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Autore: None of me    29/08/2012    0 recensioni
Seguito di
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Andrea e Silvia'
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Storia: Muraglie di vetro.
Autore: draco potter
Trama.
"Il 21 Marzo Silvia rincasa alle quattro del pomeriggio"
Tematiche: Omofobia e Coming Out
Prompt: Schiavo per sempre dei tuoi silenzi
Contest indetto da Florelle e Il_Genio_del_Male.
Seconda storia su questo prompt, nonchè seguito di "No definition, please"
qui
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=1016138&i=1
Rating: verde
Genere: Introspettivo
Angst e Yuri







II 21 Marzo Silvia rincasa alle quattro del pomeriggio. Come tutte le mattine si è svegliata alle sette, ha fatto colazione e alle otto lei e la sua migliore amica sono uscite per fare il percorso quotidiano verso scuola.

La giornata è stata lunga, ma Andrea ha contribuito a renderla migliore. A ricreazione si sono prese un caffè alla macchinetta assieme ai loro amici e, tornando in classe, Andrea ha preso la mano a Silvia.

Alle due sono andate al solito forno, dove la pizza è più buona e le panchine offrono ospitalità a sigarette, chiacchiere e a sguardi complici.

E così, alle quattro, dopo un autobus che si è fatto attendere e un saluto veloce ad Andrea, Silvia ha inserito le chiavi nella toppa.

 

 

 

 

Alle quattro e mezzo Silvia è dentro una macchina, che non è quella dei suoi genitori. È un'auto scura, mentre la donna che stringe il volante è bionda. Sorride anche un po' troppo per i gusti di Silvia. Ma l'unica cosa alla quale la ragazza in questo momento presta veramente attenzione sono le due figure che la fissano da davanti il portone del palazzo, abbracciate.

Silvia le osserva parlare, boccheggiare parole nella sua direzione che non può sentire, perché il finestrino è serrato, l'auto si è trasformata in una bolla che assorbe ogni rumore – quando è successo ?

La bionda picchietta le unghie sul cruscotto, impaziente, producendo un ticchettare che è tutto quello che Silvia può sentire, chiusa nel veicolo.

Gli inconsapevoli attori del film muto che la circonda continuano a recitare, rivolgendole gesti attraverso un muro di vetro che sembra privare tutta quella che è stata la sua realtà di ogni colore.

Sua madre sta mimando qualcosa con le labbra, qualcosa che non riesce a cogliere e che quindi si limita a rimanere una smorfia sulla bocca della donna.

Silvia spera sia un perdonami, un torna a casa presto, un ti voglio bene.

Ma la figura rimane muta, ed il volto impassibile.

Il tradimento è così forte che Silvia non riesce neanche ad arrabbiarsi. Spera anzi con tutto il cuore che suo padre si avvicini alla macchina ferma sul vialetto, che si avvicini a lei, e rompa quel dannato vetro.

Lo guarda, ma è come se i loro occhi non si incontrassero davvero.

Nemmeno le urla – Silvia presuma siano tali – di sua sorella abbattono la muraglia, e i colpi che essa sferra al vetro non sono che tonfi sordi, distanti come le lacrime che le scorrono sulle guance.

Silvia le dedica un ultimo ti voglio bene che sa che non potrà udire, nonostante preghi con tutta l'anima il contrario.

Ormai sono le quattro e trentacinque, e la bionda deve proprio andare.

La ragazza percepisce il rombo del motore quasi distrattamente, e sa che si pentirà di questo. Si gira a guardare la sua strada - una volta ancora - e scorge l'entrata di un nuovo attore sul palcoscenico.

Andrea sembra confusa solo per pochi attimi. Quelli che bastano all'auto per prendere un vantaggio su di lei, nonostante stia correndo come non ha mai fatto.

Silvia vorrebbe parlarle, urlarle qualcosa, ma ormai ha capito che le sue parole non possono raggiungerla; si limita a fissare lo sguardo sbigottito in quello angosciato della sua migliore amica, chiedendo a Dio di abbattere il muro.

 

Ci hanno scoperto.

Avrei dovuto dirti tempo fa che ti amavo.

È troppo tardi

Addio

 

 

Alle quattro e trentasei la macchina lascia la casa di Silvia e si avvia verso la clinica, mentre le grida di Andrea si perdono in una distanza troppo grande e in un finestrino troppo spesso.



  
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