si allontanava.
Quando svoltò l’angolo, esultai.
Trascinai la mia valigia al portone e citofonai dove c’era il cognome “Stewart”, rispose una donna e rimasi perplessa, avevo suonato alla persona giusta?
“Pronto?”
“Ahm, mi scusi devo aver sbagliato persona.”
“Oh, nono cara, sei Bella?”
“Si, sono io …”
“Sali, ti apro. Devi salire al terzo piano. Purtroppo non c’è ancora un ascensore. La valigia è molto pesante?”
“No, no ce la faccio!” Risposi, non c’era bisogno di dirmi a che piano si trovava l’appartamento, almeno di quello mi ricordavo ancora. Comunque o ero ancora stordita per  il viaggio o davvero c’era una donna a casa di mio padre. In fondo … Anche lui era un uomo. Sarebbe stato strano se in tutto questo tempo non avesse avuto nessuna storia. Ma lo stesso provavo un non so che di strano …
Arrivai alla porta e c’era davvero una donna abbastanza alta, la ragazza standard di mio padre insomma. Dalla foto che mio padre mi aveva mandato un mese prima, dove ritraeva lui in divisa da “capo poliziotto”, lei sembrava più giovane di lui di almeno 6 anni.  Però ancora non capivo perché mio padre non mi aveva detto di avere una fidanzata … Non si fidava di me? Che cosa ridicola.
“Ciao Bella, io mi chiamo Madison.” Si presentò porgendomi la mano.
“Piacere, preferisco essere chiamata Isabella.” Non era vero. Odiavo essere chiamata con il mio nome per intero, mi aveva solo irritata la sua veloce confidenza nei miei confronti.
“Ah, ok. Prego entra, la valigia la porto io, tranquilla!”
Entrai, e rimasi scioccata. E’ proprio vero quando si dice che la donna cambia l’uomo, ma anche la casa!
Si vedeva che c’era un tocco femminile rispetto a 11 anni fa.
“Ti piace? L’abbiamo messa a nuovo da poco tempo.”
“Da quando state insieme, insomma.” Dissi.
Mi guardava come se non avesse capito: “Intendo che anche tu e mio padre state insieme da poco tempo.”
“Oh, no. Stiamo insieme da 3 anni. Ma solo pochi mesi fa l’ho convinto a ristrutturare qua e là!”
La sua vocetta mi stava iniziando ad irritare.
Quindi stavano insieme da tutto questo tempo e lui nelle sue e-mail non ha mai trovato lo spazio per dirmelo?
In tutti questi anni ci siamo scritti tutti i giorni milioni di e-mail. Così, per non perderci. Ma in fondo, Charlie, non ha mai alzato il culo per venirmi a trovare. E adesso capivo perché negli ultimi tempi le sue lettere erano sempre meno dettagliate, corte e prive di “mi manchi”, aveva qualcuno che lo distraeva da me.
Mentre io passavo giorni a sentire la sua mancanza .
“Beh, che ne pensi?” Continuò lei vedendo che non parlavo e continuavo a guardarmi in giro.
Ma non le diedi retta e la mia attenzione fu catturata da una foto.
La foto ritraeva me lui e la mamma sulla spiaggia quando avevo 3 anni. La presi e la tirai fuori dal riquadrato per rileggere la scritta che c’era dietro. La ricordavo a memoria perché avevo una copia di quella foto anche io.
Con tutto l’amore di mamma e papà, per la nostra figlia adorata. Ti vogliamo bene.”
“E’ molto bella questa foto.”
Attirò di nuovo l’attenzione su di lei e io alzai gli occhi al cielo.
“Voleva metterla nel cassetto, sono stata io a consigliargli di metterla su questo scaffale in vista.”
Volevo strappare quel suo sorrisetto dalla bocca e ficcarlo nella tazza del bagno.
“Capisco perché ti piace così tanto.” Dissi acida, volevo continuare la frase ma per sua fortuna arrivò Charlie.
“Madison? Bells?” Chiamò lui entrando. Ebbe una strana reazione, lei, quando senti come mi chiamò Charlie. Che goduria.
“Charlie!” Esultai andandogli incontro.
Ci abbracciamo e lui mi strinse a se, quando sciolse l’abbraccio diedi un’occhiata maligna a Madison.
Io non ero una persona cattiva, ma lei riusciva a svegliare quel mio lato.
“Ma tu guarda quanto sei cresciuto. Speravo di prenderti in braccio. Ma ho tralasciato il fatto che ormai sei una signorina.” I suoi occhi brillavano. Se avesse potuto si sarebbe messo a piangere.
“Sono contenta di essere qui papà!” Ma il mio sorriso sparì quando sentì che Madison si stava avvicinando.
Ero felice di essere lì, si. Ma con LUI.
“Hai conosciuto Madison, penso. Non … Non ti ho detto nulla prima che arrivassi un po’ perché avevo paura e un po’ perché volevo farti  una sorpresa. Sai, è difficile riuscire a descrivere bene in un e-mail  una persona! Non le avrebbe reso giustizia.”
“Oh, tesoro.” Disse lei e si baciarono.
Stavo per vomitare.
“Già, capisco.” Dissi, in tono sarcastico.
“Bhè, signore.  Andiamo. Passeremo una giornata insieme!”
“Evviva.” Dissi, con finto entusiasmo. Ma lui non se ne accorse, continuava a mangiarsela con gli occhi.
Non ero gelosa. Ma avevo la ferma convinzione di meritare mio padre tutto per me quell’estate.
 
Detto fatto, passammo tutta la giornata insieme. Per mia meritata fortuna, però, Madison dovette saltare la cena per un  urgenza di lavoro. Disse che faceva la stagista di non so cosa ed era una collaboratrice di un’associazione anti droga, sinceramente, non mi interessava.
Restammo soli, io e Charlie. Era un’abitudine per me chiamarlo per nome e  non papà. Era un’abitudine presa da piccola. E a me piaceva più così. Mi sembrava di avere più confidenza. Invece chiamarlo papà era una cosa troppo formale, faceva troppo “Papà e figlia”, mentre il nostro rapporto andava bene oltre, ci confidavamo tutto, anche se eravamo molto distanti eravamo aperti l’uno all’altro.
Certo che, però, mi dispiaceva che mi avesse tenuto all’oscuro di Madison.
“Quindi, Madison!” Dissi, aprendo il discorso.
“Si, Madison. Spero tu non ci sia rimasta troppo male, Tesoro.”
“No, è solo che … Non so. Mi sarei aspettata un drogato in casa tua, piuttosto  che una donna.” Scoppiammo a ridere.
“Lo so, non me lo aspettavo più neanche io, Bells. Neanche io.” Guardava attraverso il vetro del ristorante in cui stavamo mangiando, ed era assorto in uno strano miscuglio di pensieri.
Poi continuò: “Sarei sempre tu la mia piccola donna, comunque.” Disse, prendendomi la mando.
“Questo è ovvio!” Scherzai e ridemmo appena. Da vicino era più difficile per me e mio padre scambiarci segni d’affetto. In 11 anni lo avevamo fatto solo per e-mail.
“Sono contenta di essere qui, non avrei mai preferito restare un’altra estate con mamma e vedere ogni mattina un ragazzo nuovo che gironzolava nudo per casa! La tua e-mail in cui mi chiedevi di passare l’estate con te mi ha letteralmente salvata!” Dissi, ma mi accorsi che stavo ridendo solo io. Forse devo aver detto qualcosa di sbagliato. Lo vidi diventare rosso di rabbia. Dimenticavo sempre che non bisognava scherzare così con lui.
“Cosa c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“No,no. Non sei tu. Bells, è vero quello che hai appena detto?”
“Cosa?”
“I ragazzi di tua madre … “ Disse agitando la mano per non continuare la frase.
“Oh, ahm, si. Ma non ci faccio troppo caso … Più che altro scherzavo … “ Mi interruppe.
“No, tu devi farci caso invece! Perché non è un comportamento maturo da parte di tua madre!” Disse alzando un po’ il tono.
Vide che ne ero rimasta mortificata: “Scusa, non ce l’ho con te.” Mi accarezzo la mano e io la ritrassi appena.
“Se non stessi con Madison penserei che la tua è stata una reazione di gelosia.” Dissi abbassando lo sguardo.
“Infatti non è così. Ti fa mancare qualcosa? Perché se ti tratta male io non ci metto nulla a fare una telefonata al mio avvocato …” Lo interruppi, “ No non mi fate mancare nulla, a parte l’avvocato! Sono contenta di aver sprecato un’altra cena a parlare di avvocati, è quello che fate da quando sono nata!” Dissi sbattei il tovagliolo nel mio piatto, mi alzai e me la svignai. Non potevo sopportare una parola di più.
Sapevo che sarebbe finita così. Non sapevo tenere la bocca chiusa.
Tornai a casa e mi misi subito nel letto dopo una doccia. Quando tornò, Charlie, entrò nella mia stanza e feci finta di dormire mentre mi accarezzava.  E dentro di me desideravo solo alzarmi e abbracciarlo.
Poi dieci minuti più tardi lo sentì gridare al telefono con la mamma.
Ovvio.
“No ascoltami tu bene! Se porterai un altro dei tuoi stronzi a casa con Bella presente, giuro che ti farò togliere l’affidamento! Spero di essere stato chiaro!” Lo sentì attaccare il telefono.
Quella era solo una delle tante cose che si dicevano al telefono.
Sprofondai nel letto, ed era come sprofondare in un enorme guscio dove mi rifugiavo sempre per piangere e per racchiudere tutti i miei incubi e il mio enorme vuoto. Chissà se un giorno avrei potuto dimenticare tutto questo. Ma ci speravo, ci speravo ogni singolo giorno con tutta la forza che avevo. Tanto, ormai, la speranza era tutto ciò a cui potevo aggrapparmi, tutto ciò che mi teneva in piedi. Mi addormentai e mi lasciai cullare dai miei sogni, sogni belli, quasi impossibili. Avrei dimenticato tutto, si.
  
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