Bella è una ragazza comune, come tante altre. Frequenta l’università, ha delle amiche; non ha problemi particolari con la vita, tranne uno: il suo ex fidanzato. Odioso, possessivo e geloso, le impedisce di vivere la vita come davvero vorrebbe, anche se ormai è più di un anno che si sono lasciati ufficialmente. È per questo che Bella si ritrova a dover convincere il proprio migliore amico a mettersi in mezzo in questa complicata relazione, convincendolo a fingersi suo finto fidanzato. Ma Bella non sa che il suo migliore amico prova qualcosa in più di una semplice amicizia nei suo confronti…
[Per Alessia]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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Just
Friends
~
Capitolo 19: Confessione Irreale ~
BELLA
La
massa confusa e gocciolante dei capelli corvini di Alice
spuntò dalla porta del
bagno. «Che facciamo, ordiniamo una pizza stasera?».
«Sì,
direi che è una buona idea. Non vorrai mica ripetere
l’esperienza dell’altro
giorno, vero?», soffocai una risata.
Alice
ridacchiò, portandosi una mano alla bocca e stringendo
l’orlo dell’asciugamano
con l’altra. «No, appunto», rispose, non
appena riacquistò la calma. «Ci pensi
tu?».
Sorrisi
pacifica. «Certo».
Sentii
la porta del bagno chiudersi e, pochi minuti dopo, il rumore intenso
del phon
per capelli attivarsi.
Stare
con Alice mi stava facendo bene. Erano passati solo cinque giorni dal
mio
arrivo a casa Brandon, eppure già le cose erano cambiate
radicalmente: da quasi
zombie senza alcuna voglia di andare avanti, stavo riassumendo un
aspetto più
umano, più normale. Avevo abbandonato il muso e la maschera
di perenne
tristezza che mi portavo addosso da settimane e avevo ricominciato a
sorridere,
a ridere spensieratamente, a divertirmi, senza portarmi dietro quel
pressante
peso sulle spalle.
La
differenza tra la ragazza triste e disperata che aveva varcato per la
prima
volta la porta di casa sua e quella che ora viveva con Alice era
decisamente
lampante agli occhi di tutti.
Alice
non faceva parola di questo cambiamento, anche se, si vedeva lontano
chilometri,
anche lei ne era sollevata.
Ma
non era semplice: capitava, a volte, che lo sconforto e la tristezza
riprendessero il sopravvento e, allora, tutti i miei sforzi per
risorgere
sembravano vani. Sentivo le lacrime pizzicare sulle guance e un
profondo nodo
alla gola otturarmi il respiro.
Però
avevo Alice, e lei bastava a farmi sentire meglio. Quando mi vedeva
abbattermi
particolarmente, mi prendeva per mano, proponendomi una nuova
attività oppure
soltanto mettendosi a raccontarmi qualche aneddoto o a ciarlare senza
fine,
così da tenermi la mente occupata e permettermi ancora di
ricominciare.
Come
due giorni fa, quando mi aveva trascinato in un giro di shopping
sfrenato per
la città e finendo bloccate in un piccolo bar, dove parlammo
per più di due ore,
o come il giorno precedente, quando avevamo deciso di provare a
prepararci la
cena da sole a base di pasta al ragù e arrosto, riducendo
tuttavia la pasta in
una massa collosa e informe e l’arrosto in un mucchietto duro
fumante e
abbrustolito.
Ma,
comunque, era dura, specialmente per quanto riguardava il mio
inconscio.
La
notte, infatti, difficilmente i miei problemi mi davano tregua, anzi,
mi
tormentavamo profondamente. Dal più stupido ricordo che la
mia memoria andava a
ripescare, ai sogni più complicati, quelli che dovevi
cercare di interpretare
con l’aiuto del libro di Freud, trovavo sempre un riferimento
a ciò che era
accaduto tra me e Edward, a quello che ci aveva fatto dividere. Nei
miei sogni,
riuscivo ancora a sentire chiaramente la sua voce dirmi che era finita,
vedevo distintamente
la sua figura slanciata allontanarsi da me per non tornare mai
più indietro. E
poi, tutte le immagini della nostra amicizia, ormai perduta: noi ai
tempi del
liceo, i gruppi di studio, le uscite insieme, le risate,
l’università, il suo
aiuto per risolvere la situazione con Jacob e, infine, il disastro.
Sospirai
profondamente, cercando di liberare la mente da quei pensieri che mi
avrebbero
sicuramente fatto star male. Mi alzai dal letto a baldacchino di Alice,
poggiando sul comodino il blocco degli appunti sul quale cercavo di
studiacchiare qualcosa, giusto per non rimanere indietro –
anche se ultimamente
riuscivo a fare poco o niente.
Scesi
le scale e mi diressi indisturbata al grande salotto diviso dalla
cucina da un
semplice gradino e da un piccolo muretto dove erano appoggiati vasi
contemporanei dai colori particolari.
Era
una fortuna avere la casa tutta per sé, ma per Alice questo
non era un problema.
I suoi genitori erano sempre stati impegnati nei loro viaggi
d’affari, sin da
quando la conoscevo al liceo, quindi lei era sempre stata al quanto
libera di
fare ciò che voleva e di invitare chiunque le andasse a casa
propria.
Raccolsi
il cordless dal divano del salotto e composi il numero della pizzeria
d’asporto
della zona, ordinando due pizze semplici e due bibite.
Rimasi
per un po’ seduta sul divano, fissando fuori dalla finestra i
nuvoloni scuri
che si avvicinavano inesorabilmente alla città. Poi, sentii
la suoneria del mio
cellulare rimbombare dalla camera da letto, dove lo avevo abbandonato.
Mi alzai
di fretta e corsi subito in stanza, con il cuore in gola. Le mie
speranze,
però, s’infransero come bicchieri di cristallo sul
pavimento, quando lessi il
numero sul display dell’apparecchio: mio padre.
«Pronto,
papà?»,
mormorai cautamente.
«Bella?
Cielo, finalmente rispondi!», lo sentii sospirare di
sollievo.
«Sì,
scusa. Alice mi ha tenuto un po’ occupata».
«Certo, ovviamente.
Ma, dimmi, come stai, ora?», sembrava seriamente preoccupato.
Non
l’avevo molto informato riguardo alla situazione che si era
venuta a creare –
sin dall’inizio ero sempre stata molto restia a dirgli
qualunque cosa
riguardasse il piano mio e di Edward per sbarazzarci di Jacob -, ma,
ovviamente, quando mi aveva visto troncare di netto i rapporti con il
mio
migliore amico e, per di più, iniziare a star male come un
cane, si era
iniziato a insospettire e a crucciare.
«Sto bene, meglio,
direi. Stare con Alice mi sta facendo bene», risposi nel tono più
convincente che
riuscii a farmi uscire.
Un
altro sospiro. «Bene, bene, sono
contento».
Una
lunga pausa nella quale riuscii a percepire perfettamente le domande
silenziose
che voleva pormi, le spiegazioni che pretendeva ricevere. Rimase nel
silenzio
più completo.
«Ehm… Hai già
idea
di quando tornerai a casa?», domandò infine,
smorzando il tono laconico che si era
andato creando.
«In realtà, no,
ancora non ci ho pensato».
Dall’altro
capo, sentii mio padre irrigidirsi.
Capivo
bene che era abbattuto da tutto quella situazione difficile, dalla mia
reazione
tutt’altro che ragionevole, dalla mia fuga quasi
inspiegabile, ma intuivo ancor
meglio che la cosa che più lo faceva star male era il fatto
che non potesse far
nulla per aiutarmi, che fosse completamente inerme in quella
situazione, che,
davanti al dolore della figlia, non potesse far nulla per mitigare la
sua pena.
«Ma presto, papà.
Non ho intenzione di stare via ancora per molto», mi affrettai ad aggiungere.
«Capisco, capisco. Non
c’è problema».
Ora
ero io che feci una pausa, esitante. «Edward si è fatto
sentire?».
«No, Bella, mi
dispiace. Non ci sono notizie di Edward».
Annuii,
sospirando profondamente. In quel momento sentii la porta del bagno
sbattere e
i passi leggeri di Alice entrare nella camera.
«Ora ti devo
salutare, papà. Ci sentiamo presto, d’accordo? Ti
voglio bene», chiusi la
comunicazione, non lasciandogli nemmeno il tempo di replicare.
Alice
si sedette sul letto e, con la sua euforia travolgente, mi
riportò alla realtà,
facendomi abbandonare la pesantezza di quegli ultimi minuti.
Sedute
sul grande divano del salotto, mangiavamo le enormi fette di pizza
direttamente
dal cartone unto consegnatoci dal pony express.
La
tv trasmetteva una vecchia sitcom, dove una famiglia un po’
strampalata ne
passava di tutti i colori. Era divertente, per lo meno, aiutava a
svuotare la
mente.
Io
e Alice ridevamo spensieratamente, finchè il grande amico
d’infanzia di una
delle figlie non decise di spifferare tutte le sue emozioni alla
diretta
interessata, portando alla puntata una nuova ventata di problemi.
Alice
spense l’apparecchio prontamente.
«Alice, come mai hai
spento il televisore?», domandai, non capendo
il perché del suo gesto.
Sospirò
affranta, quasi rassegnata.
Iniziai
a preoccuparmi. E se, mentre io riuscivo solo a occuparmi del mio cuore
ferito,
Alice nascondesse dei problemi magari più gravi? Ero davvero
così cieca da non
accorgermi nemmeno se la mia amica più cara stesse soffrendo?
Le
posai una mano sulla spalla. «Alice, tutto bene?».
Mi
guardò con espressione seria e composta,
un’espressione che raramente gli avevo
visto sul viso. «Bella, credo sia
ora di parlare bene di quello che è successo con Edward».
Mi
irrigidii. Le mie funzioni mentali, per un attimo, si bloccarono e
rimasi lì,
immobile, aspettando che il mio cervello si rimettesse lentamente in
moto.
«Come?».
«Mi hai capito bene», ripeté. «Dobbiamo parlare di
te e di Edward».
Scossi
immediatamente la testa, con foga, come una bambina capricciosa. «No, Alice, no. Non
ora, non adesso».
«E
quando, allora?», alzò le
braccia,
con rabbia.
«Mai, Alice, mai.
Non voglio toccare l’argomento», risposi, abbassando lo sguardo.
Corrucciò
il labbro. «Perché?».
«Perché…», cercai le parole.
«Perché al momento
mi farebbe solo male. Perché sto cercando di andare oltre e
ripensare a quello
che è successo non mi aiuterebbe per niente.
Perché ormai è un capitolo chiuso
e voglio smetterla di vivere nel passato. È tutto finito,
capisci? Non posso
più tornare indietro, e il rimorso che provo è
già abbastanza grande, senza che
tu me lo ricordi».
«Bella…».
Mi
alzai dal divano, visibilmente scocciata. «E io che pensavo
che volessi
aiutarmi».
«Ma
ti sto aiutando, dannazione!», sbraitò,
posizionandosi davanti a me, come a non
farmi andare oltre. Mi prese il viso tra le mani, stringendolo forte. «Bella, perché sei
così cieca?».
Aprii
la bocca, pronta a ribattere a tono, ma un flash nella mia mente mi
fece
fermare.
Un secondo…
Le
parole di Alice mi risuonarono un attimo nella mente.
Perché sei
così
cieca?
Mi
resi conto subito che non si riferiva al fatto che fossimo finiti a
letto
assieme e che lui, dopo, mi avesse abbandonato come uno straccio.
C’era
dell’altro.
Alice
si rese conto del lampo di consapevolezza che mi brillò
negli occhi. Mi lasciò
andare il viso lentamente e si lasciò cadere
sull’immenso divano chiaro. Prese
un cuscino e se lo mise sulla pancia, rimanendo immobile a fissare nel
vuoto.
Ora
la certezza che c’era qualcosa di più era forte e
chiara.
«Alice», la richiamai,
rimanendo in piedi. «Alice, cosa
intendevi, chiedendomi perché fossi così cieca?».
Abbassò
lo sguardo, giocherellando con l’orlo del cuscino. Non mi
rispose.
«Alice», alzai la voce,
tentando di dargli un’aria autoritaria. «C’è
dell’altro, vero? C’è qualcosa che io
non so e che mi stai tenendo nascosto. Ho ragione?».
Annuì,
dopo una lunga ed estenuante pausa. «Non ti sei ancora resa conto di
niente, non
è vero? È così ovvio, eppure tu non ci
sei mai arrivata…».
«Di cosa stai
parlando?».
«Bella», fece una pausa. «Edward è innamorato
di te».
«Edward
è innamorato di te, è sempre stato innamorato di
te. Sin da quando vi siete
conosciuti, al liceo, moriva pur di passare un po’ di tempo
in tua compagnia, e
non si è mai lamentato, ha sempre accettato quel poco che
gli davi a testa
bassa.
Non ti ha mai raccontato nulla per paura di perderti, ha aspettato e
aspettato,
ma tu non ti sei mai svegliata».
Ero
totalmente senza parole. Era seria? No, no. Non poteva dire sul serio. «Mi stai prendendo
in giro…».
Sospirò.
«È incredibile come non
ti sia accorta mai di niente, mentre era palese che Edward provasse
qualcosa
per te. Se n’erano resi conto tutti, tutti,
meno che tu».
Sentii
la rabbia crescermi dentro, pian piano, come un fuoco ben alimentato.
«Alice, non hai il
diritto di trattarmi in questo modo, di prendermi in giro
così. Sei meschina!
Io sto male, e tu ti inventi un amore di Edward nei miei confronti che
non c’è
mai stato. Cos’è, non ti basta vedermi soffrire
così? Vuoi che rimpianga ancora
di più la fine di quest’amicizia? Beh, sappi che
sono già più che mortificata
dell’accaduto!».
«Bella, guarda che
sono completamente seria, non ti sto prendendo in giro…», tentò di
riprendere in mano la situazione, ma non la lasciai nemmeno finire.
«Sai che ti dico,
Alice? Grazie per aver rovinato così la serata, e grazie per
avermi distrutto
l’umore. Seriamente, grazie. Ero venuta da te per cercare di
avere un conforto,
non per sentirmi riferire bugie su bugie. Grazie davvero, grazie tante».
Me
ne uscii incazzata nera e salii nella camera degli ospiti, sbattendo
forte i
piedi ad ogni gradino della scala.
Mi
sdraiai sul letto a pancia in giù, nascondendo la testa
sotto i cuscini.
Ero
ancora del tutto confusa. Perché Alice si era comportata in
quel modo? Perché
mi aveva detto quelle cose? Che gusto c’era a mentirmi in
quel modo, a
prendermi in giro su una situazione così delicata, su
sentimenti così personali
e intimi? Non capivo, non riuscivo a schiarirmi le idee.
Presi
sonno così, mentre cercavo di comprendere lo strano
comportamento di Alice di
quella sera.
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Toc-toc. Sorpresa.
Eh, ditelo, ditelo che non mi aspettavate qui così presto. :D
Vi ho fatto penare mesi e mesi per mostrarvi quattro righe
sconclusionate e ora, in poche settimane, vi presento un capitolazzo,
sempre sconclusionato uguale, ma di quattro pagine e mezza di
lunghezza! Onestamente, ci sono rimasta di stucco anche io quando ho
completato la scrittura e la revisione del capitolo, ma devo dire che
sono anche un po' felice - se sono riuscita a scrivere così
in fretta, magari il periodo delle attese è finito, no?
Anche se, sì, non ha molto senso esultare per questo, dato
che manca un solo capitolo più l'epilogo alla fine della
storia. Se ci penso, mi viene già il magone :'(
Ma non abbandoniamoci a pensieri tristi ora, pensiamo, piuttosto, a
parlare di questo capitolo vero e proprio.
Partendo dal fatto che probabilmente avrete voglia di uccidermi tutti,
visto e considerato come è finito il capitolo (e non potrei
certo biasimarvi visto che ho creato proprio una Bella-testa-di-rapa),
parliamo però dello svolgimento. Finalmento il capitolo
della svolta! Sì, è vero, Bella non ha accettato
l'idea, ma Alice ha messo in chiaro la situazione, facendola iniziare a
pensare a una condizione che mai aveva creduto possibile.
Il prossimo, a questo punto, sarà ancora più
fondamentale di questo, certamente. (*spoiler* Si avrà
finalmente il faccia-a-faccia tra Bella e Edward).
Ora, però, lascio a voi la parola! Che ne pensate di questo
capitolo? Probabilmente, molti di voi si aspettavano qualcosa del
genere, è stato all'altezza delle vostre aspettative? Come
giudicate il comportamento di Alice? E la reazione di
Bella? Ricordate, sono sempre aperta ad ogni giudizio e ad
ogni critica. :)
Ora passiamo ai ringraziamenti. Ovviamente, devo ringraziare ognuno di
voi dal più profondo del mio cuore. Specialmente dopo il
lungo periodo di stop che mi ero costretta a sopportare, sono stata
piuttosto felice e sollevata di vedere che, nonostante tutto, voi
ancora ci siete. Credetemi, è stata una grande gioia anche
vedere tutta la vostra comprensione alla specie di stato/sfogo che vi
ho scritto.
Quindi un bacio a tutti voi, alle 64 persone che l'hanno inserita nelle
preferite, alle 22 nelle ricordate e alle 234 nelle seguite. E,
chiaramente, anche a quelle buon anime così pazienti che
recensiscono! Mi illuminate le giornate, sì, sì.
Voglio fare un ringraziamento speciale anche a tutti quelli che mi si
sono dimostrati vicini di questi tempi, a tutti quelli che si sono
fatti sentire, esponendomi le loro idee ed emozioni riguardo alla
storia. Sono stati un aiuto specialissimo per me.
Okay, ora basta con i ringraziamenti e lascio lo spazio alle vostre
recensioni.
Dai, dai, fatemi gioire con le vostre recensioni! Mi fa sempre tanto
piacere leggerle *w*
Un bacione a tutti,
S.