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Autore: Not Found    31/08/2012    3 recensioni
Quando si cerca una verità, uno scopo, un arrivo, ma non si conosce nemmeno la partenza.
Quando si cerca una vita, un senso, una strada, ma tutto pare confuso e lontano.
Si cerca solo se stessi.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Niels osservava in silenzio la strada.
Era stranamente affollata quel pomeriggio. Vecchie con nipotini, fidanzati per mano, cani, passeggini, biciclette, moto, madri incazzate con le figlie, uomini in divisa, signore che tornano dal panificio, ragazzi che guardano il culo alle ragazze.
Quello sciame in movimento, quel gruppo indaffarato, quel feroce branco gli trasmetteva irrequietudine.
Avrebbe voluto schiacciarli tutti, uno dopo l’altro, come faceva sovente quando trovava un consistente numero di formiche.
E in fondo perché non avrebbe dovuto farlo?
Erano facce, volti, visi, sguardi. Vuoti. Insignificanti. Uguali.
Tutti miseramente uguali e monotoni.
Avrebbe voluto urlare a tutti che non valevano niente, che la loro vita era un inutile spreco di energia, che prima o poi sarebbero tutti diventati fragile terra.
Fango magari.
Avrebbe voluto dire alle vecchie di far stare zitti i nipoti, ai fidanzati di andare a fare le loro effusioni amorose in tanta mona, ai cani di non pisciare sul marciapiede, ai ragazzi di guardare le tette, che meritano più dei culi.
Quelle bocche, quegli occhi, quelle gambe lo innervosivano. Perché nel creato esisteva gente di quel tipo?
Sciocchi, stolti, stupidi, rozzi, egoisti, insensibili.
Li odiava. Li detestava tutti.
Provava ribrezzo per tutto quello che gli ricordasse chi era.
Umano. Maschio. Giovane. Capelli castano-biondo. Accenno di basette. Altezza medio-alta. Occhi tendenti al giallo zafferano. Amante della vaniglia. Stop.
Insensate e inutili caratteristiche.
Specialmente quella passione per la vaniglia, ma non una vaniglia qualsiasi. No. Quella che aveva sua nonna: dolce, profumata, intensa. Ci faceva delle torte squisite. E quando metteva in bocca quella fetta di paradiso, soffice e con la crema grondante, per qualche interminabile secondo cessava di esistere. Intorno a lui il vuoto profondo, il tutto avvolto dal nulla. E in questo stato di trance tornava agli inizi dei tempi, quando ancora era ad uno stato larvale, in attesa di nascere.
L’estasi terminava quando nelle sue mani non rimanevano che poche e sparse briciole, e l’aroma vanigliato spariva, perdendosi nelle stanze della casa.
Erano anni che non mangiava più quella torta. Non l’aveva più toccata da quando era morta la nonna. Attacco di cuore.
E ora osservava la strada.
Perché se la prendeva con quella gente?
 In fondo lo sapeva. La sua esistenza non aveva uno scopo. Né arrivo, né partenza.
Solo mille infiniti cunicoli, dove è facile incastrarsi. E se ti incastri rimani nel buio, il tuo respiro si fa affannoso e rischi di soffocare.
Lui si era incastrato e, ne era certo, ancora poco e sarebbe soffocato.
Perché dare un senso alla vita degli altri?
Se la tua non ne ha vuol dire che è tutto una finzione, una messinscena, dove tutti sono attori, anzi maschere, tipi.
Niels chiuse gli occhi. Provò a immaginare il profumo della vaniglia. Non lo ricordava.
Li riaprì di scatto. Appena in tempo.
Uno scorcio fugace. Un lampo. Brevissimo istante.
Gli venne un conato di vomito, ma rigurgitò solamente saliva.
Pochi millesimi di secondo erano bastati a fargli scorgere dei capelli tra la gente.
Castano-biondo come i suoi.
In quel momento lo aveva ricrdato.
Il profumo di vaniglia. Sì. Era proprio quello. Intenso, fruttato, energizzante.
Guardò disperato la folla sulla strada.
La persona a cui appartenevano quei capelli era scomparsa…
   
 
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