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Autore: RicksIlsa    01/09/2012    1 recensioni
« La magia è nel suo sangue. Questa è la prova che si tratta di magia buona. Si attiva con l’amore » spiegò.
« Sembri sollevata » commentò Emma, scaltra.
La fata si strinse nelle spalle.
« Tremotino è la ragione per cui tu hai la magia, e la sua è malvagia. Non ero certa di come sarebbe stata la tua. »
Più tardi, quella notte, Emma fissava il soffitto senza riuscire a dormire. Senza riuscire a concentrarsi su nulla se non sulle parole della fata, che le echeggiavano nella mente in un ritornello senza fine.

{ Rumpelstiltskin/Emma, post season finale }
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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What True Love Creates

Chapter Three

 

 

 

 

Emma si ritrovò a camminare in punta di piedi mentre oltrepassava la stanza dei suoi genitori. Assurdamente, si sentiva come un’adolescente che sgusciasse fuori casa per andare a incontrare un fidanzatino.

Scivolò giù per le scale più silenziosamente che poté, e a stento raggiunse il fondo prima che una delle fate sbucasse nell’ingresso.

Emma si guardò intorno disperata, alla ricerca di un nascondiglio, quando d’improvviso una mano le si chiuse attorno al braccio e la trascinò in uno sgabuzzino.

Nella luce fioca, James si premette un dito sulle labbra, gli occhi scintillanti di divertimento.

« L’uscita principale e quella di servizio sono sorvegliate. La nostra unica possibilità è la finestra della sala da pranzo » bisbigliò.

Emma annuì, e quando nell’ingresso fu tutto tranquillo, si fecero strada insieme verso la sala.

Lavorarono insieme, distraendo le ‘guardie’ fino ad arrivare alla finestra, come se l’avessero fatto per anni. Logicamente, Emma sapeva che quell’uomo era suo padre, ma più tempo passava con lui più cominciava a crederci con tutto il cuore.

Il salto dal davanzale a terra fu un po’ più alto di quanto Emma si aspettasse, ma James aveva previsto la sua caduta, e l’afferrò con facilità.

« Andiamo! Dobbiamo sparire prima che si accorgano che la finestra è aperta » sussurrò, afferrandole la mano.

Corsero giù in strada, e non si fermarono a riprendere fiato finché non ebbero messo una buona distanza tra loro e la villa del sindaco.

James stava ridendo.

« Non riesco a ricordare l’ultima volta che mi sono divertito così » confessò, rivolgendole un sorriso.

Emma sogghignò di rimando e scosse la testa.

« E dove sarebbe diretto Re James questa notte? » domandò, alzando un sopracciglio.

Lui scrollò le spalle.

« Da nessuna parte, in realtà. Quella casa è piena di oggetti che ci ricordano Regina... Neve è riuscita finalmente a prendere sonno e io volevo fare due passi per schiarirmi le idee, ma quelle dannate fate non credevano che fosse una buona idea. Così l’ho fatto lo stesso. Ed è molto più divertente se si ha un complice... » La guardò con aria astuta.

Lei sorrise e abbassò gli occhi.

« E dove va la Principessa Emma? »

Emma gemette a quel titolo, ma alzò il capo e gli lanciò un’occhiata pungente.

Per ventotto anni, le loro vite erano state avvinte da così tante bugie, che in quel momento non si sentiva affatto di mentire. Sospirò.

« Vado a parlare con Tremotino. »

Lui non disse nulla; incrociò solamente le braccia sul petto, inclinò la testa da un lato e sollevò un sopracciglio. Traduzione: voleva una spiegazione.

Emma sospirò ancora.

« Senti, lo so, ho capito. Voi pensate che sia spietato, e non sto dicendo che non sono d’accordo, ma voglio sentire tutte le versioni di questa storia prima di farmi un’idea su come andare avanti. »

James rimase in silenzio.

« Lui non ha mai cercato di farmi del male, e anzi mi ha aiutata in alcune occasioni. Glielo devo; devo almeno ascoltare quel che ha da dire. È lui che ha portato la magia qui, forse conosce anche il segreto per renderla più stabile. »

Fu il turno di James di sospirare.

« Dovrei venire con te... ma ho paura che la mia presenza non sarebbe d’aiuto. Ha sempre trovato il modo di farmi perdere il controllo. Non credo di aver mai avuto una conversazione con lui senza finire col puntargli contro la mia spada... »

Emma sorrise all’immagine evocata dalle sue parole.

« Andiamo, la mia auto è dietro l’angolo. Ti lascerò poco prima della sua villetta. Hai trenta minuti per tornare indietro prima che venga a cercarti » l’ammonì.

Lei scosse la testa mentre lo seguiva.

« Dammi un’ora. Ho l’impressione che sarà una chiacchierata lunga. »

« D’accordo, un’ora. »

 

 

 

Tremotino aprì la porta proprio mentre Emma alzava la mano per bussare. Lei gli diede appena un’occhiata e riuscì a stento a trattenere un grido.

« O mio Dio! Che è successo alla tua faccia? »

Sembrava quasi squamata, ed era di un color grigio verdognolo.

La fissò e si portò un dito alle labbra, mostrandole che non solo la pelle del suo volto era cambiata.

Emma rabbrividì, ma lo seguì docilmente dentro casa quando lui le fece cenno di entrare. Camminava senza bastone e non zoppicava più.

Era già stata lì una volta, ma era ancora distratta dalla miriade di antiche collezioni in suo possesso. Roba simile a quella che si vedeva nel suo negozio ricopriva ogni superficie disponibile. Certo che in ventotto anni doveva averne accumulata di robaccia.

Quando si fermò a studiare una lampada d’oro, lui le afferrò impazientemente il braccio prima che potesse toccarla, e la trascinò in uno studio.

La luce era debole, ma Emma fu scioccata nel vedere i molti e molti cambiamenti che lui aveva subito. La cosa più sconvolgente erano gli occhi – erano enormi!

« Bene, allora, ho usato la magia per proteggere questa stanza. Possiamo parlare liberamente senza il timore di essere ascoltati » disse, o quasi squittì. Accompagnava le parole a movimenti esagerati delle mani e delle braccia.

Emma batté le palpebre e scosse la testa.

« Scusa, non sono abituata a vederti così... teatrale. Aspetta, chi potrebbe ascoltarci? »

Quei suoi occhi innaturalmente grandi guizzarono verso il soffitto e poi di nuovo su di lei.

« Nessuno di cui tu debba preoccuparti » sbottò.

Emma si accigliò.

« E questo tuo ospite è la ragione per cui avevi bisogno della magia per la quale io ho dovuto infilzare un drago? »

Scosse il capo e le fece segno di prendere posto in una delle due sedie disposte di fronte a un caminetto freddo e buio, mentre lui prendeva l’altra.

« No, ne avevo solo bisogno prima che tu spezzassi la maledizione. In caso contrario, nel momento in cui essa fosse sfumata, tutti sarebbero tornati nell’altro mondo – e io non sono ancora pronto a tornare indietro » spiegò, con aria pensosa.

Emma racimolò attorno a sé tutta la sua rabbia, nel tentativo di spingere via la confusione e la paura che la sua situazione comportava, ma prima che potesse parlare, lo fece lui.

« Non dire qualcosa che poi rimpiangerai, cara. Henry sta bene, e non è mai stato davvero in pericolo. Sì, ho ingannato te e Regina per ottenere quello che mi serviva, ma nessuno si è fatto male, e penso che la nostra piccola, graziosa città stia molto meglio così. »

Emma sbuffò appena. Non avrebbe avuto il benché minimo interesse a combattere quel drago se avesse saputo che tutto ciò non aveva niente a che fare con Henry. Ma se avesse rotto la maledizione prima che Tremotino recuperasse la magia, in quel momento si sarebbero tutti trovati in chissà quale strano mondo.

Rabbrividì, e il suo ospite rise.

« Sei così splendente! Hai la mente di tua madre, mia cara, e la passione di tuo padre! »

Schioccò le dita e all’improvviso un fuoco scoppiettante si accese nel caminetto di fronte a loro, e una tazza di cioccolata con uno spruzzo di cannella si materializzò nelle mani di lei.

Emma fissò la bevanda, affascinata.

« La mia magia può fare questo? »

Si lasciò sfuggire di bocca la domanda senza pensarci.

Lui le rivolse uno sguardo giocoso.

« Vuoi dire che la Grande Zanzara Blu non ti ha ancora insegnato a usarla? »

Emma ridacchiò a quel nomignolo e bevve un sorso di cioccolata.

« Ci ha provato. È solo che... non mi fido di lei. E per essere onesti, in realtà non voglio nessuna magia. »

« Tipico di chi non l’ha mai usata. Una volta che l’avrai fatto, la vorrai » disse lui, astuto.

Emma si limitò a stringersi nelle spalle e a bere un altro sorso.

« Nient’altro da dire? Non sono forse le tue domande sulla magia ad averti persuasa a chiamarmi, in primo luogo? »

Emma fu colta alla sprovvista.

« Come fai a saperlo? »

« Oh, andiamo, Principessa! Non è questo che sei venuta a chiedermi » la rimproverò.

Lei lo fissò.

« Dato che sembri sapere già cosa voglio chiederti, perché non rispondi e basta? »

« E dove sarebbe il divertimento? »

Distolse ostinatamente lo sguardo, bevendo ancora altra cioccolata.

Lui si lasciò andare a un drammatico sospiro.

« Bene. La magia che ho preservato è unica giacché nasce dall’amore dei tuoi genitori, proprio come te. Poiché sono stato io a crearla, io posso anche controllarla facilmente. Per te dovrebbe essere ancora più facile che per me. Per quanto riguarda quegli insettini di fatine, avranno bisogno di molto tempo e di molti tentativi. E Regina la troverebbe molto poco collaborativa se mai cercasse di usarla. »

« Credi che ci proverà? » chiese Emma, allarmata.

« In questo momento non si trova a Storybrooke, pertanto non può avere accesso alla magia. Resterà solo nei confini della città. »

Lei annuì, solo lievemente rassicurata.

Tremotino la guardò in silenzio per un istante.

« Il nostro tempo vola via. Re Papino sarà presto qui a sciupare la nostra festicciola... Faresti meglio a chiedere ciò per cui sei venuta. »

Emma lanciò un’occhiata all’orologio, sorpresa di quanto tempo fosse già passato.

« All’assemblea, oggi, la nonna mi ha parlato dei tre detentori della magia: Regina, la Fata Turchina e te. Non mi piace o comunque non mi fido della Fata Turchina... »

« Io potrei dirti la stessa cosa » osservò lui, pacatamente.

« Perché l’hai fatto? » chiese lei all’improvviso.

« Perché ho fatto cosa? » ribatté, ma non era una vera domanda. Era chiaro che sapeva perfettamente di cosa stesse parlando.

« La maledizione. Sei stato tu a crearla, dopotutto. E hai detto che ti serviva la magia del drago prima che io la spezzassi, perché nessuno di voi tornasse nell’altro mondo. Di che si tratta? Qual è la tua motivazione? Perché hai fatto tutto questo? »

Il suo sguardo era penetrante, ma Emma si rifiutò di guardare altrove o anche solo di battere le palpebre.

« Tu perché l’avresti fatto? » le chiese, alla fine.

« Che vuoi dire? »

« Qual è l’unica cosa al mondo, in qualunque mondo, che potrebbe mai spingerti a pianificare, creare, distruggere e manipolare come ho fatto io? »

Un anno prima, Emma avrebbe risposto in tutta onestà che niente valeva la pena di tutto ciò. Ma era prima che Henry entrasse nella sua vita.

Ripensò allora al giorno in cui il signor Gold le aveva dato i walkie-talkie, perché lei e Henry ci giocassero insieme. Le aveva dato un indizio, allora. ‘È questo il problema con i bambini. Prima che tu lo sappia, li hai già persi.

« Tu sei padre » intuì, ad alta voce.

Lui sorrise, rivelando denti curvi e neri. Non era un sorriso felice.

« Farei qualsiasi cosa pur di riunirmi a mio figlio. Qualsiasi. »

Emma annuì.

« È qui, vero? In questo mondo? » chiese, alzandosi e allontanandosi dalla sedia per posare la tazza vuota su un tavolino.

Tremotino assentì e si voltò a guardare il fuoco. Ogni traccia di divertimento e di vivacità era sparita.

« Tu mi devi un favore, Emma. Quando sarà il momento, avrò bisogno del tuo aiuto per ritrovarlo » spiegò, tranquillo.

Lei tornò indietro e rimase in piedi di fronte a lui.

« Sai che avrei accettato di aiutarti anche se non fossi stata in debito con te. »

Non disse nulla.

Emma sospirò e s’inginocchiò di fronte alla sua sedia, così che i loro occhi furono allo stesso livello. Posò la mano su quella che lui teneva abbandonata in grembo.

« Ti aiuterò a trovare tuo figlio. È una promessa. »

Lui incontrò i suoi occhi e posò l’altra mano sulla sua.

« E io ti aiuterò a imparare a usare la tua magia. »

Emma sorrise e annuì. Dopotutto, era questo che era venuta a chiedergli.

« Adesso devi stabilire come faremo. »

Ritrasse le mani, ed Emma si alzò.

« A trovare tuo figlio? Beh, per prima cosa possiamo... »

« No. Insegnarti richiederà del tempo ed è fuor di dubbio che non riusciremo in niente senza attirare l’attenzione. Cosa penseranno tutti quando la Salvatrice comincerà a passare il suo prezioso tempo insieme al cattivone? Pensi che i tuoi genitori ti daranno il permesso? » le chiese, beffardo.

« A loro ci penso io » disse lei, suonando molto più fiduciosa di quanto in realtà si sentisse. Che cosa avrebbe detto a Mary e a James? E alla Fata Turchina?

Un tonfo dal piano di sopra li fece sussultare.

Tremotino fu subito in piedi.

« Una visita adorabile, Principessa, ma ho paura che per te sia ora di andare. Non vogliamo che papino si preoccupi, vero? » disse, accompagnandola fuori.

« Uhm, okay. Beh, ti chiamo domani e pensiamo a come cominciare le... lezioni. »

« Suona meraviglioso, mia cara. Buonanotte! »

E all’improvviso Emma si ritrovò nel portico a guardare la porta chiusa, scioccata. Non ricordava di aver percorso il corridoio né l’ingresso... L’aveva teletrasportata fuori per magia? Se era così, che figata...

Considerò tutti i tipi di incantesimi che avrebbe potuto lanciare mentre si rincamminava verso l’auto di James. Era così immersa nei suoi pensieri che non vide l’uomo con la pistola in mano che camminava dritto verso di lei finché lui non la chiamò per nome.

« Emma Swan! »

Al vedere la canna della pistola, si bloccò e alzò le mani.

« Tutto questo è per colpa tua! »

« Jefferson? »

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di traduzione

 

Terzo capitolo, e vi assicuro che diventa sempre più difficile tentare di trasporre in italiano le paroline di Rumpelstiltskin. Nel passaggio da una lingua all’altra perdono molto dell’ironia che le caratterizza originariamente, e ahimè, se non tutto traspare non è solo colpa mia. Dearie fa molto più effetto di mia cara, per dirne una. Per quanto riguarda invece il tono di Emma, cerco di mantenerlo il più informale possibile, cosa che alla fine mi ha fatta decidere per il farle parlare a Rumpel dandogli del tu.

L’autrice annuncia che da questo momento in poi, per quanto graduali, i risvolti Rumpel/Emma saranno sempre più evidenti, dunque ribadisco che siete avvisati – don’t like, don’t read ;)

Piccolo spoiler sul quarto capitolo: a qualcuno verrà sparato! D:

Aya Lawliet ~

   
 
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