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Autore: Nico_Di_Angelo    28/08/2012    1 recensioni
Ambientata due anni dopo la battaglia con Crono.
Nuovi semidei, oltre ai vecchi da noi conosciuti, e anche un nuovo nemico, forse più forte e pericoloso anche di Crono.
La mia prima fan fiction. Spero vi piaccia!
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Grover...mi vuoi dire...c-che diamine sta succedendo?! - chiesi con il fiatone.
Stavamo correndo ininterrottamente da chissà quanti isolati. Any doveva ancora riprendere coscienza.
- Ho detto che te lo spiego dopo! Ora dobbiamo solo seminare quei cosi. - rispose.
Mi guardai intorno: niente. Non c'era traccia dei Lestrigoni. Dietro di noi si vedevano
solo un paio di signori alla fermata dell'autobus e nient'altro: case e appartamenti da una parte, la spiaggia dall'altra.
Mi domando come la mezza forma caprina di Grover potesse passare inosservata...boh.
- Ma non ci sono più! Ormai li abbiamo seminati! -
- No. Ci stanno ancora seguendo. Sono lontani, sì, ma non ancora abbastanza! -
- Proviamo a...mandarli fuori pista, no?! Ci sarà un modo per farlo! -
Per un attimo ci fermammo.
- Forse...forse c'è un modo! Dammi il tuo cellulare! -
Ubbidii. Mi fidavo, era pur sempre il mio migliore amico!
Compose un numero ma, prima di rispondere, lanciò il telefono in un vicolo piuttosto stretto e buio.
- EHI ! È il mio telefono! -
Feci per andarlo a prendere, ma Grover mi fermò.
- Questo li terrà occupati per un po'. Comunque non ti preoccupare,non te lo avrebbero fatto tenere comunque! -
Di chi parlava?! Sorvolai l'argomento e rinunciai a malincuore al cellulare
- Dove andiamo? - chiesi ormai rassegnato.
- Ho due amici alla Madison High School, ma ci metteremmo troppo per arrivare. Per fortuna ho sempre una dracma d'oro con me. -
- Una che ?! -
- Dracma d'oro. Fidati di me, appena arrivati ti spiegherò tutto. Ti do la mia parola. -
- Ok... -
Ci allontanammo di un paio di isolati, giusto per essere sicuri che non ci avrebbero raggiunti.
Inaspettatamente mi fece una domanda stupida.
- Austin, tu...tu COSA hai visto di preciso? -
- Cosa ho visto?! Il mio preside, Brown, Ashley e altri due ragazzi trasformarsi in mostri giganti per poi cercare di ucciderci! Ecco cosa ho visto! -
- Ok, capito. La situazione è sempre più strana, sbrighiamoci! -
Aveva un atteggiamento strano. Sembrava...sorpreso, scosso. Come se fosse stato preso alla sprovvista. Beh, in effetti essere attaccati da cinque Lestrigoni...non era in programma! Però c'era dell'altro oltre a questo, ne ero più che sicuro.
Poi il “caprone” (quanto mi piace chiamarlo così) dis...
*
Ehi, non sono una CAPRAAAA ! Guai a te se mi dai ancora del caprone. Te la farò pagare. Sono un satiro, s-a-t-i-r-o!*
Okok scusami :D

Dicevo: Grover mi disse che avremmo avuto bisogno di un arcobaleno.
- Un arcobaleno?! E dove vuoi che lo troviamo un arc...in spiaggia! -
Tipico mio. Ogni tanto ho delle “illuminazioni” dal nulla, anche nei momenti meno opportuni. Vi faccio un esempio? Eccovi accontentati.
L'anno scorso il professor Brown, per quanto professore possa essere, ci aveva assegnato dei problemi di matematica da svolgere per il giorno seguente.
Li avevo risolti tutti tranne uno. Avevo provato anche a chiedere a Grover e Any, ma neanche loro ci erano riusciti.
Allora, non volendo lasciare il lavoro incompleto, ci provai per tutto il giorno, senza però ottenere risultati.
Ormai rassegnato andai a dormire e, alle 02.00 di notte, mi svegliai con la soluzione! o.O
Ecco fatto, ora che vi ho raccontato quell'episodio e che potete dirmi che ho dei problemi seri e che devo farmi curare, posso continuare.
Arrivammo di fronte al cancello della spiaggia, un alto cancello di ferro dipinto in bianco. Alzai lo sguardo e vidi una specie di cartello su cui era scritto il nome della spiaggia :
Des Bains. Era chiuso a chiave.
Fu a questo punto che Any riprese coscienza.
- Che...che sta succedendo? Ricordo di aver fatto un incubo: dei giganti volevano ucciderci e Grover era un... -
Poi si rese conto di essere sulla groppa del satiro e inizio ad urlare, come quando vede un ragno o qualche insetto.
In qualche modo riuscii a calmarla e a spiegarle tutto quel che era successo (per quello che ci avevo capito) prima che svenisse nuovamente.
A questo punto Grover inizio a “scalciare” al cancello, riuscendo ad aprirlo.
- E ora ? - chiesero in coro i due.
- Alle docce! Non volevi un arcobaleno? - risposi stile
”Elementare Watson [cit. Sherlock Holmes]”. Ero soddisfatto della mia idea.
La spiaggia era deserta. Subito dopo l'entrata vi erano degli scalini. Poi quella che riconobbi come una specie di.. reception, subito dopo un negozio di giochi.
Girammo a destra e passammo sotto un gazebo. Tutto intorno vi erano delle piante e dell'erba tagliata da poco: quanto verde per essere una spiaggia!
Passammo anche per il bar. Riuscimmo a scorgere le prime capanne.
Proseguimmo per poi svoltare nuovamente a destra e ci dirigemmo nel bagno delle ragazze. Fortunatamente (per me e Grover soprattutto) non c'era nessuno.
Aprii l'unica doccia che era sotto il sole e, come previsto, si formò un arcobaleno in miniatura.
Il nostro amico-satiro tirò fuori una moneta dorata e la lanciò nell'acqua.
- Oh, Iride, dea dell'arcobaleno,
accetta la mia offerta! - esclamò invocando la dea ad aiutarlo. - Percy Jackson, Madison High School. -
Poi una specie di nube si formò davanti a noi, e comparve un'immagine.
- Ehm...ragazzi... mi spiace interrompervi ma...ecco...abbiamo un'emergenza! - disse imbarazzato e dispiaciuto Grover.
Nell'immagine erano comparsi un ragazzo piuttosto alto, con i capelli neri, gli occhi verde intenso del mare e anche abbastanza muscoloso. Un bel ragazzo insomma.
Con lui, o meglio, attaccata a lui (più precisamente alle sue labbra) una ragazza dai capelli ricci biondo dorato, occhi di un grigio intenso, alta, in forma e atletica. Sembrava una tipica ragazza della California solo con l'abbronzatura naturale.
- Grrrrrrrrrr, GROVER ! Quante volte ti ho detto di non sbucarmi alle spalle con un messaggio Iride?! EH?! - ruggì il ragazzo.
- Ehm...Percy, scusami, ma la situazione è critica. Dei Lestrigoni ci stanno alle calcagna e...c'è qualcosa di strano. Molto strano. Sapete benissimo che i mostri non si fanno più vedere molto spesso dalla sconfitta di...se non per motivi particolari. -
- Veniamo subito, Grover. Dicci più precisamente dove vi trovate e arriviamo. – concluse Annabeth, sorridendo.
Grover non ne aveva idea. Ma io sì, lo avevo letto nel cartello.
- Spiaggia
Des Bains, alle docce. - intervenni io.
Poi la nube svanì, l'immagine divenne sfocata, traballò e scomparve.
Lestrigoni. Grover aveva parlato di Lestrigoni. Avevo già sentito questo nome...ma dove?! Mmm...certo!
- Una domanda...i giganti che ci hanno attaccato...li hai chiamati Lestrigoni, sono quelli che Ulisse “incontra” nell'Odissea?! - chiesi.
Ero un appassionato di mitologia e poemi epici come Iliade ed Odissea, sin da quando avevo 5 anni.
- Sì, loro. - confermò.
Era cupo in volto.
- E...uno di loro, il preside, ci ha chiamati Semidei. Ma... non è possibile che...
Insomma, Semidei! Non sono i frutti della relazione tra un umano e una divinità?! -
Ero molto confuso. Non ci capivo più niente. -
Grover aveva lo sguardo basso e perso nel vuoto.
- Austin, è giunto il momento che tu sappia tutto.
Come potrai ben capire, gli Dei dell'Olimpo sono reali. Esistono davvero.
Vivono ancora e la loro “dimora” si sposta continuamente, come moltri altri luoghi della mitologia che continuano ad espandersi e spostarsi nel mondo.
L'Olimpo si trova ora sull'Empire State Building. Ma questa è un'altra storia.
Il punto è che molti di loro...scendono tra gli esseri umani e talvolta hanno delle relazioni con loro. Prendono la forma che più piace a loro, sono attraenti, irresistibili. Spesso hanno figli, molti figli. Questi sono i Semidei, detti anche Mezzosangue. -
- Quindi stai dicendo che Any ed io siamo... -
- Ti devo dire la verità: credevo che lo fosse solo Any.
Insomma...noi satiri siamo incaricati di reclutare nuovi Semidei; li andiamo a prendere secondo le indicazioni che ci danno e li portiamo al Campo Mezzosangue, una specie di campo estivo (anche se qualcuno ci sta 24 ore su 24) dove quelli come...noi, si allenano, imparano a combattere mostri e vivono la loro vita.
Comunque, dicevo, ci avevano detto che qui c'era una Semidea.
Appunto questa era Any. Solo che...i Lestrigoni parlavano chiaro: entrambi siete Mezzosangue. E la conferma è che tu possa vedere attraverso la Foschia, che annebbia le menti umane e non permette agli uomini di vedere dei, mostri e accadimenti mitologici. È tutto. -
Non ci potevo credere. Non poteva essere vero.
Fissavo un punto fisso a terra, ipnotizzato e immerso nei miei pensieri.
Any era stata zitta per tutto questo tempo. Non era da lei, visto che di solito non la smetteva mai di parlare. Di solito era molto allegra. Chi non la conosceva la prendeva per pazza quasi sempre. Faceva morire dal ridere.
Trovai in qualche modo il coraggio di prenderle la mano, sorriderle e farle l'occhiolino. Speravo di farla sentire al sicuro.
Ricambiò al sorriso.
- Beh, tutta questa storia ha avuto un'influenza positiva, dopo tutto! Non ti guardi allo specchio e non ti preoccupi di metterti a posto i capelli o altro, ahah! - dissi ridendo.
Any era una fanatica dell'aspetto fisico. Doveva sempre essere perfetta.
- Oh, cavolo! Menomale sopra il rubinetto c'è uno specchio! - rispose andando piazzandovi davanti e iniziando a darsi una sistemata.
- Guarda qui, che disastro che ero! - esclamò.
Dopo circa un quarto d'ora Grover iniziò ad urlare.
- PERCY, ANNABETH!!! SIAMO QUI ! -
Alzai lo sguardo al cielo. Sgranai gli occhi. I due ragazzi che avevamo contattato prima stavano arrivando...in volo?! Sì, in groppa a dei cavalli alati.
- Pegasi ?! - chiesi meravigliato.
Tre splendidi animali bianco-latte con le ali. Questo erano.
Ero a dir poco meravigliato.
Atterrarono vicino a noi, Percy Grover e Annabeth si salutarono, poi si scambiarono delle occhiate.
- Piacere, Percy. Lei è Annabeth, la mia ragazza, come avete notato prima...VERO GROVER?! -
Scoppiammo tutti a ridere, compresa Any. Ero felicissimo di vederla nuovamente allegra. Poi ci presentammo.
- Bene, Annie, tu e Anyely montate su Guido, Grover tu su Porkpie, tu ed io su BlackJack. - così ci “smistò” il ragazzo. Io ero dunque con Percy.
- Allora? Destinazione? -
- Dobbiamo arrivare ai piedi della collina Mezzosangue, devo incontrare una ninfa amica di Juniper che le deve dare un messaggio...sai com'è, non possono allontanarsi troppo dal loro albero! - rispose il satiro.
Salimmo nel cielo, oltre le nuvole. Che spettacolo!
Guardai Grover, che sembrava terrorizzato, probabilmente non gli piaceva più di tanto volare a quest'altezza. Anche Percy sembrava un po' a disagio, che strano. Poi mi voltai verso Any, che scherzava con Annabeth. Quanto era bella quando rideva, in più il vento che le spettinava i capelli...sembrava una vera Dea.
“Ma che stai dicendo?! Nono, siamo solo amici. Niente più di questo.” pensavo.
Ma qualcosa mi diceva che avrei voluto fossimo più di questo.
Durante tutto il viaggio ripensai all'attacco dei Lestrigoni, a quello che mi aveva detto Grover, perfino ad Any, o meglio, a noi due.
Ma che dico?! Solo ottimi amici. SOLO questo.
Ogni tanto scambiavo due chiacchiere con Percy. Era un ragazzo simpatico.
Riuscì un po' a chiarirmi le idee, mi spiegò che anche lui era un Semidio, figlio di Poseidone. Mi raccontò di tutto quel casino che era successo nei sette anni precedenti, da quando era arrivato al Campo. Mi parlò anche di una guerra contro Crono e i Titani, quante avventure!
Dopo tre, quattro o chissà quante ore passate molto in fretta, arrivammo ai piedi di una collina.
Grover mi indicò un pino enorme, che stava in cima alla collina. Lì c'era il confine del Campo Mezzosangue. Percy mi aveva raccontato la storia di quel pino, che rafforzava i confini del Campo e che prima vi era Talia Grace, figlia di Zeus, in quel pino.
Eravamo a Long Island. In poche ore avevamo attraversato tutti gli USA. Niente male!
Prima di passare i confini dovevamo andare a visitare una ninfa.
Ci addentrammo nel bosco, era notte, con il buio si vedeva poco.
Poi ad un certo punto vedemmo una ragazza, seduta su di un tronco d'albero tagliato, che piangeva.
Da quel che si poteva vedere non aveva più di quindici-sedici anni, ma penso ne avesse molti molti di più. Era bionda, gli occhi erano chiari, probabilmente verdi. Non era più alta di un 1,65/1,70 metri.
Continuava a piangere e il trucco che aveva sugli occhi le colava.
- Jasmine! Che succede?! - urlò Grover, avvicinandosi alla ragazza.
- G-G-G-Grover...non avvicinarti! STALLE DISTANTE! - strillò invece Annabeth.
Poi capii: se la si osservava bene, anche se con il buio che c'era, si notava qualcosa di strano. Non avevo mai visto una driade, ma ero sicuro che qualcosa non andasse bene.
Aveva qualcosa da...mostro!
Subito dopo la ragazza si volto, con un sorrisetto malefico.
Poi scoprì le zanne. Esatto.
Aveva i canini da...vampiro!
- Una Lamia! Attenti, vuole succhiarci il sangue! Non farti mordere o potreste diventare uno di loro, o peggio...morire. - ci informò Annabeth, mettendoci in allerta. Era sicuramente una figlia di Atena.
Poi ne sbucarono altre. Erano in quattro.
-
Consegnateci il ragazzo, ci basta lui, e nessuno ci lascerà le penne per ora! Solo un morsetto a testa! - disse una di loro. Avevo la pelle d'oca.
Parlava di me. Mi volevano. Perchè? Non ne avevo idea.
- Mai. - ruggì Percy. - Farete anche voi una brutta fine! -

A questo punto tirò fuori una penna. UNA PENNA! Come voleva competere con quei cosi...avendo a disposizione una penna?!
Poi però dovetti ricredermi quando tolse il cappuccio e in mano gli comparve una spada. Annabeth, invece, aveva intenzione di combattere con un coltello.
Le Lamie partirono all'attacco, volando sopra le nostre teste. Ci abbassammo tutti.
Da terra Percy menò un fendente e una di queste si dissolse in polvere. Grover tirò fuori un flauto e iniziò a suonare. Dalla terra delle radici ne immobilizzarono un'altra, fino a stritolarla: 2-0 per noi.
Ne erano rimaste due. Purtroppo erano le più forti. Una delle due disarmò Annabeth ferendola ad una spalla.
Percy partì all'attacco. Purtroppo era colmo di rabbia, e, per questo, privo di lucidità.
La Lamia che si era finta Jasmine lo disarmò, rubandogli a tutti gli effetti l'arma.
Grover non riusciva più a fare una delle sue magie, la prima lo aveva sfinito.
Poi, sempre “Jasmine”, partì all'attacco.
Puntava verso di me.
Any si mise in mezzo. Non feci in tempo a spostarla.
Grida di dolore riempivano il silenzio della notte: la mia migliore amica era stata morsa sul collo. Adesso giaceva, prona sul terreno. Era ancora viva.
Questa fu la goccia che fece traboccare il vaso. L'errore più grande che avrebbe mai potuto fare un vampiro.
Non ci vidi più dalla rabbia.
La Lamia stava continuando a succhiarle il sangue: dovevo scacciarla.
Feci la cosa più ovvia: essendo disarmato le tirai un calcio sullo stomaco, questa si allontanò da Any, non prima di ricevere un pugno su uno dei canini, che rimase letteralmente
attaccato alla mia mano.
Adesso avrebbe avuto difficoltà a mordere chiunque, con un solo canino.

- MALEDETTA! Questa me la pagate, tu e la tua amica! Non dovevi toccare Any. -
Ero furioso. Iniziai ad urlare con tutta la forza che avevo in corpo. Che mi stava succedendo?
Improvvisamente, dietro di noi, una crepa nel terreno si aprì, e, a sorpresa di tutti, ne uscirono fuori cinque scheletri con delle lance in mano e un mantello sulle spalle e due specie di...cani giganti? Sì beh, più o meno possono essere definiti così. Erano tutti di un rosso fuoco, con delle zanne vere e proprie affilatissime, zampe grosse come il resto del corpo.
Percy, Annabeth e Grover erano esterrefatti.
- Segugi infernali e cinque scheletri zombie?! Ma come... -
Annabeth non finì la frase.
I cinque scheletri lanciarono le proprie armi addosso alla prima Lamia. Cinque centri su cinque!
Poi toccò ai segugi. Questi fecero un balzo di almeno cinque metri per poi atterrare l'ultima Lamia, quella che aveva morso la mia amica.
Prima le graffiarono le ali, poi le staccarono la testa a morsi.
Le urla di dolore, un dolore straziante concluso con la morte della Lamia finirono in quell'istante. Si sentivano solo i segugi masticare quella che era la sua testa.
Stavo per vomitare, ma non riuscivo a non guardare.
Era quello che si meritava. Non doveva fare quell'errore.
Tutti si erano coperti gli occhi per non vedere.
Poi “Jasmine” si dissolse in polvere.
Solo allora mi resi conto di quanto ero stanco. Avevo sprecato tutte le mie energie.
Fu allora che sentii il dolore per il dente che ancora era impiantato nella mia mano.
Dalla mia bocca uscì un urlo striminzito, soffocato.
Ero sfinito. La mia vista si annebbiò.
Guardai per un'ultima volta Any che era distesa a terra, priva di coscienza, poi caddi a terra.
- Percy, qui dobbiamo parlare
subito con Chirone. - disse Grover preoccupato.
- Penso anche io. Un altro figlio di A... Ma che?! -
Percy era stralunato.
Ero ancora sveglio, le forze mi stavano abbandonando, ma riuscii ad alzare lo sguardo: sopra la mia testa era appena apparso il simbolo di un teschio, come quello sulle bandiere dei pirati...ma non solo. Dietro il teschio si intravedeva un'altra figura, un animale che non riuscii a riconoscere. Che voleva dire?! -
In quel preciso istante svenni definitivamente, mentre tutti mi fissavano sbalorditi.




Note:
Ed eccomi qui, scusate la lunga attesa, purtroppo ho avuto problemi causati dai compiti estivi .-.
Ringrazio chiunque abbia messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate. Grazie mille *-*
Recensite in tanti, spero vi piaccia !
Nico.

  
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