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Autore: SomeOtherSon    31/08/2012    5 recensioni
And I keep on falling
In and out of love with you
I never loved someone
The way that I loved you…
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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And I keep on falling

In and out of love with you

I never loved someone

The way that I loved you…
 

Le panchine di Central Park. Erano passati anni, eppure eccomi qui di nuovo a passare la notte cercando di dormire sdraiato su di esse con addosso nient’altro che i panni che portavo addosso. Faceva freddo, tanto freddo. Dopotutto eravamo a Gennaio. Ma la cosa più fredda era il mio cuore…senza di lui dopo la litigata di quella sera , mi sentivo vuoto e freddo come quell’inverno.
Era iniziato tutto per colpa di quella rivelazione, che speravo non arrivasse mai e poi degenerando in quello che sentivo un cambiamento troppo radicale nella nostra relazione…mi rannichiai più stretto sulla panchina mentre una lacrima scendeva bollente sulla mia guancia gelata...
 

-Jared…devo dirti una cosa..
-Una cosa bella o brutta?!- dissi sorridendogli felice mentre me lo rimiravo ancora una volta.
-Bè..diciamo che…- fece un sospiro per ricomporsi –io..io e Alicia avremo un figlio.
Silenzio. Nient’altro che silenzio in quella stanza di NY che avevamo preso per passare quel poco tempo che ci era concesso insieme. Quell’Alicia…doveva solo essere una copertura, con la scusa del film girato insieme..non capivo più niente..
-Co-cosa stai dicendo?! È uno scherzo vero?- mi tremava addirittura la voce, non riuscivo a crederci.
-No Jared…è vero..io…mi dispiace tantissimo non doveva andare così…- riusciva a sembrare impacciato, nel suo maglione di lana che sottolineava la sua corporatura massiccia e i jeans trasandati, pienamente nel suo stile.
-E’ facile dirlo a cose fatte!- la voce mi uscì di due ottave più alte –come osi anche solo parlarmi ancora dopo aver fatto una cosa simile?- le lacrime iniziarono impietose a rigarmi le guance…forte sì, ma non ero di pietra e quella notizia era quella che in assoluto avevo più temuto, come se mi aspettavo arrivasse da un momento all’altro.
-Jay…tesoro…- iniziò Colin
-Tesoro un corno!!! Io…non ce la faccio più. Questa storia è ormai a senso unico io non ce la faccio…fisicamente e mentalmente ad andare avanti.- il mio tono risoluto, dagli occhi non scorrevano più lacrime…tentavo di mettere insieme più coraggio possibile per lasciare quella stanza. Mi avvicinai lentamente alla mia valigia e, messe insieme le ultime cose la chiusi con uno scatto. Mi alzai e lo vidi pietrificato che mi guardava come se fossi un fantasma, muto.
-No…no Jared non farlo…- la sua voce incrinata rivelava il dolore che provava ma d’un tratto scattò verso la porta mettendocisi davanti per impedirmi di uscire –non uscirai da questa porta.
-Lasciami uscire. Mi vuoi davvero così male? Pretendi che dopo quello che mi hai detto io riesca a stare qui con te? No Colin, non questa volta…ne ho sopportate troppe…dicendomi sempre che lo facevo per noi due, perché un giorno avremo confessato al mondo il nostro amore…e cosa vieni a dirmi? Che hai messo incinta quella…quella…- sospirai tentando di calmarmi per ricacciare indietro le lacrime che stavano minacciando di nuovo di uscire. –Lasciami andare. Ti prego.-
Mi guardò negli occhi, testardo, convinto di poter resistere…ma nemmeno lui era di pietra…ognuno di noi aveva un sol o punto debole: l’altro. Ci guardammo negli occhi, entrambi con degli sguardi che avrebbero incendiato una foresta intera ma lui cedette, sotto al mio cipiglio deciso ma dietro il quale si nascondeva una ferita più profonda delle altre. Si spostò di lato lentamente, mettendo le mani sulla testa, pentito di quella serata, di com’era andata, pentito di aver causato l’ennesimo litigio, pentito di tutto.
Io uscii in men che non si dica a passo veloce, quasi correndo, dimenticando in quella stanza tutto quello che avevo. Soprattutto il mio cuore.  

 
Stavo letteralmente congelando. Non portavo niente di niente dietro, tutto era rimasto in quella stanza che sapeva di me e di lui. Il nostro nido d’amore per quei giorni di pausa che dovevano essere solo nostri, per dedicarci ognuno al culto dell’altro.
Ma evidentemente qualcuno lassù doveva avercela con me, nonostante tutti i traguardi raggiunti nella mia miserabile vita dicano il contrario. Guardai il cielo e quasi incantato mi alzai  a sedere. Che spettacolo stupendo quella notte! Il cielo era terso e con un po’ di immaginazione riuscivo a riconoscere le costellazioni che tanto mi affascinavano.
Chissà cosa stava facendo lui…guardando quella meraviglia era impossibile non pensare che sarebbe stato tutto meglio se anche lui fosse stato lì. Una lacrima scese dall’angolo dell’occhio, dispettosa…ma non scese mai fino in fondo alla guancia. Una mano calda, morbida, l’asciugò con premura all’istante, come se avesse aspettato solo quel momento per svelarsi a me nel buio della notte.
Sentii il suo corpo caldo accanto al mio, seduto giusto poco più lontano di come saremmo stati normalmente. Finsi di osservare ancora le stelle, insicuro di poter o meno reggere il contatto visivo con lui.
-Quante stelle…questa notte sembra ce ne siano un’infinità…- con la coda dell’occhio vidi che anche lui aveva puntato gli occhi al cielo. Continuai a non dire niente, ascoltando attentamente.
-Ma sai…le stelle sono sempre lì- continuò –sempre fisse nel cielo, a guardarci. Spesso non le vediamo ma l’importante è sapere che esistono…- mi girai verso di lui meravigliato di trovarlo ancora a contemplare la volta celeste. Mi guardò, intensamente, quasi implorante
-Jared…non so se potrai mai perdonarmi, per l’ennesima volta ho dimostrato di non meritare qualcuno di speciale come te…ma io ti chiedo solo una cosa. Ti chiedo di promettermi di ricordarti che per qualsiasi cosa, davvero qualunque cosa accada…hai un amico…bè più di un amico…su cui contare. Sempre…promettimelo ti prego e sarò felice.
Lo guardai negli occhi. Il suo sguardo era lucido, tradiva lo stato d’ansia in cui era e si vedeva chiaramente che aveva pianto. Mi morsi un labbro e dopo un minuto buono risposi
-Colin…ho pensato tanto e sono giunto ad una conclusione…- mentre parlavo lo sentii trattenere leggermente il fiato. Continuai chiudendo gli occhi e strizzandoli per non piangere più.
-Mi ricordo i nostri vecchi litigi…le intenzioni erano buone ma non ci conoscevamo ancora bene come adesso…i malintesi erano tanti troppi, e facevano male…ora ci conosciamo come il palmo della nostra mano. A me fa ancora male litigare con te, come la prima volta, dopo la premiere di Alexander. Sei il mio punto di riferimento Colin, la mia stella polare…questo non cambierà mai, nemmeno tra dieci figli.-
Riaprii gli occhi sentendolo più vicino a me. La sua sola presenza riusciva a calmarmi come nient’altro al mondo, nemmeno la musica riusciva a sortire un effetto così immediato.
Ci abbracciammo, forte, come a voler recuperare gli attimi persi di quella sera, una sera senza nuvole, limpida e serena, con le stelle pronte a vegliare su di noi. 
   
 
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