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Autore: Axel8    30/08/2012    2 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Disney]
"Cronache di un mondo Disney" è la prima storia originale di Impero Disney, dove i personaggi sono gli stessi dei nostri amati film d'animazione! L'idea è venuta al sottoscritto, vedendo una recente serie televisiva fantasy, ed ha avuto subito l'illuminazione e si è buttato a scrivere! Scritta dal mod Axel
Genere: Avventura, Fantasy, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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PROLOGO

Freddo ed oscurità
L’accoppiata vincente!
Quella foresta non offriva altro.
Era da giorni che il Cacciatore braccava insieme a due suoi aiutanti quella gente per la foresta.
Da qualche tempo avevano iniziato di nuovo ad uscire dalla foresta, ad allontanarsi sempre di più cercando villaggi da depredare.
Tutti a sud vivevano convinti che il Grande Fiume, il più grande corso d’acqua del continente, li avrebbe relegati nelle loro fredde terre nordiche.
E per un po’ questo aveva funzionato, ed il problema di Quelli non si era più posto, andando presto dimenticato. 
Ma il fiume era l’unica vera barriera esistente.
Gli antichi tentarono di fermarli, creando un sistema di enormi fortezze lungo il corso del fiume.
Il limite lo chiamavano.
Ma di fatto riuscì solo a rallentare la caduta di quella grandiosa civiltà.
Gli imponenti bastioni in rovina che costellano la steppa sono solo spettri di quello che furono.
Per la foresta invece, il tempo non era passato.
Vecchia come le montagne che la circondavano, vecchia come il mondo dicevano.
Tra i fittissimi alberi il vento sibilava, portando lontani sussurri.
Voci antiche, echi di un grido che fu.
Rabbrividirono.
Possibile che una foresta fosse così terribile?
Si ripassarono mentalmente la loro missione, era confortante.
Vanno trovati!
Anche in reazione al freddo pungente, cercarono con più foga.
Nessuno dei tre si accorse che la foresta li stava dividendo.
Ora ognuno andava per una strada diversa.
E lentamente, la luce che filtrava dagli alberi diminuiva, diminuiva sempre più.
Iniziò sempre più a concentrarsi su ognuno di loro, lasciando il nero più fitto ad avvolgerli, a prendere la forma delle loro paure più segrete.
Danzavano intorno al loro cammino.
Finché essi stessi non si dissolsero in ombre.
Eppure il cacciatore spuntò in riva al fiume, dove era ormeggiata la barca.
Solo.
E non riusciva a capire come ci fosse arrivato.
Si voltò verso la foresta, e questa rispose con un sibilo gelido.
Terrore.
Il Cacciatore si buttò sulla barca, remò con tutta la sua forza verso la sponda opposta, e corse via al galoppo.
Raggiunse una taverna proprio sul fare del crepuscolo.
La proprietaria che stava al bancone studiò a lungo la sua irrequietudine, ma non fece domande inopportune.
Dormì sogni agitati.

Capitolo 1: Il Viaggio

Come il primo raggio di sole spuntò dal cielo, prese il cavallo e lo lanciò al galoppo.
La strada maestra così a Nord non era altro che un sentiero fangoso.
Il cavallo procedeva come una saetta, e ben presto il paesaggio iniziò a cambiare.
Le due catene di montagne parallele, che chiudevano la valle ad est ed ovest, iniziavano ad avvicinarsi.
Il Cacciatore si trovò così costretto a costeggiare il poderoso fiume.
Il suo percorso nella steppa era alquanto irregolare, a volte spariva nel sottosuolo, o si disperdeva in paludi e zone fangose.
La strada maestra per fortuna si snodava in mezzo a tutte queste insidie, aggirandole.
La notte calava, e fu costretto a nascondersi tra i cespugli per dormire.
Temendo briganti, legò il cavallo molto lontano da lui, tenendolo in ogni caso sempre a vista.
Il Grande Fiume e la strada piegarono ad ovest, seguendo le catene montuose.
Il viaggio per le steppe sarebbe durato altri due giorni.
Due giorni di assoluto nulla, montagne e freddo, eppure più si allontanava a foresta, più si sentiva il cuore leggero.
Ed ecco che arrivò finalmente al ponte del Re, un'enorme struttura che saltava con una sola grande arcata il corso delle placide acque.
Anche quello ormai era in rovina, e bisognava ringraziare il cielo se lo si passava indenni.
Si fermò la notte in taverna, e già sentiva il clima cambiare, e diventare quello mediano.
L'indomani partì sempre presto, senza più il terrore delle notti passate.
Ormai era lontana la foresta.
Finalmente la strada passò la catena di montagne costiere, ed arrivò ben presto a costeggiare il grande Mare Interno.
Assaporò fino in fondo la leggera brezza marina.
Grazie al suo particolarissimo clima, in questi posti si viveva in una specie di perpetua primavera.
Le vallate e le pianure intorno a questo mare erano piene di olivi e ginestre, pini e viti.
La culla della civiltà lo chiamano, su queste sponde nacquero, vissero, combatterono e perirono le prime grandi civiltà del mondo... Finché il baricentro politico, economico e sociale non si spostò ancora più a sud.
Eppure la qualità della vita e del cibo di queste zone non avevano eguali.
Il Cacciatore pensò che avrebbe volentieri passato la sua vecchiaia lì.
Se ci fosse arrivato.
Iniziarono ad apparire tratti di strada lastricati.
Era entrato nel tratto antico della strada, che tutt'ora aveva la stessa pavimentazione di millenni fa.
Era incredibile pensare quante persone come lui, nei secoli, erano passate su quella strada.
Immaginarne il numero gli fece venire le vertigini.
Il cacciatore avrebbe costeggiato il mare ancora per molti giorni, per poi impiegarne altrettanti per arrivare a sud.
Lo spettacolo che il Mare Interno era unico.
Dovunque si potevano trovare ancora qualche rovina, qualche segno del passato.
E la gente del posto si prendeva cura dei monumenti, tramandando il ricordo ai posteri.
Amava quei luoghi, e soprattuto la strada, lastricata e senza buche o avvallamenti.
Sti antichi dovevano essere stati ingegneri ed architetti prodigiosi per creare costruzioni di così lunga durata.
Dopo alcune notti, arrivò al primo punto di controllo delle Guardie Reali.
Avevano riconvertito un antico arco di trionfo in una specie di caserma, la strada maestra passava sotto l’arco e subito dopo le pattuglie controllavano documenti e lasciapassare.
Ormai non aveva più fretta di fuggire, così alla vista dell’arco rallentò, ed attese i suo turno di controllo.
Mentre aspettava si mise ad osservare l’equipaggiamento delle Guardie.
Ogni volta soffocava una risata, più le guardava più gli sembravano avvoltoi! Se non fosse stato per la balestra e la spada, li avrebbe scambiati per non so, comparse per uno spettacolo.
Il problema non era la corazza o l’ampio mantello viola che indossavano sopra, ma l’elmetto.
Un arnese di metallo che copriva tutta la testa e la faccia, lasciando tre fessure per occhi e bocca, aveva la parte che ricopriva il naso bombata in avanti a formare una specie di becco, e per completare l’opera la grande punta arrotondata del “becco” era colorata di arancione.
Più li guardava più gli veniva da ridere, 
Le guardie che controllavano fortunatamente non lo tenevano.
“Documenti”
La richiesta lo colse di sorpresa, ma non lo diede a vedere.
“Sono un’inviato di sua Maestà Riccardo”
Mostrò il lasciapassare.
Non era precisamente così, l’incarico era venuto direttamente dalla Regina; ma il suo nome non riscuoteva grande simpatia, ed era meglio tacere. In ogni caso il documento era firmato da sua Maestà Riccardo de’ Medici, e nessuno avrebbe avuto da dire.
“Perfetto, vai pure”
Al trotto si allontanò per la via.
Ora iniziava il terzo tratto della strada maestra, quello moderno, che accoglie tutte le strade che si dipartivano per le altri grandi città del continente, come un fiume raccoglie i suoi affluenti.
Ma la sua meta era ancora molto lontana.
Luna e sole si alternavano in cielo, mentre il Cacciatore con il suo cavallo sfrecciava per la grande via di comunicazione.
La particolarità che distingueva le grandi strade da quelle secondarie era la presenza lungo i lati di file di maestosi alberi che con le loro fronde riparavano i viaggiatori dal terribile sole meridionale.
Di fatto la prima parte del tratto moderno attraversava un deserto, di giorni torrido e di notte gelido, a causa delle correnti nordiche che scendevano lungo la valle del Grande Fiume.
La strada prese a salire per le montagne ed il Cacciatore si sentì sollevato nel lasciare alle spalle quel deserto di caldo.
Passato il valico, davanti ai suoi occhi apparvero finalmente le grandi pianure costiere, raccolte nella cosiddetta “Mezzaluna Sorridente”.
E dritto davanti a lui, slanciata verso il mare, c’era la sua meta, che avrebbe richiesto altro giorni di viaggio: Capo Disney.
  
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