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Autore: GoodGoneGirl    02/09/2012    2 recensioni
*FANFICTION MOMENTANEAMENTE SOSPESA*
Angelique è una ragazza allegra, bella e solare.
Figlia di Horace e Mélodie Moreau, nobile famiglia francese, è costretta a rispettare e seguire regole a lei poco consone.
Angelique è spesso in conflitto con i genitori per la sua particolare personalità, e per questo verrà messa molte volte alla prova.
Le cose saranno ancora più difficili per lei quando conoscerà Chase, un ragazzo inglese trasferitosi in Francia per fare fortuna.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piacere. Sono Angelique Moreau, nobile. Tutti a casa mi definiscono "particolare", fuori dal mondo, molto diversa dalle altre ragazze. Io invece penso di essere l'unica normale in questa pazza epoca francese. Mio padre Horace ha sposato mia madre Mélodie quando era molto giovane, ma da quel momento non si sono più lasciati. Io sono la figlia maggiore, ho 17 anni. Purtroppo, questa è l'età con cui si entra nella fascia di ragazze detta 'da marito'. Io però, sinceramente, sto veramente bene da sola. I ragazzi sono la mia ultima preoccupazione.

Oggi a casa nostra c'è un grande fermento. E' il giorno del ritratto di famiglia, così sono tutti euforici e corrono da una parte all'altra della casa per prepararsi.

Io sono qui, nella mia stanza, con i miei pensieri. Annette, la cameriera che si 'occupa' di me, sta tirando fuori dall'armadio un sacco di vestiti. Sono tutti bellissimi, non c'è dubbio, ma sono molto scomodi. Preferisco di gran lunga i pantaloni, anche se alle donne non è permesso indossarli.

"Allora, Signorina?", mi domanda Annette immersa nel mucchio di vestiti. "Quale preferisce?".

La risposta è scontata. Indosserò il mio preferito, quello azzurro e blu, con il fiocco argentato dietro, che ho disegnato io stessa. Regalo di mia madre, che ha acconsentito e portare il mio disegno dalla sarta e farlo fare.

Giro la testa verso Annette che sta aspettando una risposta. Le indico il vestito. Lei a mala voglia me lo passa.

"Signorina, mi scusi. Ma dovreste mettervi anche gli altri abiti che avete nel guardaroba. ".

Mi alzo dalla sedia e mi tolgo le scarpe.

"Infatti lo faccio", le dico, e mi sgancio i bottoni del vestitino che ho addosso.

"Mmm. Però questo è quello che vi mettete più spesso", dice. Prende il bustino e mi si avvicina.

"E' ovvio, Annette. E' il più comodo che ho. L'ho fatto realizzare così apposta", dico un po scocciata.

Apre il bustino, e fa per agganciarmelo da dietro. Si avvicina sempre di più, silenziosa, cercando di non farsi sentire.

"Tanto io quel coso non me lo metto", le dico, girandomi e strappandoglielo di mano.

"Lo deve indossare, Signorina. Per forza." Corre a raccogliere il bustino infondo alla stanza.

"Mai!", urlo, e corro fuori dalla camera.

"Signorina!", mi corre dietro, ma inciampa nel tappeto e cade.

Mi siedo sul corrimano e mi lascio scivolare fino in soggiorno. Corro verso la porta del giardino, ma una figura mi si para davanti.

"Louis, togliti!". Louis è mio fratello. Anzi, fratellastro. E' il figlio che mio padre ha avuto con un'altra donna prima di sposare mia madre. Lei però lo ha accettato volentieri. Io però non lo sopporto. E' molto bello, va bene, ma ha un caratteraccio. Quando diamo delle feste, si circonda sempre di ragazze. Ha sempre quell'aria da superiore che è insopportabile. E non mi lascia mai in pace. Ha la mia stessa età! mio dio. Eppure si comporta come un bambino.

"Fammi passare, ho detto!". E' fermo davanti a quella maledetta porta, e ha un sorriso inquietante sulla faccia.

"Perchè stai scappando? Ah, si. Il bustino malefico!", ride di gusto, Lui.

"Pensi di spostarti prima o poi o no?!", mi volto, e vedo Annette in cima alle scale che sventola quell'odioso bustino.

"SPOSTATI!", lo spingo da una parte, ma lui mi afferra per una manica da dietro, tirandomi verso di se.

Lo sto guardando con aria assassina. Come si permette di toccarmi?!

"Non ti sei accorta di essere mezza nuda?", mi domanda tranquillamente, tirando sulla spalla una manica.

Sgrano gli occhi. Solo ora mi rendo conto di essere scalza, e con il vestito tutto sbottonato dietro.

Arrossisco. "Potevi dirmelo prima!", gli urlo in faccia. Lui mi sorride, poi finalmente mi lascia andare.

Corro fuori in giardino. Maxime, dal lato apposto del giardino, mi saluta con la mano. Io gli sorrido. E' il nostro giardiniere, e giudicare dal luccichio che c'è sul prato, ha appena finito di innaffiare. 'Poco male', penso, e corro a nascondermi dietro il faggio che abbiamo in un angolo del giardino. Ho gli occhi puntati sulla porta, dove dopo poco appare mio padre.

"Angelique! Angelique! Dove sei?", si para gli occhi con la mano per vedere meglio.

"Esci fuori! E vatti a vestire subito!". Louis gli si avvicina e gli dice qualcosa. Parlano a bassa voce, non capisco quello che dicono. Alla fine però nostro padre gli sorride. Sorride anche lui. Quel sorriso bellissimo e la tempo stesso odioso. Nostro padre va via. Louis si volta verso di me e mi sorride.

Come ha fatto a vedermi?! >.< Mi sposto di tre alberi più giù. Poi mi sporgo il poco necessario a vedere la porta. Non c'è nessuno.

'Bene', penso, 'Sen'è andato!'. Mi siedo con la schiena appoggiata al tronco dell'albero. Faccio un sospiro e chiudo gli occhi.

"Trovata...". Quasi urlo dallo spavento. Apro gli occhi, e quell'antipatico di Louis è a gattoni davanti e me, e mi sta sorridendo.

Ma cosa avrà mai questo qui da sorridere, sempre?!

Sbuffo, e mi volto dall'altra parte. "E ora che vuoi?", gli chiedo.

Sento che si siede accanto a me, dalla parte dove ho rivolto il viso. I nostri respiri si mescolano.

"Ti devi mettere quel bustino", mi dice, tranquillissimo.

"No. Mi da fastidio. E poi non ne ho bisogno". Questo era vero, che per non essendo magrissima, avevo un punto vita molto stretto.

Lui guarda per un attimo la mia vita, poi dice "Lo so. Ma la devi fare per forza. Pensi che a me piaccia indossare questa cravatta?", e agita il pezzo di stoffa che ha legato al volto.

Mi avvicino a lui. Lui mi guarda, ancora sorridendo ma un po stupito. I nostri nasi sono a 2 mm di distanza.

"Louis...", sussurro. Lui si avvicina, e schiude appena la bocca. Abbassa le palpebre...

"Starebbe meglio così!", gli urlo stringendogli la cravatta fino a strozzarlo. Lu sgrana gli occhi e cerca di rimettersi in ordine. Io scappo via.

Sapevo che non avrebbe resistito a una ragazza. Nemmeno questa fosse stata sua sorella XD

A mala voglia torno in casa, faccio le scale, e mi infilo quell'odioso bustino.

"Trattenga il fiato, Signorina", dice Annette, tirando i fili sulla mia schiena. Un ultimo strattone più forte. Poi posso riprendere a respirare.

"Ora può indossare il suo vestito", mi dice, e mi porge l'abito che avevo abbandonato sul letto.

Sgancio i bottoni che avevo fatto cucire sulla schiena, e me lo infilo. Faccio cenno ad Annette di richiudere il tutto.

Poi mi siedo davanti allo specchio del mio bagno. Mi guardo i lunghi capelli castani. Non proprio lisci, non proprio lisci. Non mi piacevano molto. Non avevano una forma definita.

"Adesso La pettino", mi dice Annette prendendo la spazzola. Dopo 10 minuti di spazzolamento, mi fa una splendida acconciatura a cui aggiunge un fiocco blu per tenere il tutto fermo. Mi guardo allo specchio. Sembro proprio una principessa.

"Potrebbe essere la regina", dice Annette sorridendo. In effetti, è proprio quello che mia madre vuole che diventi. La regina. Unico scopo nella vita: diventare regina. Io però non ho assolutamente intenzione di farlo. Voglio apripre un mio atelier con i miei vestiti. Si, questo è il mio sogno.

Mi infilo un paio di scarpe celeste cielo, e vado in soggiorno. Quest'anno per fortuna, tocca a me il posto sul divano. Così non dovrò stare in piedi per tutto il tempo del ritratto. Mi siedo. Accanto a me c'è la mia sorellina, Aliénor, che è tutta contenta perchè indossa un cappellino adorabile verde, che adora. Alla sua destra c'è Louis, che nonostante quello che gli ho fatto poco prima, continua a sorridermi.

Ai miei piedi c'è Kilian, il piccolo di famiglia, che giocherella con i fili delle sue scarpe. Sarà difficile farlo stare fermo per tutto quel tempo.

Due mani mi si posano sulle spalle. Vedendo i guantini bianche ricamati, capisco che dietro di me c'è mia madre.

Alzo il viso. Lei si abbassa e mi dice in un orecchio "Sapevo che te lo saresti messo". Poi mi sorride e torna al suo posto. Accanto a lei c'è mio padre. E' molto elegante. Fa avanti e indietro dal divano alla porta, aspettando il pittore di quest'anno.

Dopo poco arriva, un uomo di mezza età con i capelli brizzolati. Stringe la mano a mio padre. Si togli il cappello davanti a mia madre. Fa un grosso sorriso a noi ragazzi.

Poi si posiziona davanti a noi. Sistema la tavola. "Sorridete", dice, e inizia a dipingere...

   
 
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