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Autore: IamShe    31/08/2012    11 recensioni
Una piccola introspezione su Heiji, prima e dopo l'incontro con Shinichi, a fianco all'inseparabile Kazuha.
Se solo avesse saputo come e dove incontrarlo, non avrebbe aspettato un solo secondo di più, ma l’avrebbe fatto all’istante. Non solo per spegnergli quel sorriso arrogante stampato sul suo viso, illuminato ed evidenziato dai flash fotografici dei giornalisti, ma anche e soprattutto per fargli capire chi, davvero, contava, in quel mondo.
Genere: Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Solo un soprannome.




Se solo avesse saputo come e dove incontrarlo, non avrebbe aspettato un solo secondo di più, ma l’avrebbe fatto all’istante.
Non solo per spegnergli quel sorriso arrogante stampato sul suo viso, illuminato ed evidenziato dai flash fotografici dei giornalisti,
ma anche e soprattutto per fargli capire chi, davvero, contava, in quel mondo.
 
Perché non bastava aver risolto qualche caso ed essere capitato accidentalmente in prima pagina in tutti i giornali di Tokyo.
 
Suvvia, i quotidiani non fanno che parlare di me ad Osaka.
 
Non bastava avere successo con le ragazzine, che si sa, altro non fanno che seguire la moda del momento ed invaghirsi del bello di turno.
 
Ma che mi lamento, anche io ho tantissime fan.
 
Non bastava essere, simultaneamente, anche un campione di calcio, e dar continua mostra delle sue abilità, a chiunque volesse ammirarle.
 
Beh, io lo sono di kendo. E il kendo è mille mila volte superiore di un tiro ad un pallone.
 
E non bastava essere soprannominato da tutti “Lo Sherlock Holmes del terzo millennio”, oltraggiando quel detective londinese ed il suo autore che,
infondo, non gli piaceva nemmeno così tanto.
 
Che nomignolo ridicolo, se l’è scelto lui?
 
Ma non bastava avere un’intera centrale di polizia ai suoi ordini, a soli diciassette anni.
 
No, aspetta, ma a me non hanno mai dato nessun soprannome.
 
Infondo, non bastava nemmeno essere scomparso dalla circolazione, e ritrovarsi con sempre più riflettori accesi su quella vita enigmatica e complicata, quando le luci avresti proprio voluto spegnerle.
 
Eppure me lo merito io un soprannome!
 
“Heiji!”
Il giovane sobbalzò dal letto, facendo cadere miseramente a terra il giornalino che riponeva con tanta cura ed attenzione fra le sue mani. Esso capitò tra i piedi di colei che, appena giunta, fu automaticamente attratta da quell’insieme di fogli che, proprio come un dispetto, dovevano aprirsi su quella pagina.
Quella interamente dedicata a lui.
Su un giornale di Osaka.
“K-Kazuha! Saresti pregata di entrare con più calma!”
La rimbeccò, ma la giovane sembrava molto più presa dalle immagini dell’intervista che dalla sua, ennesima, polemica. Vide l’amica arrossire leggermente alla vista di quella foto, e di quel ragazzo che, adesso, gli stava dando sempre più fastidio. Così si precipitò verso la giovane e le strappò con violenza il quotidiano, riappropriandosene, leggermente infastidito.
“Ma non è quel detective liceale di Tokyo? Shinichi Kudo, giusto?”
“E’ solo un tipo che ha risolto qualche caso e crede di potersi definire un investigatore.”
Le rispose l’amico d’infanzia, con un tono fin troppo seccato. Kazuha gli si avvicinò ridacchiando, facendo accrescere a dismisura il suo nervosismo.
“Non è che sei invidioso perché hanno osato paragonarti a lui, e affermare addirittura d’ essere inferiore?”
“Io? Invidioso? Di questo tipo?” le chiese ironico, ma con un leggero distacco tra le parole, come se dovesse metabolizzarle bene prima di pronunciarle.
“Stai scherzando?”
“Sarà.”
“Piccolina... ci metto un nano secondo per far capire al Giappone chi è il vero detective, qui.”
Di male in peggio.
Insomma, non solo l’intero paese del Sol Levante era convinto che questo individuo potesse essere migliore di lui, ma adesso anche la sua migliore amica, colei di cui si fidava e con cui era cresciuto.
Era addirittura arrossita alla sua foto, come se poi quel tipo fosse chissà quale bellezza!
Un affronto tanto, troppo grande.
E un Heiji Hattori arrabbiato è pericoloso, e non è da sottovalutare.
Avrebbe fatto capire chi era quello che valeva, ed avrebbe vinto, a dispetto di tutto e di tutti.
“E come pensi di riuscirci?” domandò la giovane, ma forse fin troppo tardi.
Il figlio del questore di Osaka era già pronto dinanzi alla porta col suo borsone blu cilindrico sulle spalle, a far vedere al mondo cosa significava sfidare Heiji Hattori.
“Heiji!” lo chiamò, rincorrendolo. “Dove stai andando?”
“A Tokyo.”
“Come a Tokyo?”
“Sì, cercherò Kudo e lo sfiderò. Troverò la gloria anche lì, e tutto l’est parlerà di me.”
Kazuha si bloccò d’un tratto, allibita.
“La competizione ti sta accecando, non te ne rendi conto?”
“Non è competizione, è dimostrazione di superiorità.”
Ma non ebbe più tempo di replicare, prima che lui le sbattesse la porta sul naso e la lasciasse da sola a meditare, sperando che le cose andassero per il verso più giusto.
Uscito dalla sua villa, Heiji velocizzò il passo per raggiungere la moto, e dare al più presto gas, con una sola destinazione in testa, la capitale.
 
 
 
Tre giorni dopo.
 
 
 
L’aveva sentito che era rientrato, e per questo aveva deciso di incamminarsi, con più calma possibile, verso la sua stanza, desiderosa di rivederlo e di riparlarci.
In questi tre giorni non aveva avuto modo di sentirlo, ma soprattutto, non poteva sapere, e tantomeno immaginarsi, come fosse andata a finire la sfida con Kudo.
Ma a lei non importava minimante di ciò che dicevano i giornalisti, o di ciò che poteva pensare la gente.
Per lei, il migliore, sarebbe rimasto sempre e solo lui.
E forse, era il momento di ricordarglielo.
 
L’atmosfera non era delle migliori, però. Heiji era entrato in casa furtivamente, senza fare il minimo rumore e senza degnarsi di salutare nessuno. I segnali non promettevano nulla di buono, ma la giovane non si lasciò intimidire e raggiunse la camera, aprendo la porta con molta delicatezza. Strinse i denti e i pugni, sperando in un miracolo.
Ritrovò  lì il suo amico, girato di spalle, con la testa chinata al pavimento, e le braccia incrociate al petto.
Non poteva vedere i suoi meravigliosi occhi.
Non poteva scorgere i suoi bellissimi lineamenti.
Poteva, soltanto, avvertire qualcosa di diverso.
In lui, nella sua figura, nei suoi comportamenti.
“H-Heiji?” lo chiamò, titubante. “T-tutto bene?”
Il giovane si voltò, mostrandole un bellissimo sorriso, che andò a riscaldare quell’ambiente raggelato e morente,
come lo era stato in quelle settantadue ore in cui lui, detective dell’ovest, non c’era stato.
Settantadue ore in cui lei, aveva assaporato l’amara fragranza della mancanza.
E quel sorriso aveva cancellato tutto, probabilmente anche tutti i suoi timori.
 
“Allora? Hai trovato la tua gloria o no?”
 
Heiji sospirò, stavolta tenendo lo sguardo basso.
Si zittì per qualche minuto, istanti di interminabile lunghezza.
Kazuha lo guardò, senza avere il coraggio di spezzare quel silenzio martoriante.
 
“No, ho trovato qualcosa di più.”
 
Non osò fiatare, essendosi completamente persa nei suoi occhi, che adesso brillavano di una luce diversa e più intensa.
Qualsiasi cosa fosse successa, aveva avuto il potere di cambiarlo.
E qualsiasi cosa fosse, la ringraziò con tutto il cuore.
L'aveva fatto sorridere.
 
“...Un amico.”
 
 
 
Parecchi mesi dopo.
 
 
 
Sgominare un’intera organizzazione criminale.
Ci era riuscito.
Era tornato. Era un detective. Era il migliore.
Ma forse, lo era anche con tutte quelle attitudini che lui, precedentemente, avrebbe voluto ignorare, ma di cui adesso andava dannatamente fiero.
 
Rilesse quell’articolo più volte, sempre con il solito sorriso che andava ad aprirsi sul suo volto, ogniqualvolta nominassero il suo migliore amico.
 
“Kudo è tornato da Ran, Heiji. Sembra sia finito tutto.”
Era la voce della sua Kazuha, altrettanto gioiosa.
 
Continuò a sorridere, senza poter più smettere.
“E’  migliore di Sherlock Holmes. E’ migliore di tutti.”
 
Sentì il tocco caldo delle dita della giovane sulla sua mano, che gli infiammarono la pelle olivastra. Da un giorno all’altro si era reso conto che Kazuha non era soltanto la bambina che conobbe da piccolo, ma anche e soprattutto, la donna che amava. La sua donna.
 
“No, tu sei il migliore. Lo sei sempre stato per me.” Gli ricordò, consapevole di non averlo fatto molto tempo prima, quando forse ne aveva più bisogno.
 
Heiji sorrise, e sebbene l’imbarazzo, riuscì a stringerle la mano nella sua, con dolcezza.
“No, mi devi dare una cosa per esserlo.”
 
Si ritrovò ad arrossire, ed anche inconsapevolmente, al suono delle parole del fidanzato.
 
“C-cosa?”
“Una cosa che mi renderà felice.”
 
Era lei che era maliziosa, o lui che la stava provocando?
Ci pensò su, lasciando andare via certi pensieri e si concentrò sulla richiesta.
Capì che lui aveva tutto, tutto quello che lei voleva.
Cos’aveva da chiedere di più?
Deglutì, ansimando.
Sentì la temperatura alzarsi d’un tratto, le mani tremare, e agitarsi ancora di più, essendo in contatto con quelle del suo Heiji.
Ripensò a Ran e a quello che le aveva detto. Lei e Shinichi si erano baciati, ed era stato bellissimo.
Baciarsi. Baciarsi con Heiji.
Il suo cuore accelerò al solo pensiero.
 
“Voglio...”
 
“Sì, Heiji...”
 
Socchiuse le palpebre, con il corpo in fibrillazione.

“Un soprannome!”
 
“…Eh?”

 
 
 
 
 
 
Ehm, allora, questa è la mia prima one-shot, mi è saltata in mente così, ho dovuto scriverla, e non ho idea di cosa sia.
Ero partita col dedicarne una a Shin/Heiji, e ne è venuta fuori una Heiji/Kazuha XD Il mio lato sentimentale ha prevalso ancora una volta.
Vedo amore ovunque! :P Infondo però, ho cercato di descrivere le varie tappe di un Heiji che, a contatto con i suoi cari, riesce anche a maturare...
restando però, il tonno di sempre XD
Spero vi abbia anche un po’ divertiti. Ci ho provato XD
Sinceramente, non mi pare granché, però ho voluto lo stesso condividerla con voi :)
Va beh, torno ad impegnarmi sull’altra mia ff, avendola abbandonata un attimino :P
Ciao, e fatemi sapere!
 
Tonia
   
 
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