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Autore: Sheireen_Black 22    31/08/2012    5 recensioni
Dalla storia:
"Vedi Gale, questo è un anellino senza nessun valore, ma ha un significato particolare. Un tempo, nel Distretto 12, c’era l’usanza di chiedere una donna in moglie con un anello, come simbolo del proprio amore; ora questa tradizione è andata perduta, ma mio padre chiese a mia madre di sposarlo con questo anello, e io feci lo stesso chiedendo in sposa Hazelle. Conservalo per quando troverai la persona giusta, e vedrai che sarà per sempre.”
Gale ha sempre pensato che quell'anello fosse destinato a Katniss ma la vita, per loro, ha avuto altri progetti.
La proposta di matrimonio di Peeta a Katniss dal punto di vista di Gale.
(Everthorne)
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gale Hawthorne, Katniss Everdeen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Un'anima sola divisa in due corpi'
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 A volte, ciò che il destino unisce, la vita divide
 

 
 
 
 
 

L’odore intenso del carbone delle miniere lo nausea ancora, nonostante, negli ultimi tempi, sia costretto a convivere perennemente con esso. Per questo motivo, Gale cerca di trattenere il respiro mentre si trova nell’ascensore che sale verso la superficie, veloce ma mai abbastanza. Gli altri minatori se ne stanno in silenzio, affaticati dopo l’estenuante lavoro di estrazione che ha occupato tutta la loro lunga giornata.
Gale è stremato, si sente privato di ogni briciolo di forza; la stanchezza gli annebbia la mente e la lucidità dei suoi pensieri diminuisce inesorabilmente. Sente una rabbia istantanea infuocargli il cuore pensando che è proprio questo che Capitol City vuole fare, privarlo di tutto, togliergli anche la voglia di lottare e credere in un cambiamento, finché la sua vita non si ridurrà ad un insieme di azioni meccaniche ed assolutamente inoffensive.
Decide così di combattere la spossatezza di ogni fibra del suo corpo, rimanendo immobile ma alzando la testa, stringendo forte con le mani salde la borsa che contiene la misera paga della giornata, con tutta la fierezza che gli dona quel poco che servirà al sostentamento dei suoi cari. Si sente responsabile della sopravvivenza della famiglia, poiché da quando il padre è morto lui è diventato la principale fonte di sostegno alla vita della madre e dei fratelli, e questo lo riempie di orgoglio e di terrore al tempo stesso; sente infatti che le vite dei suoi cari sono appese a fragilissimi fili di cui lui ha il pieno controllo.
Il cigolio dell’ascensore lo spaventa, come accade troppo spesso; la sua più grande paura è quella di morire come il padre, intrappolato sotto a tonnellate di macerie senza poter fare nulla. Gale preferirebbe morire combattendo contro il nemico, mentre lotta per distruggere Capitol City, sapendo che qualcosa di grande sta avvenendo per portare i Distretti verso la libertà tanto agognata.
Si fa sfuggire un lieve sospiro di sollievo quando l’ascensore si blocca e le porte si spalancano per gettarlo nuovamente alla vita.
Qualche saluto affrettato, ed ogni minatore si dirige verso casa. Gale chiude gli occhi ed inspira profondamente l’aria fresca della sera, gettando un’occhiata affranta e piena di desiderio alla strada che conduce alla recinzione.
Poi torna in sé, accantona l’impulso di imboccare quella via e si incammina frettolosamente verso casa.
 
 
 
****
 
 
 
“E’ tornato Gale! E’ tornato Gale!”. Già da lontano sente la vocina eccitata di Posy, che con ogni probabilità era affacciata alla finestra attendendo il suo ritorno.
“Posy, dovresti già essere a letto a quest’ora!” le risponde Gale a distanza con tono severo, riuscendo tuttavia a stento a reprimere un sorriso. Nonostante il suo rimprovero, la porta si apre e una figurina dai lunghi capelli neri corre all’impazzata verso di lui; ridendo, Gale si china verso di lei e la prende in braccio, adagiandola sulle sue spalle mentre anche la madre si affaccia alla porta di casa con espressione ansiosa.
“Gale, è questo l’orario di tornare a casa? Sei andato al lavoro questa mattina presto! Hai mangiato qualcosa, almeno?” chiede, preoccupata.
“Sì, mamma” mente lui ad alta voce, per coprire il suono sordo del suo stomaco, che ringhia affamato.
Nel momento stesso in cui mette piede in casa, con un colpo secco il misero televisione posto su una mensola, in un angolo della stanza, si accende automaticamente, mostrando a caratteri cubitali la scritta sgargiante “Tour dei Vincitori: Edizione Speciale”, inconfondibile sullo sfondo nero pece.
“Giusto in tempo” commenta ironicamente Gale con un filo di voce, infastidito dal fatto che il televisore si trovi proprio nella piccola sala da pranzo della casa.
Sta per dirigersi furtivamente nella camera che condivide con Rory e Vick, con la remota speranza di non essere notato dagli altri componenti della famiglia, quando la voce stupita di Hazelle lo ferma. “Gale, mangia qualcosa! E poi non vedi, danno Katniss in televisione!”.
Gale vuole bene alla madre, ma si stupisce di come certe volte proprio non riesca a capire quello che è meglio per lui. Per lei è tutto semplice; “Gale vuole bene a Katniss, quindi perché non dovrebbe fargli piacere vederla in tv?”.
Ecco quello che pensa la madre. Non immagina che il figlio vorrebbe solo dimenticare, chiudere tutta quella dolorosa storia in un angolo remoto del cervello e non sentirne parlare mai più.
Controvoglia, Gale ubbidisce e si siede nell’angolo del tavolo più lontano dal televisore, mentre sopraggiungono anche Rory e Vick.
Tiene lo sguardo fisso sulla scodella, contenente qualche misero pezzo di carne, ed inizia a mangiare il più rumorosamente possibile. Ma nessun rumore potrebbe sovrastare la vocina stridula ed esaltata di un uomo, che grida a squarciagola dal televisore: “Notizia dell’ultima ora! Gli Innamorati Sventurati del Distretto 12 saranno presto sposi!”.
Solo a causa del tintinnio della forchetta, Gale si rende conto che questa non si trova più stretta nella sua mano destra, come credeva fino ad un istante prima, ma sul pavimento della stanza. Non puo’ fare a meno di sollevare lo sguardo, con la vaga speranza che le immagini non confermino quello che crede di avere appena sentito.
Invece così non è. Il figlio del fornaio è inginocchiato davanti a lei, con le mani protese in avanti, stette intorno a quelle di Katniss che sorride, visibilmente imbarazzata; nonostante questo, sussurra impercettibilmente: “Sì”.
Quella risposta risuona nella mente di Gale cento, mille volte, come un’eco che diventa sempre più forte, rimbombando tra le pareti del cervello. Coglie un rumore sordo e si rende conto di essere balzato in piedi, istantaneamente, e di aver sbattuto il pugno chiuso contro il tavolo, spaventando i membri della sua famiglia.
L’immagine che mostra il televisore cambia, mostrando un uomo dalla pelle dorata e una disgustosa parrucca viola che commenta con fare agitato ed irritante la notizia dell’anno.
Ancora il corpo di Gale sembra muoversi senza il suo consenso, mentre si ritrova a camminare veloce verso la sua camera, sbattendo la porta con uno scatto rabbioso. Non riesce a stare lì, guardando immobile Katniss che si allontana sempre più da lui, che diventa sempre più di un altro.
Apre il cassetto, su un lato del letto, dove conserva le poche cose che possiede; fruga un po’ e trova l’anello che suo padre gli aveva regalato tanti anni prima.
Ricorda ancora chiaramente le sue parole: “Vedi Gale, questo è un anellino senza nessun valore, ma ha un significato particolare. Un tempo, nel Distretto 12, c’era l’usanza di chiedere una donna in moglie con un anello, come simbolo del proprio amore; ora questa tradizione è andata perduta, ma mio padre chiese a mia madre di sposarlo con questo anello, e io feci lo stesso chiedendo in sposa Hazelle. Conservalo per quando troverai la persona giusta, e vedrai che sarà per sempre.”
All’epoca Gale era solo un ragazzino di quattordici anni, disgustato dall’idea di sposarsi e completamente inconsapevole di che cosa significasse amare qualcuno incondizionatamente.
Poi aveva incontrato Katniss, un giorno, per caso, nei boschi. L’aveva ribattezzata Catnip e, da quel momento, senza che lui nemmeno se ne rendesse conto, era diventata colei alla quale sapeva che un giorno avrebbe donato quell’anellino, per chiederle di unirsi a lui per sempre. Era certo che fosse stato il destino a farli incontrare, e che li avrebbe tenuti legati per l’eternità l’uno all’altra; non sapeva quando le avrebbe rivolto la fatidica proposta, ma era certo che un giorno sarebbe avvenuto, e tanto bastava. Si sarebbe inginocchiato davanti a lei e le avrebbe chiesto di essere sua per sempre, con quell’anello che sarebbe stato il pegno dell’amore che provava per lei.
Era certo che sarebbe finita così, fino alla Mietitura dei 74esimi Hunger Games; allora la vita li aveva allontanati, messo a dura prova quello che c’era fra loro, teso il filo che li univa fin quasi a spezzarlo. Poi, quando lei era tornata, lui aveva finalmente trovato il coraggio di baciarla, rivelandole implicitamente il sentimento che nutriva per lei; in seguito, la vita era tornata a separarli nuovamente, con il Tour dei Vincitori.
Gale stringe fra le dita quell’anello un’ultima volta, prima di gettarlo di nuovo in fondo al cassetto, da dove, con ogni probabilità, sa che non riemergerà mai più; nasconde, con esso, anche tutti i suoi progetti per un futuro che, fino a pochi mesi prima, sembrava ad un passo da lui ed ora gli pare, invece, irraggiungibile come non mai.
Katniss è lontana, sempre più lontana; con insopportabile amarezza e una punta di rammarico per il tempo perduto, guardando dalla finestra il cielo annuvolato, rischiarato a malapena dalla luce pallida della luna, Gale si rende conto che, a volte, ciò che il destino unisce, la vita divide.
 
 
 
 
 
 
 
 
Note dell’ “autrice”
Ebbene sì, ancora loro. Sono perdutamente innamorata di questo pairing (di Gale, più che altro, ma questa è un’altra storia).
La storia dell’anellino l’ho completamente inventata, dato che del Distretto 12 si racconta solo dell’usanza del pane. Ho pensato che la tradizione “nostra” degli anelli potesse essersi persa con gli anni e venisse ricordata come una tradizione piuttosto antica.
La frase del titolo non è mia (io la ricordavo da un numero di Witch che leggevo qualche anno fa, ma non so di preciso a chi appartenga :D).
Spero che questa ennesima Everthorne possa piacere a qualcuno! Grazie a chi leggerà e a chi lascerà un commento!
Alla prossima,
Sheireen_Black 22
 
 
 

  
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