Fanfic su attori > Alex Pettyfer
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Autore: nuvole_e_popcorn    02/09/2012    6 recensioni
Dal terzo capitolo
“Io...” non sapevo come cavolo tirare fuori tutto quello che avevo in testa “Io.. TI STRONCO LA CARRIERA Pettafer o come diavolo ti chiami!” lui inarcò un sopracciglio, ma ero troppo arrabbiata per veramente fare caso alla sua dannatissima, bellissima faccia. “è Pettyfer Gin” mi corresse. E sai quanto me ne frega. Okay forse un pochino.
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Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Capitolo primo: Come ci sono finita in questo guaio? A sì me lo ricordo

“Non se ne parla neanche, Max” dissi. Ero sparanzata comodamente sul divano di pelle panna nel salotto del nostro appartamento a New York, quello che i nostri genitori ci avevano lasciato prima di sparire nel nulla. Per un puro caso, sia io e che mio fratello, il sopracitato Max, o Maxuell se volete irritarlo, abbiamo scelto lo stesso identico periodo per venire a trascorrervi le vacanze. E, siccome nessuno dei due poteva tornare perché ironia della sorte nessuno voleva scambiare il periodo delle ferie al lavoro, ci eravamo adattati a vivere sotto lo stesso tetto di nuovo. “Gin..” non alzai lo sguardo dalla rivista di moda che avevo in mano. Sapevo cosa significava quando uno dei miei parenti mi chiamava a quel modo. “Non usare quel tono con me, Maxuell” gli feci presente. “Per favore” allora alzai lo sguardo scioccato dalla rivista: mio fratello mi aveva davvero chiesto ‘per favore’? Il mondo sta girando sottosopra ne sono abbastanza sicura. “E va bene Max, hai la mia attenzione. Che vuoi?” lui sorrise e si sedette sulla poltrona. “c’è questo mio amico che è in città e non ha un posto dove stare...” inarcai un sopracciglio. Max era un fotografo, quindi molto probabilmente il suo sopracitato amico era un modello strapagato “e non può andare in albergo?” lo interruppi. Intendetemi, non che non volessi avere la perfetta visuale di un modello da pubblicità però.. insomma conoscendo mio fratello e il suo livello di idiozia, non volevo avere a che fare con due imbecilli, ecco tutto. “sarebbe solo per un paio di settimane, Gin” mi assicurò. “quanto e figo?” concessi infine. Sapevo che me ne sarei pentita, amaramente. “Grazie sorellina!” esclamò Max saltando su e scoccandomi un bacio sulla guancia sparendo poi in cucina a chiamare questo suo amico. Ah dimenticavo, il mio nome è Ginevra Claire Dominque Hale, tutti mi chiamano Ginny o Gin (generalmente ‘Gin’ significa che qualcuno vuole qualcosa da me). Quell’imbecille che ora sta litigando con il suo telefono nuovo di zecca è mio fratello Maxuel Harold Nicholas Hale (si i miei avevano qualche problema se ve lo state chiedendo, darci tutti quei nomi) comunque se lo chiamate ‘Max’ risponderà immediatamente. Per essere fratelli gemelli (sì proprio così, anche se lui è nato con un venti minuti di scarto su di me, lasciate stare me lo fa notare in continuazione solo per innervosirmi che mi ha battuta sul nascere; letteralmente) non ci assomigliamo tanto. Insomma lui è alto, io no; lui ha gli occhi marroni io blu, lui è castano io sono bionda. Fatto sta, per anni ci siamo davvero detestati. Adesso riusciamo a convivere pacificamente. Tornò in salotto. “ha detto che arriva più tardi nel pomeriggio” mi informò. Annuì. Mi suonò l’i-phone. Sulle note di Barbie girl seppi immediatamente che si trattava di Tess, la mia stupida oca di una vicina di casa. Cosa le sarà successo ora? “Pronto?” la sentì urlarmi di tutto. “Cosa?” esclamaia. Lei prese un lugno respiro e ripeté “Qui c’è James è a casa tua.” James è il mio ex. Mi ha mollata quasi un anno fa, mo’ che cazzo vuole? Scusate la finezza. “Mi spiaceTess, ma io sono a New York. Quando torno se ne riparla. Ciao” non volevo avere a che fare con lui. No di certo. Mio faretllo mi fissava con  la sua classica espressione ‘chi-devo-uccidere?’. Gli sorrisi. –tutto bene-gli assicurai. “allora” dissi “io vado a fare shopping. Ci pensi tu alla casa vero?” domandai. Lui annuì. “Ei Gin” mi chiamò “fa attenzione” ghignai. “Max. Sono io, sono Ginny. Quella scassaballe di tua sorella quella che ha fatto karate. Tranquillo” lui sorrise e sparii, perdendomi nei meandri di New York.
 
 
Camminavo tranquillamente, parlando al telefono con Jake. Ora Jake è il mio datore di lavoro, nonché migliore amico, nonché gay se ve lo state chiedendo. Sta con Oliver da quando lo conosco, e mi fa divertire un casino. “No, sul serio Gin! Devi scoprire tutto su di lui!” mi disse. ah dimenticavo è il direttore del giornale per il quale lavoro. “no, ti prego Jake, non di nuovo! Non dopo Toddy”dissi schifata. “è stata un’intervista coi fiocchi e ci è fruttata parecchio audience!” mi ricordò. “sì beh ed è costata a lui un pugno in faccia” gli feci presente. Dio che schifo quell’uomo. Scossi la testa cercando di scuotere via anche il pensiero. “hai comprato il vestito verde di cui avevamo parlato sta mattina?” mi domandò dal nulla. “MISERIA! Mi sono completamente scordata!” esclamai. Feci dietrofront tornando sulle strisce senza neanche guardare. Fu allora che la sentii la sgommata. La macchina, una volvo metallizzata, non chiedetemi quale tipo, non me ne intendo di macchine, si fermò a pochissimo da me, fruttandomi un mezzo infarto. “Dico ma sei rincoglionito!” esclamai al conducente. Un biondino, che mi fissava dal finestrino aperto. Indossava un paio di Rai-Ban che gli coprivano quasi completamente il viso, ma sembrò accigliarsi. “Sto passando dannazione!” gli feci presente. “Gin che succede?” era la voce di Jake. “Niente Jake, un coglione che mi ha quasi investito” dissi riattacandogli il telefono in faccia. “solo perché passi tu, figlia dei fiori, mica significa che il mondo deve fermarsi” mi ribeccò il biondino. Inarcai un sopracciglio. Poi pensandoci aveva ragione. Ma no, non gliel’avrei data vinta. “certo. Ma tu e la tua stupida volvo metalizzata sì” ecco! Beccati questa biondino. “Dì un po’, mammina non ti ha insegnato a guardare prima di attraversare la strada?” domandò lui. “e a te prima di darti la patente non ti hanno insegnato che i pedoni sulle strisce hanno la precedenza?” dissi di rimando. “gallina” mi insultò quello. Ah adesso passiamo agli insulti eh? “senti chi parla, pollo!” il tutto con lui seduto nella sua stupida volvo metallizzata e io in piedi sulle strisce. Fu allora che sentimmo il clacson delle macchine dietro la sua. “Non finisce qua fatina” mi minacciò. “tremo ciuffobiondo” gli feci spostandomi leggermente mentre lui sgommava via.
Rientrai in casa qualche ora dopo verso le sette e ancora lo stavo insultando per sbollire la rabbia “Stupido possessore di volvo!, imbecille, antipatico, pollo, filibustiere..!” fui fermata nella mia arringa dalla voce di mio fratello “spero tu non stia parlando di me” mi prese in giro. “puoi crederci? Un coglione tra un po’ mi prende sotto e mi da pure della gallina!” esclamai. Fu allora che sentii la voce alle mie spalle. “non è colpa mia, fatina, se ti sei comportata come una gallina” disse. Mi voltai davanti a me stava il guidatore della volvo, il ciuffo biondo persistente sulla faccia che ora vedevo. Si, tu sei davvero gnocco. Mi fece presente una parte del mio cervello, ma la ignorai. Aveva un viso... non so.. divino sarebbe stato dire poco, perfetto. Due occhi azzurri che la metà bastava, un ghigno stampato sul volto. “Lui sarebbe il tuo amico?” domandai omicida a mio fratello. “Vi conoscete?” a volte mio fratello è proprio imbecille. Sì! È lui il coglione che mi ha quasi presa sotto, deficiente! Lui si spostò da dov’era, ovvero appoggiato allo stipite della porta della cucina, le braccia incrociate al petto. E mi porse la mano: “Sono Alex, Alex Pettyfer”mi disse. inarcai un sopracciglio: “Hai dimenticato ‘e sono affetto dalla sindrome alla 'sono Bond, James Bond'” gli feci presente.       
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Com'è??? Sinceri fatemi sapere :)
  
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