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Autore: xlairef    29/08/2012    7 recensioni
“Lascialo andare! Ha pagato a sufficienza!”
“Secondo i termini della nostra scommessa, la sua anima mi appartiene.” Replicò il dio della morte in tono cattedratico.
“Meg! Salvami!”
“Ti supplico… Farò qualunque cosa, qualsiasi cosa…” Sussurrò Meg, piangendo.
Ade alzò la mano, e l’avvoltoio si fermò.
“Qualunque? Specifica.” Chiese.
La ragazza trattenne il respiro, poi disse, con voce ferma: “Prendi me al suo posto.”
Genere: Avventura, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Meg spalancò le porte del palazzo di Ade con una forza insospettabile per una ragazza così fragile.
Ade, impegnato ad osservare pigramente Pena e Panico che spazzavano i resti della tentata rivoluzione, al vederla alzò un sopracciglio, fingendosi sorpreso. “Già di ritorno?” Una piccola meridiana da passeggio gli comparve al polso. “Come passa in fretta il tempo…”
“Tu lo sapevi.” Realizzò Meg. “Tu sapevi cosa aveva fatto Hyperion in Asia, e sapevi che cosa avrebbe fatto a me.” Gli puntò un dito contro. “ E nonostante tutto hai permesso che io dessi la mia vita per lui.” Scosse la testa, disgustata. “Perché?”
Ade giocherellò con un paio di fiammelle. “Sai com’è… La vita quaggiù è un vero mortorio, a volte…” Scoppiò a ridere da solo. “L’hai capita? Morte, mortorio…” La fissò con aspettativa.
“Non sono in vena di battute, mi dispiace.” Lo freddò lei. Poi mormorò, rivolta a se stessa: “Forse Atena aveva ragione, dopotutto.”
“Che c’è, ancora triste per quel mortale?” Ade le si parò davanti, prendendola confidenzialmente a braccetto. “Non ne vale la pena, zuccherino. Lascia che ti illustri il tuo futuro prossimo, piuttosto.” Si incamminò con le tra le volte della sala. “Per come la vedo io, ti si presentano due strade. La prima è semplice: mi hai offerto la tua vita, e io me la prendo e tanti saluti.”
“Ho una seconda scelta?”
Ade si fermò e sogghignò. “Tutti ne hanno una. Sai, hai dimostrato notevoli capacità di sopravvivenza mentre ti muovevi quaggiù, di molto superiori a quelle dei miei servi più fedeli.”
“Avete chiamato, signore?” Chiesero Pena e Panico.
“Continuate a pulire, amebe!  Dov’eravamo?” Continuò il dio dei morti. “Ah, sì. Sei stata brava, fin troppo brava.” Meg lo guardò scettica. “Ehi! Dico davvero, hai talento! Quindi… Ti andrebbe di entrare al mio servizio? Di questi tempi è così difficile trovare del personale competente, c’è una tale crisi…”
Meg rimase a bocca aperta.
“Si tratterebbe di lavoretti di poco conto, relazioni con il pubblico, import-export di manufatti utili, diplomazia…” Elencò Ade, aggiungendo: “Che ne dici? Non suona meglio di una triste e, detto tra noi, inutile morte?”
“Perché lo faresti?” Indagò Meg, riprendendosi dallo stupore. “Non mi fido di te.”
“Mancanza di personale, te l’ho detto: ti sto offrendo l’opportunità del secolo, mia cara. Non capita a tutti di ricevere offerte del genere, te l’assicuro.” Ade le si accostò, e le soffiò all’orecchio: “O preferisci davvero morire per il tuo soldatino infedele?”
La ragazza sbatté gli occhi, ricacciando indietro le lacrime che non aveva versato al cospetto di Hyperion: l’idea della morte l’attraeva, perché con essa avrebbe finalmente smesso di soffrire, di sentirsi spezzata.
Ad un tratto però le balenò alla mente l’immagine di Hyperion, che avrebbe continuato a vivere felicemente la sua esistenza, nonostante la sua morte. Sì, lui l’avrebbe dimenticata, l’aveva già fatto con facilità.
Le tornarono alla mente le parole di Atena: vivere per se stessi.
L’amore per Hyperion era stata una trappola, e lei ci era caduta in pieno. Forse, a quel punto, era ora di cominciare a pensare al proprio interesse.
Guardò Ade: non si fidava di lui, ma al momento sembrava essere la sua unica possibilità di salvezza.
“Accetto.” Annunciò, senza ulteriori esitazioni.
Il volto di Ade si contorse in un sorriso storto. “Ne ero sicuro.” Meg sentì il marchio di Ade sulla sua anima allentarsi lievemente, e il vincolo cambiare forma. “Benvenuta nella squadra, zuccherino.” Ade fece comparire dal nulla uno strano copricapo, dalla visiera rigida e con le lettere NY impresse sul davanti, e glielo schiaffò in testa.
“Per cominciare, ecco una lista delle cose che servono a restaurare il mio palazzo che tu e i tuoi amichetti avete messo a soqquadro poco fa.” Il dio della morte le mise in mano una lunga lista. “Pena e Panico ti accompagneranno per mostrarti la strada.”
I due accorsero alla chiamata, ma si bloccarono interdetti alla vista di Meg.
“Vi presento la vostra nuova partner, il suo nome è… Giusto, come ti chiami?” Chiese Ade.
“Il mio nome è Megara.”
“Vi presento Meg!” Annunciò Ade ai suoi sottoposti.
Pena la guardò con sospetto.
“Quella Meg?” Domandò incerto.
“Si è dibattuto molto su lei oggi, signore…” Ricordò Panico ad Ade.
Il dio della morte, apparentemente dimentico degli insulti lanciati nei confronti della ragazza appena poche ore prima, replicò con indifferenza: “Ah, davvero? Non mi sono mai interessato ai dibattiti…”
“Ma signore, quella lì…” Provò a protestare Panico, ma Ade lo interruppe: “Su, ragazzi, è ora di dimenticare e perdonare, o perdonare e dimenticare, quale dei due venga prima o in ogni caso sia più conveniente!” Esclamò con allegria. “E non dimenticate i tre chili di feta!”
Si sfregò le mani, segretamente soddisfatto: se Meg avesse insistito a voler immolare la sua vita per Hyperion, lui sarebbe stato costretto a liberarla dal suo marchio e a mandarla alle Isole dei Beati, poiché quella sarebbe stata un’azione tanto nobile e disinteressata da renderla quasi come una dea. “ Figuriamoci se qualcuno sarebbe così pazzo da dare la sua vita per quella di qualcun altro.” Sogghignò a bassa voce, osservando Meg allontanarsi assieme a Pena e Panico.
“Mettiamo in chiaro le cose, signorinella: il capo sono io.” Le spiegò Panico.
Pena si arrabbiò. “E chi l’ha deciso, sentiamo?”
Mentre i suoi due nuovi colleghi si azzuffavano, Meg ripensò un’ultima volta a Hyperion, alla propria vita ormai irrimediabilmente cambiata.
Con un sospiro, si calcò il berretto in testa: “Ehi, voi due! Non fatemi perdere tempo!” Disse all’indirizzo dei due mostri, poi si incamminò verso la porta del Tartaro. “Venite o no?”
Il medaglione di Atena le cadde spontaneamente dal collo, senza che lei se ne accorgesse. Ormai non c’era più bisogno della sua protezione.
L’amore aveva mietuto una nuova vittima.
I, and I won't cry
 
 
Note al capitolo: feta: formaggio tipico greco 



Writer's corner: Finalmente la fine!^^ Ringrazio infinitamente tutti coloro che hanno recensito o anche solo letto, in particolare Madama Pigna, Yvaine0, Blackmiranda, Briciola Elisa per aver recensito!! Grazie mille, alla prossima!
  
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