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Autore: Klaineinlove    28/08/2012    12 recensioni
Cosa succederebbe se potessi decidere il tuo futuro?
Se in un singolo momento potessi scegliere il tuo destino?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: The Life Before His Eyes
Titolo Italiano: Davanti agli occhi
Personaggi: Kurt, Blaine, Sebastian, un po' tutti più nuovi personaggi inventati da me.
Rating: Arangione/Rosso
Avvertente: Questa storia contiene diverti tipi di violenza ma che verranno trattati con adeguata sensibilità.



PRESENTE

 

 

Kurt si era alzato di buon umore. In realtà era già da una settimana che era così allegro.

“Tutta colpa dell'amore” aveva detto suo padre mentre facevano colazione. Ed era vero.

Da quando Kurt frequentava ufficialmente Blaine Anderson le cose erano cambiate completamente.

C'erano stati così tanti alti e bassi tra di loro che Kurt si chiedeva come Blaine riuscisse a sopportarlo.

“Non finisci di mangiare?” domandò Burt riportando il figlio alla realtà. Kurt scosse la testa e sorrise finendo di bere il suo succo d'arancia.

“Vado a lavarmi i denti. Avvisa Finn che se non arriva nei prossimi tre minuti vado via senza di lui” gli disse Kurt salendo le scale.

Sapeva che suo fratello era sempre ritardo e lui non poteva permetterselo: lui e Blaine arrivavano sempre un po' in anticipo a scuola per poi chiudersi nel bagno meno usato e darsi il buongiorno come fa ogni coppia innamorata.

Kurt sorrise al suo riflesso nello specchio: era felice. Poteva confermarlo lui stesso di essere felice e sapeva che il suo sorriso si sarebbe ampliato di più non appena avrebbe incrociato un paio di grandi occhi color caramello.

Si sistemò i capelli e passò le dita appena sotto gli occhi per distendere le borse formatesi la notte precedente per aver parlato fino a tardi con Blaine al telefono.

Tornò in cucina trovando Finn con la testa nel piatto dei cereali.

“Finn!” lo chiamò rimproverando il fratello.

“Sono pronto! Andiamo!” disse confuso Finn agitandosi sulla sedia.

“Ci vediamo dopo papà!” urlò Kurt mentre apriva la porta.

“A più tardi, ti voglio bene!”

“Anche io”

 

 

 

Quando parcheggiarono al McKinley la scuola si era già popolata. Colpa di Finn che aveva chiesto a Kurt di passare a casa di Noah così da trascinare anche lui a scuola per il test di matematica. Kurt scese dall'auto e Blaine era già lì ad aspettarlo. Si avvicinarono entrambi senza però stringersi o prendersi per mano, e si guardarono negli occhi.

“Bagno del piano inferiore?” propose Blaine.

“Non aspetto altro”

Risero entrambi mentre correvano giù per le scale fino ad arrivare a quel corridoio poco affollato che conduceva ad un bagno maschile che non veniva mai usato da nessuno: era piccolo, lontano dalle aule e sempre imbrattato di scritte sui muri.

Blaine si avvicinò alla porta e cercò di aprirla.

“E' chiusa!” disse provandoci di nuovo ma invano. Anche Kurt avvicinò le mani alla maniglia e cercò di tirarla.

“Si sarà guastato e lo avranno chiuso” disse Kurt in tono di sconforto. Blaine ci pensò su e sorrise.

“Non fa niente, andiamo nel bagno principale e freghiamocene di tutti!”

“Blaine ma-”

“Andiamo!”

I due corsero di nuovo le scale non notando che stranamente più ragazzi stavano correndo nella scuola, ma erano troppo presi l'uno dall'altro: non si erano potuti vedere durante il weekend e adesso non vedevano l'ora di baciarsi.

Entrarono nel bagno maschile che stranamente era vuoto e chiusero la porta. Giusto il tempo di voltarsi che le loro labbra si incontrarono in un forte e incasinato bacio.

“Dio mio! Quanto mi sono mancate le tue labbra, Blaine” disse Kurt mordendo il labbro inferiore del ragazzo “Le tue labbra, i tuoi occhi. Tutto! Ti amo, ti amo così tanto!” continuò Kurt cercando di parlare e baciare contemporaneamente.

Blaine lo afferrò per i fianchi e lo sbatté involontariamente contro uno dei lavandini che erano allineati nel bagno e continuarono a baciarsi.

Poi un grande botto.

Un altro ancora.

Ancora un altro.

“Che succede?” domandò Blaine staccandosi dalle labbra di Kurt.

Urla.

Passi veloci e No ti prego!

Altri colpi

Non farl-

Pianti. Ragazzi che piangevano senza sosta mentre urlavano.

“Vado a vedere” disse Blaine staccandosi da Kurt. Ma quest'ultimo gli bloccò il polso. Blaine lo fissò e Kurt mise un dito sulle labbra per dirgli di fare silenzio. Le sue mani cominciarono a tremare.

“Che succede Kurt?” domandò a bassa voce Blaine.

Vi ho avvisato. Vi ho avvisato che l'avrei fatto! Urlò una voce maschile poco lontana da dove si trovarono loro.

“Kurt?” Blaine istintivamente gli strinse la mano così forte da non rendersene conto. Poi sentirono la voce di un adulto, forse un professore.

Ti aiuterò Tyler, non farlo! Poi un colpo forte.

 

Improvvisamente la scuola sembrava così silenziosa.

“E' Tyler. Tyler Stevens.” Kurt scosse la testa e trattenne un singhiozzo mentre Blaine lo guardava confuso. “Lui-lo ha detto venerdì. Lo avrebbe fatto. Noi...noi abbiamo riso in classe”

Blaine prese il volto di Kurt tra le mani “Cosa Kurt. Cosa avrebbe fatto?” domandò Blaine terrorizzato.

Kurt deglutì “Ha detto: che ci avrebbe ucciso tutti”

 

 

 

 

 

 

 

 

FUTURO

 

 

 

Erano le 7.00 quando la sveglia suonò. Kurt borbottò qualcosa e cercò di liberarsi delle coperte che gli attanagliavano i piedi. Spense quell'aggeggio rumoroso e sbruffò. Si passò una mano tra i capelli con poca voglia e decise di alzarsi dal letto.

Un conato di vomito salì fino alla gola che lo costrinse a correre nel bagno e cadere giù con la testa nel water.

Non aveva nemmeno cenato la sera precedente.

“Stai bene?” fece una voce alle sue spalle. Kurt si alzò, e si avvicinò al lavandino prendendo lo spazzolino per lavarsi la bocca.

“Sto bene”

“Bugiardo. Ogni anno di questo giorno, tu ti comporti così.”

Kurt sospirò non curandosi di quelle parole e si lavò i denti e il volto. Si asciugò e tornò nella camera da letto cercando i vestiti.

“Sono passati 10 anni Kurt!”

“Smettila!” urlò Kurt verso il ragazzo che l'osservava basito. “Smettila di ricordarmi che sono passati dieci anni. Lo so! Io c'ero, tu no! Tu non eri nei piani, non eri nessuno. Smettila e fai silenzio!” Kurt si morse un labbro per trattenere un singhiozzo.

“Hey, tesoro, scusami hai ragione” Jamie si avvicinò a lui e lo abbracciò. Kurt si rilassò appena.

“Dispiace anche a me scusami.” gli disse senza guardarlo in volto. Poi prese i suoi vestiti e tornò in bagno.

“Ci vediamo oggi da tuo fratello, okay?” urlò Jamie ma in risposta ebbe soltanto lo scroscio della doccia.

 

Un'ora dopo Kurt era in macchina fermo di fronte all'istituto McKinley. Nel grande giardino che dominava la scuola c'erano tante croci bianche una accanto all'altra ricoperte di foto, fiori e peluche. Alcune persone erano già lì che parlavano tra di loro e guardandosi nello specchietto Kurt si sentì insicuro.

Non aveva preso nemmeno un fiore. Aveva bisogno di comprare dei fiori. Mise in moto l'auto e si allontanò.

 

 

 

 

 

PASSATO

 

 

Lima non era così brutta come tutti gli amici l'avevano definita. Katrine gli aveva detto che ci vivevano i suoi zii e lei ci aveva passato un week-end e non vedeva l'ora di tornare a casa. Ma forse Blaine era un ragazzo così positivo che trovava il buono in ogni cosa, anche in una piccola cittadina dell'Ohio.

Era stata dura lasciare i suoi amici a cui aveva ripromesso di tornare a trovarli al più presto, ma sua nonna era morta e aveva lasciato alla famiglia Anderson una grande casa vuota e un gatto a cui badare.

Suo padre non aveva avuto problemi a trovare lavoro: era un medico conosciuto e l'ospedale di Lima non si era lasciato scappare l'occasione di assumerlo. Di certo la paga era più bassa, ma i soldi in famiglia non erano un problema: Melanie, la madre di Blaine, era un'assistente sociale e poi c'era Cooper il figlio maggiore, che non contribuiva alle spese, ma adorava fare regali alla sua famiglia vantandosi di quanto il suo lavoro nel mondo della televisione gli lasciasse la possibilità di togliersi alcuni sfizi personali.

Blaine Anderson era un ragazzo tranquillo e solare, amava leggere e cantare. Per quanto fosse un ragazzo molto socievole, nel periodo vissuto a Lima prima dell'inizio della scuola, non era riuscito a farsi nessun amico.

Andava in giro tutti i giorni, nonostante il caldo gli consigliasse di stare a casa, ma Blaine camminava per le strade, si fermava nei bar della zona e nei parchi, ma più di qualche calcio ad un pallone con un bambino, non era riuscito a socializzare un granché. Ecco perché aspettava con una certa impazienza l'inizio dell'anno scolastico: nuovi volti, nuovi insegnanti e sicuramente nuovi amici.

Erano gli ultimi giorni di agosto e Blaine era seduto sul divano a leggere; aveva passato la giornata ad aiutare suo padre a lavare l'auto e poi aveva aiutato Cooper ad impacchettare gli scatoloni da portare via. Suo fratello maggiore sarebbe partito presto e Blaine non poteva negare di averne già nostalgia mentre con il nastro adesivo chiudeva un pacco. Ma sapeva che le cose funzionavano così: suo fratello passava solo due settimane ogni sette mesi con loro e poi andava via per lavoro.

Si stava appisolando quando sua madre lo invitò ad uscire con lei.

“Ho alcune compere da fare al centro commerciale, magari puoi controllare la lista delle cose della scuola e vedere se ti manca qualcosa” gli disse e Blaine accettò volentieri l'offerta.

 

Così madre e figlio si diressero al centro commerciale. La donna finì subito nel supermercato per gli alimenti, Blaine invece si infilò in una libreria per dare un'occhiata ai libri in vendita.

Si fermò a leggere alcuni titoli quando una conversazione attirò la sua attenzione.

“...perché il Mckinley è una scuola stupida, Tina. Finalmente un anno e saremo fuori di qui.”

Blaine osservò la ragazza di colore che sfogliava con poca voglia dei libri.

“Quinn ha intenzione di tornare nelle cheerleader, spero solo non abbandoni il Glee Club” aggiunse la ragazza asiatica.

“Scusate, siete del Mckinley?” si intromise Blaine rivolgendosi alle ragazze. Loro si voltarono verso di lui osservandolo.

“Hey non ti ho mai visto in queste zone. Sei nuovo?” domandò la ragazza di colore.

Blaine si passò una mano nei capelli e poi sorrise “Mi chiamo Blaine. Blaine Anderson e andrò al Mckinley quest'anno, mi dispiace di aver origliato la vostra conversazione”

Le due ragazze sorrisero “Stai tranquillo. Beh, tesoro mio preparati perché il Mckinley è una gabbia di matti”

“Mercedes esci di lì o giuro che ti lascio a piedi” urlò una voce fuori dal negozio.

“Scusaci dobbiamo andare. Ci si vede in giro”

Le ragazze andarono via e Blaine si sentì un po' più soddisfatto di se stesso per aver trovato qualcuno con cui parlare.

 

 

Tornato a casa Blaine aiutò la madre in cucina a preparare la cena per poi servirla a tavola a suo padre e Cooper.

“Oggi ho fatto amicizia!” disse con troppo entusiasmo. Forse 'amicizia' era una parola troppo grossa ma Blaine sapeva che avrebbe rincontrato quelle ragazze.

“Dove?” domandò la madre riflettendo sul fatto che Blaine aveva passato tutto il giorno con lei.

“Mentre ero in libreria. C'erano alcune ragazze e ho scambiato quattro chiacchiere con loro”

“Buon per te figliolo” disse suo padre prima di bere un po' di vino “magari diventi etero.”

“Papà!” lo ammonì subito Cooper.

“Coop è tutto okay” disse Blaine con la testa abbassata mentre fissava il suo piatto.

“Cooper sta’ calmo,” gli disse il padre in modo lascivo “io e Blaine abbiamo fatto una promessa, vero figliolo?”

Blaine si limitò ad annuire mentre ormai la voglia di mangiare era sparita.

“V-Vado a mettere in ordine le cose che ho comprato oggi”

Appena si chiuse in camera, Blaine sospirò: lui e suo padre avevano fatto un patto. In una nuova città ci volevano nuove regole aveva detto suo padre. Quest'ultimo avrebbe accettato l'omosessualità di suo figlio a patto che Blaine non lo andasse a sbandierare ai quattro venti in tutta Lima.

Sospirò di nuovo cominciando a mettere in ordine i suoi acquisti, quando sua madre bussò.

“E' tutto okay Blaine?” domandò premurosa lei. Blaine annuì abbozzando un sorriso. Sua madre si avvicinò a lui e lo strinse in un abbraccio e poi gli baciò la testa.

“Mi dispiace” sussurrò il ragazzo. Succedeva spesso. Ogni volta che si metteva l'argomento omosessualità in mezzo, Blaine si sentiva sempre in colpa. Si ritrovava a chiedere scusa anche quando sapeva che non era lui a volerlo.

“Va tutto bene” lo rassicurò sua madre prima di accarezzargli il volto e uscire.

 

 

 

La scuola iniziò a metà settembre. Blaine aveva passato due giorni a scegliere i suoi vestiti: voleva fare bella figura di fronte agli altri ragazzi e voleva apparire come un ragazzo educato di fronte ai professori.

Indossò dei vestiti molto sobri e poi passò del gel nei suoi capelli, prese la cartella e si sedette in cucina per fare colazione.

“Vuoi un passaggio?” domandò suo padre mentre leggeva il giornale e beveva il suo caffè.

“No grazie. Ho visitato la scuola più volte, ricordo la strada per arrivarci e i bus da prendere”

“E i soldi per il pranzo c'è li hai?” disse suo padre senza distogliere lo sguardo da un articolo che stava leggendo.

“ehm...no” borbottò il figlio.

“Ti lascio io qualcosa. Dovresti trovarti un lavoro sai? Potresti tenere dei soldi tutti tuoi e smetterla di chiedere la paghetta”

Blaine si morse un labbro “Okay” disse solamente già con un groppo alla gola. “I-Io vado. Non voglio fare tardi”

“Buona giornata”

 

Uscito di casa si sentì subito più libero. Camminò fino alla fermata dell'autobus e fischiettò allegramente fino all'entrata dell'istituto. Una marea di studenti correva avanti e indietro per i corridoi, erano così tanti che per un momento Blaine si sentì spaesato. Entrò nell'ufficio del preside come gli era stato riferito dalla segretaria il giorno della sua iscrizione, e poi uscì per dirigersi alla sua prima lezione.

Non fece in tempo a chiudere la porta che si sentì il volto completamente gelato e bagnato. Un sapore di ciliegia gli si posò sulle labbra e gli occhi erano appiccicati a causa di quel liquido, tanto che non riusciva ad aprirli.

“Ascoltami attentamente” gli disse una voce “non aprire gli occhi fino a che non te lo dico io. Okay? Fammi un cenno con la testa. Perfetto. Seguimi”

Blaine non aveva ancora capito cosa gli fosse successo, si sentiva solo trascinare da qualcuno, un ragazzo si direbbe dalla voce e dalla forte stretta intorno al suo gomito. Sentì chiudere la porta dietro le spalle e poi l'acqua scorrere da un rubinetto. Pochi istanti dopo la mano del ragazzo gli stava lavando il volto appiccicoso per poi asciugarlo con un fazzoletto.

“Bene, apri gli occhi”

E Blaine lo fece. Di fronte a lui c'era un ragazzo più alto di lui e con i capelli castano chiaro e due enormi occhi celesti. Indossava una divisa.

“G-Grazie” disse Blaine continuando a fissare gli occhi del ragazzo.

“Bene. Sono in ritardo, fai attenzione”

Blaine non fece in tempo a replicare che il ragazzo era già sparito dal bagno. Si diede un'occhiata allo specchio e ringraziò che i suoi vestiti non fossero bagnati, a parte il colletto della t-shirt.

Non aveva comunque capito cosa gli fosse successo. Una granita in faccia? Era possibile una cosa del genere?

Decise di non pensarci e di mettere sul volto di nuovo il suo sorriso e poi si avviò a ritirare i suoi libri. Arrivò al suo armadietto e provò ad inserire il codice ma non riusciva ad aprirlo, probabilmente doveva essere bloccato. La campanella era suonata già da un po' e lui stava facendo tardi, così si caricò tutti i libri in braccio e si diresse verso la sua classe.

Quando entrò, l'insegnante stava già facendo l'appello.

“M-mi scusi per il ritardo” si giustificò dando alla professoressa il foglio che il preside gli aveva consegnato.

“Benvenuto al Mckinley, Anderson” gli disse l'insegnante dando una pacca, inaspettata, sulla schiena di Blaine che involontariamente fece cadere tutti i suoi libri sul pavimento e si affrettò a raccoglierli sotto gli occhi divertiti di quelli che sarebbero dovuti essere i suoi nuovi compagni di classe.

Si guardò un po' intorno e rivide il ragazzo con la divisa, per fortuna il banco accanto a lui era vuoto così si sedette affianco sorridendogli. Il ragazzo però non lo aveva nemmeno fissato troppo impegnato a messaggiare con qualcuno.

“Ciao. Ti volevo ringraziare di nuovo per avermi aiutato in bagno. Non capisco, perché lanciano granite? E perché me ne hanno lanciata una? Beh comunque sei stato gentilissimo. Io mi chiamo Blaine”

Finito di parlare, il ragazzo alzò la testa e lo fissò, poi alzò un braccio per attirare l'attenzione dell'insegnante.

“Si Hummel?”

“Il nuovo ragazzo mi disturba signorina Felix. Parla in continuazione”

Blaine sgranò gli occhi raddrizzandosi sulla sedia e abbassando il capo mentre l'insegnante gli faceva una ramanzina. Quando la lezione iniziò mormorò uno “Scusa” che però Hummel non aveva udito.

A metà lezione la porta si aprì e un ragazzo piuttosto alto e snello fece il suo ingresso.

“Smythe. Quale onore la porta qui?” fece la professoressa annoiata.

“Mrs Felix, la trovo adorabile. Sono sempre disponibile per un caffè con lei, ovviamente offro io”

“Siediti Smythe!” urlò l'insegnante.

Blaine notò che Hummel di fianco a lui sghignazzava di fronte alla scena divertito di come quel ragazzo si burlava dell'insegnante.

Smythe camminò tra i banchi prima di fermarsi proprio di fianco a Blaine.

“Dolcezza grazie per avermi riscaldato la sedia. Ora puoi anche alzarti.”

“C-Come?” domandò confuso il moro.

“Tesoro questo è il mio posto, lo sanno tutti.”

“Mi dispiace” disse Blaine riprendendo le sue cose “sono nuovo.”

Smythe si limitò a scrollare le spalle e Blaine si alzò per poi sedersi dietro Hummel in un banco unico senza nessuno che gli tenesse compagnia e con una sedia che traballava facendo parecchio rumore.

Blaine seguì la lezione senza fissare nessuno e quando la campanella suonò si diresse fuori camminando dietro ai due ragazzi Smythe e Hummel.

“Com'è possibile che abbiamo nuovi ragazzi in classe e io non sono in grado di distinguerli da quelli vecchi?” domandò Smythe.

“Forse perché preferisci passare le tue ore fuori dalla classe. Comunque ho l'allenamento dei Cheerios tra poco, ci rivediamo a pranzo”

“Kurt tu e quei tuoi allenamenti siete una palla. Ma verrò a rompere le scatole alla Sylvester. So che finge di odiarmi, ma mi ama. Siamo così simili”

Kurt rise “A dopo idiota!”

Blaine assimilò il nome del ragazzo: Kurt. Kurt Hummel, sarebbe stato facile ricordarsi di lui.

“Che hai da guardare?”

Blaine sussultò. L'altro ragazzo era rimasto in piedi a fissarlo e Blaine non aveva notato che era rimasto in mezzo al corridoio immobile.

“Allora?”

“Puoi dirmi dov'è l'aula di Scienze?” fece Blaine per non sembrare così idiota come sicuramente lo stava giudicando l'altro. Il ragazzo rise e poi girò le spalle andandosene mentre scuoteva la testa divertito.

 

Quando arrivò l'ora di pranzo, Blaine perse parecchio del suo tempo per fare la fila. Il cibo che offriva la mensa era a dir poco disgusto e Blaine si limitò a prendere un panino e un'insalata chiusi entrambi in delle bustine. Prese una bottiglia d'acqua e poi si mise alla ricerca di un posto dove pranzare.

Si guardò un po' intorno fino a che non scorse i due ragazzi:Kurt Hummel e Smythe seduti in un tavolo per quattro seduti da soli.

“Cavolo la fila è lunghissima” disse ai due ragazzi mentre si accomodava su una sedia. “Non ho mai visto così tante persone affamate, questo cibo non è nemmeno invitante.”

Sia Kurt che Smythe guardavano il ragazzo con tanto di sopracciglio alzato.

“Credo che porterò il pranzo da casa” concluse Blaine prendendo le posate di plastica per poi mangiare qualche foglia d'insalata.

“Scusami,” fece Smythe “credo di non aver capito il tuo nome.”

Blaine si pulì la bocca e poi allungò una mano “Sono Blaine Anderson.”

Smythe sorrise e ricambiò la stretta “Sebastian.” poi il ragazzo guardò Kurt prima di proseguire.

“Bene, Blaine. Ora che ci siamo conosciuti permettimi di avere più confidenza: alzati da questo posto e cercatene un altro.”

Kurt scoppiò in una fragorosa risata mormorando “Smettila Sebastian.”

“Dico sul serio. Qui non puoi sederti. I miei piedi devono riposare.”

“Ma non ci sono altri posti qui” gli fece notare Blaine.

“Beh allora mi sa che non pranzerai. Fila via”

“Oh beh...non ho poi così tanta fame. C-Ci vediamo in giro, credo.” Blaine si alzò da tavolo con il suo vassoio e uscì via dalla mensa.

Trovò un posto in un angolo delle scale, probabilmente nessuno era abituato a pranzare lì dal momento che chiunque scendeva distrattamente gli andava a sbattere contro o gli faceva cadere la cartella per tutta la rampa di scale.

Quando finalmente l'ultima campanella suonò Blaine tirò un sospirò di sollievo. Non si aspettava di certo un'accoglienza del genere e sopratutto trovò molto strano i comportamenti dei ragazzi in quell'istituto.

Prima di uscire però sentì un coro cantare in un'aula. Si avvicinò per osservare e vide un gruppo di ragazzi che cantavano muovendosi in modo poco sincronizzato. Blaine lì osservò e riconobbe la ragazza asiatica e quella di colore mentre cantavano insieme ai loro amici.

Quando finirono il professore fece loro i complimenti e quando si voltò vide sulla soglia della porta Blaine che li fissava.

“Ti serve aiuto?” domandò l'insegnante. Blaine arrossì.

“No. Io-io stavo solo osservando. Siete bravi”

“Quel ragazzo mente. Nessuno ci reputa bravi!” urlò un ragazzo con la cresta disteso su tre sedie.

“Mi dispiace. Io vado via” Blaine fece per andarsene quando il professore lo chiamò.

“Hey se-se vuoi fare un provino. Noi siamo qui!” gli disse l'uomo in tono amichevole. Blaine annuì e poi andò via.

Quando arrivò a casa sua madre era in cucina che parlava al telefono. Blaine si versò da bere e poi provò ad infilarsi in camera.

“Non ci provare Blaine, aspetta!” disse la madre mettendo una mano sulla cornetta del telefono, poi velocemente riattaccò.

“Allora com'è andata?”

“Bene, credo”

La madre alzò un sopracciglio “E' successo qualcosa?”

Blaine si morse il labbro “No. Devo solo...abituarmi credo. Va tutto bene mamma”

 

Chiuso finalmente nella sua camera, Blaine si gettò sul letto sentendosi più al sicuro. Era in un luogo dove niente e nessuno poteva fargli del male. Chiuse gli occhi e due iridi celesti gli apparvero nella mente. Scosse la testa e riaprì subito gli occhi: Kurt Hummel. Quel ragazzo era strano; insomma lo aveva aiutato a eliminare via la granita dai suoi occhi, lo aveva ripulito e poi lo aveva trattato da schifo in aula facendolo richiamare dall'insegnante. Ma Blaine non era un tipo che si arrendeva facilmente e se la sua intenzione era di stringere un rapporto con Kurt Hummel, beh avrebbe trovato un modo.



Note:  Come promesso, ecco la mia nuova storia.
Voglio iniziare a dire che questa storia è ispirata(solo in parte) al film Davanti agli occhi.
Allora, che dire....Nuova long e torna l'angst. La storia come vedete è divisa in tre parti. Dal prossimo capitolo vedrete la storia scorrere in : Passato,presente e futuro. (solo adesso sono invertiti per dare il via)
Come sempre sapete che ci tengo ad una vostra opinione e immagino che l'impatto del Presente sia forte. Fatemi sapere!
Un GRAZIE speciale alla mia beta che non solo sistema questa storia ma anche le OS che sto pubblicando! Baci, Hanna.
Il mio Ask per le domande: http://ask.fm/HannaKlaineinlove

   
 
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