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Autore: Nymeriah    30/08/2012    3 recensioni
James Sirius Potter ha una ragazza dal carattere singolare, una miriade di cugini; uno più folle dell'altro, e una ex fidanzata che profuma d'orchidee.
Nuvole, nuvole, nuvole.
Macchie di bianco accecante al centro esatto del cielo.
Le vedeva tagliare a pezzi il blu cobalto, e galleggiare in aria affrontando il vento.
Come uno stormo di gabbiani, che si ferma a riposare sullo scoglio dopo un lungo viaggio, James le sentiva posarsi sulle proprie spalle, quelle nuvole affaticate, e le accoglieva di buon grado fin dentro le ossa.
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Fred Weasley Jr, James Sirius Potter, Lorcan Scamandro, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
Capitoli:
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Skies, Clouds and Butterflies

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Seconda parte: Fireworks


 
  Albus Potter aveva l’abitudine di studiare leggendo a voce alta.
Sentire la propria voce ripetere i concetti lo aiutava a memorizzare e a non tralasciare particolari importanti. E lui era un tipo scrupoloso nello studio: la precisione e l’accortezza erano doti indispensabili per un bravo pozionista.
 
  << … ah, ecco. L’ultimo ingrediente sono le radici di Asfodelo. >>
 
Afferrò la piuma e la intinse di inchiostro, poi aggiunse una riga alla sua pergamena.
Per mantenersi concentrato e non disturbare gli altri, si rifugiava a studiare sempre negli angoli più remoti della biblioteca. Gli angoli più bui e polverosi, ma dove regnava la calma… il silenzio… la serenità…
 
  << ORSETTO! >>
 
Albus saltò sulla sedia e finì dolorosamente col sedere per terra. Imprecò a denti stretti, aggrappandosi al tavolo per rialzarsi, mentre si massaggiava il didietro.
 
  << Merlino, Lorcan! Ti ho detto che non devi venirmi alle spalle! >>
 
Vide il volto del ragazzo contrarsi nel tentativo di trattenere una risata sguaiata delle sue e, quando aprì la bocca, seppe che non stava per uscirne nulla di buono.
 
  << Non è questo che mi hai detto l’ultima volta che ero alle tue spalle e sono venuto. >>
 
Albus rifletté un attimo sull’affermazione, poi qualcosa scattò nel suo cervello e colse il doppio senso, prendendo velocemente il colore del sole al tramonto.
L’altro gli sorrise trionfante. Era quello il suo scopo nella vita: farlo arrossire fino all’autocombustione, e ci riusciva ogni volta egregiamente.
Al si passò una mano sulla faccia, scuotendo la testa esasperato, poi tornò a sedersi al proprio posto e riprese in mano la piuma, ignorando la presenza del ragazzo.
Ovviamente non passò nemmeno un minuto prima che Lorcan prendesse posto di fronte a lui e cominciasse a dare aria alla bocca.
 
  << Che stai facendo? >>
 
Il Serpeverde alzò gli occhi su di lui per un attimo, poi indicò il libro, che stava leggendo, e la pergamena, su cui scriveva, per sottolineare l’ovvietà della risposta.
 
  << Ma sei davvero Corvonero? Il Cappello era ubriaco quando ti ha assegnato alla Casa degli svegli e pronti di mente? >>
 
 Vide Lorcan sbuffare, proprio come avrebbe fatto un bambino, e poi sprofondare nella sedia, infilandosi le mani in tasca e alzando gli occhi al soffitto.
Albus ritornò al proprio libro, cercando di ritrovare la concentrazione, ma un attimo dopo Lorcan prese a borbottare.
 
  << Le crepe sul soffitto. C’è un’infestazione di Snorticoli Cornuti in biblioteca, le hanno fatte loro. >>
 
Al sospirò (lo faceva spesso in presenza di Lorcan), appoggiando la piuma nel calamaio e chiudendo il libro, poi portò la sua completa attenzione sul Corvonero e notò che aveva un’aria un po’ spenta. Gli sfiorò la mano da sopra il tavolo e lui la strinse immediatamente.
 
  << Qual è il problema, amore? >> domandò Albus, con una voce morbida che gli riservava solo in rari casi.
 
  << Il problema è che mi annoio. Lo so che non ti devo disturbare mentre studi, ma ormai avrò letto tutti i libri babbani di questa biblioteca e, prima di venire da te, sono stato da Lisa, ma ultimamente è intrattabile. Ogni volta che mi avvicino mi morde. >>
 
Si arrotolò una manica per mostrare i segni rossi sul braccio, testimonianza vivida che non stava mentendo, e Albus inarcò un sopracciglio, trattenendosi dal commentare.
Che Lisa fosse fuori di testa non aveva dubbi, ma non poteva mettersi contro tutti i fuori di testa del suo clan, perché i sani di mente erano in minoranza.
 
  << Ho provato anche ad andare da Molly: sta facendo gli occhioni dolci a Izzie sulle rive del Lago Nero e io mi sentivo di troppo >> concluse, arricciando il naso al pensiero.
 
Al lo osservò attentamente: aveva l’espressione di un cucciolo abbandonato in mezzo alla strada senza cibo né acqua. Lui conosceva bene quell’espressione e sapeva che, nonostante le apparenze, non c’era mai da fidasi di Lorcan Scamander.
Ma in quel momento era così adorabile
 
  << E va bene, continuerò a studiare domani. >>
 
Lorcan emise un gridolino di gioia e scattò in piedi, mentre Al rimetteva il libro sullo scaffale.
Nell’istante in sui si voltò di nuovo verso il tavolo, si ritrovò le braccia del Corvonero attorno alla vita, e la sua bocca premuta con forza sulla propria.
 
  << Non qua! Siamo in biblioteca, potrebbe vederci qualcuno! >> bisbigliò, mentre le guance riprendevano quel familiare color fiamma.
 
  << Questa è la sezione di Pozioni. A nessuno piace Pozioni, è sempre deserto qua. >>
 
  << A me piace. >>
 
  << Puoi stare zitto un attimo? Se parli non riesco a baciarti. >>
 
Avrebbe protestato ulteriormente, ma le mani di Lorcan erano già sotto la sua maglietta e sentiva il peso del suo corpo asciutto spingerlo contro lo scaffale, senza dargli via di scampo. Tutto sommato quella situazione aveva qualcosa di… interessante.
Lorcan si accorse immediatamente del suo interessamento e gli piantò la mano sul cavallo dei pantaloni senza troppi preamboli, mentre con le labbra scendeva sul pomo di Adamo, e poi sul collo, dove cominciò a seminare morsi. Albus spinse indietro la testa, appoggiandosi allo scaffale, e squittì di piacere.
 
  << Ally, non posso credere che quello sia un tuo gemito, sei una signorina! >>
 
I due ragazzi s’irrigidirono, voltandosi entrambi verso la voce familiare di Lisa Wood.
Albus aveva l’espressione di chi viene sorpreso a rapinare una banca; Lorcan si limitò ad inarcare un sopracciglio e poi a scrollare le spalle, riprendendo la sua esplorazione nei pantaloni del ragazzo.
 
  << Ehi, Lis! Bello vederti! Ripassa tra un quarto d’ora. >>
 
  << Mi servi tu. Adesso >> replicò lei e gli afferrò il mantello, trascinandolo verso l’uscita.
 
Lorcan tentò di ribellarsi, ma la forza disumana di Lisa era di gran lunga superiore alla sua, quindi si rassegnò presto e lanciò una serie di baci volanti ad Al, che intanto si stava riallacciando i pantaloni, mentre imprecava fantasioso su tutti e quattro i fondatori delle Case contemporaneamente.
 

***

 
  << Mi hai strappato il mantello. >>
 
  << Così la smetti di andartene in giro facendo il figo. >>
 
Lorcan schioccò la lingua al palato, ma non ebbe la sfacciataggine di ribattere.
Invece si grattò la testa, guardandosi attorno, e poi assunse un’aria confusa.
 
  << Lis… >>
 
  << Mh? >>
 
  << Perché ci stiamo nascondendo dietro un cespuglio? >>
 
La ragazza lo fulminò con un’occhiata talmente furente che Lorcan indietreggiò per istinto di autoconservazione. La vide irrigidire i muscoli del viso e serrare la presa sui rametti del cespuglio a cui si stava aggrappando.
 
  << James oggi mi tradirà. >>
 
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, perplesso.
 
  <<  È una previsione della Trelawney? Chiedo perché l’ultima che ha fatto a me è stata la morte di mio fratello, ma disgraziatamente Lysander è ancora vivo, se la sua si può chiamare vita. Ieri non stava nella pelle per aver incartato il suo volume di Storia della Magia con una copertina nuova… >>
 
Lisa lo ignorò completamente, continuando a fissare l’orizzonte con l’aria determinata di un condottiero in procinto di andare in battaglia.
 
  << So che lo farà, ma devo scoprire con chi. >>
 
Lorcan sospirò e annuì dandole corda, perché con lei non c’era altro da fare.
James si presentò all’appuntamento con una puntualità spaventosa e questo fece infuriare Lisa ancora di più; l’ammiratrice segreta invece si fece attendere oltre l’orario stabilito. Sbuffando a più riprese, James si sedette sull’ erba, con la schiena ricurva e i piedi a pochi centimetri dalla riva del Lago Nero: aveva l’espressione di chi sospetta un imminente due di picche.
 
Meglio così, pensò, forse era solo uno scherzo di Fred. Da un momento all’altro mi pioveranno in testa Caccabombe e Frisbee Zannuti…
 
Si rialzò, pulendosi distrattamente i pantaloni e, nell’istante in cui fu di nuovo rivolto verso il castello, una chioma selvaggia e vermiglia gli si parò davanti. Due occhi piccoli e tondi color veleno lo fissavano attenti, le labbra piene, a forma di bocciolo appena sbocciato, erano piegate in un sorriso ammirato e gli zigomi morbidi tesi fino allo spasmo, nel tentativo di mantenere quell’espressione artificiosa.
Elisabeth Warrington era una strega, in tutti i sensi.
Era una ragazza di una bellezza inquietante e di un’intelligenza sottile; e sapeva bene come sfruttare queste doti innate per il suo tornaconto personale.
James era caduto nella sua tela di ragno già una volta e non aveva intenzione di rifare lo stesso errore.
Elisabeth era il suo passato e non poteva cancellarlo, ma nel suo futuro c’era solo Lisa.
 
  << James >> sospirò la rossa con voce vellutata, trasportata da quel sentimento d’amore che continuava a sbandierare ai quattro venti, nonostante si fossero ormai lasciati da mesi.
 
  << Beth, come mai sei qui? >> parlò titubante, lanciandosi attorno diverse occhiate allarmate, come se temesse che un Avvincino potesse uscire improvvisamente dalle acque del lago e divorarlo.
 
Se Lisa scopre che sono rimasto solo con Beth…
Deglutì un groppo di paura.
 
Elisabeth gli sorrise nel suo modo ipnotizzante; i capelli riccissimi le danzavano intorno al viso, mentre inclinava leggermente la testa, e mostrava a James qualcosa che aveva tenuto dietro la schiena fino a due minuti prima: un fiore di orchidea.
 
  << Sei stata tu a mandarmi i fiori? >>
 
Lei sbatté le lunghe ciglia un paio di volte e accostò l’orchidea al proprio volto, respirandone a pieni polmoni la fragranza.
 
  << Non l’avevi ancora capito? >>
 
Elisabeth avanzò, con un piede davanti all’altro e un ancheggiare spropositato, e si spinse in punta di piedi accostando le labbra all’orecchio di James: << Credevo che ricordassi almeno il mio profumo… >>
 
James serrò le labbra. Una sensazione di déjà vu gli annebbiò il cervello, mentre ricordava frammenti di vita che aveva strategicamente relegato nell’angolo più remoto della sua mente.
Quel profumo era davvero buono…
La ragazza tese i muscoli dei polpacci e si aggrappò alle spalle di James; lui si accorse solo in quel momento di avere la sua bocca a mezzo centimetro dalla propria e, grazie ai suoi invidiabili riflessi da Cercatore, riuscì a scattare indietro in tempo per evitare il bacio. Si era mosso così velocemente che Elisabeth si ritrovò con le ginocchia a terra e le mani affondate nel terreno melmoso della riva del lago. Il fiore d’orchidea giaceva davanti a lei, i petali sporchi di fango.
 
  << Ti avevo detto di starmi lontano! Se Lisa viene a sapere che… >>
 
La ragazza alzò il capo su James e lo trapassò da parte a parte con un’occhiata degna del più feroce degli Avvincini.
 
  << Lisa Wood - il disprezzo le oscurò la voce, mentre pronunciava quel nome  - Stai ancora con quella sgualdrina? >>
 
  << Come l’hai chiamata?! >>
 
Lei sospirò, alzando gli occhi al cielo. Si rimise in piedi, estraendo la bacchetta da sotto il mantello e ripulendosi vestiti e mani con un rapido Gratta e Netta.
 
  << James, non fare il cavaliere della situazione, lei è tutto fuorché una principessina da difendere. >>
 
Lui s’irrigidì. Quella era una cosa che gli rinfacciava sempre anche Lisa: non era una ragazza come le altre, aveva la forza fisica di un uomo e la lingua più affilata di un dente di Drago. Lisa Wood era ben lontana dall’aver bisogno di protezione. Ma lui non riusciva a farne a meno; era la cosa più preziosa che aveva, come poteva reprimere l’istinto di difenderla?
 
  << È la donna che amo. >>
 
  << Questo è chiaro. Ma tu cosa sei per lei? >>
 
  << Sono il suo ragazzo. >>
 
Elisabeth schioccò la lingua al palato. << Risposta sbagliata: sei il suo zerbino. >>
 
  << Beth! Piantala! >>
 
Lei alzò il mento, canticchiando: << La verità fa male! >> e congiunse le mani dietro la schiena, con l’aria tranquilla di chi sta facendo una serena chiacchierata con il suo ex.
<< Riflettici per un momento, James. Quand’è stata l’ultima volta che le hai detto di no? O che hai preso una decisione senza farti influenzare da lei? O ancora meglio… hai mai preso una decisione da quando state insieme? Io scommetto che ti limiti a fare tutto quello che dice, senza chiederti nemmeno se è quello che vuoi. >>
 
James boccheggiò per un momento, cercando di sputare fuori una risposta, ma le parole gli rimanevano bloccate in gola. Il problema era che sapeva che Beth aveva ragione: nel loro rapporto era Lisa a portare i pantaloni, lui al massimo portava le mutande.
Spesso nemmeno quelle.
 
  << Non sforzarti >> la voce di Elisabeth era tornata vellutata tutto ad un tratto, i lineamenti del viso si erano ammorbiditi. Si protrasse di nuovo in avanti e James fece un altro passo indietro, in bilico sulla sponda del lago. << Sai qual è la risposta, devi solo ammetterlo a te stesso: tu e Lisa non siete fatti per stare insieme. >> 
 
James si morse il labbro, aveva capito il suo gioco: << Beth, quello che stai cercando di fare è inutile. Tra me e te è finita. >>
 
Ma lei lo ignorò, continuando a parlare:  << Lisa Wood non è alla tua altezza. Tu sei il figlio del Salvatore del Mondo Magico, una zotica ignorante come la Wood non può stare al tuo fianco. Si comporta come se tu fossi di sua proprietà, ti mostra in giro come un trofeo, ti usa per soddisfare i suoi capricci, ma sappiamo entrambi che non sei tu la persona da cui va quando ha veramente bisogno di qualcosa. >>
 
Gli occhi di James brillarono di una luce opaca, le mani si chiusero a pugno e l’espressione si fece tesa per la rabbia.
 
  << Scamander. >> ringhiò, pieno di rancore.
Non riusciva a perdonarlo, per quello che era  successo con Lisa e per molto altro, non l’avrebbe mai perdonato.
 
  << Esattamente >> esalò Elisabeth, e portò una mano all’altezza del suo volto, sfiorandogli una guancia con le punte delle dita.
 
James chiuse gli occhi, non aveva più tanta voglia di resisterle. Perché avrebbe dovuto? Lisa non faceva che fregarsene dei suoi sentimenti, faceva ogni cosa come le veniva, e lasciava che fosse lui a preoccuparsi delle conseguenze.
 
  << Andrà tutto bene, Jamie. Adesso ci sono io >> lei mormorò quelle parole con dolcezza, rimettendosi in punta di piedi e avvicinando il viso a quello del ragazzo, che continuava a tenere le palpebre serrate.
Ormai erano così vicini che poteva sentire il respiro dell’altra sulla faccia, ancora qualche istante e…
 
…lo Schiantesimo arrivò dritto al petto di James.
 
Perse l’equilibrio e un attimo dopo si ritrovò faccia a faccia con un vecchio Tritone dall’aria infastidita, che però fu tanto gentile da riportarlo in superficie.
Si trascinò sulla riva del lago, tossendo acqua e sputando imprecazioni. Quando riuscì finalmente a rialzare il capo Elisabeth non c’era più, ma notò qualcuno allontanarsi, con passo tanto svelto quanto furioso, in direzione del castello.
Lisa.
 

***

  Trovarla non fu difficile. Bastò seguire la lunga scia di cadaveri di studenti del primo e secondo anno, che disgraziatamente si erano trovati nel posto sbagliato al momento sbagliato. Uno di loro piagnucolò qualcosa, una richiesta di aiuto forse, e James lo guardò stupito: << Ah, non siete morti. Allora non è poi così arrabbiata. >>
Continuò a camminare in direzione dei lamenti e afferrò Lisa per il colletto della camicia, trascinandola via, mentre era intenta a soffocare un ragazzino con le sue stesse mani. Alla babbana.
 
  << Lasciami andare, ne va della tua vita. >>
 
James sbuffò e la lasciò solo quando furono in un’aula vuota: voleva evitare il pubblico, dato che non era certo che Lisa non avrebbe estratto di nuovo la bacchetta e voleva quantomeno evitarle l’espulsione, se era ancora possibile.
 
  << Ti devo parlare >> esordì lui, le mani incrociate al petto.
 
  << Io no. >>
 
  << Mi hai schiantato! >>
 
  << E sono stata buona. Ho pensato di provare l’Anatema Che Uccide, l’unica cosa che mi ha impedito di farlo è che poi finirei ad Azkaban e là non ci sono campi da Quidditch. >>
 
Ci fu un momento di silenzio, in cui James cercò di decifrare l’espressione mortalmente seria di Lisa, per cercare di capire quanto ci fosse di vero in quelle parole.
Deglutì. Non sembrava fingesse.
 
  << L’hai baciata. >>
 
  << Non l’ho fatto! >>
 
  << L’avresti fatto se io non ti avessi Schiantato! >>
 
Il ragazzo scosse la testa, il punto non era quello.  << Quello che ha detto mi ha dato da pensare >> ammise, dopo un attimo di riflessione.
 
Lisa alzò gli occhi al cielo e, con un lamento frustrato, diede un calcio alla parete di gelida pietra.
 
  << Sei un deficiente! È la seconda volta che caschi nella trappola di quell’ Avvincino! >>
 
  << Ha detto cose vere! È vero che mi tratti come se fossi un tuo oggetto! >>
 
  << Perché lo sei! >> disse, poi alzò le spalle, come se la cosa fosse ovvia.
 
James si passò le mani sul volto, esasperato. << No, che non lo sono! Sono una persona con desideri e incertezze e, quando sparisci per ore con Scamander senza avvertirmi, mi fai del male! Perché mi riempi di ordini e prendi le decisioni per entrambi senza mai chiedere il mio parere? Siamo una coppia, no? Dovremmo funzionare in due! >>
 
Lisa increspò le labbra in un ghignetto trattenuto, stava cercando di non scoppiargli a ridere in faccia. << È questo il problema? Io pensavo fosse qualcosa di serio! >>
 
James strinse talmente tanto i pugni che rischiò in conficcarsi le unghie nei palmi delle mani. Mentre le nocche sbiancavano e le sue labbra tremavano, domandò: << Prendi mai qualcosa sul serio? Mi prendi mai sul serio? >>
 
Lei non rispose. Teneva gli occhi fissi su di lui, sulle labbra ancora l’ombra del sorriso di prima, che lentamente appassiva. Non era semplice divertimento quello che le leggeva in faccia: era scherno.
James realizzò che la ragazza si stava prendendo gioco di lui.
 
  << Io voglio essere il tuo ragazzo, Lisa. Non il tuo giocattolo. >>
 
  << Se non ti sta bene come sono fatta, vai a farti consolare dall’Avvincino. >>
 
  << Beth aveva molti difetti, ma era una fidanzata migliore di te. >>
 
James fece un passo indietro, convinto che lei avrebbe estratto di nuovo la bacchetta, ma le mani della ragazza non si avvicinarono nemmeno alla tasca della divisa, rimasero abbandonate lungo i fianchi. Aveva gli occhi sgranati però, e le pupille si erano ristrette, perché non stava più guardando James, ma un punto oltre le sue spalle. Anche lui si voltò nella stessa direzione: le grandi vetrate del castello lasciavano un’ampia visuale di quello che c’era fuori: le nuvole viaggiavano nel cielo più veloci del solito, quasi fossero in fuga.
Quando James si voltò di nuovo verso di lei, Lisa non c’era più.
Al suo posto, solo una nuda parete di pietra.

 

***

  Nelle due lunghissime settimane successive, Lisa evitò James come se avesse qualche strana malattia letale e contagiosa. Il ragazzo non fece molto per tentare di riavvicinarsi a lei; era ancora piuttosto arrabbiato e sapere che Lisa non avrebbe chiesto scusa, nemmeno sotto Maledizione Imperio, non aiutava a seppellire i rancori.
Tuttavia, ripensando a mente fredda a quello che era successo durante l’incontro con Beth, sentiva di aver fatto più o meno la figura del cretino: in primis avrebbe dovuto capire subito che i fiori erano suoi e non presentarsi all’appuntamento; in secondo luogo avrebbe potuto evitare il quasi bacio con una sua ex: su quel punto riconosceva di non essersi comportato nel modo migliore.
Ma Lisa aveva la sua bella fetta di colpa. In quello che Beth aveva detto c’era un fondo di verità e James questa volta non avrebbe sorvolato sui difetti della loro relazione: si era stufato di essere solo un oggetto.
La Sala Comune Grifondoro quella sera era gremita di gente, James camminò tra la folla fino a che non avvistò la cugina. Rose Weasley aveva un’espressione concentratissima; era in piedi al centro della stanza e fissava un punto sul soffitto, dove non c’era assolutamente nulla. Scorpius Malfoy al suo fianco la osservava in silenzio.
 
James si avvicinò cautamente al ragazzo e domandò, indicando la rossa: << Che sta facendo? >>
 
Scorpius scrollò le spalle, con un’aria un po’ disperata, e replicò: << Fissa il soffitto. >>
 
  << Rosie è una che sa come divertirsi! >> esclamò Fred, passando di fianco a loro proprio in quel momento.
Diede una virile pacca sulla spalla di James e si diresse a passo di salsa verso un divano occupato da Samaire Jordan. Le offrì una bottiglia intera di Whiskey Incendiario, da cui lei bevve un lungo sorso, e le si sedette affianco.
James li raggiunse, abbandonandosi sulla poltrona di fronte, e storse il naso non appena i due cominciarono a pomiciare, ignorando la sua presenza.
Si schiarì la gola un paio di volte e Fred si staccò per un istante.
 
  << Hai bisogno di qualcosa? >> domandò, chiaramente scocciato.
 
  << Lisa non mi parla >> si lamentò James e arrossì, quando si rese conto che suonava all’incirca come il piagnisteo di un bambino.
 
Samaire infatti inarcò un sopracciglio e lo guardò impietosita. << Hai provato a strisciare ai suoi piedi e chiederle scusa? >> propose, con il suo solito tono composto.
 
  << No! Ha ferito i miei sentimenti, è lei che deve… >>
 
Prima che riuscisse a finire la frase, Fred rientrò nella parte della Piovra Gigante e avvolse la ragazza con i suoi mille tentacoli, toccandola ovunque.
 
  << Weasley, questo non è un comportamento da tenersi in Sala Comune. >>
 
Lysander Scamander era in piedi di fianco al caminetto, Roxanne gli stava ancorata ad un braccio e ghignava in direzione del fratello.
 
Fred aggrottò la fronte: << Questa non è nemmeno la tua Sala Comune, Scamander. Vai a fare il piedipiatti da un’altra parte! >>
 
  << Un’altra parola e tolgo venti punti a Grifondoro. >>
 
Fred stava per ribattere, ma Roxanne gli fece cenno di tacere e indicò la spilla da Caposcuola sul petto di Lysander, con aria solenne.
 
  << Comportati bene, fratello. Il mio ragazzo è un uomo potente. >>
 
Lysander tossì, cercando di mascherare l’imbarazzo, mentre Fred si alzava sbuffando e trascinandosi dietro Samaire, che ridacchiava continuando a bere dalla bottiglia di Whiskey.
James sospirò, sollevato che lo spettacolino dei due innamorati fosse finalmente terminato; stava per rivolgersi a Roxanne per intavolare una conversazione, ma un attimo dopo la ragazza si gettò sul divano ora libero e tirò giù anche Lysander, cominciando a baciarlo.
 
  << Ma quel divano è stregato?! >> sbottò James, alzandosi in piedi di scatto e allontanandosi dalla coppietta.
 
Lys interruppe il bacio e drizzò la schiena, rimettendosi a sedere. Lanciò un’occhiata a James, che si dirigeva all’uscita, e poi riportò l’attenzione sulla Weasley.
 
  << Hai già aperto un giro di scommesse? >>
 
Roxanne spalancò gli occhioni mostrando un musetto innocente, mentre agganciava le braccia al suo collo e si dondolava.
 
  << Scommesse? Io? Non so di cosa parli, Caposcuola! >>
 
  << R-roxy… >> balbettò lui, distogliendo lo sguardo, e lei rise.  << Intendevo scommesse su Lisa Wood e James Potter. >>
 
La ragazza scosse la testa. << È inutile scommettere su di loro, sappiamo tutti come finirà! >>
 
  << E come? >>
 
Roxanne si leccò le labbra, e con un dito sfiorò quelle di Lysander, poi lasciò andare la presa e cadde di schiena sul divano. Mandò un bacio in sua direzione e replicò con la voce sporca di malizia: << A letto. >>
 

***

  James camminava così velocemente che non si accorse di essere uscito dalla Torre Grifondoro, finché non alzò gli occhi e si trovò davanti il soffitto incantato della Sala Grande. L’incantesimo riproduceva il cielo notturno alla perfezione: la luna lattea rifletteva pallida la luce delle stelle, che scintillavano maestose in ogni angolo buio del firmamento.
 
  << Ehi, Romeo, dove vai? >>
 
James riabbassò il capo: alla sua sinistra, seduta al tavolo dei Grifondoro, c’era Molly Weasley, in compagnia di una biondina che lui conosceva ormai abbastanza bene; si chiamava Izzie Page, era una Corvonero, ed era la ragazza di Molly.
Avvicinandosi al loro tavolo notò che stavano giocando agli Scacchi dei Maghi e i pedoni della rossa erano quasi tutti distrutti e doloranti: Izzie la stava a dir poco stracciando.
Forse per quel motivo fu così entusiasta di far accomodare James e ascoltare i suoi lamenti, o forse era solo la sua indole da capobranco, che la obbligava a intervenire non appena si accorgeva di un ingranaggio difettoso all’interno del sistema.
 
  << Che è successo tra te e Lisa? >> domandò subito, perché ovviamente aveva già capito il problema.
 
James si sedette di fronte a loro. Teneva il capo chino e aveva gli occhi gonfi, come se stesse per scoppiare in un pianto tutt’altro che virile.
 
  << Abbiamo litigato. >>
 
Izzie gli sorrise dolcemente e gli offrì un fazzoletto, mentre l’altra continuava l’interrogatorio.
 
  << D’accordo, ma per cosa? >>
 
  << Ho quasi baciato Beth e Lisa mi ha Schiantato. >>
 
Ci fu un attimo di silenzio. Le due ragazze si scambiarono un’occhiata.
 
  << Ma sei scemo? >> sentenziò infine Molly.
 
  << Mi ha Schiantato! >> protestò lui debolmente.
 
  << È Lisa, che ti aspettavi?! Sei ancora vivo solo perché ad Azkaban non ci sono campi da Quidditch! >>
 
James singhiozzò e Izzie gli sfiorò una mano con una carezza consolatoria, prima di parlare:
<< Cosa ha detto quando le hai chiesto scusa? >>
 
  << Tecnicamente non gliel’ho ancora chiesto. >>
 
  << E cosa stai aspettando? >>
 
Il ragazzo alzò il capo all’improvviso, colto da un impeto di orgoglio. << Perché devo essere sempre io a chiedere scusa?! Beth ha detto… >>
 
A Molly bastò uno sguardo per zittirlo. La rossa sbuffò una mezza risata e si sporse in avanti, spostò un ciuffo di capelli dietro la spalla e parlò sicura: << James, sinceramente… chi se ne frega di quello che ha detto la Warrington! Tu devi chiederle scusa semplicemente perché lei non lo farà mai, e voi non potete lasciarvi con uno stupido litigio come una coppia qualsiasi. Siete Lisa e James. Nessuna discussione, nessun Avvincino dai capelli rossi e nessun quasi bacio possono separarvi.>>
 
Continuò a fissare la cugina negli occhi per un lungo momento, sapeva perfettamente che ogni sua parola corrispondeva a verità. La sua relazione con Lisa era ben lungi dall’essere perfetta, ma erano appiccicati da che avevano cominciato a camminare e non avrebbero mai imparato a farlo separati.
 
A James tremò la voce quando tentò di ribattere ancora: << Lei è prepotente, violenta e possessiva. >>
 
Stavolta intervenne Izzie. Lo scrutò con i suoi occhi brillanti e intelligenti, che sorridevano con lei. << Ci sono molte ragazze carine a Grifondoro, James. Molte di loro non sono affatto prepotenti, violente o possessive. Ma tu le hai mai anche solo guardate? >>
 
  << No. >>
 
  << E perché? >>
 
  << Perché voglio Lisa. >>
 
Molly sorrise e annuì in segno di approvazione.
Era vero. Voleva Lisa.
La voleva subito, tra le braccia, tra le mani, tra le dita. La voleva affianco, la voleva addosso e non poteva più aspettare. Ma non era sicuro che lei volesse lui; era ancora furiosa e probabilmente ferita. L’ultima frase che le aveva rivolto l’aveva colpita direttamente nel suo punto debole: Lisa non si era mai sentita all’altezza di frequentare il primogenito di Harry Potter.
Il ragazzo appoggiò la testa sul tavolo, borbottando. Doveva inventarsi qualcosa che la colpisse, un modo originale di chiederle scusa. Si rialzò di scatto, strofinandosi i capelli in un gesto di frustrazione e quando riaprì gli occhi la risposta era proprio sopra di lui.
Il cielo.
 

***

  James Sirius Potter aveva preso molto dal padre. Il carattere riservato, i capelli indomabili e un leggero difetto alla vista, che lo costringeva ad indossare gli occhiali quando leggeva. Ma aveva anche un secondo nome perfettamente azzeccato; per questo motivo non era strano che conservasse nella sua borsa un’intera serie di fuochi d’artificio, provenienti dai Tiri Vispi Weasley. O che conoscesse almeno venti passaggi segreti diversi per uscire dal castello oltre l’orario del coprifuoco.
Salì sulla sua fidata scopa e spiccò il volo: evitò uno stormo di corvi neri che si confondeva a tratti nell’oscurità notturna e raggiunse silenzioso la finestra del dormitorio delle ragazze dell’ultimo anno. Lisa era seduta ai piedi del suo letto, avvolgeva le ginocchia con le braccia e fissava un punto imprecisato nel pavimento. James controllò le sue compagne di stanza: Molly non era ancora tornata, c’era solo una ragazzetta mora che dormiva in uno dei letti, ma sembrava scivolata in un sonno molto profondo.
Il ragazzo picchiettò debolmente sul vetro e Lisa sussultò, voltandosi a guardarlo. Ora che la luce della luna le illuminava il volto, James poteva vedere le strisce luminose sulle sue guance. Si sentì un verme per averla fatta piangere. Lisa però si alzò in piedi, energica come sempre, e andò ad aprire la finestra. James saltò sul cornicione, riprendendo la scopa al volo e s’infilò nella stanza con l’agilità di un gatto.
La ragazza teneva le braccia conserte sul petto, gli occhi però erano stanchi, nemmeno lei aveva più la forza di litigare. Lui le si accostò e le passò il palmo della mano su una guancia per asciugarla; si chinò poi per bisbigliarle all’orecchio: << Vieni con me. >>
La prese per mano e lei non si preoccupò di essere in pigiama, senza un filo di trucco, e con i capelli di chi aveva appena duellato corpo a corpo con il Platano Picchiatore; non era quel tipo di ragazza. Sarebbe uscita anche in mutande se non fosse stata convinta che qualche Prefetto rompipalle avrebbe tolto parecchi punti alla sua Casa.
Salì sulla scopa senza aprire bocca e circondò con le braccia la vita di James, che cominciò a volare sempre più in alto; vorticava riempiendo tutto lo spazio del cielo con i suoi virtuosismi, tanto che persino Lisa, che era abituata alle peripezie sulla scopa, sussultò un paio di volte e si strinse più forte a lui.
James si fermò solo quando raggiunse la torre più alta. Dopo aver volteggiato attorno al suo tetto appuntito, entrarono nel grande terrazzo della Torre di Astronomia e riappoggiarono i piedi a terra. A Lisa girava un po’ la testa, ma il volo l’aveva rimessa quasi di buon umore.
 
   << Perché siamo qui? >>
 
Il ragazzo sfoderò il più malandrino dei suoi sorrisi; gli veniva bene, ce l’aveva nel sangue.
 
  << Per goderci uno spettacolo pirotecnico. >>
 
  << Un… cosa?! >>
 
Senza aspettare un istante di più, James aprì la sua borsa e mise mano alla bacchetta. Cominciò a lanciare incantesimi con gesti precisi e Lisa alzò gli occhi: il manto nero della notte era squarciato da esplosioni di colori, forme e suoni, tra le più disparate. Draghi verdi, girandole rosa e stelle cadenti argentate si confondevano con le sempiterne costellazioni.
Al centro esatto del cielo bruciava una scritta:
 

Ti amo come sei.
Tuo James.

 
Mentre gli studenti si affacciavano meravigliati alle finestre, i professori sbraitavano in vestaglia qualcosa sul togliere almeno duecento punti a Grifondoro e Pix esultava e canticchiava sulle romantiche gesta del giovane Potter, Lisa si gettò al collo di James ridendo e chiamando il suo nome.
 
  << Sei perdonato! >>
 
  << Adesso dovresti chiedere scusa anche tu per avermi Schiantato e cose così… >>
 
La ragazza inarcò un sopracciglio. << Stai scherzando, vero? >>
 
  << Sì. >> 
 
Lisa gli sferrò uno schiaffetto dietro la nuca mentre lui ridacchiava, e poi abbandonò il capo sul suo petto, continuando a guardare i fuochi d’artificio ancora per qualche istante.
 
  << Questa è la cosa più stucchevole e vomitevole che tu abbia mai fatto per me. >>
 
James sorrise e serrò la presa sui suoi fianchi.  << Prego. >>
 
Si baciarono.
E fu come sempre un’esperienza sconvolgente, ma James ormai l’aveva capito: che Lisa era confusione, era luce accecante, era quella sensazione di vuoto che si prova appena prima di scendere in picchiata con la scopa. Era spaventoso, straordinario e perfetto.
Come un cielo, quando conduceva un’esistenza macchiata solo di nuvole.
 

When it all falls down
The only way is up.



 

NOTE DELL’AUTRICE:
Finita! Era una cosa veloce veloce! 
Non è stato semplice gestire tutti questi personaggi, perché come ho detto fanno parte di una long (che è veramente molto long!), quindi qualche dinamica potrebbe non essere chiara, nel caso chiedete pure in un commento o andate a leggere You&Me: Feels like I'm in love.
La canzone che ha ispirato quasi tutta la fic è questa "Up" di James Morrison: 
http://www.youtube.com/watch?v=2UTvNfk9kqQ

Cooomunque... fatemi sapere che ne pensate ;) alla prossima!

Tutti i personaggi appartengono a J.K. Rowling, fatta eccezione per Lisa Wood, Elisabeth Warrington, Noah Nott e Izzie Page che sono stati creati da MiaStonk, così come le caratterizzazioni di tutti i pg e i retroscena degli stessi.

   
 
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